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Autore: foodporv    14/12/2014    2 recensioni
Sarebbe rimasta lì ore ad ascoltarlo parlare nel suo accento marcato e nel suo gesticolare continuo e, diamine, avrebbe dovuto smettere di fare tutte quelle considerazioni su di lui: continuando in quel modo ci sarebbe ricascata e, gira e rigira, sarebbe stata un'altra delusione da aggiungere ad una lunga serie.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Zayn Malik
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prologo – Turn the other cheek



Evelyn si passò un leggero strato di burro-cacao sulle labbra leggermente screpolate. Odiava la  secchezza che sentiva ogni volta che le umettava con una veloce passata di lingua.
Sentì un po' di pelle d'oca a causa del venticello che tirava, le guance chiare avevano assunto un colorito rossastro, così come il naso.
Quella mattina il cielo di Manchester era tempestato di nuvole grigie, nemmeno uno sprazzo di luce, e, alzando lo sguardo, Evelyn constatò che di lì a poco sarebbe venuto a piovere.
Accelerò il passo, infatti, maledicendo Nathan, suo fratello, che quella mattina le aveva dato buca non portandola a scuola come era solito fare. Grugnì indispettita e alzò gli occhi azzurri al cielo.
Camminava spedita nella denim jacket rubata spudoratamente al fratello e nei suoi skinny jeans di un nero intenso. Il fatto che la giacca fosse più grande di almeno due taglie la rendeva più minuta di quando già non fosse, infatti le arrivava più o meno fino a metà coscia.
Sistemò meglio la tracolla di pelle che a causa del suo passo veloce continuava ad andare a sbatterle contro la gamba sinistra, rendendole la camminata più difficile e “perché ho un fratello stupido?”, si chiese mentalmente.
Si fermò sospirando quando arrivò davanti all'edificio in cui avrebbe dovuto passare le successive cinque ore. Capì di non essere riuscita ad arrivare in orario perché vide il cortile della scuola deserto, ad eccezione di qualche studente con il fiatone, in ritardo come lei.
Sbuffò frustrata prevedendo già la ramanzina che le avrebbe fatto quella di letteratura, nonostante fosse in ritardo di soli cinque minuti. Entrò nel grande edificio e s'incamminò con passo deciso verso la sua classe. Non bussò nemmeno perché vide che la porta era spalancata, quando mise piede nell'aula trovò i suoi compagni che chiacchieravano indisturbati mentre lei rivolgeva uno sguardo verso la cattedra vuota.
Vide una chioma castana, che riconobbe essere la sua migliore amica, avvicinarsi alla sua figura con un sorriso raggiante: «La Stevens è ammalata, si fa baldoria per due ore!» esclamò entusiasta. Subito dopo abbracciò Evelyn e le stampò un bacio sulla guancia.
«Mi stai dicendo che ho camminato come una stupida maratoneta per nulla?» chiese retorica Evelyn con espressione stizzita stampata in volto.
«A quanto pare sì, ma... Nate?» rispose Gwen, chiedendo a proposito del fratello dell'amica, sapendo fosse abituato a scarrozzarla a scuola.
Intanto erano andate al loro banco, in terzultima fila, ed Evelyn aveva poggiato la tracolla sul suo banco, sentendo subito una sensazione di sollievo all'altezza della spalla.
«Mio fratello è un idiota, oggi ne ho avuto l'ennesima conferma. Per cinque minuti in cui mi stavo allacciando le scarpe, se n'è andato lasciandomi a piedi. Secondo me l'hanno adottato» borbottò con tono serio, sicura dell'ultima frase che aveva pronunciato. Perché, , se suo fratello l'avesse aspettata probabilmente lei in quel momento non avrebbe avuto la sensazione di sembrare una barbona dai capelli spettinati.
«Tappa bar?» propose Gwen, dopo il monologo dell'amica sulle disgrazie col fratello. All'annuire della mora, insieme si diressero verso il piano inferiore della scuola con l'intento di ingozzarsi con le peggiori schifezze che sarebbero potute esserci. Dovevano approfittare dell'assenza di quell'arpia, era un evento più unico che raro!
Scesero due rampe di scale e sentendo delle urla di gente scalmanata provenire dalla loro classe «Se non la piantano di fare i primitivi, ci mandano qualche bidella a rompere le palle» mormorò Gwen, scuotendo la testa di fronte all'immaturità dei loro compagni di classe.
«Già! E dire che ormai hanno diciassette an-» Evelyn non riuscì a concludere la frase, data la scena che gli si era presentata davanti.
Marcus Saunders aveva le mani poggiate sui fianchi di una ragazza con cui stava pomiciando senza alcun ritegno. Niente di strano se non fosse stato per il fatto che erano passate soltanto due settimane da quando lui ed Evelyn avevano messo la parola "fine" alla loro relazione. Non era gelosa, davvero, le sembrava solo poco rispettoso nei suoi confronti.
Evelyn sospirò alzando gli occhi al cielo e cercò di fare finta di niente, reprimendo la voglia di tirare una sberla a quella faccia da schiaffi, cosa che si sarebbe più che meritato. Ancora si chiedeva come diamine avesse fatto a trascorrere del tempo con lui, sentendosi stupida nel rendersi conto che poco tempo prima, al posto di quella ragazza, c'era stata lei.
«È proprio un coglione!» esclamò Gwen, notando che i lineamenti del viso dell'amica si erano fatti più duri.
«Ma dai?» chiese retorica Evelyn, facendo assumere nuovamente al suo volto un'espressione serena.
Era arrivata alla conclusione che se Marcus dopo due sole settimane si era buttato già fra le braccia di un'altra, allora non era sicuramente quello giusto per lei.





