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Autore: Greywolf    14/12/2014    10 recensioni
Dirsi addio non è mai semplice. Tuttavia Kurama non si aspettava che le circostanze lo avrebbero portato a doverlo dire per ben due volte. Soprattutto non credeva che uno dei due lo avrebbe sentito così terribilmente sbagliato... Cosa sceglierà di fare alla fine?
Terza classificata al "Kyuubi Contest-Cronache della volpe a nove code" indetto da supersara sul forum di Efp e vincitrice del premio speciale miglior Kurama
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Kurama, Naruto Uzumaki
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
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                                                                   Dirsi addio…



L’aria autunnale quel giorno era più pungente del solito grazie ad una fredda brezza che si faceva velocemente strada tra gli alberi trascinando con sé le foglie ormai secche e dando vita ad una nevicata di colori caldi che poi silenziosamente si adagiavano sul sentiero brullo.
 
Kurama era il solo ad assistere a questo spettacolo mentre si trovava placidamente disteso appena fuori le mura di Konoha, attendendo l’arrivo di un certo ragazzo biondo.
 
Inspirava ed espirava profondamente regalando ai propri polmoni quell’aria così pura ancora una volta. Percepiva la morbidezza del terreno e il solletico dell’erba ormai scura sotto di sé. Alzò per l’ennesima volta gli occhi al cielo nel tentativo di scorgere  la sfumatura rossastra più nascosta che esso aveva da offrire.
 
Da un po’ di tempo si sentiva stranamente fragile e non gli piaceva affatto esserlo.
Del resto aveva sempre goduto nel percepire la propria forza, era fiero della propria invulnerabilità, era eccitato da ciò che l’odio riusciva a suscitare in lui.
 
Per questo si diede del debole. Per essersi dato a quel futile apprezzamento della natura circostante come se fosse ancora un cucciolo sentimentale. Non era da lui ormai dare segni di sofferenza.
 
Tuttavia per quanto cercasse di evitarlo, il pensiero che tutto ciò che lo circondava di lì a poco gli sarebbe stato precluso a lungo continuava a riaffiorare inevitabilmente. Ma sapeva di doversene fare una ragione. Aveva preso un impegno e lo avrebbe mantenuto fino alla fine.Era suo dovere farlo.
 
Volse lo sguardo verso il portone d’ingresso, sperando di vedervi uscire l’Uzumaki ma di lui non c’era ancora nessuna traccia.
 
“Il solito ritardatario.” pensò seccato.
 
Avevano ancora un po’ di tempo tuttavia il cercoterio sperava di concludere la faccenda al più presto. O forse no…
 
Ringhiò interiormente. Odiava l’insicurezza e i dubbi perché lo rendevano estremamente vulnerabile sia interiormente che fisicamente. Gli ci erano voluti anni anzi secoli per sopprimere tutte le emozioni ed abbandonarsi solo al flusso della rabbia e dell’odio tuttavia ultimamente non riusciva più ad essere freddo e distaccato come una volta.
 
Non riuscì a trovare un altro colpevole oltre alla sua ex Forza Portante.
Infatti solo da quando aveva iniziato a conoscerlo il muro che lo circondava aveva iniziato a dare segni di cedimento. Si era fatto involontariamente influenzare un po’ troppo dal cuore di quel moccioso…così forte, buono e pieno d’amore…
 
Era quello il problema. Non voleva essere cambiato.
 
Cosa avrebbero detto altrimenti gli altri cercoteri se lo avessero scoperto?
Già immaginava Shukaku quanto risate si sarebbe fatto in merito…
Decisamente era arrivato il momento di impedire a quel ragazzino di sconvolgere ulteriormente il suo essere. Non poteva permettere che si avvicinasse ancora in direzione del proprio cuore e che vi penetrasse completamente. Doveva impedirlo.
 
“Kurama! Svegliati!”
 
Il cercoterio riaprì gli occhi, che erano rimasti chiusi dal momento in cui aveva iniziato quelle riflessioni, e fissò il ragazzo sorridente di fronte a sé. Il perché sorridesse sempre, era ancora un mistero per lui.
 
Ad un mese dal termine della Quarta Guerra Ninja, si era perfettamente ripreso anche se le sue ferite avevano impiegato più tempo del previsto a guarire. L’altra metà della Volpe infatti si era assopita dopo l’ultimo scontro con Sasuke Uchiha ed aveva impiegato molto tempo a recuperare le forze. Ora però, fatta eccezione per il braccio destro al posto del quale la Vecchia Hokage stava preparando una protesi, scoppiava di salute.
 
“Sei in ritardo, Idiota.” commentò il demone.
 
“Ehehe lo so scusami tanto!” disse imbarazzato passandosi la mano sinistra tra i capelli “Ma vedi…sono passato a prendere un paio di cose. Noti niente?”
 
Fece un giro su se stesso e diede modo al cercoterio di notare che indossava il mantello bianco con le fiamme rosse di suo padre ed appeso al collo portava il copricapo tipico degli Hokage.
 
“Come mai lo hai messo?” domandò.
 
“Ho pensato valesse la pena di metterlo per l’occasione!” rispose.
 
“Ed il cappello?”
 
“Quello me lo ha prestato Nonna Tsunade! Ma devo riportarglielo…servirà per il maestro Kakashi.”
 
