Valy88, sono contentissima di risentirti! E' un piacere sapere che leggi anche questra FF, come vedi penso che entrambi siamo appassionate della saga di Twilight, al momento sto leggendo Breaking Dawn... un'ottimo spunto per proseguire questa storia.
Grazie mille a Princess of Vegeta6, Argentlam, Marco, la mitica Stizy e tutti coloro che mi hanno aiutato. Anche se, ed è davvero strano dirlo, non c'è nessun Beta in questa storia: solo grandi amici che hanno scelto di sopportarmi ancora. =)
[ps: scusate per gli eventuali errori di battitura]
Buona lettura
Capitolo
4
Inseguimento nel bosco
Un
colpo. Poi un altro. Poi un altro ancora.
Bella
si svegliò di soprassalto, nel cuore della notte, il viso illuminato dai
flebili raggi lunari che filtravano attraverso i grossi vetri della finestra.
Tastò immediatamente il materasso. Edward non c’era. Aveva trascorso gran parte
della serata con lei, cullandola finché non si era addormentata. Dov’era
andato?
Un
altro colpo secco alla finestra la fece trasalire. I vetri vibrarono forte,
producendo un sordo eco che si diradò in tutta la camera.
Bella
scivolò fuori dalle coperte e scoprì di essersi addormentata vestita. Non
riuscì a trovare il tempo per realizzare ciò che stava succedendo. Si sistemò i
jeans nel tragitto, affrettandosi a raggiungere la finestra, incespicando nelle
All Star slacciate.
L’ennesimo
scoppio le vibrò nelle orecchie come lo sparo di un fucile. Intravide un
minuscolo sasso sbeccato che rimbalzava sul lastricato del terrazzo.
L’aria,
sul terrazzo, era gelida e tagliente. Si sporse con gli occhi resi ciechi dal
sonno e non intravide altro che una fitta e lugubre vegetazione.
<<
Bella!>>
Una
voce. Roca, affannata. Ansiosa di rivederla.
<<
Bella!>> Jacob balzò fuori da un cespuglio. La sua sagoma robusta si
stanziò nell’oscurità, più alta e massiccia del solito. Per farsi notare, agitò
entrambe le mani nella sua direzione. Indossava solo un logoro paio di jeans e
il suo petto muscoloso era segnato da profonde cicatrici. I suoi capelli,
rasati quasi completamente, luccicavano di sudore.
<<
Che cosa diavolo ci fai qui?>> Bella si sforzò di parlare piano, ma intuì
che Edward già sapesse che cosa stava succedendo. Non c’era alcun bisogno di
moderare la voce, con un vampiro in grado di leggere nel pensiero nelle
vicinanze. << Mi hai fatto prendere un colpo, Jake!>>
<<
Non c’è tempo per discutere. Devi allontanarti subito da casa Cullen. Ti
accompagnerò al sicuro!>>
Bella
strinse con più foga la ringhiera del piccolo terrazzo. << Che cosa ti
salta per la testa, eh? E’ da matti venire qui in piena notte per…>>
<<
Non c’è tempo, maledizione!>> la esortò Jacob. E in quello sguardo
allarmato scoprì che non stava affatto scherzando. << Salta giù dal
terrazzo. Ti prendo io.>>
L’idea
che Jacob fosse piombato nel cuore della notte per portarla chissà dove, senza
una giustificazione logica, la rese nervosa. Inghiottì a stento e diede
un’altra occhiata alla manciata di metri che la separavano dal suolo. Strinse
con più foga la ringhiera metallica. << Non muovo un passo finché non
avrò scoperto perché sei qui.>>
<<
Ti racconterò tutto strada facendo. Adesso salta!>>
<<
Non ci pensare nemmeno.>> ringhiò Bella.
<<
Avanti, non eri tu quella che insisteva per gettarsi giù dagli scogli?>>
Jacob emise un latrato cupo, che poteva vagamente assomigliare a uno sbuffo
scocciato. << Non dovrebbe essere un problema per te saltare da un
terrazzo, dopo esserti quasi ammazzata un anno fa.>>
<<
Che cosa vuoi da me, Jacob Black?>>
<<
Voglio solo portarti al sicuro. Hai la mia parola. Ti dirò ogni cosa non appena
saremo lontani da casa Cullen. Ma ti prego, non costringermi a usare la forza.
