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Autore: needacurlyboy    11/12/2014    2 recensioni
Trama:
Mi avvicino a lei sorridendo facendo comparire due fossette ai lati delle mie labbra, mi metto seduto sulla sedia accanto al suo letto, le prendo le mani e me le porto alle labbra lasciandoci un bacio.
«Finalmente sei qui, non hai mollato» una lacrima riga la mia guancia destra.
La sento irrigidirsi sotto il mio tocco e sottrae le sue mani alla mia presa, facendomi dischiudere le labbra per la sorpresa. Perché mi ha allontanato da lei?
«Ehm,» si muove a disagio sul letto mordendosi il labbro inferiore e circondandosi il busto con le braccia. «chi… Chi è questo ragazzo, papà?» chiede con un filo di voce guardando il padre.
Genere: Drammatico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Nuovo personaggio
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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"L’amore che un tempo era su un piedistallo
una volta sembrava che significasse qualcosa, ma ora non significa più nulla
L’eco non c’è più nel corridoio
ma ricordo ancora il dolore di dicembre

Oh, non c’è una singola cosa che potresti dire
mi dispiace è troppo tardi"

Avril Lavigne feat. 
Chad Kroeger - Let me go.

 
Capitolo Uno – Return.
È passata una settimana da quando Delia si è svegliata. È stata la settimana più lunga della mia vita; ho passato tutti i giorni in ospedale ma non nella sua stanza -poterle stare vicino e non baciarla, o abbracciarla, sarebbe troppo doloroso- mentre Lisa dopo l’università passa sempre a trovarla, cercando di farle ricordare qualcosa della sua vita a Seattle, per il momento senza risultati.
 
Delia in questi giorni ha fatto delle analisi ed è proprio come aveva detto il dottore; una parte del suo cervello è come se fosse spenta e questo non riesce a ricordare. Ha aggiunto che potrebbe trattarsi di una cosa momentanea, anche se nei suoi occhi ho letto tutt’altro.
 
Sospiro stringendo la tazza di caffè con una mano. Dopo aver dato il pugno al muro alcune nocche della mano si sono rotte e sono costretto a tenere il gesso per un mese, se mi va bene.
 
Delia’s pov.
Sospiro guardando il soffitto sopra di me mentre sono stesa sul letto dell’ospedale. Sono passati sette giorni a quando mi sono svegliata dal come, ma non posso ancora tornare a casa con i miei genitori.
 
Visite su visite. Ecco come ho passato questi giorni, i dottori non mi permettono nemmeno di andare al bar per prendere qualcosa da bere.
 
Vorrei poter uscire da quest’ospedale e visitare la città; così forse potrei ricordare qualcosa, ma loro preferiscono tenermi chiusa dentro questa stanza bianca e vuota.
 
Sbuffo e mi giro su un fianco, fissando il muro.
 
Vorrei chiamare Noel, chiedergli come sta, quando potrà venire a trovarmi, ma durante l’incidente il mio cellulare si è rotto e ho perso il suo numero. Nemmeno i miei genitori l’hanno più, anzi quando ceco di parlare di lui cercano di cambiare in tutti i modi discorso. Che cosa è successo che io non ricordo?
 
Lisa viene a trovarmi tutti i pomeriggi; mi mostra delle fotografie che mi ritraggono con lei, con degli amici --che non ricordo- e mi racconta com’è iniziata la nostra amicizia e di Harry.
 
Harry, penso chiudendo gli occhi. Non è venuto a trovarmi da quando mi sono svegliata. Perché non è venuto? Quando mi sono svegliata, sembrava sollevato e felice.
 
I suoi occhi verdi, a primo impatto, mi sembravano familiari ma non riesco a ricordare niente.
 
Niente.
 
Circondo il mio busto con le braccia e trattengo le lacrime che minacciano di rigare il mio viso. Perché mi sento così? Per me è uno sconosciuto, non dovrei piangere.
 