Kurama colse qualcosa di strano nella voce del ragazzo e capì che forse c’era qualcosa che gli stava tenendo nascosto. A parte questo trovò irrilevante la scelta di quel suo abbigliamento…dopotutto per quel che andavano a fare non era necessario.
 
“Sali!” ordinò allora “Ci staranno già aspettando.”
 
“Va bene.”
 
Fece un’eccezione a quella regola imposta tra loro solamente perché erano in ritardo ed il posto in cui dovevano arrivare era abbastanza distante. A piedi il giovane ninja non sarebbe riuscito a stare al suo stesso passo.
 
Naruto salì sul suo muso per poi arrampicarsi fino ad arrivare sulla gigantesca testa del demone, dove si sedette afferrando saldamente con la mano sinistra la sua pelliccia.
La Volpe si alzò ed il ragazzo si trovò di colpo al almeno trenta metri d’altezza e provò la stessa fortissima emozione di quando univano i loro chakra. Chissà se avrebbero avuto occasione di farlo ancora? Non ci sarebbe voluto molto per scoprirlo.
 
Il demone partì in una corsa rapida ed agile avendo ben in mente quale fosse la sua meta. Si tenne lontano dai centri abitati per evitare complicazioni e concentrò una piccola quantità di chakra sui palmi delle quattro zampe per evitare di lasciare segni del suo passaggio.
 
Era talmente concentrato su quell’emozione che gli veniva trasmessa dalla corsa, sulla sensazione di fendere letteralmente l’aria con il cuore che pulsava velocemente per lo sforzo, che non seppe dire dopo quanto tempo una voce si fece sentire:
 
“E così…”
 
Kurama drizzò le orecchie.
 
“…oggi torniamo come ai vecchi tempi…”
 
“Pare di sì.” rispose.
 
“Questa cosa…ti dispiace?” chiese dopo un momento.
 
L’altro sghignazzò:
 
“Tu che dici? Essere rinchiuso in una gabbia farebbe piacere a chiunque, no?”
 
“Eh dai…sai che non mi riferivo a quello!” ribatté offeso.
 
“E a cosa ti riferivi Ragazzino?”
 
Non ottenne alcuna risposta. Dopo un po’ lo chiamò:
 
“Ehi! Cos’è che intendevi?”
 
“Niente. Lascia stare.” chiuse il discorso.
 
“Se non era niente potevi anche evitare di distrarmi! Il solito idiota…”
 
“Basta Kurama…”
 
Quella voce famigliare risuonò solo nella sua mente.
 
“E’ un piacere risentirti, sei riuscito finalmente ad uscire dal letargo a quanto pare!”
 
“Smettila di fare lo spiritoso…non è il momento.” disse lo Yin.
 
“E da quando ascolto quello che dici?” chiese con tono di sfida.
 
“Vedi di farlo almeno stavolta!” tuonò “Non trattare in quel modo il ragazzo!”
 
“E da quando lo difendi? Lo hai visto anche tu che è un emerito idiota!”
 
Ma non ricevette alcuna risposta. La metà Yin sembrava essersi acquietata di colpo.
 
“Ehi Stronzo, che c’è? Non mi rispondi perché non vuoi ammettere che ho ragione e tu torto?”
 
“L’unico Stronzo qui, sei tu. Ascolta…”
 
Non fece in tempo a rispondere che il biondo tornò a farsi sentire.
 
“Sei felice ora che sei libero, Kurama?”
 
Quelle parole erano come incandescenti quando si impressero nella sua mente. Quella domanda non se la sarebbe mai aspettata. Prima di allora nessuno gli aveva mai chiesto se fosse felice oppure no. Naruto era stato il primo anche in questo.
 
“Vedi di rispondergli sinceramente almeno! Se lo merita…” concluse lo Yin e si ritirò del tutto dalla mente dell’altra metà.
 
Il problema di quest’ultimo era che non sapeva proprio come rispondere. Pose quindi una domanda a sua volta:
 
“Come mai me lo stai chiedendo?”
 
“Solo per sapere…” sussurrò “Allora?”
 
Voleva una risposta. E l’avrebbe avuta.
 
“Avevo dimenticato molte cose. L’odore dell’aria, della terra, delle piante…la frenesia che provi mentre corri…l’immensità dello spazio che ci circonda. Tutto questo…mi è mancato molto.”
 
Non seppe il motivo per cui aveva formulato la risposta in quel modo senza rifletterci troppo per evitare di rispondere condizionatamente ma dal momento che il ragazzo non chiese nient’altro sperò di aver soddisfatto almeno la sua curiosità.
 
D’un tratto vide davanti a sé la loro destinazione. Il lago del Villaggio della Nebbia.
 
Kurama arrestò la sua corsa sulla riva sfiorando appena il pelo dell’acqua limpida che risplendeva di mille piccole luci mentre il sole vi gettava sopra i suoi ultimi raggi. Al centro dell’immensa massa d’acqua i suoi fratelli lo stavano aspettando già disposti in cerchio.
 
In mezzo al loro individuò una figura di spalle sospesa in aria. Questa si voltò e si diresse verso di loro lasciando dietro di sé le altre creature che però continuarono a seguirlo con lo sguardo.
 
Man mano che si avvicinava anche il ragazzo iniziò a mettere a fuoco quel volto anziano segnato dai secoli, così apparentemente serio e inflessibile che però in fondo, lo sapeva bene anche il demone, nascondeva una profonda dolcezza.
 