Non con te, Bells.>>
Bella
strinse gli occhi in due fessure. In un breve attimo capì di non avere alcuna
scelta. Se un licantropo aveva varcato il confine senza invito, significava che
c’era un buon motivo per farlo. Tornò a scrutare il volto corrugato di Jacob e
si sporse leggermente in avanti, avvertendo la sgradevole sensazione di vuoto
allo stomaco quando scavalcò la ringhiera con una gamba. Vi rimase cavalcioni,
immobile e tremante, senza sapere come riuscisse incondizionatamente a dargli
retta. E se non fosse riuscito ad afferrarla in tempo? Si sarebbe sfracellata
sulla Volvo. O ancor peggio.
<<
Coraggio, Bells. Lasciati andare.>> Jacob, sotto di lei, divaricò le
gambe e si preparò ad afferrarla. Era abbastanza forte da prenderla al volo con
una mano sola, senza sforzo. << Conterò fino a tre. Poi verrò a prenderti
io. E’ l’ultimo avvertimento.>> Un altro latrato teso. << Uno…>>
<<
Al diavolo!>> Bella inspirò profondamente e si lasciò andare. Le All Star
si staccarono dalla terraferma, librandosi nel vuoto per qualche lungo istante.
La caduta durò un istante. Non ebbe il tempo di riflettere. Il suo urlo
stridulo terminò fra le braccia forti di Jacob. Fu come atterrare su un grosso
materasso rigido e avvolgente. Jacob la strinse a sé e non accennò a farla
scendere. Un sorriso sollevato si aprì sul suo viso, non appena gli occhi di
Bella incrociarono i suoi.
<<
Sei tutta intera?>>
<<
Più o meno.>>
<<
Ti è piaciuto il tuffo?>>
<<
Non vedevo l’ora di gettarmi da un terrazzo alle tre e mezzo del
mattino.>>
<<
Non essere così tragica.>> Jacob sollevò un sopracciglio. << Ti
fidi di me, Bella?>>
<<
Ho un po’ paura a rispondere.>>
<<
Promettimi che non aprirai bocca finché non saremo arrivati.>>
<<
Arrivati dove?>> domandò lei, sconcertata.
<<
Adesso voltati, per favore.>> Jacob lasciò delicatamente la presa sui
suoi fianchi e lasciò che si rimettesse in piedi, barcollante, con la schiena
pervasa dall’adrenalina della caduta libera e i capelli arruffati.
Bella
si portò entrambe le mani alle tempie e si sforzò di mantenere la calma.
<< Va bene.>> Gli diede la schiena e avvertì il rumore della zip
che si abbassava. Un attimo dopo i jeans di Jacob erano abbandonati sull’erba
umida vicino al selciato. Ne seguì un sospiro più profondo, accompagnato dal
sibilo del vento che scosse qualcosa di ben più grande del corpo di un essere
umano. Adesso, nonostante non potesse vederlo, poteva avvertire l’enorme mole
spostarsi sulle quattro zampe pelose. Il suo ringhio rintanato nella gola
possente. Gli artigli che si conficcavano nel terreno ad ogni passo.
Si
voltò lentamente. Molto lentamente. Facendo attenzione a dove metteva i piedi
per non rovinargli addosso.
<<
Sei più grosso e peloso del solito, Jake.>>
Il
lupo la guardò con i suoi occhi giallastri. Non sembrò particolarmente
risentito dalla sua affermazione. Piegò il muso in avanti, flettendo le zampe
anteriori in un chiaro cenno d’invito: voleva che salisse sulla sua groppa, per
portarla chissà dove. Edward l’avrebbe ucciso. Lo sentiva. L’avrebbe ucciso e
spolpato fino all’ultimo osso. Ma qualcosa le disse che quella era la cosa
giusta da fare. Altrimenti perché comparire d’improvviso a quell’ora per
rapirla?
Dopo
un attimo di esitazione, Bella si fece avanti e balzò a fatica sul suo dorso peloso,
annaspando alla ricerca di una presa salda attorno al suo collo. Si artigliò al
suo manto fulvo e Jake grugnì soddisfatto, facendole capire che non provava
alcun dolore.
Si
riassestò sulle quattro zampe e, con uno scossone, scattò rapido verso il bosco.
Le sue anche si muovevano ritmiche e
veloci, sballottandola da una parte e dall’altra della sua schiena, al tal punto
che Bella fu costretta a puntare i piedi contro i suoi fianchi possenti per
evitare di essere sbalzata via.
<<
Fai attenzione, o finirò spalmata contro un albero!>> ululò Bella.
