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Autore: Alley    11/12/2014    9 recensioni
L’uomo – Dean – avanza fino ad affiancare Claire, giocherellando con il mazzo di chiavi che stringe tra le dita. Ha due occhi incredibilmente verdi e tante lentiggini e Castiel dovrebbe dire a Claire che non si chiedono passaggi agli sconosciuti invece di notare questi dettagli, ma forse non è il caso di farlo proprio davanti allo sconosciuto che l’ha riportata a casa sana e salva e le ha persino offerto il pranzo.
E poi le lentiggini sono veramente
troppe per non essere notate.
[AU] [daddy!Castiel; daughter!Claire] [pre-slash]
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Claire Novak, Dean Winchester
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
- Questa storia fa parte della serie 'Freckles are angels' kisses'
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È solo una fase, gli aveva detto sua sorella Anna, vedrai che le passerà.
 
Castiel ci aveva creduto – aveva avuto bisogno di crederci, perché l’eventualità che Claire avrebbe continuato a fare l’adolescente ribelle per sempre era insostenibile anche solo da ipotizzare – e aveva atteso pazientemente che la suddetta fase passasse, ma il tempo era trascorso e nulla era cambiato.
 
Da quando Amelia se n’era andata in India per 'trovare se stessa' – cosa che Castiel aveva appreso dal bigliettino lasciato sul tavolo il mattino della sua partenza e che era successa cinque anni prima. Doveva aver smarrito se stessa in un posto molto sperduto, se per ritrovarsi le occorreva tanto tempo – Claire era diventata terribilmente indisciplinata, e aveva accumulato una quantità incalcolabile di note e richiami che gli erano valse altrettante convocazioni. Per questo, quando un’ora prima il suo cellulare aveva preso a squillare e la voce della professoressa – Sandy qualcosa. Gli sfugge il cognome, ma è quella che non fa altro che ripetergli che deve smetterla di provare ad essere amico di Claire. Come se fosse facile capire quale sia il modo giusto di comportarsi con lei – gli aveva chiesto di raggiungerla con urgenza non ne era stato affatto sorpreso.
 
“Buongiorno” la saluta, leggermente affannato a causa della corsa fatta per arrivare quanto prima “Perdoni il ritardo, ma ero a lavoro e--”
 
“Claire è scappata, signor Novak.”
 
“Scappata?” ripete, una morsa di panico ad attanagliargli lo stomaco “Come scappata?”
 
“Le era stato detto di attendere il suo arrivo nell’ufficio del preside, ma lì non c’è nessuno e non è nemmeno in classe.”
 
Castiel vuole ancora credere che sia solo una fase, ma spera che passi prima che i suoi nervi vengano irrimediabilmente compromessi.
 
Ammesso che non sia già successo.
 
*
 
Dopo aver provato a telefonarle – Claire non risponde mai al cellulare, figurarsi dopo esser scappata da scuola - Castiel l’ha cercata dappertutto. La prima tappa è stata casa di Dustin – l’unico amico di Claire che conosca e di cui sappia l’indirizzo, o più probabilmente l’unico amico di Claire in generale -, poi è andato da Anna – la quale, ovviamente, gli ha ripetuto di non preoccuparsi perché è solo una fase –, ha fatto circa quindici telefonate a scuola per chiedere se avessero notizie e ha girato in auto per ore nel vano tentativo di trovarla. Alla fine ha deciso di tornare a casa, nella speranza che la figlia fosse rientrata, ma quando ha suonato il campanello non ha ricevuto alcuna risposta.
 
È ormai rassegnato all’idea di denunciarne la scomparsa quando un’automobile – una Chevi Impala del '67, per la precisione – parcheggia lungo il viale che porta alla sua villetta.

Un attimo dopo, una Claire stranamente sorridente apre lo sportello del passeggero e scende sul marciapiede.

Castiel sa che dovrebbe essere arrabbiato e sì, lo è, ma nel momento in cui la vede venirgli incontro è il sollievo a prevalere. Forse la professoressa ha ragione, forse non è abbastanza duro con lei, ma Castiel sa cosa significhi essere abbandonato da un genitore – suo padre se l’è data a gambe quando era bambino e nessuno ha più avuto sue notizie da allora - e sa di essere l’unico riferimento che le è rimasto. Forse un amico non è quello di cui ha bisogno, ma è quello che desidera essere per lei; una persona su cui poter contare e con cui potersi confidare.
 
“Si può sapere che fine avevi fatto?”
 
“Ero con Dean a mangiare un hamburger.”
 
Prima che Castiel abbia il tempo di chiedere chi accidenti sia questo Dean – non pretende che la figlia gli racconti i dettagli della sua vita privata ma, ehi, se ha un ragazzo con cui se ne va in giro quando dovrebbe essere a scuola gradirebbe saperlo, grazie - una voce si leva alle sue spalle e gli fornisce la risposta.
 
“Prima che tu ti faccia strane idee, non sono uno che adesca minorenni. Claire cercava un passaggio e visto che era ora di pranzo ho pensato che prima di riaccompagnarla era meglio mettere qualcosa sotto i denti.”
 
L’uomo – Dean – avanza fino ad affiancare Claire, giocherellando con il mazzo di chiavi che stringe tra le dita. Ha due occhi incredibilmente verdi e tante lentiggini e Castiel dovrebbe dire a Claire che non si chiedono passaggi agli sconosciuti invece di notare questi dettagli, ma forse non è il caso di farlo proprio davanti allo sconosciuto che l’ha riportata a casa sana e salva e le ha persino offerto il pranzo.
 
E poi le lentiggini sono veramente troppe per non essere notate.
 
“Spero che non sia un problema.”
 
