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Autore: Felis    31/01/2005    3 recensioni
L’equilibrio nei cieli d’Arcadia è mantenuto da sei lune di colori diversi, ognuna dominante un determinato elemento; ma leggende vogliono che ce ne fosse stata una settima, andata perduta dopo la distruzione del Vecchio Mondo. Per secoli si è discusso sulle circostanze della sua scomparsa, tuttavia, sono ancor’oggi sconosciute.
Se un potere così pericoloso da dover essere rinchiuso venisse liberato di nuovo, in questo mondo, oggi, vi sarebbe ancora qualcuno capace di contrastarlo? E se ad essere chiamate in causa fossero una manciata di persone legate insieme dal caso, con in mente tutto fuorché fare gli eroi?
[07/2009: In Continuazione]
Genere: Avventura, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Brevi premesse iniziali: Alcuni di voi che si appronteranno a leggere questa storia anche solo per sbaglio forse conosceranno già il mondo di Skies of Arcadia, ma ancor più probabilmente, molti altri non ne avranno mai sentito parlare. Data la sua scarsa conoscenza, cercherò di spiegare il panorama di questo gioco meraviglioso al meglio possibile. A fine capitolo, ove necessario, troverete delle note e dei link a delle immagini di rimando. Ovviamente, per chi volesse giocarci, molte di esse potrebbero essere considerate spoiler, perciò Be warned!

Buona lettura C:

 

Requiem For The Moon

 

 

Prologo: Chronicles from the Old World

 

Agli albori del nostro mondo, il Vecchio Mondo, esistevano sette continenti, sovrastati da altrettante lune.

Quando gli Dei ci piazzarono qui, non esistevano distinzioni né razze.

Eravamo... come dire: una sola, grande famiglia. Ma pian piano, in questo mondo così grande, finimmo per dividerci.

Si crearono così due popoli, due Civiltà. Sebbene unite dalle origini e dalle stesse terre, divise per interessi e ideali.

Noi facemmo delle lande di perenne oscurità sotto la Black Moon la nostra casa; imparammo a sfruttare i poteri del caos per trasformare energia negativa in positiva, e viceversa. Loro, quelli che un tempo chiamavamo fratelli, scelsero invece la Silver Moon, e ne ereditarono i poteri di rigenerare, o di distruggere, ogni qualsiasi forma di vita.

Per secoli le nostre due civiltà coesistettero pacificamente. Imparammo a svelare i segreti del nostro mondo, acquisimmo conoscenza, la usammo; mai una volta minacciando il delicato equilibrio stabilitosi su queste terre, e mantenuto dalle lune.

Poi, qualche secolo più tardi, arrivarono “gli altri”. Popoli che, a differenza di noi che finora ci eravamo dedicati principalmente all’uso della magia, avevano fatto della tecnologia il loro punto di forza.

Per ogni restante luna, essi crearono una propria civiltà.

Quelli sotto la Verde fecero sorgere i loro villaggi in mezzo alle giungle e alle foreste dell'Ovest, raggiunsero le cime dei monti più alti e gli abissi dei laghi più profondi, e studiarono le proprietà lenitive e allo stesso tempo letali di quei paradisi naturali, imparando a vivere in simbiosi con essi. Quelli sotto la Rossa, si adattarono alle alte temperature ed alle sabbie roventi del deserto, e plasmarono i poteri del fuoco per costruire e forgiare. Quelli sotto la Blu sfidarono i forti venti e domarono le acque degli arcipelaghi dell’estremo est, e divennero i maggiori esperti in ogni tipo di arte e meditazione. Quelli sotto la Viola, rimasero talmente affascinati dalla nostra conoscenza delle arti magiche, che decisero di studiarle a loro volta. Costruirono una città fatta interamente di ghiaccio, e nascosta sotto la sua superficie, dove avrebbero continuato ad approfondire ogni mera forma di conoscenza. Quelli sotto la Gialla accettarono le forti tempeste che si abbattevano costantemente sulle loro terre, ed impararono a sfruttare i poteri dell’elettricità per generare inesauribili fonti d’energia.

Presto impararono a muoversi attraverso i cieli di Arcadia come noi, meglio di noi; esplorandone perfino gli angoli più remoti, e scoprendo ciò che noi, per disinteresse o per pigrizia, avevamo lasciato da parte.

Questa continua ricerca dell'ignoto, sebbene dapprima fosse stata motivo di unione per i popoli delle diverse Lune, presto cominciò a creare dei contrasti.

Piccole scintille che, se unite, potevano divampare in un focolaio dalle dimensioni catastrofiche.

I Silvites, ovvero gli abitanti del continente Argenteo, che avevano segretamente giurato di sorvegliare i popoli delle Cinque Lune affinché non crescessero troppo grandi o troppo potenti, mandarono alcune delle loro navi verso gli altri continenti.

Ogni civiltà fioriva, cresceva, avanzava. A livello di conoscenza, tecnologia, o di quant’altro in cui avesse diretto il suo interesse. Ognuna, con il passare del tempo, aveva affinato le proprie capacità, le proprie tecniche, diventando un tutt'uno con la terra su cui sorgeva e con la luna che la comandava.
E, inevitabilmente, tutto ciò raggiunse il risultato che i Silvite avevano previsto.