“Scendi.” disse al biondo, abbassando la testa. Con un salto Naruto tornò con i piedi per terra e rimase ad osservare quella figura finché non fu davanti ad entrambi.
 
“Naruto…Kurama…”
 
Sentire pronunciare i loro nomi li spinse entrambi a chinare la testa in segno di rispetto.
 
L’uomo sorrise appena, cogliendo quella che era stata la loro esitazione:
 
“Non è necessario..”
 
Il biondo fu il primo a risollevare lo sguardo e recuperò immediatamente il suo solito spirito:

”Ehi Vecchietto come te la passi?”
 
A Kurama venne voglia di schiacciarlo all’istante. Come si permetteva di rivolgersi in modo così frivolo all’Eremita delle sei vie?
 
“Deduco che non ci sia modo di elevare la nostra conversazione ad un livello più profondo, Naruto.” commentò l’anziano.
 
“Se vuoi che ti capisca, è meglio che continui a parlare in modo semplice!” consigliò il giovane.
 
“Mi arrendo. Come preferisci.” rispose con un leggero sorriso.
 
“Insomma come ti butta eh? E’ un po’ che non ci vediamo!”
 
“Ritengo la domanda un po’ banale dal momento che sono morto da molto tempo e quella che si mostra dinnanzi a te è solamente quella parte di me che attraversa gli strati dello spazio e del tempo nel corso dei secoli per conversare con le trasmigrazioni dei mie due figli…”
 
“Ehm…”
 
“Sto bene Naruto. Grazie dell’interessamento.” sintetizzò alla fine.
 
“Perfetto mi fa piacere!” esclamò con un enorme sorriso “Potevi dirlo prima invece di usare tutte quelle parole!”
 
“Poi vienimi a dire che non è un’idiota…” parlò alla sua metà apparentemente sopita.
 
"Mai detto che non lo fosse…ma non confondere l’idiozia con il suo buon cuore…” rispose.
 
Kurama continuava a non capire l’altra sua metà.
 
“Che ne dite? Vogliamo andare?” chiese poi l’Eremita.
 
Entrambi annuirono e quando lui si mosse verso il centro del lago, lo seguirono.
 
Sospesi su quello specchio d’acqua grazie al loro chakra, i restanti otto cercoteri erano disposti in cerchio in ordine crescente seguendo il numero delle code mentre il Vecchio Eremita si era collocato esattamente in mezzo a loro.
 
Il Novecode osservò il modo in cui il biondo contemplava meravigliato la scena quasi fosse un bambino piccolo. Sorrise appena al pensiero che invece una persona con un briciolo di buon senso sarebbe fuggita all’istante.
 
“Naruto! Ci rivediamo!” lo salutò SonGoku porgendogli il pugno chiuso.
 
“Ehi bello, come te la passi?” rispose al saluto, battendogli un colpetto con il pugno sinistro.
 
“Non male, Ragazzo!”
 
E dopo di lui anche gli altri cercoteri mossero le zampe in avanti per salutarlo allo stesso modo.
L’Enneacoda sbuffò. Possibile che dovesse fare sempre l’amicone con tutti?
 
“Cosa turba il tuo animo, Kurama?”
 
Voltandosi a sinistra si accorse che l’Eremita si era sollevato fino ad arrivargli alla stessa altezza degli occhi per potergli parlare.
 
“Il mio animo non è turbato.” protestò.
 
L’uomo lo scrutò serio con le iridi concentriche, poi dichiarò:
 
“Vedo che esattamente come un mese fa, la contemplazione e l’accettazione della verità risulta ancora difficoltoso da parte tua.”.
 
“Di che blateri? Quale verità?” sbottò.
 
“Tu solo sai in verità cosa desideri e di cosa hai bisogno tuttavia cerchi di negarlo con tutto te stesso. Perché non permetti che ti aiuti a comprendere?” chiese con una punta di amarezza.
 
“Perché quelle che dici sono tutte sciocchezze!” esclamò deciso.
 
Hagoromo sollevò le spalle, sconsolato. Scendendo piano però sussurrò:
 
“Se persegui questa via non sarai mai felice…”
 
Quelle parole…No! Non poteva permettere che i suoi dubbi si concretizzassero!
 
“Naruto, adesso per favore vai al tuo posto, accanto a Kurama.” invitò il ragazzo che stava chiacchierando insieme all’Ottacoda.
 
Subito Naruto battè il pugno al demone davanti a sé e corse dove gli era stato indicato.
 
Solo a quel punto l’uomo iniziò a parlare.
 
“Bene. Utilizzerò un linguaggio semplice in modo che tutti possiate seguirmi…”
 
Il biondo si passò ancora una volta la mano tra i capelli sorridendo imbarazzato.
 
“Ho deciso di posticipare questo momento ad un mese di distanza dall’ultimo conflitto per permettervi di recuperare le forze e nella speranza che questo tempo vi sia servito per riflettere sul vostro futuro.
 
Perché dovete comprendere che dal momento in cui lo scontro che veniva portato avanti dai discendenti dei miei figli è stato saldato da una riconciliazione, questa mia essenza non ha più ragione di proseguire il viaggio nel tempo e lo spazio. Mi sono spinto al massimo delle mie possibilità solo per poter riapparire di fronte a voi quest’ultima volta.”
 
