Libri > Shadowhunters
Segui la storia  |       
Autore: GretaCrazyWriter    14/12/2014    4 recensioni
Mia prima storia Malec. Parla di Magnus e Alec, le stesse persone che conosciamo, ma l'universo non è più quello creato dalla Clare.
E' una Malec!Sherlock (e intendo la serie tv), con Magnus come Sherlock ed Alec come John.
In pratica, è la rivisitazione della serie tv in versione Malec (con qualche piccolo - o grande - accorgimento per adattarlo alla Malec).
Può essere letta da chiunque, ovviamente.
Spero che vi piaccia.
Genere: Angst, Suspence, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Altri, Magnus Bane
Note: AU, Cross-over, OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Il Grande Gioco
Capitolo 9
Magnus osservò l’uomo seduto davanti a sé con moderato interesse. Si trovavano nella mensa della prigione bielorussa, e sarebbe stato completamente buio se non fosse stato per le finestre sbarrate da cui arrivava la luce del sole. Nella penombra, i lineamenti dell’altro uomo non apparivano certi, ma mostravano comunque quella disperazione di chi si appiglia ad ogni possibilità di rimanere in vita.
Faceva così freddo che poteva vedere il proprio respiro condensarsi in nuvolette di vapore, mentre parlava.
«Mi dica solo cos’è successo, dall’inizio.» disse Magnus.
L’altro – un uomo piuttosto giovane, con i vestiti arancioni da carcerato – sospirò. «Eravamo in un bar, un bel posto. E… io mi sono messo a parlare con una delle cameriere. E Karen non ne era felice, quindi… quando siamo tornati in hotel abbiamo finito per bisticciare un po’. Mi dà sempre contro, sa. Pensa che non sono un vero uomo.»
«Non sia un vero uomo.» lo corresse istintivamente Magnus.
«Cosa?» Parve confuso.
«Si dice “sia”, non “sono”.» Il giovane lo fissò a lungo, come se cercasse di capire cosa dire ora. Magnus sbuffò. «Prosegua.»
«Beh,» fece l’altro, tentennante. «poi non so come è successo, ma mi sono ritrovato un coltello tra le mani. Mio padre era un macellaio quindi so come maneggiare i coltelli. Mi ha imparato come sventrare un animale.»
«Insegnato
«Cosa?»
«Le ha insegnato a sventrare un animale.» Magnus appoggiò la guancia sul palmo della mano e gli fece cenno di continuare. Iniziava sul serio ad annoiarsi.
«Sì, beh, poi ha successo.»
«E’ successo.»
Quell’ennesima correzione parve farlo scattare, e all’improvviso sbatté il pugno su tavolo tra loro, con fare rabbioso. «E’ successo! L’ho pugnalata! Ancora e ancora e ancora e poi ho abbassato lo sguardo e lei non si ha…»
«Non si è.» Magnus continuò imperterrito a correggerlo, studiandosi con moderato interesse le unghie smaltate di nero.
«…non si è …muovata più.» Colse l’occhiata sbieca di Magnus e si corresse. «Mossa.» Si passò le mani sul volto, disperato. «Che Dio mi aiuti, non so cosa è successo ma è stato un incidente, lo giuro.»
Ci fu un attimo di silenzio, rotto poi dal grattare della sedia di Magnus mentre quest’ultimo si alzava e, le mani in tasca, si dirigeva tranquillamente verso la porta.
«Ehi, deve aiutarmi, signor Bane!» lo supplicò il carcerato. Magnus si bloccò. «Dicono tutti che lei è il migliore. Senza di lei verrò giustificato per questo.»
Magnus roteò gli occhi, voltandosi verso di lui. Per i suoi gusti, aveva già sentito abbastanza insulti verso la lingua inglese. «No, signor Bewick. Non verrà giustificato, nient’affatto.» E, sorridendo lentamente, disse: «Giustiziato, sì.»
 
 
 
 
***
 
 
 