Il loro, oramai, era uno scopo che andava ben oltre il semplice esplorare o apprendere, che erano diventati puro e semplice oggetto di competizione.
Diventò un bisogno, un istinto primordiale. La bramosia irrefrenabile che si insinua in ogni essere umano nel momento in cui ottiene potere.

Usarlo.
Tutto successe in uno schiocco di dita.

Grazie alla tecnologia che avevano acquisito e perfezionato, essi costruirono nuove navi ed armi, e cominciarono ad usarle gli uni contro gli altri, dando origine a terribili guerre.

Per quanto riguardava noi, finora ci eravamo limitati ad osservare nell’ombra e a convivere con i Silvites... non esattamente esclusi, ma non esattamente accettati.

La paura degli altri popoli nei confronti del nostro potere, per una volta aveva giocato a nostro vantaggio. Creature dell’ombra... così ci chiamavano.

Ciò fece si che non venissimo coinvolti. O per lo meno, non direttamente.

Ma sapevamo che non sarebbe durato.

Le altre civiltà, dopo essersi distrutte l’un l’altra avrebbero probabilmente attaccato noi, gli unici a non aver preso parte alla spirale di distruzione che loro stessi avevano creato.

Le lancette del nostro tempo non si erano fermate. Erano soltanto state spostate all’indietro, garantendoci un po’ di tempo in più.

Ci rendemmo conto, forse troppo tardi, di non esserci mai seriamente preparati all’idea di una guerra, e realizzammo che in caso di un futuro attacco non avremmo avuto nulla con cui difenderci.

Avevamo speso troppo... troppo tempo, nascosti nell’oscurità, senza mai mettere piede al di fuori dei confini, senza mai poter vedere la luce del sole. Aspettando un qualcosa, un perché... Una risposta, ad una domanda che non era mai stata posta.

Noi, a differenza degli altri popoli, non avevamo flotte, né armi con cui combattere. L'unica cosa di cui potevamo disporre era il nostro potere... il nostro dono naturale.

E l’ombra.

Fu grazie a questi due elementi, servendoci delle capacità di cui eravamo dotati e che avevamo sviluppato nel corso dei secoli, che creammo un’arma senza eguali: un Gigas. Ovvero una creatura capace di amplificare il potere del Black Crystal, una pietra millenaria, formatasi da una scaglia di luna caduta sul continente, e che racchiudeva tutti i nostri più antichi segreti.

Sigillammo così Drigel, il nostro Gigas, in un profondo sonno, pronti a risvegliarlo se mai ci fossimo trovati in pericolo.

Ma non immaginavamo che la nostra unica difesa sarebbe stata anche la nostra rovina.

In qualche modo, i sovrani dei continenti delle Cinque Lune, vennero a sapere della nostra creatura, ed uno dopo l’altro, cominciarono a crearne delle proprie, per usarle come armi da guerra. Delle potentissime armi da guerra.

A centinaia, vedemmo città venire rase al suolo dall’immenso potere dei Gigas.
A migliaia, uomini e donne morire per tentare di fermarli.

I Silvites, disgustati da quell'inutile sterminio, istituirono un consiglio di anziani, che avrebbe deciso le sorti dei popoli d’Arcadia.
Il verdetto fu unanime: l’unico modo per impedire ai popoli delle Cinque Lune di radere al suolo l’intero pianeta, sarebbe stato quello di eliminarli prima che si distruggessero con le loro stesse mani.

Le altre civiltà sarebbero così state punite per la loro avidità, e sarebbero rinate, accogliendo una nuova Era...

Un nuovo mondo.

Tuttavia, a dispetto di quello che i nostri fratelli avevano stabilito per le sorti di Arcadia, decidemmo di agire a modo nostro.

Liberammo Drigel contro gli altri Gigas.

Grendel, Recumen, Bluheim, Plergoth e Yeligar... nessuno dei cinque riuscì minimamente a scalfirlo.

Non gli fecero nulla, perché non gli si avvicinarono nemmeno.

Drigel era riuscito a tramutare l’energia dei Gigas in energia Oscura, così da poterla assimilare, e così da poter controllare gli altri Gigas lui stesso.

Li fece combattere l'uno contro l'altro, incessantemente, brutalmente, fino all’esaurimento delle forze.

Credevamo di avere vinto, di aver fermato la guerra e salvato le sorti di Arcadia, eppure...

Non riuscimmo più a controllarlo.

Avremmo dovuto aspettarcelo.

Dopotutto, Drigel, lui... Era pur sempre un essere umano.

 

 

 

 

Note:

Le prime lettere che compongono il nome di ogni Gigas, come avrete probabilmente notato, si riferiscono al colore della luna a cui esso appartiene: ad esempio Recumen, il Gigas del Continente Rosso, inizia per Re; Red - Red Moon. Alcune volte é necessario abbreviare per rendere il nome più orecchiabile, come nel caso di Plergoth, il Gigas Viola, ricavato da Purple.

Le prime due lettere di Drigel, il nome che ho scelto per il Gigas della Luna Nera, sono un'abbreviazione di Dark/Darkness - Buio; Oscurità.

Spoiler!

Se non avete idea di come sia fatto un Gigas e fremete dalla curiosità, qui di seguito troverete dei link a degli screenshots presi dal gioco: RecumenGrendelBluheimYeligar.

Gli screenshots provengono dal sito Gallery Arcadia ♥.

E ovviamente, sono copyright Sega & Overworks.

  
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