I demoni iniziarono a discutere in modo confusionario, stravolti dalla notizia che l’Eremita era lì per salutarli per sempre. Kurama sentiva la rabbia ribellarsi al suo controllo…perché il Vecchio li stava abbandonando di nuovo? Quando però quest’ultimo agitò il bastone davanti a sé, tutti tacquero.
 
“Non mi è concesso restare qui ancora a lungo per cui prestate attenzione.
 
E’ giusto che tutto ciò si concluda in questo modo. Bisogna lasciare che questa nuova generazione così rivoluzionaria porti avanti questo mondo nel clima di pace che è stata finalmente raggiunta dopo tanto tempo! Io appartengo al passato…non posso restare qui.
 
Voi invece avete una scelta. Siete finalmente completamente liberi di fare ciò che desiderate e per quanto le vostre vite possano prendere nuovamente sentieri diversi, ho la speranza che dopo questa guerra abbiate compreso infine cosa significa l’unione. Potete dividervi ma resterete sempre una cosa sola.
 
Allora ora vi domando…avete riflettuto riguardo la scelta che volete fare?
 
I cercoteri si guardarono complici l’un l’altro. Kurama si sentì stranamente escluso.
 
“Vecchio…pensavamo di tornare alle nostre case.” cominciò Chomei.
 
“Già, dove siamo cresciuti.” continuò Son.
 
“I ninja non hanno più bisogno di noi. La profezia si è avverata e noi abbiamo avuto il nostro ruolo in essa…vorremo essere liberi di fare ritorno nel luogo dove è cominciato tutto.” aggiunse Kokuoh.
 
“Credo di aver compreso…volete che io vi riporti indietro, è esatto?”
 
Sette teste demoniache si abbassarono in segno di assenso.
 
Mancava Gyuuki.
 
“Io invece…pensavo di tornare da Bee. Non mi dispiacerebbe continuare a vivere con lui.” affermò.
 
“Lo capisco perfettamente Gyuuki, molto bene. E tu Kurama? Cosa farai? ” domandò l’Eremita dolcemente.
 
“Mi occuperò del luogo di incontro all’interno del corpo di Naruto.” rispose. “Del resto…sono l’unico che può farlo. Non ho scelta.”
 
“Invece un’alternativa ce l’hai.”
 
Il cercoterio abbassò lo sguardo e fissò l’Uzumaki.
 
“Come hai detto?”
 
Il ragazzo si voltò, sollevando lo sguardo fino ad incontrare quello del demone. Si portò la mano leggermente tremante all’altezza dello stomaco, poi disse:
 
“Ho parlato con la tua altra metà. Ha detto che può occuparsi lui di gestire quel luogo.”
 
Dov’è che intendeva arrivare il moccioso?
 
“Questo ti rende assolutamente libero di fare quello che preferisci. Mi spiace per la tua parte Yin ma temo di non poter fare a meno di lei altrimenti…bhè lo sai.”
 
Sorrideva…ma era un sorriso palesemente falso. Il cercoterio cominciò ad avere un’idea più chiara del motivo per cui gli aveva posto quelle strane domande prima.
 
“Puoi andare con loro. E tornare a casa tua.” concluse.
 
“E tu mi lasceresti andare?”
 
“Certo. Non voglio che tu sia costretto a trascorrere nemmeno un altro minuto sigillato nel mio corpo o in quello di nessun altro. Tutto ciò che desidero è che tu finalmente possa scegliere ciò che è giusto fare per te.” spiegò il biondo.
 
Non capiva. Avevano parlato sempre e solo di quel momento. Di quando l’Eremita avrebbe applicato nuovamente il sigillo ottagonale sul suo corpo e lui sarebbe tornato all’interno del suo spazio. Perché diavolo…perché solo ora?!
 
“Ho cominciato a pensarci per la prima volta solo questa mattina. Pensavo così assiduamente a come tutto sarebbe tornato come prima che non ho minimamente pensato se era quello che volevi e se io avevo il diritto di trattenerti qui mentre tu invece avresti voluto tutt’altro. Quindi ho preso la mia decisione.
 
E la conferma che fosse la scelta giusta l’ho avuta prima. Mi sono sentito così tremendamente egoista…”
 
“Io prima…” sussurrò debolmente ma si trattenne da solo.
 
“Sono stato uno stupido, mi sono dimenticato della mia promessa. Ora voglio rimediare!
 
Ti rendo la libertà. Ora sei Kurama, la Volpe a Nove Code. Il Villaggio della Foglia non ha più alcun diritto di reclamarti come proprio cercoterio. Ora appartieni solo a te stesso.”
 
Quel discorso aveva chiuso la bocca non solo al demone Volpe ma anche agli altri perché non trovavano parole per descrivere ciò che avevano provato nell’ascoltare Naruto parlare in quel modo.
 
Prendere atto di ciò gli era stato appena detto era estremamente difficile per Kurama.
Ma un attimo dopo aver metabolizzato quelle parole, gli sembrò di riuscire a respirare veramente per la prima volta. Si era come liberato da un grosso peso. Proprio là, sul cuore.
 
“Eheh…sono riuscito a lasciarti senza parole eh?”
 
Naruto sorrideva ancora ma la sua voce era incrinata.
 
“Hai capito adesso? Il perché mi sono messo il mantello di mio padre?”
 
“C-come dici?” chiese distrattamente.
 
“Ho pensato che visto che fu un Hokage il primo a sigillarti…sarebbe stato più significativo che fosse un futuro Hokage a liberarti. Che ne dici?”
 
