Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
Ricorda la storia  |      
Autore: ZoeLoveRock    13/12/2014    3 recensioni
Erin e Castiel, grazie all' ingegno di Trevor, si sono ritrovati chiusi nel castello sforzesco della città dove stanno alloggiando, prima del torneo. Diciamocela tutta, non sopporto che Cass non arrivi più quindi ho rimediato. Ovviamente ho il consenso di RandomWriter per la pubblicazione della storia.
Genere: Comico, Demenziale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dajan, Kim, Nuovo personaggio, Professor Faraize
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
X capirci qualcosa È la ff di Random Writer IHS e ho deciso di dedicarle una OS. In pratica Erin è al Torneo e.... Cas mi mancava troppo così c'è l'ho messo dentro ♡.♡ se non capite qualcosa ditemelo! ;) Nel caso *scusate per le emerito cazzate ma sono le 3:46 e ne ho tutto il diritto Una notte al museo
 
 
Per Erin era difficile trattenere i nervi, pretendendo che essi non si lasciassero andare in una delle peggiori crisi isteriche della sua vita. La mora, infatti, era convinta di trovarsi in una delle peggiori situazioni immaginabili, se non nella peggiore: batteva insistentemente i pugni sul pesante portone di legno massiccio. Dopo aver riconosciuto, sotto la pesante insistenza del rosso, che le sue disperate richieste d’ attenzione non sarebbero mai state udite da essere umano prima dell’ indomani, si accasciò sul parquet di legno di ciliegio. La cestista percorse lentamente le venature presenti sulle antiche assi di legno, ormai inumidite dai secoli trascorsi. Il capitano osservò la sua migliore amica tracciare delicatamente degli ovali mantenendo la linea data dal pavimento medievale; e il ragazzo non riuscì a trattenere uno dei lati più perversi della sua personalità: le forme create dai nodi legnosi, riprodotte dalla ragazza, gli ricordavano troppo qualcosa. Trattenne una risatina che si trasformò presto in una specie di rantolo-grugnito. Erin, incuriosita dal verso emerso dal compagno si girò e, vedendo quella smorfia, non volle trattenere una risata: aveva assolutamente bisogno di allentare la tensione. Infatti i due cestisti erano stati obbligati a dormire nel castello sforzesco della città.
 
Trevor, aiutato da Kim e Dajan, era riuscito a convincere Boris a lasciarli soli in quell’ alloggio particolare: la zia di Cupido, infatti, aveva alloggiato lì e, trovandosi particolarmente bene, aveva deciso di acquistare il palazzo storico cittadino. Al coach e al prof Fraize i tre avevano parlato degli ottimi frutti che portavano l’ allenamento dei due, ma, ovviamente, non era questo lo scopo principale dei tre cestisti; e i due accompagnatori l’ avevano capito più che bene. Fraize, essendo più impacciato e meno abituato a viaggiare con i ragazzi, era ansioso per due motivi principali: innanzitutto non aveva mai assisto ad un torneo di Basket, sapendo poi che a sostenere la sfida sarebbero stati i suoi allievi, i quali avrebbero identificato il liceo Dolce Amoris lo mandava letteralmente in paranoia.  Altra preoccupazione era l’ accoppiata Erin-Castiel: il prof conosceva il carattere piccante e risoluto del capitano, come era venuto a sapere del malcelato amore di entrambi, troppo orgogliosi per ammetterlo. L’ aiuto di Boris non si rivelò particolarmente utile: il coach sosteneva che entrambi fossero grandi e vaccinati, quindi più che in grado di fare scelte responsabili. Fraize si mise il cuore in pace, confidando nel buon senso della mora.
 
Intanto i tre paladini dell’ amore si erano avventurati nel bosco per vedere come se la cavavano le loro vittime. Kim, essendo una velocista, quindi più abituata a muoversi, teneva testa agli altri due, spronandoli continuamente a velocizzarsi. Nonostante ciò il gruppetto procedeva piuttosto spedito, senza farsi intimidire dal freddo notturno. Arrivati alla meta  udirono i pugni della mora. Sentendo un paio di frasi sorrisero maliziosamente, si diedero un cinque fuggivo e le sagome si nascosero nella notte. La ragazza e Dajan continuavano a scambiarsi occhiate nervose e veloci, finché Trevor non fu costretto a schiarirsi la gola, chiedendo se volessero essere lasciati soli. Questo diede a Kim un ottimo pretesto per dare uno scappellotto in testa a quest’ ultimo, in preda all’ imbarazzo.
 