“Cosa?” chiede Castiel, e dal modo in cui la fronte dell'altro s’increspa capisce d’aver appena posto una domanda estremamente stupida, ma per qualche strano motivo – che potrebbe avere a che fare con le lentiggini, ma Castiel non ne è affatto sicuro - il suo cervello ha perso il filo del discorso e ha bisogno di una mano per recuperarlo.
 
“Ehm…Il fatto che abbiamo mangiato insieme.”
 
“Oh, giusto!” esclama, e ha la vaga impressione di non star facendo una figura particolarmente brillante “No, figurati, non è affatto un problema.”
 
“Nemmeno se il panino era pieno di ketchup, maionese e patatine fritte?”
 
“No” mente, perché non è il momento adatto per ricordare alla figlia che quella roba fa male e le verdure sono molto più salutari “Certo che no, Claire.”
 
Claire gli sorride in un modo terribilmente subdolo – un modo che sta per sappi che ti rinfaccerò queste parole a vita, paparino – e Castiel torna a rivolgersi a Dean. “Piuttosto, dimmi quanto hai speso, così--”
 
Dean scuote il capo e lo zittisce con un gesto della mano. “Ha offerto la casa” dice, e quando gli sorride a Castiel sembra che la testa gli giri leggermente – deve aver bevuto troppo a pranzo.
 
(peccato che non abbia bevuto affatto, in realtà. È astemio, a dirla tutta, e non ha nemmeno pranzato dato che non si è fermato un momento da quando ha cominciato le ricerche.)
 
“Io, beh, credo sia meglio che vada.”
 
Castiel finge di non sentire la delusione provocatagli da quelle parole, eppure, mentre Dean saluta Claire con una buffo affettuoso, non può fare a meno di pensare che quel momento sia arrivato troppo presto.
 
“Stammi bene, Miley, e non metterti nei guai.”
 
“Ci si vede” aggiunge, rivolto a lui, e una vocina nella sua testa gli ricorda che è solo una formula convenzionale, un semplice modo di dire, e non implica affatto che si rivedranno davvero.

La consapevolezza acuisce la sua delusione, e guardarlo voltarsi e dirigersi verso l’automobile non fa che accrescerla ulteriormente.
 
“Dean” si sente dire, proprio nel momento in cui sta per entrare in macchina, e quando Dean si ferma e alza la testa a Castiel vengono in mente un milione di cose – sei una bella persona, Dean e mi piacciono le tue lentiggini e resta – ma alla fine dice solo ‘grazie’, perché tra tutte è quella più giusta e quella che lui si merita.
 
E anche perché è l’unica che abbia il coraggio di pronunciare.
 
“Ho il suo numero” dice Claire all’improvviso, mentre l’Impala diventa un puntino sempre più piccolo e lontano “L’ho preso dal suo cellulare di nascosto mentre pagava”
 
“Non si fanno certe cose Claire” l’ammonisce, continuando a fissare il punto in cui l’auto è scomparsa dopo aver svoltato “È comunque è troppo grande per te.”
 
“Non l’ho preso per me.”
 
Castiel le lancia un’occhiata di rimprovero prima di trascinarla in casa.
 
*
 
Ciao Dean. Sono Castiel, il padre di Claire. Probabilmente ti starai chiedendo come faccia ad avere il tuo numero. Io…magari te lo spiego da vicino. Volevo chiederti se ti andava di pranzare insieme, uno di questi giorni. Non io e te da soli, naturalmente, io te e Claire. A lei farebbe molto piacere e per me sarebbe un’occasione per sdebitarmi. Anche a me farebbe piacere, ovviamente. Mi farebbe piacere e potrei anche sdebitarmi, ecco. Solo se ti va, non devi sentirti obbligato. Se non ne hai voglia non importa, non--
 
“Papà?”
 
Castiel sobbalza e si affretta a nascondere il cellulare tra le pieghe del trench. Non è che non volesse dire a Claire che aveva intenzione di contattare Dean – avrebbe dovuto farlo per forza, dal momento che l'invito includeva anche lei – solo che…non ne aveva ancora avuto il tempo. Senza contare che a Claire Dean sembra piacere parecchio, pertanto avrebbe potuto restarci male se avesse declinato l’offerta. Castiel preferisce evitare dispiaceri alla figlia, quando può.
 
“Sì?” le domanda, con finta nonchalance.
 
“Stamattina ho incontrato Dean. Mi ha chiesto di pranzare insieme uno di questi giorni. Io, tu e lui. Che ne dici?”
 
Castiel si sforza di non sembrare un bambino colto con le mani nella marmellata – probabilmente senza riuscirsi. “Io…beh, se per te va bene ok” acconsente “Ma a una condizione.”
 
“Spara.”
 
“Niente più fughe da scuola. E niente più note e richiami.”
 
La faccia di Claire s’imbroncia per un istante, ma Castiel ha ormai imparato a decifrare le espressioni della figlia e sa che al momento non è davvero contrariata.
 
“Va bene.”
 
“Promesso?”
 
“Promesso.”
 
Non è sicuro di potersi fidare, ma è pur sempre qualcosa.
 
“A chi stavi scrivendo?”
 
Castiel sgrana appena gli occhi, e dal ghigno che compare sul volto della figlia capisce che è stata una reazione fatale.
 
“Alla zia Anna. Volevo chiederle come sta, è un po’ che non ci sentiamo.”
 
“Capisco. Mi fai leggere il messaggio?”
 
“Da quando sono le figlie a chiedere ai padri certe cose?”
 
“Da quando i padri mentono spudoratamente alle figlie.”
 
“Vai a fare i compiti.”
 
“Ma--”
 
“Vai, o ti metto in punizione.”
 
Claire obbedisce, ma a giudicare dal sorriso soddisfatto che le curva le labbra non è stato lui a vincere.
  
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