“Io…credo che…”
 
“Sei un pazzo ragazzo!” esclamò di colpo Songoku “Rinunceresti al suo potere solamente per non obbligarlo a restare con te?”
 
“Ma certo! Ho sfruttato anche troppo i suoi poteri..”
 
“Avessi avuto anche io una Forza Portante come te…sarebbe stato tutto diverso.” commentò ancora Son.
 
“E’ vero. Non saremmo entrati così in contrasto con gli esseri umani.” disse anche Matatabi.
 
“Abbiamo avuto poca fortuna in merito purtroppo…” sospirò Chomei.
 
Isobu e Saiken confermarono lo stesso. E la grande Volpe non sapeva cosa dire.
 
“Bene , bene…visto lo stato delle cose sembra che avrò ancora la possibilità di battibeccare con te!” si intromise Shukaku eccitato all’idea.
 
“Ti conviene tacere!” lo minacciò l’altro.
 
“Ahahaha non vedo l’ora di essere a casa. Ci divertiremo.”
 
“A quanto pare ora tutti sapete cos’è che volete. Deduco che tornerai anche tu, giusto Kurama?”
 
L’interpellato fissò ancora il ragazzo ai suoi piedi che gli sorrideva incoraggiante.
 
Poteva veramente farlo?
 
Forse le circostanze gli stavano venendo incontro. Ecco il modo con cui tornare ad essere quello di sempre.
 
Niente più esitazioni, debolezze, dubbi. Avrebbe potuto tornare quello di un tempo.
 
Perché diavolo esitava allora?!
 
“Che c’è Volpaccia? Hai avuto qualche ripensamento forse?”
 
Quell’affermazione suscitò ancora una volta rabbia nel cuore del demone che a quel punto rispose subito:
 
“Assolutamente no! Certo che torno con voi!”
 
Vide Naruto chinare il capo in segno di approvazione. Ma se approvasse davvero, il cercoterio non lo sapeva. Era davvero d’accordo con quella sua scelta?
 
“Bene” sospirò l’uomo. “Questo significa che il momento è giunto infine, Naruto…” mormorò l’uomo, portandosi davanti al ragazzo.
 
“Si. Ci salutiamo Vecchietto…”
 
“E stavolta è un addio ragazzo…”
 
Era sicuro che Naruto lo sapesse e forse fu per questo che lo non nascose la propria emozione.
 
“Allora…addio.”disse con gli occhi leggermente lucidi.
 
La Volpe comprendeva quel che il biondino stava provando come non mai.
Aveva avuto quella stessa reazione al momento della loro separazione anche se quella volta era solo un arrivederci con la promessa che il futuro avrebbe loro concesso di ritrovarsi di nuovo.
Ma aveva sperimentato l’abbandono da parte dell’unica persona a cui si sentiva veramente legato.
E questo gli aveva portato solo dolore. Tanto dolore. Da cui era nato tutto il suo odio.
 
Perché condivideva il dolore di quella separazione con il biondo?
Perché…se in fondo aveva tutti i motivi di odiare il Vecchio per averlo fatto patire così tanto in quel mondo prima di mantenere la promessa e di ritrovarsi ancora una volta insieme?
 
 “Ti ringrazio anche da parte di Sasuke per esserti fidato di noi.” stava continuando intanto Naruto.
 
“No…” lo rimproverò l’anziano “Sono io che ringrazio voi. Per tutto quel che avete fatto.”
 
Alzò la mano destra verso il suo viso e con due dita gli toccò la fronte.
 
“Non cambiare mai Naruto Uzumaki. Sei una persona straordinaria e per questo sii sempre te stesso. A lungo sei stato allontanato e mal giudicato…ma sappi che sei tanto amato per quel che sei ora nonostante tutto questo.
 
Aggiorna un po’ il tuo linguaggio e lessico magari perché non guasterebbe…ma qui…” e premette leggermente le dita fredde sulla fronte per poi spostarle e premerle leggermente sul suo petto “ e qui…non c’è nulla da migliore. Non dimenticarlo.”
 
Come d’istinto la mano sinistra di Naruto si era come portata da sola sopra il proprio cuore.
E Kurama aveva fatto lo stesso gesto su se stesso, mosso da un istinto sconosciuto.
 
Confuso, fissò Hagoromo. L’uomo gli fece l’occhiolino. Capì che era stata opera sua.
 
Cercava di dirgli qualcosa.
 
La sua ex Forza Portante non trovò le parole per descrivere quel gesto che lo aveva colpito nel profondo, così si limitò ad un profondo cenno del capo che l’uomo ricambiò.
 
“E’ ora di andare.” concluse allora “ Shukaku, Matatabi, Isobu, SonGoku, Kokuoh, Saiken, Chomei, Gyuuki…spostiamoci un po’ più in là.” E si avviò ancora di più verso l’interno del lago.
 
“Perchè? Qui non va bene…?”
 
“Zitto e vieni Shukaku!” lo rimproverò Matatabi, spingendolo là dove si stavano avviando gli altri.
 
Kurama e Naruto si ritrovarono da soli, senza sapere cosa avrebbero dovuto dirsi.
 
Erano impreparati a quella circostanza. Uno strano imbarazzo li aveva colti e questo faceva tenere ad entrambi gli occhi bassi con il timore di incrociare quelli dell’altro.
 