“Castiel, cazzo, mi vuoi dare una mano o cosa?!” Erin, nel contempo, aveva ricominciato a picchiare i ppugni sul vetro istoriato di un grande finestra in stile gotico, che riprendeva il resto del castello. Lui, seccato, diede un calcio alla valigia della ragazza, aumentando così la crisi di quest’ultima. “Dobbiamo trovare un modo di uscire di qui!” esclamò, sempre più furente. Il cestista si potò una mano al mento, imitando Lysandre quando stava pensando. “Beh, se rompiamo una di queste cose qui” e con un gesto plateale del braccio indicò le finestre eleganti e colorate “allora siamo fottuti. E mi sembra che tu sia sulla buona strada” l’ accusò “comunque direi di andarcene a dormire e proseguire domani mattina, sperando che qualche camminatore venga a vedere ‘sta roba” sentenziò alzando gli occhi al cielo, in chiaro segno di stentata sopportazione. Nonostante il casteello fosse a soli 5 minuti di macchina dall’ hotel parecchi fattori rendevano difficile, se non impossibile, la comunicazione “via urlo”, come l’ aveva soprannominata Trevor in precedenza. I due sventurati, con le rispettive valige in mano, si stavano dirigendo verso la loro stanza. Camminando nei corridoi tetri i cigolii che emettevano le all stars malandate del rosso, il rumore delle ruote del trolley della mora risuonavano particolarmente inquietanti. I corridoi erano perennemente illuminati da candele e molte spade rimanevano appese ai muri senza alcun apparente sostegno. I quadri osservavano silenziosamente il passaggio dei due, incuriositi da quella inaspettata visita così come i topi correvano a nascondersi, vedendo quei due sconosciuti. Uno di questi ultimi, in procinto di gettarsi al riparo, si fece scoprire dai due ospiti. Erin, terrorizzata, si avvinghiò al petto di Castiel, che sorrise soddisfatto. Arrivati a destinazione non furono affatto dispiaciuti nello scoprire che non avrebbero dormito insieme: la porta dava su due piccole stanze, divise da una tenda di pesante velluto porpora. L’ odore acre e pungente di naftalina fece storcere il naso a entrambi. Il rosso di diresse verso la sua parte di stanza, che non gli apparve malaccio: le pareti erano grigio chiaro,lucente;  un po’ ammuffite, e in alcune parti si potevano vedere chiaramente i mattoni sotto l’ intonaco perlato. Il letto era a baldacchino, come colori dominanti c’erano il bianco, il nero e il porpora; il baldacchino era drappeggiato da un pizzo nero sbrindellato. Un armadio in legno scuro risaltava davanti al letto. Un comodino basso e marmoreo faceva la sua figura sul lato sinistro del letto. Anche la cestista fu entusiasta della sua nuova stanza; ovviamente era appartenuta ad una giovane dama: una carta da parati fiorata ricopriva le pareti, e, anche se in alcuni punti era sbiadita, donava alla camera un fascino particolare. Un grande armadio di ciliegio riprendeva perfettamente il parquet. Anche il letto era molto imponente e a baldacchino: una coperta porpora riprendeva le federe dei cuscini mentre le tende erano di velluto rosa antico, come il lenzuolo e il copriletto. Accanto ad esso c’era uno scendiletto coperto di velluto bianco, con delle rose porpora; le gambe dorate erano intarsiate di riccioli e merletti che la ragazza trovò deliziosi. Cominciò a disporre i suoi vestiti nel guardaroba, e, nonostante avesse riempito la valigia fino all’ orlo, non riuscì ad occupare più di un terzo di quell’ immenso gigante, poi ripose i suoi amati libri su un comodino marmoreo alla sua sinistra. Decise di fare una foto e mandarla a Rosalya: era convinta che ne sarebbe stata entusiasta. Si spogliò e si mise il pigiama, dopodiché appallottolò i suoi vestiti e li mise nel sacchetto che si era portata appositamente per i panni sporchi. Contro ogni previsione in quel castello faceva terribilmente caldo, così la mora si tolse i pantaloni, rimanendo così in mutande e canotta. “Cip, non è possibile che qui in giro non ci sia un cesso, no? È mezz’ ora che lo cerco!” sbraitò Castiel. In effetti non ci aveva ancora pensato ma non c’erano bagni. Nonostante ciò sorrise al pensiero che il capitano non fosse dotato delle minime proprietà linguistiche che si richiedono ad un essere umano medio di una ventina d’ anni. Mentre era immersa nei suoi pensieri vide sbucare la faccia del ragazzo, rossa come un peperone. “Ma tu guarda, ti sei tinto anche la faccia?” Erin si rese conto soltanto allora della sua mise estiva, e a quel punto le sue gote raggiunsero le tonalità dell’ indaco. “Gran bel culo, Travis” commentò placidamente il capitano, scatenando così la furia della sua vittima involontaria “E tu? Fatti vedere, Ariel!!” esclamò. Lo tirò per un braccio e quando vide le condizioni del ragazzo non poté trattenere una risata sguaiata. “Uauuuuu! Certo che le mutandine dei Pokemon sono indispensabili eh!” disse beffarda la mora. “E cosa potrei dire io della tua lingerie sexy?” ribatté prontamente l’ altro. Erin indossava un paio di mutandine comprate con Iris e Rosalya mesi prima, con Hello Kitty che buttava un foglio di carta nei rifiuti. “Mica cercavi un bagno tu?!” esordì prendendo lo sfortunato amico per il lobo dell’ orecchio destro. Trovata la toilette Castiel disse molto gentilmente alla sua accompagnatrice di levarsi dai piedi. “no, io resto qui!” si impuntò. “OK,no problem” sorrise il rosso, portando le mani verso l’ elastico dell’ unico indumento che indossava, pronto a far cadere Ash per terra. La cestista, intuendo prontamente cosa sarebbe potuto ri-succedere, uscì dalla stanza a passo di marcia, si chiuse la porta alle spalle e borbottò: “Mai un attimo di pace con quello lì!”. Castiel, dal bagno, trattenne una risata. 
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Giochi di Ruolo > Dolce Flirt / Vai alla pagina dell'autore: ZoeLoveRock