 
Magnus, praticamente disteso sulla sua poltrona in pelle, con indosso il suo pigiama preferito (di morbido tessuto blu su cui erano disegnati motivi di pinguini e orsi polari danzanti), si voltò verso la parete marrone chiaro, su cui aveva dipinto un’enorme – e piuttosto deforme – faccina felice. Allungò la mano verso il tavolino a fianco a sé, su cui era casualmente poggiata la pistola. Afferrò l’arma e la puntò verso la faccia dipinta di giallo. Premette il grilletto. Lo fece di nuovo, e di nuovo, molte volte. Quando si rese conto di non aver centrato il bersaglio aggrottò la fronte, abbassò il braccio e fissò con sguardo truce la pistola.
Nello stesso istante, Alec irruppe nella stanza, i capelli neri arruffati e gli occhi blu spalancati, una nota di allarme in volto. «Che diavolo combini?» sbottò.
Magnus si voltò verso di lui e, con tono lamentoso che suonava – in seguito non l’avrebbe mai ammesso nemmeno a se stesso – come quello di un bambino a cui erano stati tolti i suoi giocattoli preferiti, disse: «Mi annoio.»
«Cosa?!»
«Mi annoio!» ripeté Magnus, alzandosi dalla poltrona e dirigendosi verso la parete bucherellata dai proiettili. La studiò a fondo, finché non scorse un foro che aveva colpito proprio l’occhio della faccia sorridente. Si sentì enormemente soddisfatto. Tornò verso il tavolo e ricominciò a sparare. Non durò molto, perché Alec, con uno scattò, gli afferrò il polso e gli tolse di mano la pistola. Con uno sbuffo, Magnus risprofondò nella poltrona. «Non so cosa sia successo alla classe criminale.» si lamentò. «Per fortuna non ne faccio parte.»
«E te la prendi col muro?» chiese Alec, che intanto si stava dirigendo verso la cucina.
«Se l’è meritato.» Magnus lo seguì con lo sguardo.
«Muoio di fame.» disse Alec scrollando le spalle. «C’è niente in frigo?» Aprì l’anta, per poi chiuderla di botto con un «Oh, caz…» L’altro alzò un sopracciglio, divertito, mentre Alec, quasi con precauzione, riapriva il frigo e fissava il suo contenuto, sconvolto. Si girò verso di lui e iniziò:
«Magnus…»
«Sì?»
«C’è una testa. Una testa mozzata!»
«Per me solo del te, grazie.»
«C’è una testa nel frigo.»
«Quindi?»
«Una cavolo di testa!» ribadì Alec, come se non fosse già abbastanza chiaro.
Magnus si strinse nelle spalle. «Dove altro avrei dovuto metterla? Non è un problema, vero?»
«Beh…» iniziò Alec, con tutta l’aria di voler polemizzare.
«L’ho presa dall’obitorio dell’Istituto.» spiegò lui. «Sto misurando la coagulazione post mortem della saliva.»
Alec si passò una mano sulla faccia, apparentemente troppo stanco per ribattere. «Va bene.» disse. «Fa quello che vuoi. In ogni caso, devo andare.»
Magnus scattò a sedere come una molla. «Dove?»
«Isabelle è in città e...»
«Tua sorella?» Inarcò un sopracciglio, interrompendolo senza tante cerimonie. «Wow, credevo fosse a New York per qualche servizio fotografico.»
«Quello è stato sette mesi fa, Magnus.» disse Alec, scocciato. «Sarà in città solo per pochi giorni, per qualche contratto o simili, ed oggi è il suo unico giorno libero.» Si strinse nelle spalle. «Quindi… sì, vado.» Afferrò la giacca lisa, gli fece un cenno di saluto e uscì dalla porta.
Magnus si rannicchiò sul divano a ridosso della parete su cui aveva appena finito di sparare, voltando le spalle a qualsiasi cosa non fosse le schienale scuro. Passarono solo pochi secondi prima che Tessa, carica di borse per la spesa, entrasse dalla porta da cui era appena uscito Alec.
Lanciò solo una veloce occhiata a Magnus che, riscossosi, si alzò e si diresse verso la finestra. Scostò la tenda verde oliva, osservando Alec che camminava a passo spedito per le strade affollate, scomparendo ben presto alla sua vista.
«Fa piuttosto freddo.» disse Tessa, come leggendogli nel pensiero, mentre posava le borse di plastica sul tavolo della cucina. «Avrebbe dovuto coprirsi di più.»
«Guarda là fuori, Tessa.» mormorò Magnus. «Quiete. Calma. Pace.» Sospirò, e diede una mezza risata. «Non è odioso?»
«Oh, sono certa che accadrà qualcosa, Magnus.» Tessa, dopo aver svuotato le borse, si diresse verso la porta. «Un bell’omicidio. Qualcosa che ti tirerà su.»
«Non verrà mai abbastanza presto.»
Tessa si voltò verso di lui, probabilmente per dirgli qualcosa, e il suo sguardo si posò sul muro trivellato.  «Che hai fatto al mio dannatissimo muro?» sbottò.
Mentre se ne andava scuotendo la testa, Magnus si voltò verso l’irritante faccina felice.
In effetti…, pensò.
Nello stesso istante, esplose la bomba.
 
 
 
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
Duuuunque. Spero che mi perdoniate per il ritardo, ma ho dovuto prendermi un attimo di pausa per raccogliere le idee su un punto particolarmente complicato su questo episodio di Sherlock, e sono anche bombardata di compiti.
Questo capitolo è piuttosto corto, I know, ma è perché (a) è un capitolo puramente di passaggio e (b) non ho avuto molto tempo per scriverlo.
Spero che nonostante questo non sia venuto una schifezza (a voi il giudizio).
Come al solito ringrazio chi recensisce e chi segue la storia e blablabla.
Penso di riuscire ad aggiornare sabato prossimo. Penso. (quanto odio il trimestre).
Quindi… alla prossima!
 
 
 
Greta
PS Izzy è tipo una modella, o una roba del genere (?) non è che la sua professione sia chissà quanto importante, anzi, ma era per specificare.
PPS Mi scuso per non trovare il tempo di rispondere alle vostre recensioni, ma ne ho a malapena abbastanza per scrivere. Probabilmente con le vacanze riuscirò a portarmi avanti.
  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Shadowhunters / Vai alla pagina dell'autore: GretaCrazyWriter