«Avanti, non fare la stronza!» esclamò Evelyn dando pugni al vetro della macchinetta delle merendine.
Quella, avrebbe potuto definirla “una mattinata di merda”: suo fratello che rendeva pubblico il suo essere uno stupido di prima categoria, Marcus che faceva la respirazione bocca a bocca alle ragazze nei corridoi ed ora la macchinetta che non voleva saperne di darle gli oreo che aveva pagato anche troppo - una sterlina per sei stupidi biscotti poteva essere considerato furto.
Avrebbe potuto uccidere qualcuno, seriamente.
«Così non risolvi niente, lo sai?» una voce la fece sussultare, si portò una mano all'altezza del cuore e si girò di scatto.
Di fronte a lei c'era un ragazzo abbastanza alto e dai capelli scuri alzati in un ciuffo e rasati ai lati. I suoi vestiti sembravano abbinarsi col colore dei capelli: indossava una felpa nera, stesso colore dei jeans attillati che gli fasciavano le gambe magre - lo si poteva benissimo notare.
Il viso era squadrato, gli zigomi ben marcati e il naso dritto e affilato.
Evelyn lo osservò non riuscendogli a trovare un solo difetto.
«Beh? Rimaniamo qui a guardarci in faccia o vuoi fare qualcosa con quella?» borbottò il ragazzo, indicando con il capo la macchinetta che ancora non le aveva consegnato ciò che voleva.
«Le buone maniere non le conosci proprio o usarle con gli altri è un'esclusiva di cui solo pochi possono godere?» ribatté Evelyn, alzando un sopracciglio e incrociando le braccia sotto il seno.
Il ragazzo di fronte a lei a quelle parole iniziò a ridere sguaiatamente, trattenendosi lo stomaco e guadagnandosi un'occhiata truce da Evelyn. Il moro si ricompose ma non rispose alla domanda retorica che lei gli aveva posto; frugò nelle tasche dove trovò degli spiccioli e quando fece per metterli nel foro della macchinetta apposito, sentì una debole presa lungo l'avambraccio. Girò il capo verso Evelyn che «Cosa diavolo hai intenzione di fare?» chiese, non capendo l'intento del moro.
«Tu sei strana forte!» - constatò il moro aggrottando le sopracciglia, senza smettere di fissare Evelyn - «Comunque metto i soldi, seleziono il tuo stesso prodotto e, come per magia, darà il tutto ad entrambi» spiegò velocemente alzando le spalle. Mentre parlava aveva già svoltò tutto, un “bip” risuonò e due confezioni di oreo caddero nell'angolo apposito.
Dopo averle recuperate e averne allungata una ad Evelyn, «Zayn» si presentò finalmente facendole un sorriso sornione e porgendole la mano.
La mora, stranita, ricambiò la stretta e stirò le labbra in un sorriso cordiale e sincero.
«Evelyn» si presentò a sua volta. Fu Zayn ad interrompere il contatto tra le loro mani, fece per incamminarsi verso le scale e «Allora? Ti siedi con me?» le chiese, vedendo che Evelyn era rimasta lì, imbambolata. Annuì mostrando un sorriso luminoso e si passò una mano fra i capelli scuri.
“E per fortuna che quella strana sono io!”