La Volpe mai avrebbe creduto di trovarsi in una situazione simile.
Nonostante la sua risposta così secca di qualche minuto prima, in realtà non era affatto sicuro.
Le parole del Vecchio e quel gesto che lo aveva costretto a fare, lo stavano facendo vacillare.
 
Eppure stava per avere ciò che bramava da anni…dopo secoli, sarebbe tornato a casa con gli altri! La sua vita sarebbe tornata all’idilliaco paradiso della sua infanzia, non sarebbe più stato imprigionato, avrebbe potuto riprendere le sue sfide quotidiane con il Monocoda, avrebbe assaporato la vera libertà dopo tanto tempo. Perché di colpo non sembrava più una prospettiva così piacevole?
 
Concentrato a riflettere si era portato la zampa dietro il collo. Cosa doveva fare?
 
“Allora…è il momento.”
 
Naruto aveva mormorato appena quelle tre parole ma Kurama lo aveva sentito benissimo. Abbassò lo sguardo proprio mentre il biondo alzava il proprio.
 
“Si…” rispose , accucciandosi per riuscire a guardarlo un po’ meglio.
 
“Cerca di stare bene…non litigare troppo con Shukaku, mi raccomando.”
 
“Si anche tu…E riguardo al bastardo Uchiha, vedi di tenergli testa!”
 
“Contaci, non mi farò battere! Insomma…tranquillo, me la caverò.”
 
Perché sparavano entrambi quelle banalità? Possibile che non trovassero nemmeno la forza di…
 
“Mi mancherai…” bisbigliò il biondo.
 
No, no doveva assolutamente recuperare il controllo. Sghignazzò quindi al suo solito:
 
“Tsk! Tu invece non mi mancherai affatto!”
 
Questo servì a strappare un sorriso al giovane che disse:
 
“Lo so.”
 
Quelle due parole pronunciate con quel tono così cupo gli fecero perdere la forza di mantenere quella maschera che lo aveva protetto per così tanti anni.
 
Al contrario quella di Naruto sembrava più salda della sua. Sorrideva ancora mentre sollevava un po’ la mano fino ad arrivare ad accarezzargli piano il muso. In un’altra occasione gliela avrebbe staccata con un morso, poco gli sarebbe importato che era l’unica rimastagli, ma non riuscì a imporre la propria volontà su se stesso perché in qualche modo non voleva sottrarsi a quel tocco.
 
“Grazie per tutto quello che hai fatto per me. Non lo dimenticherò mai…”
 
Una sola lacrima solitaria solcò la sua guancia pronunciando quelle parole. E si staccò da lui.
 
Ma Kurama non riuscì a far altro che spingersi ancora verso il giovane, come a ricercare quel contatto che qualcosa gli diceva non avrebbe più potuto provare. E Naruto, sorpreso ma felice, si strinse contro di lui con foga strusciando il viso contro la pelliccia morbida mentre il demone Volpe chiudeva gli occhi assaporando al massimo quel momento.
 
Tutte le sensazioni provate poco prima, nell’arco dell’ultimo mese, anni prima del suo imprigionamento gli parvero d’improvviso vuote e insoddisfacenti. Aveva passato tutto quel tempo ad assimilare quanto più possibile dal mondo che lo circondava immaginando che fosse ciò sarebbe mancato di più. Ora però quella separazione gli parve di colpo lacerante…la terra, il cielo, le piante le avrebbe potute ritrovare anche tra un secolo…un altro ragazzo come Naruto Uzumaki no. Non sarebbe più esistito qualcuno come lui.
 
Il biondo lasciò andare il muso del demone, stavolta sorridendo sinceramente. Quel suo gesto per lui valeva molto più di mille parole.
 
“E’meglio che vai, ti stanno aspettando.”gli fece notare.
 
Infatti gli altri cercoteri lo guardavano ansiosi di tornare presto a casa loro ma anche con un certo sospetto per via di quel suo comportamento.
 
“Si, è meglio.” dichiarò alzandosi.
 
“Allora…buona fortuna.” disse l’altro.
 
“Anche a te…Naruto.”
 
Si accorse troppo tardi di averlo chiamato per nome. Si affrettò quindi ad avvicinarsi imbarazzato ancora una volta agli altri demoni mentre il ragazzo rideva tra sé e sé.
 
Quando però si posizionò dopo Gyuuki, un senso di tristezza lo colse nuovamente. Il momento a quanto pare era arrivato.
 
“Miei cari…auguro ad ognuno di voi di riuscire a trovare il proprio posto. Siate felici.”
 
Poggiò il bastone sulle proprie gambe incrociate e posizionò le mani componendo rapidamente una lunghissima serie di sigilli. Una volta terminato sul palmo della sua mano era disegnato un solo ideogramma: “Trasporto”.
 
“Shukaku!” chiamò.
 
“A casa.” rispose subito.
 
L’ideogramma si illuminò di un rosso acceso e lentamente il cercoterio iniziò a dissolversi.
 
“Non metterci troppo ad arrivare Vecchia Volpe!” sbraitò verso Kurama prima di sparire del tutto.
 
Ma lui non lo ascoltava…si era voltato ancora una volta verso Naruto, che lo fissava a sua volta dalla riva in attesa di veder sparire anche lui per sempre.
 
“Matatabi!”
 
“A casa.”
 