Jake
emise un ringhio che le risuonò alle orecchie come una risata. Aumentò la
marcia, superando con ampie falcate il sentiero puntellato di pozzanghere. Il
miscuglio di fango e muschio lungo la strada produceva un calpestio umido sotto
le sue zampe. Bella si strinse con più foga al suo pelo rossiccio. Alcuni
schizzi di fango la raggiunsero al volto, macchiandole la maglia ed i risvolti
dei pantaloni.
Non
seppe quanto rimase avvinghiata a Jake, né tantomeno quante miglia percorse sul
dorso di un licantropo. Quando riaprì gli occhi – e fu come se fossero
trascorse ore – si trovavano in una piccola radura nel cuore della foresta.
Erano nei dintorni di La Push. Poteva avvertire gli scrosci delle onde del mare
contro gli scogli, in lontananza, e il ritmico gracchiare dei grilli nascosti
nell’erba alta.
Jake
si accucciò per permetterle di scendere, poi guizzò rapido dietro alcuni grossi
cespugli.
<<
Non vedo l’ora di ascoltare la tua storia, Jake.>> borbottò Bella. Era
sollevata di poter finalmente calpestare il terreno con i suoi piedi. <<
Muoio dalla voglia di scoprire cosa ci faccio in questo posto!>>
Jake
ricomparve pochi istanti dopo nelle sue sembianze umane. I jeans scoloriti che
aveva stretto fra i denti durante la corsa nella foresta recavano alcuni grossi
tagli all’altezza delle cosce e delle ginocchia. Bella poté azzardare che
fossero di moda, ridotti in quello stato. Ma sapeva che Jake non aveva mai
badato a quell’aspetto del proprio guardaroba.
<<
Sei in pericolo, Bells.>> disse.
<<
Perché non ne sono sorpresa?>> sbottò Bella. << C’entrano i Cullen,
vero?>>
<<
Non sono loro i succhiasangue a cui
mi sto riferendo.>>
<<
E chi, allora?>>
Jacob
prese un respiro profondo. << Un succhiasangue
è stato a La Push, Bella. Ma non era dei Cullen. Ha perquisito il mio garage ed
è scomparso prima che ce ne accorgessimo. Come se si fosse volatilizzato.>>
<<
Che cosa?>>
<<
Hai sentito bene. Ce ne siamo accorti troppo tardi. Pare impossibile che il
nostro fiuto ci abbia traditi, ma è così. Non abbiamo avuto tempo per
raggiungere il mio garage e incastrarlo. E’ lo stesso che ti ha seguita fino al
confine a bordo della Audi. Lo stesso che ti ha spiata a casa Cullen quando il
tuo… ragazzo ti credeva al sicuro.>>
Jacob strinse i pugni lungo i fianchi e non riuscì a trattenere un sospiro più
profondo ed allarmato del solito. << E’ anziano e potente. Io, Embry e
Sam abbiamo pattugliato il bosco per tutta la notte. Ci siamo accorti solo
un’ora fa che le scie erano due.>> Allargò le braccia, in un ampio cenno
che indicava la foresta attorno a loro. << In questo momento si stanno
dirigendo a casa Cullen per cercarti, Bella. Ti sono stati alle costole per un
giorno intero, senza mai perdere le tue tracce. Hanno abbandonato la Audi per
evitare che li trovassimo, e si sono nascosti chissà dove in attesa che tu
uscissi allo scoperto.>>
Bella
pensò ai Volturi. Nessun altro era in grado di riservarle una sorpresa del
genere. Iniziò a tremare da capo a piedi, senza controllo, ripensando agli
avvenimenti delle ore precedenti come il vecchio remake di un film in bianco e
nero. << Vogliono me.>> disse. Ed era una certezza ormai
consolidata.
<<
Ti ho portata via prima che fosse troppo tardi. Il tuo succhiasangue dovrà ringraziarmi.>>
<<
Edward avrebbe dovuto accorgersene da un pezzo.>>
<<
Lui e i suoi fratelli sono usciti di casa poco dopo mezzanotte. Ti hanno
lasciata solo con le due femmine. Anche loro avevano fiutato le tracce di due
intrusi.>>
Un
nodo doloroso le strinse lo stomaco. << Dove si trovano ora?>>
Jacob
annusò l’aria. << Da qualche parte, a Ovest.>> mormorò. << Ma
non è di loro che devi preoccuparti in questo momento. I freddi li hanno
incastrati. Uno di loro si è spinto fino a Port Angeles, attirando su di sé i
Cullen, mentre il compagno avanzava indisturbato verso la villa. Ha camuffato
il suo odore.>>
<<
Stai dicendo che in questo momento un vampiro sta per attaccare i
Cullen?>>
<<
Non lo so. Non conosco le sue intenzioni. Ma so per certo che vuole te. Non gli
interessa fare la guerra con i Cullen. Vuole solo te.>>
<<
E per quale motivo sarebbe così interessato a me?>> fece eco Bella,
acida.
