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Autore: Shan94    06/11/2008    2 recensioni
Una ragazza piuttosto insolita si ritroverà davanti al suo destino dopo aver conosciuto un giovane uomo misterioso che le parlerà di cose che le faranno aprire gli occhi, grazie a questo incontro incomincerà un' avventura straordinaria in un mondo parallelo al nostro dove il suo destino già l'attende
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Le Cronache del Laman-Tair

1° Cap. Ellen Reward

Ellen era una ragazza sui diciassette anni, era una persona insolita, che adorava stare per conto proprio a rimuginare su ciò che pensava degli altri o di se stessa, da come parlava e ragionava spesso alcuni ragazzi la elogiavano perché dimostrava più anni di quelli che in realtà aveva.

Possedeva dei lunghi capelli castani, con qualche sfumatura più chiara su alcuni ciuffi più corti, era solita legare i capelli in una coda, lasciando una ciocca più corta che cadeva sopra gli occhi di colore smeraldino, luminosi e sinceri.

Lei non aveva molte amicizie fra i suoi coetanei, gli amici che aveva incontrato si erano trasferiti all’inizio delle vacanze estive e in quel periodo, metà luglio, lei si annoiava a morte non potendo fare niente.

Negli ultimi tre anni i genitori la evitavano frequentemente, stavano a lavoro tutto il giorno, non le parlavano quasi più e non rispondevano alle domande a cui lei li sottoponeva, questo la rendeva triste perché si sentiva incompresa dai genitori, anche se non lo dava a vedere.

In quel momento Ellen stava leggendo un libro che aveva scelto a caso dalla biblioteca al piano superiore vicino alla sua camera, il libro non la interessava particolarmente, ma per fare qualcosa si era accomodata sul divano beige e aveva incominciato a leggere la prima pagina.

Dopo aver letto svogliatamente pagina sfogliò il libro per andare a vedere quante pagine avesse ancora da leggere per concludere il primo capitolo, in tutto erano dodici, il testo non era dei più scorrevoli e ben presto si stancò.

Dopo aver lasciato il libro su un piccolo tavolo davanti al divano, Ellen iniziò a vagare per casa come un fantasma , passò in camera sua per poi dirigersi in biblioteca, arrivò in veranda, ritornando di nuovo al salotto. La noia totale.

Decise di uscire a fare qualche passo, una cosa che la rilassava parecchio, soprattutto in giornate vuote e noiose, era proprio camminare per le strade del paesino inglese; la piccola cittadina in cui viveva era divisa in due parti.

La prima era quella frequentata dalla maggior parte degli abitanti, che includeva le vie principali dove stavano i negozi e il centro pieno zeppo di uffici e nuovi condomini e due grandi supermercati; in centro oltre a questi edifici stavano delle scuole, tra queste un liceo che univa vari indirizzi. In quel settore, della città, si potevano notare i grandi giardini pubblici, pieni di fiori e ben curati, dove si poteva passeggiare o starsene sulle panchine a leggere, molti ragazzi passavano durante l’estate per godersi le soleggiate ore del pomeriggio.

Oltre i giardini stava una biblioteca, una grande costruzione bianca con grandi scalini di marmo che precedevano il portone d’ingresso, rialzato dall’asfalto; era divisa in tre piani, tutti stracolmi di materiale scritto e di libri di ogni genere.

La seconda parte del paese era molto trascurata, si trovavano vicoli bui, la luce veniva coperti dai nuovi edifici più alti, e tutto sembrava tetro e spaventoso, c’erano case basse, con al massimo due piani, poche possedevano un giardino, e il più degli edifici doveva essere ristrutturato.

I vicoli sembravano un intricato labirinto creato per portare le persone alla pazzia, ma non per quelle che abitavano in quel punto dimenticato della città, si trovavano a proprio agio li, e preferivano fare la spesa al piccolo negozio di alimentari piuttosto che ai due grandi supermercati in centro.