 
<< Sei soltanto una stupida Volpe! Visto che abiti dentro al mio corpo dovrai darmi il tuo chakra come affitto!>>  

<< Dal momento che i nostri destini sono indissolubilmente legati per questa volta ti accontenterò…sarà la tua ricompensa per esser arrivato fin qui! >>  
 

“Isobu!”
 
“Casa.”
 
 
<< Dovresti essere riconoscente al Quarto Hokage! Lui mi ha relegato a vivere dentro di te! E questa è la tua più grande fortuna! >>
 
 
“Songoku!”
 
“Finalmente a casa!”
 
 
<< Vattene! Non ho più bisogno di te! >>
 
<< Non essere sciocco…avanti dimmi, chi vorresti uccidere? >>
 

 
“Kokuoh!”
 
“A casa.”
 
 
<< Non abbassare mai la guardia Naruto… >>
 
<< Perdonami Volpe…dovrai avere ancora un po’ di pazienza… >>
 

 
“Saiken!”
 
“A casa!!”
 
 
<< Sai una cosa Volpe? Un giorno…si, verrà il giorno in cui riuscirò a fare qualcosa per tutto l’odio che covi dentro di te! >>
 
<< Io sono la Volpe a Nove Code! Sono e sarò sempre odio allo stato puro !>>
 
<< D’accordo come vuoi! Sappi però che non sono più un moccioso e che trovo questa sfida molto stimolante! Ti saluto! >>
 

 
“Chomei!”
 
“Con un po’ di fortuna…a casa.”
 
 
<< Tu ora non sei più il demone Volpe, tu sei Kurama…il mio compagno del Villaggio della Foglia! Andiamo! >>
 
 
“Gyuuki!”
 
“Al Villaggio della Nuvola…o meglio un pochino fuori dal Villaggio…”
 
 
Quel susseguirsi di ricordi lo stavano turbando troppo…
Per la prima volta nella sua vita sentì il timore di star compiendo la scelta sbagliata.
E perse ogni sicurezza mentre l’Ottacoda spariva, porgendogli un pugno in segno di saluto.
 
“Bene…Kurama, tocca a te!” lo chiamò infine il Vecchio puntandogli contro il proprio sigillo.
 
Ma non ottenne risposta. Il demone non riusciva nemmeno a sollevare lo sguardo per guardarlo negli occhi. Sorrise, comprendendo fin troppo bene il motivo di quell’esitazione. Chiese con calma:
 
“Hai compreso finalmente?”
 
“Io…credo di si. Ma non so se posso.”
 
“Mio caro Kurama…”sussurrò muovendo il bastone verso l’alto e obbligando così il demone ad alzare la testa.
 
“Ti è stata donata la libertà. Puoi fare qualsiasi cosa.”
 
“Ma gli altri! Soprattutto Shukaku! Io non posso…”
 
“Libertà significa anche essere liberi dal giudizio degli altri. Non hai nulla che possa venirti rimproverato dal momento che stai seguendo quel che il tuo cuore ti sta dicendo di fare…”
 
“Cuore? Io sono solo odio!” disse con rabbia, come se l’altro non comprendesse.
 
“Perché sei colui che ha amato di più e che è stato tradito. Nonostante la promessa che vi ho fatto che un giorno ci saremmo ritrovati, vi ho comunque abbandonati in questo mondo pieno di discriminazioni e dolore. La colpa del tuo odio è solo mia.
 
Ma quel ragazzo ti ha fatto comprendere che c’è ancora affetto dentro di te, che esiste ancora qualcuno in grado di darti ciò di cui hai bisogno…senza chiederti nulla in cambio. Al contrario di quello che ho fatto io.
 
Per questo…credo che finalmente tua abbia compreso qual è veramente il tuo posto.”
 
Quelle parole confortarono nel profondo l’animo del demone rendendogli finalmente possibile riscoprire quella parte di se stesso che da tempo aveva dimenticato.
 
Ora sapeva qual’era il suo vero compito.
 
“Si…” rispose infine.
 
“Allora vai e sii felice!” gli augurò Hagoromo e infine sollevando il sigillo gridò  “Kurama!”
 
“Naruto Uzumaki!” rispose deciso e stavolta senza alcuna esitazione.
 
Non appena l’ideogramma si illuminò per l’ultima volta iniziarono a dissolversi insieme, fissandosi negli occhi in un saluto pieno di malinconia ma anche di una dolcezza da tempo dimenticata.
 
E per la prima volta dopo innumerevoli secoli, le lacrime scesero ancora un’ultima volta dagli occhi della Volpe a Nove Code che vedeva sparire per sempre l’uomo che lo aveva creato, colui a cui era più legato, colui che lo aveva reso ciò che era.
 
“Sappi che mi hai reso molto fiero di te. Ricordalo. Addio Kurama. “
 
L’Eremita delle sei vie non parlava. Sorrideva. Ma le sue labbra erano immobili.
 
E poi scomparve per sempre alla sua vista. Ma quelle parole non le avrebbe più scordate.
 
Ora non piangeva più.
 
“Addio…Vecchio.”
 
Solo il vento raccolse quelle parole mentre l’essenza del demone veniva trasportata all’interno del corpo del giovane Uzumaki che si sentì improvvisamente mancare le forze. Indietreggiò fino a quando non si adagiò la schiena contro un albero, non capendo cosa gli stesse succedendo.
 