Jacob
scrollò le spalle. << Non lo so. Dimmelo tu.>>
<<
Che cosa ti dovrei dire, che sono una naturale calamita per guai e vampiri
assetati di sangue?>>
<< Forse.>> Jacob le strizzò l’occhio. << Devi stare
tranquilla, finché sei con me. Questo è il territorio dei Quileute. Nessuno ti
farà del male.>> Le posò istintivamente una mano sulla schiena,
aiutandola ad avanzare lungo il sentiero che conduceva nella fitta vegetazione
alle spalle della radura. Raggiunsero un tronco spezzato, abbandonato
orizzontalmente sul terreno, e Bella pensò immediatamente al loro rifugio
felice di La Push in riva al mare. Ma in quella notte senza stelle, nulla al di
fuori di quel ceppo le ricordava l’innata serenità della spiaggia. Si sentiva
esausta, eppure non era stata lei ad attraversare di corsa il bosco: si era
limitata a stringersi al pelo arruffato di un lupo mannaro, in compenso. Ma non
era la stessa cosa.
Jacob
si sedette sul dorso del tronco di legno e attese che Bella lo imitasse, prima
di schiarirsi la voce e iniziare a parlare. << Hai paura, non è
così?>>
<<
Non ho paura.>> sbottò Bella, come una bambina stanata a rubare le
caramelle.
<<
Io dico di sì.>> Jacob le fece scorrere un braccio attorno alle spalle. <<
Lo sento.>>
<<
Lo senti?>>
<<
Il mio olfatto è molto sviluppato rispetto a quello dei comuni esseri umani,
Bells. Dovresti saperlo.>>
Bella
annuì. << Come potrei dimenticarmene?>>
<<
Ti ho detto di stare tranquilla, Bells. Nessuno ti farà del male, fino a quando
ci sarò io.>>
Ne
seguì un breve istante di silenzio. Jake iniziò a giocherellare con un
ramoscello che recuperò dall’erba umida, come se si stesse sforzando di non
dirle altro. Era un comportamento strano: in certi casi si dimostrava
eccessivamente premuroso e protettivo con Bella. In altri, mosso da una forza
invisibile, si comportava con maggiore distacco. Poi, ad un tratto, gli occhi
di Jake guizzarono sui suoi. Si osservarono in silenzio per qualche
interminabile istante.
<<
Ho una cosa da dirti, Bells.>>
<<
Lo so.>> mormorò Bella, che si strinse nelle spalle. L’aveva intuito per
l’ennesima volta. Dimostrazione di quanto conoscesse il suo carattere, nelle
sfaccettature più profonde.
<<
Hai intenzione di rimanere in mezzo alla foresta finché i vampiri non se ne
saranno andati?>>
<<
Adoro quando cambi discorso per non ammettere la verità.>>
<<
Io non ho paura, Jake. Sono solo… preoccupata.>> Bella afferrò il braccio
di Jacob attorno alle sue spalle e lo allontanò bruscamente. << Per la
miseria, mi hai rapito in piena notte dicendomi di essere in pericolo! Non
riesco a sopportare quando vi comportate così. Certamente non muoio dalla
voglia di essere aggredita da qualche…>>
<<
Sssht.>> Jacob la attirò nuovamente a sé con uno strattone. Le cinse i
fianchi mentre si gettava bruscamente a terra, ai piedi del tronco d’albero
rovesciato, e Bella avvertì uno strappo nei pressi dell’ombelico mentre
precipitava sul terriccio umido e rotolava insieme a lui, stretta nella sua
morsa bollente. La sua pelle era come metallo incandescente. Cercò di
divincolarsi, in vano, senza riflettere, sentendosi come un roditore chiuso in
trappola.
Jacob
le posò una mano sulle labbra, regalandole uno sguardo allarmato e severo.
<< Non ti muovere.>> sussurrò. << Rimani qui.>>
<<
Che cosa…>>
<<
Rimani qui.>> ripeté lui, con più foga, che non smise di stringerla
convulsamente a terra, senza concederle la possibilità di muovere alcuna
giuntura del corpo. << C’è qualcuno.>>
<<
In che senso c’è qualcuno?>> squittì Bella. E in quell’istante si poté
intravedere nei suoi occhi color nocciola il terrore più cieco.