Mi asciugo una lacrima e mi tiro su a sedere. Voglio saperne di più; su di lui, su di noi, sul nostro matrimonio. Come ho potuto sposarmi a diciannove anni? E la mia fede, dov’è finita? Perché non è al mio dito?
 
E perché guardava con astio i miei genitori? Che diavolo è successo?
 
Mi porto le ginocchia al petto, mi copro il viso con le mani e le lacrime cominciano a rigare le mie guance.
 
Sento il rumore della porta che viene aperta e mi asciugo velocemente le lacrime; mi sono sempre vergognata di piangere davanti a delle persone.
 
Alzo lo sguardo e vedo Lisa avvicinarsi a me con un giornale in mano. «Ho pubblicato un altro articolo!» esclama prima di puntare lo sguardo su di me, facendo sparire il sorriso dal suo viso. Mi ha raccontato che è a capo del giornale della sua università; è molto brava a scrivere e con l’aiuto dei suoi compagni pubblica articoli quasi tutte le settimane, mi ha anche detto che quando arrivai per la prima volta a scuola voleva scrivere un articolo su di me.
 
«Delia! Cos’è successo? Perché stai piangendo?» si avvicina a me velocemente guardandomi preoccupata.
 
«Voglio… V-Voglio ricordare» singhiozzo.
 
«Delia» sospira accarezzandomi dolcemente il braccio destro. «I dottori hanno detto che ci vorrà un po’ di tempo» sorride rassicurandomi, senza risultati.
 
«Ho la mente piena di pensieri: perché mi sono trasferita a Seattle? Come sono finita in coma? Come ho conosciuto Harry? Dove ci siamo sposati?» dico velocemente infilandomi le mani tra i capelli.
 
Sospira, circonda il mio collo con le braccia e mi stringe forte a se. «Per prima cosa: devi calmarti, vedrai che tutto si risolverà e secondo… Non è a me che dovresti fare questa domanda ma ad Harry, lui può rispondere a tutte le tue domande» sussurra dolcemente al mio orecchio accarezzandomi la schiena, provando a calmarmi e questa volta ci riesce.
 
Ma dove posso trovare Harry? Non so dove si trova casa sua e non voglio aspettare di uscire da qui per parlargli, voglio farlo subito. Voglio che le mie domande finalmente abbiano una risposta.
 
«M-Ma dov’è? In questi giorni non è mai venuto a trovarmi» sospiro sciogliendo l’abbraccio.
 
Le sue labbra formano un sorriso, sincero e felice. «Ho parlato con lui qualche minuto fa al bar, potresti raggiungerlo» si sposta una ciocca di capelli dietro l’orecchio senza smettere di sorridere.
 
I miei occhi s’illuminano alle sue parole e le mie labbra si arricciano in un sorriso. Ma subito mi rabbuio. Come faccio ad uscire dalla stanza senza farmi vedere dai dottori?
 
«Tu vai, troverò una scusa se verranno i dottori» dice, come se mi avesse letto nel pensiero, facendomi l’occhiolino.
 
«Grazie Lisa» le do un bacio sulla guancia prima di scendere dal letto, infilarmi le ciabatte e correre fuori dalla stanza per raggiungere Harry il prima possibile.
 
Sin dal primo giorno in cui ho parlato con Lisa siamo andate d’accordo; sentivo il bisogno di lei, della sua presenza accanto a me. Era come se mi fidassi.
 
L’ascensore si ferma al piano terra ed io mi metto alla ricerca del bar, sotto gli occhi di tutti che mi guardano straniti. Non hanno mai visto una paziente andare a bere qualcosa?
 
Appena mi ritrovo davanti ad esso mi fermo di colpo vedendo Harry seduto intorno ad uno dei tanti tavolini presenti all’interno con una mano intorno ad una tazza fumante. La mano libera è appoggiata sul tavolo ed è ingessata. Che cosa gli è capitato?
 
