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Autore: Tempest M Calloway    14/12/2014    0 recensioni
Storia scritta a quattro mani con WildBlueMoon, spostata su questo profilo perché cedutami dall'inventrice della trama.
ATTENZIONE: femmina+femmina
Chiara: protagonista della storia, ha 25 anni e vive a Parigi gestendo un bar del centro. Ama le sigarette, le donne, la musica rock e il divertimento in generale. Cosa odia: i pregiudizi, la musica italiana e le persone snob.
Francesca: coprotagonista della storia, 19 anni. Da Roma (città natale di entrambe) si trasferirà a Parigi con Chiara per proseguire gli studi. Bella da impazzire ma con una mentalità chiusa come una botte.
Sarà odio, potrà mai trasformarsi in altro..?
Genere: Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Love is all...'
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LOVE IN PARIS




 

Penso che se dovessi datare il giorno in cui la mia vita prese una svolta decisiva, sceglierei il 2 dicembre 2009. 
Un giorno che fino a quell’anno era per me significato solo il compleanno di mia madre (di conseguenza un motivo sufficientemente valido per lasciare la mia adorata Parigi e tornare a Roma per un’asfissiante giornata in famiglia).

Purtroppo i rapporti fra me e lei si sono incrinati brutalmente quando, prima di partire per la capitale francese, le ho rivelato della mia omosessualità. 
In compenso, io sono diventata la pecora nera della famiglia Melsi, mentre mia sorella minore Camilla è diventata la gioia di mia madre. 
Camilla Melsi è un’irritante ragazzina appena diciottenne che si crede di poter fare tutto ciò che vuole perché lei e le sue amichette sono considerate dee all'interno delle quattro mura del liceo e, da quando la situazione ha preso questa piega, anche fra le mura di casa.

Tornando a noi: se avessi saputo che quel giorno la mia quotidianità (perennemente composta da pacchetti di lucky strike rosse, cibo ad alto contenuto calorico e bonazze tettone che entrano ed escono dal mio letto) sarebbe andata in pasto ai leoni, avrei subito fatto retromarcia e sarei rimasta a dormire fino a tardi. 
Avrei tranquillamente perso il treno che ero costretta a prendere praticamente tutti gli anni e avrei inventato una scusa plausibile per mia madre...
Ma visto che non lo sapevo, mi costrinsi a scendere dal letto, rimpinzare la mia secolare tracolla dei Linkin Park ed infine salii sul treno maledetto…
 [..]

"Non è normale" penso, guardando truce i vestiti esposti sul mio letto, di sicuro non miei.
Tutti gli anni mia madre ruba dei vestiti dall'armadio di Camilla cercando di rifilarmeli per non farmi mettere i miei "obbrobri" come li chiama lei.
A quello ormai ci ho fatto l'abitudine, ma non farò mai l'abitudine al fatto che la mia dolce sorellina indossa vestiti che nemmeno le prostitute francesi!

Mi asciugo i capelli neri, così corti che mi bastano due botte di asciugamano e ho fatto.
Prendo la mia famosa tracolla, cercando qualcosa di mio da mettere; preavviso: non vi aspettate Chanel o simili, sono più tipo da Hardrock e mercatino.
Tiro fuori i miei pantacollant neri (una costante nel mio abbigliamento), anfibi rossi e una lunga canotta nera (tanto in casa c'è l'aria condizionata).
Non sono mai stata tipo da gioielli, quindi ne faccio volentieri a meno, tranne che per l'anello in ferro che fascia quasi tutta la terza falange del mio anulare sinistro; non fraintende, non è una fedina, anzi: è una promessa a me stessa, di non innamorarmi mai... 
Ma i dettagli più tardi.
I capelli mi solleticano la nuca e, soddisfatta della mia immagine, scendo di sotto.
[..]

La casa dei miei è una di quelle villette con giardino poco fuori città, dove di solito si pensa che vivano famiglie felici con cani e sorrisi da pubblicità... E una volta lo pensavo anch'io.
Ma ora, l'ampio soggiorno e il giardino addobbati a festa, mi fanno solo sentire fuori posto.
Noto subito mia madre, circondata dalle sue amiche pettegole, e non molto distante vedo la loro progenie fare un remake adolescenziale della scena.

<< Ehi Kia! >> mi giro, ritrovandomi faccia a faccia con l'unica persona che forse in questa massa non mi dispiace.
<< Ciao Mick, come va? >> saluto così Michele Tevia, una volta mio vicino di casa.
Le nostre madri avevano sempre pensato che un giorno saremmo stati fidanzati ma, quando lui si è dichiarato e io gli ho detto la verità, è andata distrutta un'utopia... Se ci ripenso mi viene ancora da ridere.

<< Che ne dici di fare due chiacchiere con una bottiglia in mano? >> chiede Mick, portandomi in cucina. E' casa mia, ma ormai la conosce quasi meglio lui..!
E così apriamo le due nastro azzurro di papà, iniziando a parlare del più e del meno. Solo che c'è qualcosa che non mi torna...

<< La prossima volta che dici "Camilla ha.." giuro che ti trucido! >> esclamo, sbuffando.
<< Gelosa? >> chiede lui, ghignando apertamente.
<< Nei tuoi sogni. >> gli rispondo a tono, sorridendo a mia volta. E sto per continuare, quando...
<< Chiara, vieni un attimo! >> dice mia madre, affacciandosi in cucina.
[..]