Jake
la liberò dalla sua presa. Si rialzò lentamente, attento a non compiere
movimenti bruschi. Le si accucciò accanto facendole cenno di non imitarlo.
Voleva osservare cosa stava succedendo attorno a loro. Forse aveva fiutato
qualcosa. I suoi occhi si muovevano a destra e a sinistra, simili a quelli di
un randagio rabbioso. Poi s’immobilizzò. Scrutò il buio attraverso le fronde
degli alberi, emettendo un ringhio rauco.
<<
Jake, ti prego, dimmi cos’hai fiutato.>>
Lui
si chinò un’ultima volta per osservarla negli occhi. << Promettimi che
non ti muoverai di un solo passo finché non sarò di ritorno.>>
<<
Chi c’è là fuori, maledizione?>>
<<
Promettimelo.>>
Bella
sbuffò. << Siete ossessivi. Magari è solo una lepre. O un animale
notturno. O un qualcosa del genere. Non fate altro che trattarmi come una
bambola di porcellana.>>
<<
La mia non era una domanda, Bella.>>
<<
Perché stai facendo tutto questo per me?>> Quelle parole le uscirono
spontanee, improvvise, così fulminee che le pronunciò prima di trovare il tempo
materiale per pentirsene. Lei lo sapeva. Sapeva perché Jacob si comportava così
possessivamente nei suoi confronti, e non negava un certo conforto nel sapere
di averlo sempre accanto nelle situazioni più difficili.
Un
attimo dopo le labbra di Jacob erano sulle sue. Un bacio veloce. Fugace.
Inaspettato.
Bella
non reagì. Non ne ebbe le forze. Le mani di Jacob intrappolavano i suoi polsi e
le impedirono di schiaffeggiarlo. Seppe che, anche se avesse tentato di
colpirlo, lui non avrebbe provato alcun dolore.
<<
Ti basta come risposta, Bells?>>
No.
Non le sarebbe mai bastato. Così come altrettanto non voleva limitarsi a
guardarlo: se solo avesse potuto scatenare l’ira profonda che la stava
lentamente infiammando, se solo avesse avuto le capacità di Edward o di Jasper
per poterlo sistemare come meritava...
Maledetto.
Come si era permesso?
<<
L’amore è un sentimento difficile da
controllare, Bella Swan.>>
Quando
Bella riaprì gli occhi, confusa e spaesata, scoprì che Jacob era sparito. Al
suo posto, come se si fosse materializzato dal nulla, in un fruscio di vento,
c’era una figura alta e snella, stanziata nella penombra argentea proiettata
dalla luna. Le sue labbra bruciavano ancora dell’intenso calore di Jacob,
mentre la figura si muoveva lentamente verso di lei, leggera, sottile, quasi
fosse composta d’aria. Era un ragazzo. O forse un uomo? Indossava un soprabito
nero di velluto lungo fino alle ginocchia, dei jeans di bella fattura, una
camicia nera che faceva contrasto con la sua pelle pallida e diafana.
Bella
osservò senza fiatare la sua chioma di capelli corvini, corti e spettinati, che
gli ricadevano disordinatamente sulla fronte, sopra gli occhi di un accecante
blu intenso. Il suo fascino rifletteva l’ombra misteriosa dalla quale era
comparso, senza alcun preavviso né rumore. E la sua voce, più profonda e calata
di quella di Edward, sembrava divertita.
<<
A volte è spietato: può annullare l’anima
di una persona, a discapito di un’altra.>>
L’individuo
si scostò di lato, quel tanto che bastava da lasciar intravedere il corpo
immobile alle sue spalle.
Jacob
scrutava il vuoto, in una posizione goffa e alquanto innaturale, come se stesse
allungando le braccia nella sua direzione, le labbra semichiuse, gli occhi
spalancati che osservavano un punto indeterminato del bosco. Il vento aveva
smesso di sibilare, attorno a loro, così come le foglie erano immobili a
mezz’aria, gli insetti fermi come punti neri nello sfondo di un quadro
pittoresco.
Bella
inspirò profondamente una boccata d’aria. Non riusciva a ragionare. Una forza
ignota si era impossessata del suo cervello, a tal punto da non farle provare
paura. Voleva semplicemente aprire gli occhi e scoprire che si era trattato di
un incubo.