Deglutisco e prendo un respiro profondo prima di cominciare a camminare verso di lui con passo spedito. Come posso cominciare la nostra conversazione? “Ehi Harry” no, sarebbe troppo banale. “Ciao Harry, come stai?” male, ovviamente, ha una mano ingessata. Stupida Delia, pensai schiaffeggiandomi mentalmente una mano sulla fronte.
 
Harry alza lo sguardo verso di me, dischiude le labbra sorpreso di vedermi ed io mi avvicino a lui. «Ciao» la voce esce fuori dalla mia bocca in modo stridulo e maledico me stessa per questo.
 
«D-Delia, che ci fai qui? Non dovresti essere nella tua stanza?» chiede balbettando passandosi una mano tra i capelli ricci.
 
«V-Volevo parlati e Lisa mi ha detto che ti avrei trovato qui» alzo le spalle sorridendo. «Posso?» chiedo indicando la sedia con lo schienale arancione davanti a me.
 
Annuisce velocemente e sorride, mentre io mi accomodo.
 
«Come mai la tua mano è ingessata?» chiedo indicando con un cenno del capo la sua mano ingessata e spostandomi una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Sono imbarazzata da morire, la prima cosa che mi è capitata per la mente di dire è stata questa -non vorrei essere stata inopportuna-.
 
«Oh, questo…» abbassa lo sguardo su di essa e si morde il labbro inferiore. «È-È una storia lunga» ritorna a guardarmi forzando un sorriso. Dovrei credergli? Si, forse è meglio non indagare troppo.
 
«Okay» annuisco sorridendo. «Quindi, ehm… Noi siamo spo-sposati?» chiedo balbettando mordendomi il labbro inferiore. Non riesco nemmeno a dire quella parola; non mi sembra un comportamento da me essermi sposata a soli diciannove anni.
 
«Si» si passa una mano tra i capelli. Sto per chiedergli da quanto tempo, ma lui mi precede, come se mi avesse letto nel pensiero. «Da cinque mesi, quasi sei» sorride dolcemente facendo comparire due fossette ai lati delle sue labbra, che lo fanno sembrare un bambino, e con gli occhi lucidi.
 
Annuisco mordendomi la lingua. Quanto vorrei ricordarmi come mi ha proposto di sposarlo, il giorno delle nozze, lo scambio delle fedi… A proposito della fede. «Harry, la mia fede… Uhm, dov’è finita?» gli chiedo accarezzandomi l’indice della mano sinistra.
 
«Oh, giusto» infila una mano nella tasca dei jeans, ne estrae un piccolo oggetto dorato e lo appoggia sul tavolino avvicinandolo a me. In questi mesi l’ha portata sempre con sé? Prendo la fede tra le mani e leggo mentalmente cosa c’è inciso all’interno: “Harold Edward Styles 12-10-2013”
 
«Ha-Harold?» chiedo confusa inarcando un sopracciglio, mentre rigiro il piccolo anello d’oro tra le dita. Non è molto grande ed è molto leggero.
 
«È il mio nome completo, non so cosa passasse nella mente dei miei genitori quando me l’hanno messo» ridacchia leggermente imbarazzato, visto il rossore comprare sulle sue guance, grattandosi il retro del collo.
 
Mi unisco alle sue risate e scuoto la testa. «È un nome carino, originario»
 
Dischiude le labbra e spalanca gli occhi. Ho detto qualcosa di sbagliato?
 
«Lo Hai detto anche quando ti dissi il mio nome completo» sussurra con voce bassa abbassando lo sguardo sulla mano ingessato. Oh Harry, non sai quanto vorrei ricordare ogni momento passato con te.
 
Sospiro e sposto una ciocca di capelli dietro l’orecchio.
 
«Comunque,» si alza in piedi facendo strisciare le gambe della sedia per terra. «Vuoi qualcosa da bere? Offro io» le sue labbra carnose si arricciano in un sorriso, triste.
 
«Un thè, grazie» sorrido alzando gli occhi su di lui.
 
Annuisce e mi rivolge un altro sorriso, prima di allontanarsi.
 