Non era difficile capire perchè i turisti passavano tutto il tempo in centro città a passeggiare per i giardini e ad osservare la piazza e le case piene di colori, inoltre non correvano buone voci riguardo ai quei vicoli tanto bui, era nata una storiella che diceva che di tanto in tanto si creavano vicoli nuovi, o alcuni sparivano, disorientando la gente.

Si diceva che dei mostri creavano queste trappole per rapire qualche ragazzo per divorarlo; anche per questo motivo le persone superstizione stavano alla larga dal centro storico.

Ellen frequentava spesso quei luoghi così misteriosi per tutti gli altri ragazzi della sua età, lei conosceva alla perfezione ogni vicolo, di quei luoghi che visitava regolarmente ogni settimana da quando aveva otto anni.

Le persone di quel quartiere erano cordiali e simpatiche e ormai conoscevano la ragazza e le sue passeggiate; però Ellen preferiva un posto oltre agli altri la casa di una signora che considera come una zia, dove andava a prendere il tè di consueto per fare piacere alla donna.

Invece di seguire la solita strada che faceva sempre, in mezzo a quel complicato insieme di stradine, ne prese una a destra che portava vicino ad un negozio di fiori, superò altre casette per raggiungere una strada che portava alla cappella del paesino , sulla destra c’era un vicolo buio e stretto di cui non si vedeva la fine.

La ragazza incuriosita da una cosa che non aveva mai visto si sporse provando a vederne la fine, ma senza risultato, l’ombra oscurava tutto, sentì qualcosa che si strofinava contro le sue gambe, la ragazza lo guardò dopo un piccolo sobbalzo, vedendo che era solo un felino in cerca di coccole, sospirò, e con un piede lo spinse gentilmente via.

Mosse qualche passo verso il vicolo misterioso, ma ancora non riusciva a vedere oltre la metà di quella strada buia, che sembrava terminare in un buco nero che avvolgeva tutto nell’ombra; si sentivano solo lo sbattere delle ali di qualche merlo , e le voci lontane delle persone che discutevano. La ragazza non trovando più nulla di interessante si voltò ritornando sui propri passi, ma prima che lei lasciasse quella stradina, si avvertì uno schiocco di dita, che rimbombò per visto il silenzio di quel quartiere, improvvisamente la ragazza non avvertì più il vociare delle persone ne lo starnazzare dei merli alla ricerca di cibo nelle immondizie.

Ellen camminò di nuovo all’interno del vicolo con l’intento di vedere la persona nascosta nel buio:

- Fatti vedere- parlò la ragazza guardando dritto davanti a sé

Non ottenne risposta, ma non si diede per vinta sapendo di trovarsi davanti qualcuno, ne avvertiva il respiro quando stava in silenzio, e questa prova era più che sufficiente per dimostrarle che c’era qualcuno lì oltre a lei.

- Se ti dicessi che non ne ho la minima voglia- parlò l’altro.

Dalla voce doveva essere un giovane uomo di qualche anno in più di lei, una buona ragione per sapere cosa volesse da lei.

- Non sarebbe giusto, tu puoi vedere me, ma io non ti posso vedere- disse lei cercando di convincerlo parlando sempre con tono calmo e controllato

- Ci sono molte cose ingiuste al mondo, questa in confronto non dovrebbe neppure essere calcolata- rispose l’altro senza cattiveria

- Che ci fai in un posto come questo?- chiese lei cambiando argomento

- Ti piace fare domande?- rispose l’altro evitando di rispondere

- Di solito non si risponde con una domanda ad una domanda- disse la ragazza muovendo un passo avanti, non riuscendo a vedere neppure la sagoma del ragazzo

- Io vengo da un’altra città ti basti sapere questo- disse l’altro

- Devi essere proprio una persona insolita, perché sei il primo turista che mette piede in questi vicoli, girano cattive voci- parlò la ragazza cercando di incuriosire il ragazzo

- Che genere di voci?- chiese lui come Ellen aveva previsto

- Beh… si dice che in questa parte della città la gente venga rapita da dei mostri che aprono delle strade che prima non c’erano, o ne fanno sparire alcune- disse lei cercando di vedere l’aspetto della persona che le stava davanti.