<<
Non è magia, se è questo che ti stai
chiedendo. La magia è solo un’illusione. Un po’ come l’amore, Bella Swan.>>
L’individuo si voltò verso di lei, mentre faceva scorrere le dita lunghe e
affusolate lungo il profilo pietrificato di Jake. << Ognuno di noi sfrutta al meglio le nostri doti. E’ un po’ come leggere
nel pensiero, predire il futuro o arrecare del dolore fisico alle persone.>>
<<
Tu sei un vampiro.>> concluse Bella, e un brivido le corse gelido lungo
la schiena.
<<
Preferisco essere chiamato con il mio nome.>> Un sorriso sghembo si aprì
sul suo volto affilato. << Se non ti dispiace.>>
<<
Libera Jake.>> ringhiò Bella.
<<
Liberarlo? Quel cane non è vincolato da nessun incantesimo, nulla può
impedirgli di muoversi e attaccarmi. E, magari, ridurmi in un sol boccone come
il più deplorevole dei mannari della sua specie. E’ il tempo a impedirglielo. Non certo io.>>
<<
Tu… sei in grado di fermare il tempo?>>
<<
Cristian Rowles. Il mio nome è Cristian Rowles.>>
Per
un attimo il suo cuore rallentò, e Bella rasentò un attacco di panico. Rowles.
Aveva sentito nominare quel nome da Edward, a casa Cullen. Erano la famiglia di
vampiri più antica e potente di Londra, e il prestigio che godevano perfino a
Volterra ne era un chiaro segnale. Era di fronte a un ventenne millenario, un
essere privo di scrupoli, ma apparentemente innocuo.
<<
Se ti stai chiedendo il motivo della mia comparsa, Bella, la risposta è molto
semplice. Ho bisogno di scambiare due chiacchiere con te. Il perché potrai dedurlo da sola.>>
Un altro sorriso, ma questa volta nulla di buono parve trasparire nel suo
sguardo.
Era
in trappola, come un topo che si era rinchiuso nella gabbia con le sue stesse
forze, lontana da chiunque fosse in grado di salvarla.
Cristian
schioccò le dita, e d’improvviso fu come se qualcuno avesse premuto il tasto
“play” sullo stereo: tutti i rumori della foresta tornarono a vibrare attorno a
lei, racchiudendola nel guscio naturale della notte, stretto fra le fronde
degli alberi. Il paradiso muto in cui aveva vissuto era stato orribile. E
perfino Jake, che cadde a terra annaspando, si accorse che qualcosa di grave
era appena accaduto. Lo osservò rimettersi in piedi barcollando, ed
immediatamente digrignare i denti in direzione del vampiro.
Ma
Cristian Rowles aveva levato una mano in alto, nella sua direzione. <<
Non ti conviene attaccarmi, lupacchiotto. Moriresti prima di comprenderne l’errore.>>
Ridacchiò. << Che c’è, cane? Ti sorprende il fatto che io riesca a
impedirti di muoverti, non è vero?>>
<<
Eri tu.>> ringhiò Jake, con una smorfia contratta. << L’hai seguita
fino al confine.>>
<<
Non è mia intenzione infrangere il patto.>>
<<
Come fai ad esserne a conoscenza?>>
<<
Io so molte cose.>> rispose il vampiro. << Molte più di quante tu
possa immaginare.>>
Bella
si sentì un essere insignificante, al loro cospetto. La forza dei loro sguardi
era lampante, così come l’aria densa di rabbia e di ira repressa, annidata
ferocemente nei loro arti pronti a scattare al più flebile soffio di vento. I
due si squadrarono da capo a piedi, iniziando a camminare lateralmente. Jake
ringhiava. Il vampiro, invece, sembrava sorprendentemente calmo, per nulla
intimorito dalla presenza di un licantropo nella foresta.
<<
Morirai per ciò che hai detto.>> lo minacciò Jacob.
<<
Sto già morendo. Per la paura.>>
Jake
emise un latrato feroce. Le sue mani iniziarono a tremare. << Perché
siete qui, succhiasangue? Che cosa volete da Bella?>>
<<
Che eroe.>> lo sbeffeggiò il
vampiro. << Puzzi meno di quanto tu sia patetico.>>
Jacob
si acquattò in una tipica posizione da battaglia. Fece leva sulle gambe e compì
un balzo animalesco nella sua direzione. Ma, mentre il suo corpo librava
violento in aria, il suo attacco andò repentinamente a vuoto: era nuovamente
immobile. Fermo come una statua di gesso, i denti in bella mostra e gli occhi
iniettati di rabbia.