Quando parlava del nostro matrimonio, i suoi occhi brillavano e le sue labbra rosee formavano un bellissimo sorriso, sincero e pieno d’amore.
 
Rigiro il piccolo anello d’oro tra le dita e osservo ogni suo particolare. Dove si è svolta la cerimonia? Erano presenti tutti i nostri amici? La mia damigella d’onore chi era? E il mio vestito, era come l’avevo sempre sognato?
 
Sorrido immaginandomi a camminare verso l’altare con indosso il mio abito bianco con accanto mio padre, mentre Harry mi guardava sorridendo da lontano mettendo in mostra le sue adorabili fossette.
 
Questo sarà il primo argomento di cui parleremo quando tornerà a sedersi davanti a me. E Liam? Che fine ha fatto il mio migliore amico? Era presente alla cerimonia? Quanto vorrei averlo qui per potermi confidare con qualcuno o anche solo per abbracciarlo. Ricordo che quando avevo un problema era il primo da cui andavo; riusciva sempre a farmi tornare il buon umore.
 
Sospiro e abbasso lo sguardo. Quanto mi manca.
 
«Delia?» una voce richiama la mia attenzione e alzo lo sguardo di colpo riconoscendola. Non può essere lui, lui dovrebbe essere a Toronto non a Seattle.
 
Mi giro lentamente verso di lui, spalanco gli occhi e dischiudo le labbra quando vedo che è davvero lui. Mi porto una mano davanti alla bocca, gli occhi cominciano a pizzicare, mi alzo dalla sedia e corro verso di lui, lasciando sul tavolino la fede.
 
«Mio Dio!» esclamo gettandomi tra le sue braccia, mentre le lacrime cominciano a rigare il mio viso. Noel è davvero qui, non me lo sto immaginando.
 
«Piccola, stai bene» mi sorride accarezzando dolcemente le guance con i pollici, facendo incontrare i nostri occhi.
 
Sono sempre gli stessi; un miscuglio tra l’azzurro -come l’oceano- e il grigio -come il cielo durante un temporale-. I capelli biondi sono più lunghi di quello che ricordavo e tirati indietro con del gel, le labbra rosee sono arricciate in un sorriso e il suo corpo è più muscolo.
 
«Mi sei mancata tanto» circonda i miei fianchi con le braccia e preme le labbra sulla mia fronte, prima di nascondere il viso nell’incavo del mio collo inondando le mie narici con il profumo della sua acqua di colonia. È sempre la stessa, buonissima.
 
Il rumore di una tazza che si frantuma in mille pezzi mi fa sobbalzare e sciolgo l’abbraccio con Noel. Perdo un respiro quando vedo Harry davanti a noi, con le labbra dischiuse e gli occhi spalancati mentre la pozza di thè ai suoi piedi continua ad allargarsi.
 
Angolo autrice,
buonasera a tutte.
Ecco a voi il primo capitolo della storia, spero con tutto il cuore che vi piaccia. Avrei dovuto aggiornare ieri pomeriggio, ma mi sono distratta e non ci sono riuscita perciò oggi pomeriggio mi sono messa al lavoro, perché ci tenevo a farvelo leggere per non farvi stare sulle spine.  Ringrazio le tre ragazze che hanno recensito il prologo, le ragazze che hanno messo la storia nelle ‘preferite’, ‘ricordate’ e ‘seguite’. Spero che in questo capitolo anche voi, lettori silenziosi, vi facciate sentire perché vorrei anche il parere delle persone che leggono in silenzio, così se avete da darmi un consiglio io lo prenderò in considerazione. (:
Tornando al capitolo, il finale non è dei migliori, visto la reazione di Delia quando vede Noel e Harry che rimane sorpreso quando li vede abbracciati. Che cosa succederà nel prossimo capitolo? Lasciate una recensione per farmelo sapere, ci conto!
Ora vi devo salutare, le mie dita stanno gelando. (non ve ne importa niente, ma ve lo dico lo stesso, lol)
Alla prossima,
Reds xx

 
  
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