<< Chiara! Ma come ti sei fatta bella... >> esclama Giusy Derrillo (migliore amica di mia madre), abbracciandomi fino a farmi perdere il fiato. 
Accanto a lei, suo marito Augusto aspetta il mio rilascio per stringermi calorosamente la mano, rinunciando ad attentare alla mia gabbia toracica.

<< Sai cara, io e tua madre stavamo parlando di quanto debba essere meravigliosa Parigi! >> disse Giusy, zuccherina.
<< E' vero, è meravigliosa. >> dico, sorridendo.
<< Beh, questa sì che è una fortuna! Chiara, tesoro... >> smettò momentaneamente di ascoltare.
Se mia madre usa quel'appellativo sdolcinato con me significa che sta per chiedermi qualcosa e che non mi farà piacere...

<< ... Chiara, allora, te la ricordi Francesca?! La figlia di Augusto e Giusy! >> esclama mia madre, contrariata.
Ovviamente si è accorta che non la stavo ascoltando...
<< Sì mamma, è l'amica di Camilla, giusto? >>
<< Esatto! Beh, come sicuramente saprai, quest'anno lei e Camilla si sono diplomate. Come invece sicuramente non saprai, Francesca è stata ammessa all'università di Parigi! >> continua mia madre, tessendo le lodi della ragazza.
Se fossi stata da sola con mia madre avrei risposto qualcosa del tipo “Devo prendere un croissant anche per lei la mattina?”, ma non è il momento di usare il sarcasmo.

<< Dunque? >> 
<< Dunque ci chiedevamo se tu potessi essere così gentile da ospitarla nel corso dell'anno scolastico. >> dice placidamente mia madre.
Sapete quando vi ritrovate senza parole e volete a tutti i costi trovare una balla per evitare di fare qualcosa che non volete assolutamente fare? Ecco come mi sento io ora.

Mia madre riprende a parlare: << Ovviamente solo per la durata del primo anno, il tempo di trovare altre ragazze con cui trovare un appartamento decente. >>
"Sono con le spalle al muro", mi rendo conto.
Quindi faccio l'unica cosa che mi è possibile fare: << Accetto. >>
dico, con rigida disinvoltura.
[..]

<< Francesca puoi venire un attimo? >> quasi urlano i coniugi Derrillo, dopo avermi ringraziata non so quante volte.
Mi copro le orecchie, voltandomi.

La folla alle mie spalle (se così si possono chiamare una mezza decina di famiglie e qualche single radunati nella stessa stanza), si apre, facendo spazio una ragazzina dai lunghi capelli rossi.
Il viso a cuore è pallido e delicato, gli occhi smeraldini circondati da uno spesso filo di matita nera e le labbra coperte da un rossetto rosa da bambina. 

Ci squadriamo a vicenda da capo a piedi, lei mi guarda con disprezzo e.. curiosità? 
Io mi limito all'indifferenza.
La vedo trasalire leggermente, quando i suoi smeraldi si posano nei miei occhi: neri, neri come l'ossidiana.
[..]

"Beh, ha reagito bene!" penso, ironica. 
Penso che non abbia urlato tutto il suo astio solo per non attirare attenzione, e sorrido.
Il suo disgusto è quasi appagante, mi fa sentire potente...
"A te basta molto poco per sentirti potente, eh." dice una vocina fastidiosa nella mia testa.

La osservo. Posso immaginarmele: la figlia che si lagna a morte perché non vuole convivere con una lesbica deviata e la madre risponderle di stamparsi un sorriso in faccia e accettare la proposta di mia madre senza fare storie. 

Le vedo tornare, distogliendomi dai miei pensieri.
Giusy sorride a mia madre che, sorridente, annuncia: << Ebbene, domani avrai una compagna di viaggio, Chiara! >>
[..]

Il viaggio procede, lento e con la più completa assenza di dialogo.
I RHCP (Red Hot Chilli Peppers) mi suonano nelle orecchie e, finché ci sono loro, non ho bisogno d'interagire col mondo esterno.

Eppure mi sento osservata.
Girandomi verso di lei, la sorprendo a guardarmi. Ovviamente, distoglie subito lo sguardo, arrossendo. Con uno sbuffo mi levo le cuffie e, con un movimento rapido, le afferro il mento.

Ora è vicina, l'ho portata a due millimetri dalle mie labbra.
Ha gli occhi sgranati, e io godo della sua paura. 

Con una qualsiasi ragazza non sarei così, ma lei porta con sè tutto ciò che io odio...

<< Non darmi problemi ragazzina. >> sibilo, e i suoi occhi si sgranano ancora di più.
Potrei baciarla, e so che non rimarrebbe molto a Parigi. 
Potrei baciarla e direi addio a tutti i miei problemi.
Potrei baciarla e cedere alla tentazione che mi tormenta da quando l'ho conosciuta.

Ma non lo farò, non ci tengo ancora a morire per mano di Alessandra Melsi. 
 




CONTINUA...




Nota dell'autrice:
Ecco a voi il primo capitolo riscritto di "Love in Paris". Spero di far uscire al più presto il secondo e anche quelli che seguiranno.
Io e Wild ci auguriamo che vi piaccia e vi preghiamo di comunicare se volete che la gestione della storia ripassi alla vecchia autrice.
Alla prossima, TMC e WBM.






   
 
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