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Autore: Trafalgar Norah    10/12/2014    3 recensioni
“Che succede Law?” chiese con un sospiro.
“Niente che ti riguardi!”
“Perché c’è tutto questo casino?” s’informò ancora.
“Non sono affari tuoi!”
Sospirò di nuovo. Avere a che fare con Law richiedeva una dose di pazienza infinita, dose della quale era sempre stato convinto di non disporre.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Corazòn, Trafalgar Law
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Si era alzato di buon’ora, come al solito, scontrandosi con la dura realtà che non lo lasciava mai in pace, se non durante il sonno. C’era qualcosa di strano nell’aria quel giorno. Non era la solita sensazione di disgusto, pensando a quello che stava succedendo a Dressrosa. No, era un problema, se così si poteva definirlo, ancora più grande, un avvenimento che mai avrebbe pensato di dover affrontare nella sua vita.

La tentazione di infischiarsene e rimanere a letto a poltrire era grande. Ma non poteva competere con il senso del dovere che gli martellava nel petto, all’altezza del cuore, come a ricordargli che aveva deciso di prendersi cura di quel bambino e che avrebbe dovuto svolgere il suo compito fino in fondo.

 

Si alzò in fretta, forse troppo, tanto che ricadde pesantemente sul grande letto. Il secondo tentativo fu più producente e, dopo essersi infilato le pantofole rosse, si incamminò verso la porta. Quando la aprì, notò che effettivamente qualcosa fuori posto c’era. Alcune persone erano riunite davanti all’entrata di una stanza e cercavano di entrare senza alcun risultato.

Si avvicinò lentamente, fingendo di ignorare la questione, ma sentendo i battiti del cuore accelerare: cosa diavolo aveva combinato Law?

“Ah, Cora-san!” esclamò Baby 5 vedendolo.

L’uomo fece un cenno, come per chiedere cosa stesse accadendo.

“Law sta facendo un gran baccano! Si è chiuso in camera, urla e non vuole aprire a nessuno” spiegò Jora.

L’uomo fissò per un secondo la porta, per poi far loro cenno di andarsene. Mentre si allontanavano, la spalancò con un calcio ben assestato, talmente forte da far bloccare anche il bambino per qualche secondo.

Law alzò lo sguardo verso di lui, con il viso pallido rigato dalle lacrime.

“Vai via!” urlò, riprendendo a ignorarlo.

L’uomo si assicurò che nessuno fosse ancora nei paraggi, poi chiuse la porta alle sue spalle.

“Che succede Law?” chiese con un sospiro.

“Niente che ti riguardi!”

“Perché c’è tutto questo casino?” s’informò ancora.

“Non sono affari tuoi!”

Sospirò di nuovo. Avere a che fare con Law richiedeva una dose di pazienza infinita, dose della quale era sempre stato convinto di non disporre.

“Se mi dici” esordì, bloccando un pugno del bambino “Cosa cavolo è successo, forse ti posso aiutare”

“Stai, zitto! Mi sei d’intralcio!” urlò, liberando la mano e tornando a mettere la stanza a soqquadro.

Cora lo osservò per un po’ di tempo, cercando di capire cosa stesse cercando.

“Law, adesso basta” lo rimproverò con tono autoritario. “Voglio sapere cos’hai perso entro cinque secondi, altrimenti sei nei guai!”

Quelle parole sortirono l’effetto desiderato: Law si voltò nuovamente verso l’uomo, con un’espressione triste in volto.

“Allora?” incalzò.

“Avevo un borsellino con dentro dei soldi” iniziò a spiegare tra i singhiozzi. “Mi ci dovevo comprare una cosa e stavo risparmiando. Ma li ho persi. Credevo di averli messi da una parte, ma non ci sono più”

Detto questo si lanciò tra le braccia dell’uomo, piangendo ancora più forte.

“Tutto qui? E dove sta il problema? Ci pensa Cora! Cos’è che devi comprare?”

Law scosse la testa: “No, voglio comprarla con i miei soldi!” protestò.

“E perché?”

“Perché io sono grande! E so badare a me stesso” affermò, anche se non troppo convinto.

Cora rise, sotto lo sguardo attonito del bambino.

“Muoviti, andiamo a comprare questo oggetto così importante” disse, prendendolo per mano.

Si avviarono verso il corridoio, lui con un sorriso, il bimbo con un’espressione perplessa.

“Cora-san?”

“Hm?”

“Esci in pigiama?” l’uomo si fermò, dando una veloce occhiata al suo abbigliamento, e riprese a camminare subito dopo, con un’alzata di spalle.

 

La città era ancora immersa nella nebbia mattutina. I commercianti erano già al lavoro da un po’, ma erano pochi i clienti che si erano alzati per sbrigare le loro commissioni.

“Vieni” mormorò Law, guidandolo verso un negozio di giocattoli.

“Eccolo lì, è quello” indicò uno zainetto bianco, sul quale era cucito un orso polare dalla faccia pelosa.

L’uomo abbassò lo sguardo, sorridendo: “Tutto questo per 50 Bery?”

“Guarda che è una cosa importante!” esclamò imbronciato.

“Non ne dubito. Ecco, tieni… entra e prenditi pure lo zaino”

Law accettò il denaro che l’uomo gli stava porgendo ed entrò nel negozio.

Ne uscì qualche minuto dopo, sulle labbra era dipinto un sorriso di gioia. Avrebbe preferito prenderlo con i suoi soldi, ma era comunque felicissimo di poterlo tenere tra le braccia.

“Ora torniamo a casa e sistemi tutto, va bene?” chiese, e il bambino annuì.

Rimasero in silenzio per tutto il tragitto: Law rimirava il suo tanto agognato zainetto, e Cora gli lanciava occhiate divertito.

“Giuro che ti ridarò i soldi, appena li ritrovo” disse.

“No, non serve. È un regalo”

Law si fermò, spalancando gli occhi e mettendosi di fronte a lui: “Ma no! Te l’ho detto, io sono grande! Ed è mia responsabilità pagare i debiti! Quindi ti do tutte le mie mance, fino all’ultimo centesimo”

Cora rise, scompigliandogli i capelli.

Non serve Law… tu mi hai già dato tutto ciò di cui avevo bisogno.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ringrazio cola23, perché grazie a lei finalmente mi sono convinta a scrivere di nuovo. J

Ps: tratto da una storia vera… solo che lo zaino era di Sailor Moon.

  
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