Il
vampiro si concedette il divertimento di rimirare quell’immagine, a suo modo
divertente, per poi schioccare le dita. Era un gesto teatrale. A Bella parve
che Rowles fosse in grado di fermare il tempo per brevi intervalli quando e
come volesse.
Jacob
precipitò al suolo ed emise un rantolo di vendetta. L’affronto gli scottava
ardente sulla pelle, e già si stava preparando al contrattacco.
<<
E’ inutile, Jake!>> ululò Bella, in preda alla disperazione. <<
Smettila, ti prego!>>
<<
Ti ucciderà.>> soffiò Jacob.
<<
Ucciderà anche te, se è per questo, finché tenterai di sfidarlo!>>
Il
volto pragmatico di Cristian Rowles si piegò in un sorriso soddisfatto.
<< L’umana ha ragione, cucciolo. Che ti prende? Vuoi per caso una
rivincita?>>
<<
Voglio solo cancellare quel sorriso idiota dalla tua faccia, prima di lacerarla
a morsi!>> latrò Jacob in risposta.
<< A quanto pare, le leggende sull’innata
stupidità dei cani erano
fondate.>> Il vampiro si mosse con passo leggero verso Bella, e Jacob –
che sembrava essersi arreso all’idea di combattere – seguì ogni suo movimento
con gli occhi vigili di un falco. Era come un gioco, per lui: aizzare un lupo e
godersi le conseguenze; giocare con una bambola di pezza, sotto il suo stretto
controllo. << Che cosa farai?>> lo punzecchiò Rowles, all’ennesimo
ringhio feroce di Jake. << Avviserai i tuoi fratelli per farmi sbranare?
Oppure ti batterai da solo per la salvezza della tua amata?>>
<<
Non farà né l’uno e né l’altro, Cris. A meno che tu non voglia infrangere il
patto che lega da secoli l’armistizio fra licantropi e vampiri.>>
Carlisle
comparve nella fitta vegetazione, impeccabilmente avvolto in una giacca a
doppio petto color mogano. La sua voce ferma e altera bastò per cancellare il
sorriso spavaldo dal volto di Rowles, che immediatamente rizzò la schiena e
compì qualche passo indietro, distanziandosi prontamente da Bella e Jacob.
<<
Se solo avessi avuto il buon senso di farmi visita – evitando così di mettere a
repentaglio inutilmente la vita di Bella e dei Quileute di La Push – te ne
sarei stato a dir poco grato.>>
<<
Io non ho niente da dirti, dottore.>> La voce di Rowles era piatta e
dosata. Indicò poi Bella con un cenno veloce del capo. << E’ lei che sto
cercando.>>
<<
Bene.>> disse Carlisle, impassibile.
Ne
seguì un breve istante di silenzio. Rowles era paralizzato. Si sforzava di
dosare ogni parola, visibilmente teso per la presenza del dottor Cullen. Bella,
osservandolo con più attenzione, scoprì ben presto che la sua non era semplice
ansia, bensì il terrore più puro.
<<
Non giungono buone notizie dall’Europa, Cris.>> proseguì Carlisle.
<< In Italia i Volturi non si stanno dando pace, e deduco che la tua
famiglia a Londra abbia avuto parecchi problemi dopo la morte di Susan.>>
<<
Non sono affari che ti riguardano, dottore.>>
<<
Ma riguardano mio figlio e, in un certo senso, quella che presto diventerà una neonata. Nonché la sua compagna.>>
E regalò a Bella uno sguardo protettivo, paterno e accondiscendente, che la
fece sentire al sicuro. << Se è tua intenzione parlare con Bella, dopo
aver attraversato l’oceano per rivolgerle la parola, non ho alcun problema a
negartene l’opportunità. Ma...>> soggiunse, calcando sulle ultime
sillabe. <<… lo farai in nostra
presenza. A casa Cullen.>>
<<
Io là non ci metterò mai piede.>> sbottò Rowles.
<<
Bene.>> disse Carlisle, che posò istintivamente una mano fredda sulla
spalla di Bella. << In tal caso, buon ritorno in Inghilterra.>>
<<
Aspetta.>> ruggì Rowles, e Bella seppe quanto si fosse sforzato per
aprire bocca. << Non sono qui per farle del male, dottore. Non mi mandano
i Volturi. E’ stato Lance a insistere per trovarvi.>> Chinò leggermente
il capo. << Mio fratello, da quando Susan è morta, non si sta più dando
pace.>>
Carlisle
sorrise, soddisfatto di aver trovato un compromesso. Allungò una mano nella sua
direzione, e fu come se gli stesse gettando addosso dall’acqua santa.