- E sai per caso se questo voci sono fondate?- chiese l’altro con una certa indifferenza

- Solo superstizione- disse lei tagliando corto

Non si sentiva volare una mosca quando entrambi stavano zitti, anche se prima dall’apparizione del ragazzo, lei avrebbe giurato di aver sentito delle persone discutere, strano non sentire alcun rumore, ma scacciò subito questo pensiero volendo fare delle domande al ragazzo misterioso.

- Posso sapere chi sei?- chiese la ragazza aspettando una risposta con le braccia conserte sotto il petto

- E io potrei sapere perché dovrei dirtelo?- rispose l’altro con un tono di scherno

- A te non piacciono le domande a quanto pare- disse la ragazza con le braccia conserte

- Io ti dirò il mio nome solo quando mi saprai dire il tuo- parlò l’altro La ragazza dai capelli castani pensò alla frase che le era stata detta capendo che il tizio misterioso conosceva qualcosa che lei non sapeva

- Se questo è uno scherzo, sappi che non mi piace affatto- parlò lei più seria

- Perché dovrei scherzare, non ne vedo alcun motivo- rispose prontamente il ragazzo

Lui rispondeva velocemente alle insinuazioni di Ellen come se conoscesse già in anticipo le parole della diciassettenne, e come risponderle.

- Comunque il mio nome è Ellen – disse infine lei tagliando corto

- Sai, mi piace il tuo nome- rispose l’altro ridacchiando

- Non so cosa trovi di tanto bello in un nome comune come il mio- disse la ragazza alzando le spalle

Calò il silenzio nessuno parlava, lei era convinta che il ragazzo la stesse osservando da quell’ombra che sembrava irreale, senza capire perché non volesse presentarsi o farsi vedere, la cosa le sembrava strana anche se negli ultimi giorni di cose strane ne aveva viste molte.

- E sapresti dirmi il tuo cognome?- chiese ancora il ragazzo rompendo il silenzio

- Certo, io sono Ellen Reward. Vuoi anche sapere altezza, peso e codice fiscale per caso?- fece ironica lei

- No, volevo solo costatare una cosa- rispose movendosi di qualche passo verso destra nell’oscurità

- Cioè?- chiese lei all’apice della curiosità

- Volevo capire se conoscevi il tuo cognome e ho avuto la risposta che cercavo- rispose ambiguo il giovane uomo - E tu mi avresti domandato il mio cognome per questo?- chiese un po’ incredula lei

- Si- rispose semplicemente l’altro

- Non sono stupida, credo che a diciassette anni una persona dovrebbe avere imparato il proprio cognome- insinuò Ellen

- Credo proprio che tu ti stia offendendo da sola- parlò beffardo l’altro

- Mi stai dando della stupida?- chiese Ellen un po’ arrabbiata

- No, io sto solo dicendo che non conosci il tuo cognome- rispose con un velo di mistero

- Dove vorresti arrivare?- fece Ellen cercando di calmarsi un po’

- Non ti sei mai chiesta perché negli ultimi mesi i tuoi genitori evitino le tue domande e persino di vederti?- chiese lui attendendo risposta.

La ragazza sentì come un nodo alla gola a quell’insinuazione dura e insensibile; e quella sensazione la faceva ragionare senza razionalità sconvolgendo le convinzioni che aveva, fece un respiro prima di ricominciare a parlare

- Tu non centri niente con la mia famiglia, quindi non ti impicciare- rispose lei sgarbata portando lo sguardo a terra

- Non vuoi rispondere alla mia domanda perché sono stato indelicato e non sai la risposta, o perché hai solo paura di ammettere a te stessa la risposta?- chiese lui con tono più gentile quasi per scusarsi della domanda precedente

La ragazza non rispose, si limitò a stringere i pungi per sfogare una piccola parte della frustrazione che la stava aggredendo e a tenere lo sguardo fisso sul terreno

- Scusami- disse l’altro dopo qualche minuto di silenzio

Ellen rimase sorpresa dalle parole dell’altro che prima le era sembrato tanto sfrontato e freddo nei suoi confronti, rialzò lo sguardo sorridendo al ragazzo, lui la poteva vedere quindi le sembrava un buon modo per fare capire all’altro che non doveva preoccuparsi