«Ma vogliamo parlare di Street? Le sue lezioni sono un sonnifero!» esclamò Evelyn, ridacchiando e portandosi la mani destra davanti alla bocca, sua abitudine.
«Tu scherzi, ma io mi addormento a due terzi delle sue lezioni» raccontò Zayn con un sorriso raggiante che Evelyn seppe più che apprezzare.
Notò infatti che gli occhi del moro si rimpicciolivano, creando delle piccole rughette, il naso si arricciava e la lingua si incastrava in quella fila di denti bianchi.
«Sinceramente pensavo fossi una di quelle tipe snob che girano qui intorno - il moro se ne uscì dal nulla con quell'affermazione ed Evelyn ne rimase sorpresa, felicemente sorpresa - Poi ho pensato che nessuna di loro si metterebbe ad insultare una macchinetta delle merendine e a prenderla a pugni» aggiunse poco dopo, ridacchiando.
«Oh, ma quanto sei simpatico» cantilenò Evelyn, girandosi nella direzione del moto e facendogli una smorfia strana.
«Eve! Credevo che le macchinette ti avessero inghiottita!» ad esclamare quelle parole e ad interrompere la risata del moro fu Gwen.
Era andata alla ricerca dell'amica che era rimasta fuori più del necessario, la vide accanto ad un moro e «Gwen, piacere» si presentò, cosa che Zayn contraccambiò.
Improvvisamente si palesò un'aria di imbarazzo perché tutti e tre non sapevano cosa dire: Gwen, sentendosi di troppo si alzò, comunicando loro che sarebbe tornata in classe, ma l'amica «Sarà meglio che vada anche io» mormorò mettendosi in piedi a fianco a lei, attirando l'attenzione del moro sulla sua figura magra.
«Ci becchiamo in giro, allora» Zayn le salutò, alzando il braccio e facendo un sorriso gentile.
E forse dando un'occhiata al fondo-schiena di Evelyn. Forse.






Il soggiorno di casa Beadle era spazioso: vi erano un ampio tavolo, un divano ad U color khaki e un hi-fi marrone scuro. Le pareti, ricche di foto di famiglia, erano color avorio e nell'estremità di destra si notava facilmente la presenza di un camino.
«Sei amica di Zayn Malik e non mi dici niente?» chiese Gwen con espressione sbalordita e leggermente offesa, andandosi a sedere sul divano, accanto all'amica che aveva in mano una ciotola di pop corn.
«Non siamo amici... Cioè... La macchinetta ha fatto storie, lui mi ha aiutata e siamo finiti a chiacchierare sulle scale, tutto qua» le spiegò Evelyn un po' insicura, arrossendo.
«Beh, dai, eravate carini» la stuzzicò Gwen.
«Sì, certo - l'assecondò - Tanto scommetto che se domani dovesse rivedermi farebbe finta di niente, insomma lo sanno tutto che so avere un carattere di merda» borbottò concludendo con uno sbuffo sonoro.
«Oh, dai, non sei così terribile come credi. Io non ti ho ancora ammazzata!» dopo aver pronunciato queste parole, Gwen fece per scoppiare a ridere ma si tappò la bocca avendo visto l'occhiataccia che l'amica le aveva riservato.
«Tanto lo so che senza di me non puoi vivere, stronza» Evelyn si stampò in viso un'espressione da finta altezzosa e poco dopo scoppiò a ridere serena.
Forse quella giornata non era stata un fiasco totale.








 
life's too short to not go for broooke!
la mia mente malata e contorta ha progettato questa cosa che io stessa non saprei definire, so solo che sono emozionata ed esaltata da far paura! *risata isterica*
bien, i protagonisti sono evelyn, per cui ho da poco una crush pazzesca, gwen che beh, amo con tutto il cuorei ragazzi ci saranno tutti ma, come avete visto, in questo capitolo compare solo zayn che è il mio ragazzo ma ancora non ne è a conoscenza. (sono schifosamente seria, giuro)

mi auguro che questo prologo vi sia piaciuto almeno un po', in ogni caso mi piacerebbe leggere qualche vostro parere :) 
c u soon, 
enrica 


 
  
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