<<
Io non metterò piede a casa vostra, dottore.>> ribadì Rowles. <<
Verrà mio fratello, che sta pattugliando i boschi.>>
<<
Rapire Bella e portarla in Inghilterra senza il nostro consenso non è certo una
mossa saggia. Anche perché, come ben saprai, non siamo molto distanti da mio
figlio. E lui sa sempre ciò che stai pensando, Cristian. Sempre.>>
Rowles
ammutolì. Nei suoi occhi, un altro barlume di paura. << Quando,
dottore?>>
<<
Domani. Non prima del tramonto.>> rispose Carlisle. << Quando sarò
tornato dall’ospedale e tutta la famiglia potrà essere presente al vostro
arrivo.>>
<<
C’è poco tempo.>>
<<
Avete a disposizione l’eternità.>> s’intromise Bella, con coraggio.
<< Quanta differenza possono fare ventiquattrore?>>
Rowles
si voltò e la osservò per qualche lungo istante, che parve non finire mai.
<< Nessuna, per me.>> disse. << Ma molta per coloro che ci
vogliono morti.>>
Lo
sguardo fra Carlisle e il membro dei Rowles siglò il loro accordo. Dopo aver
regalato un’occhiata sprezzante a Jacob,e salutato Bella con un mezzo inchino
svolazzante, Cristian Rowles s’avvolse nel lungo soprabito e sparì nella notte.
Nel nulla dov’era apparso.
<<
Maledetto.>> grugnì Jacob, che si stava massaggiando i fianchi. Probabilmente
nella caduta si era rotto qualche vertebra. Un problema secondario, per un
licantropo dalla crescita ossea così rapida.
<<
Perché volevano portarmi via?>> domandò d’istinto Bella, troppo debole e
troppo spaventata per riuscire a sostenere altri episodi del genere. Si sentiva
svuotata, le ossa cave e leggere, la schiena ricurva come un punto
interrogativo. S’aggrappò al braccio di Carlisle e riuscì a mantenere il suo
equilibrio già fin troppo precario, mentre lui emetteva un sospiro profondo.
<<
Grazie per averla difesa, Jacob.>>
Jake
sollevò lo sguardo su Carlisle. I suoi occhi erano esterrefatti. << Non
sei arrabbiato con me, dottore?>> Si passò una mano nei capelli, come
ogni volta in cui si trovava a disagio. << Voglio dire, sono stato uno
stupido. L’ho portata via da casa vostra perché pensavo non fosse un luogo
sicuro. E invece…>>
<<
Hai fatto ciò che farebbe un amico. Non è da tutti scagliarsi a capofitto
contro un vampiro, Jacob. Ma sei riuscito a tenere Cristian Rowles abbastanza
occupato da permettere il mio arrivo. E di questo te ne sono grato.>>
<<
Dovere, dottore.>>
<<
Adesso seguitemi. Vi racconterò ogni cosa strada facendo.>> Guardò Jacob.
<< Hai bisogno di essere medicato, prima di tornare a La Push.>>
<<
Okay.>> acconsentì lui, nonostante avrebbe preferito trovarsi in
qualsiasi posto eccetto casa Cullen. << Ehi, dottore, nessuno mi aveva
mai detto che riuscivate a fermare il tempo.>> soggiunse poi, con una
smorfia. << Lo sapevate tutti, vero?>>
La
Mercedes di Carlisle era parcheggiata nel cuore del bosco, e Bella si chiese
come avesse fatto a raggiungere in auto un luogo così impervio.
<<
Cristian non ferma il tempo.>> disse Carlisle, mentre salirono a bordo.
<< Il tempo è oggettivo, Jacob. Noi vampiri lo vediamo scorrere più
lentamente di voi umani, e possiamo sopravvivere anche senza di esso. Cris si
limita a sfruttare alcuni… buchi
temporali… come strappi in un grande lenzuolo. E’ un dono. Solo gli esseri
viventi ne cadono vittime. Non a caso Bella, che ne è incredibilmente immune,
non ha avuto alcun danno dal potere di Cristian.>>
<<
Oh.>> biascicò Jacob. Si sporse dal sedile posteriore, scrutando
l’oscurità che scorreva fuori dal finestrino. << E’ un bel
casino.>>
<<
Non si ripeterà più, Jacob.>>
<<
I vampiri non smettono mai di sorprendermi.>> commentò Bella, che regalò
un sorriso a Carlisle.
Lui
ricambiò con una strizzata d’occhio. << Anche gli esseri umani, a volte.>>
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