Lo Yin e lo Yang si trovarono uno di fronte all’altro.
 
“Hai deciso di tornare alla fine.” constatò divertita la metà oscura.
 
Avrebbe soppresso quella sua metà. Poteva quindi permettersi di rispondere sinceramente.
 
“Sai…in fondo credo di non aver mai desiderato di andarmene.”confessò con un ghigno.
 
Lo Yin non ebbe tempo nemmeno per esprimere la propria sorpresa che venne inesorabilmente attratto verso la metà Yang e tornarono ad essere un’unica essenza.
 
Naruto d’un tratto si sentì più forte che mai. Percepiva che il suo chakra sembrava aver ritrovato un antico equilibrio in se stesso e questo gli donò un nuovo vigore. Ma ciò che gli diede ancora più forza fu l’udire una voce famigliare:
 
“Basta così poco adesso per farti vacillare, Moccioso?”
 
Subito Naruto si ritrovò di fronte al cancello della sua mente. Di fronte a lui non c’era più solamente lo Yin del demone, ma il completo Kurama in tutta la sua stazza e potenza che lo fissava divertito.
 
“TU! Ma-ma…come hai fatto ad arrivare qui?!”
 
Kurama non riuscì a non sghignazzare per quella domanda così ingenua.
 
“L’Eremita non ha avuto bisogno del sigillo ottagonale per ottenere il suo scopo.” rispose.
 
Gli parve di poter vedere il cervello del biondino arrovellarsi in cerca di una spiegazione logica. Ad un certo scosse la testa, per scacciare quel pensiero e chiedere qualcosa di più importante.
 
“Non dovresti essere con gli altri? Insomma in qualche posto lontano da qui?”
 
Il cercoterio sapeva che la vera domanda era un’altra: perché sei tornato qui?
 
“Ho pensato che senza di me saresti tornato l’ emerito buono a nulla di qualche anno fa e quindi non avresti avuto alcuna speranza di diventare Hokage. Per non parlare del fatto che sei un’idiota e quindi, anche ammettendo che tu riesca a raggiungere il tuo scopo,  non voglio immaginarti tutto solo a gestire problemi di diplomazia! A lasciarti solo rischio di far scatenare una nuova guerra solo perché hai trattato con leggerezza gli altri Kage! Per questo ritengo che sia più saggio tenerti d’occhio.” spiegò velocemente, accucciandosi all’interno della gabbia che lo aveva tenuto rinchiuso lì per 17 anni.
 
Naruto lo fissava serio.
 
“Non capisco! Avresti potuto avere tutto quel che hai sempre desiderato! Eppure hai scelto di tornare qui! Perché hai scelto…questo?!” e indicò l’ambiente chiuso e angusto circostante.
 
“Credo che questo…sia tutto ciò di cui ho bisogno.”
 
Il ragazzo sgranò gli occhi incredulo cogliendo il profondo significato di quelle parole.
 
“Cioè vorresti dire…che tu…”
 
Il cercoterio annuì.
 
Il volto del ragazzo si illuminò di una luce nuova, gli occhi azzurri si inumidirono appena, una timida risata esalava dalle sue labbra.
 
Poi come colto da un’illuminazione si fece serio.
 
“Ma aspetta! Shukaku! Gli altri demoni! Loro…”
 
Kurama si alzò in piedi assumendo un aria minacciosa.
 
“Naruto Uzumaki! Tutte queste esitazioni mi fanno ipotizzare che non ti aggrada l’idea di avermi di nuovo dentro il tuo corpo!” ringhiò.
 
“No, no, no! Ma che stai dicendo? Certo che sono felice, solo che..”
 
“Allora piantala di blaterare e torniamo al Villaggio! Avremo un bel po’ di lavoro da fare se vogliamo trasformarti in un Hokage perlomeno decente. Datti una mossa!”
 
E Naruto non osò ribattere. E così sul calar della notte,  si avviò per tornare a Konoha.
 
“Puoi illuminare la strada.” disse una voce profonda dai meandri della sua mente ” Se vuoi.”
 
Naruto sorrise ancora una volta. Istantaneamente si ricoprì del chakra del demone e la luce si diffuse rapidamente tutt’intorno a lui rendendolo un piccolo sole in quell’oscurità che avanzava sempre più.
 
A quel punto con il cuore colmo di una gioia che non si sarebbe aspettato di provare, il ragazzo si avviò per tornare al suo amato Villaggio consapevole che il suo amico demone ci sarebbe stato ancora per sostenerlo nel futuro che gli si prospettava davanti.
 
In seguito non gli domandò più nulla del motivo di quella scelta.
 
Ma Kurama sapeva per certo che quel ragazzino aveva capito tutto. Riusciva sempre a capirlo.
 
Proprio come faceva il Vecchio Hagoromo. Gli somigliava davvero tanto.
 
Si distese in quello spazio, rilassandosi completamente e provando un’estranea sensazione di serenità.
 
Se ne stupì.
 
Aveva detto addio per sempre all’Eremita e non avrebbe più rivisto i fratelli per un bel po’.
 
Ciò che il mondo poteva offrirgli gli sarebbe stato precluso a lungo.
 
Ma la presenza di quel biondino, della sua allegria, del suo sorriso erano tutto ciò di cui aveva bisogno ora. E mai come in quel momento desiderò di trovarsi in nessun altro luogo se non lì.
 
Sentì di essere tornato davvero a casa.
  
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