- Non preoccuparti, hai detto solo quello che pensavi- disse ancora senza tristezza

- A proposito il mio nome è Loh – disse l’altro per cambiare argomento Ellen sorrise a sentire quel nome buffo

- Hai nome buffo- disse ridendo

- Sei la prima persona che definisce il mio nome buffo- disse l’altro ridendo a sua volta La ragazza capì che doveva provenire da un altro paese, il nome le sembrava uno di quei bizzarri nomi tipici dell’oriente, e la cosa gli piaceva, a lei piacevano molto le culture di altri stati e comunità e sperava che un giorno la discriminazione terminasse nel mondo

- Da quello che mi hai detto prima ho capito che tu sai qualcosa che io non so- parlò lei tornando un po’ seria

- Si, vuoi saperla?- chiese lui Lei annuì rimanendo in attesa di una risposta

- Tu non sei una persona comune, tu sei stata destinata a svolgere un compito di vitale importanza per delle terre distanti che ancora non conosci- disse l’altro muovendo un passo verso di lei

- Ed è per questo che i miei genitori mi evitano?- chiese lei portando lo sguardo sulle pareti laterali del vicolo buio

- Lo sai che non sono i tuoi genitori, ma perché ti ostini a considerarli come tali?- chiese incuriosito l’altro

Ellen rimase colpita da quella domanda, si chiese come faceva a sapere tutte quelle cose sul suo conto, e specialmente come era venuto a conoscenza di cose che non aveva mai rivelato a nessuno

- Come fai a sapere tante cose su di me?- chiese la ragazza senza agitazione ma comunque sorpresa

- E’ troppo presto per fartelo sapere- si limitò a rispondere Loh

- Capisco- parlò rassegnandosi lei Riportò lo sguardo davanti a se, anche se non riusciva a vedere il ragazzo nascosto nell’ombra di quel vicolo già di natura scuro

- Ritornando alla domanda di prima, io non saprei risponderti, loro mi hanno cresciuto e quindi li considero i miei genitori- parlò lei rispondendo con sincerità Restarono in silenzio per qualche altro minuto, non si udiva alcun rumore, ma la ragazza non ci diede molto peso, la sua concentrazione era rivolta sulla discussione con il giovane di nome Loh, anche se al momento nessuno dei due parlava

- E’ arrivato il momento per me di tornare a casa, si sta facendo buio, lo dovresti fare anche te- disse lui che si stava già incamminando

- Aspetta! Vorrei chiederti ancora molte cose e non so quando e se ci rivedremo ancora- gli parlò lei agitata, nella paura di non vedere più quella fonte di novità e di questioni che la riguardavano che neppure conosceva

- Non ti preoccupare, prima dell’alba del terzo giorno ci rincontreremo- parlò l’altro mentre i suoi passi leggeri risuonavano nella stradina silenziosa

La ragazza iniziò a camminare seguendo il rumore dei passi che ad un certo punto si fermarono, lei continuò ad avanzare cercando di raggiungere il ragazzo, fece qualche altro passo ritrovandosi a sbattere contro un muro che le si parava di fronte, un vicolo cieco.

- Loh! Dove ti sei cacciato?- lo chiamò la ragazza

Si guardò in giro cercando di vedere qualcuno muoversi, o magari di sentire la sua voce, ma si era ritrovata sola in quel vicolo cieco, nessuno avrebbe potuto superarlo, ma lei non poteva credere di essersi sognata tutto, non poteva accettarlo, in preda ad uno stato di confusione diede un calcio contro il muro facendosi male al piede.

Dopo essersi convinta di essere rimasta sola Ellen uscì dal vicolo ritornando su una strada illuminata dalla fioca luce del sole che stava tramontando, lei sospirò

- Il caldo mi deve aver dato alla testa – commentò fra se e se

Con un saltello si ritrovò sul marciapiede grigiastro mentre attraversava strade e violetti per ritornare a casa sua.

Continua ^^

  
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