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Autore: _talia_    07/11/2008    15 recensioni
Ginny, nel vano tentativo di riprendersi dalla caduta nel baratro più profondo dell'autodistruzione post-rottura, si dà al babysitteraggio più sfrenato. Nessuno immagina a cosa portano due scalmanati frugoletti,escludendo la clinica più nota del mondo magico...Appunto.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Draco/Ginny
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Someone call a doctor!

 

A dire il vero, i miei piani per il finesettimana erano ben diversi. Diametralmente opposti, ad essere precisi. Innanzitutto, pensavo di passare un gloriosissimo weekend lacrimoso in compagnia dei miei amici del cuore: Amanda e Ciocco. Amanda è la mia comodissima sofà (tengo a sottolineare che è una donna), su cui avevo avventatamente programmato di deprimermi  per circa quarantotto ore di seguito cibandomi unicamente di cioccolato (Ciocco). E sì, sono perfettamente consapevole che dare il nome agli oggetti è sintomo di profondo squilibrio mentale.
Già assaporavo il tiepido calore di…(vi risparmio il nome) della mia coperta di lana, l’indescrivibile gioia provata dinnanzi ad uno di quei film romantici strappalacrime, in cui alla fine c’è sempre una stupenda dichiarazione d’amore, che sembra fatta apposta per invitare le povere zitelle come me ad un suicidio istantaneo causa invidia caustica. Ma evidentemente non era destino che io quel weekend gustassi l’impenetrabile aurea di struggente malinconia e acuto avvilimento che mi permeava.
No, affatto! Perché mai ne dovevo avere il diritto? Il mio caro e stimatissimo fratello aveva decisamente migliorato il mio già peraltro precario equilibrio emotivo decidendo di partecipare ad una conferenza proprio quel finesettimana. Con sua moglie, per di più. Il che già aveva fatto nascere in me qualche giustificatissimo sospetto.
<< Gin, dovresti fare da baby-sitter a Rose e Hugo domani e domenica… ti va? >> aveva osato chiedere, con quella sua vile ingenuità e il suo candore insopportabile! Come se ci fossero risposte alternative a “Sì, mi va, adorato sangue del mio sangue”.
<< No, non mi va per niente >> avevo con assoluta sincerità scandito rabbiosamente in risposta. Ed ecco: l’occhiata omicida di Hermione. Un solo, tagliente e micidiale sguardo.
<< Sì, ok >> mi sono subito corretta… in fondo, ci tenevo alla mia misera esistenza. Ora il tono di accorato ringraziamento:
<< Grazie Ginny! Sei un amore! Non so come… >> Ringraziarmi? No, non serve Hermione… non ti disturbare… Io adoro stare con i miei squillanti nipotini.
Davvero, è così, in situazioni normali e felici. Cioè con un meraviglioso fidanzato. Ma io il fidanzato non ce l’ho più. Quindi non è una situazione felice. E di conseguenza voglio deprimermi fino allo sfinimento e non giocare amabilmente con due pesti saltellanti.
A coronare questa visione di puro gaudio l’arrivo distruttivo dei suddetti nipotini. Mi si scioglie il cuore, sul serio. Sono così affettuosi e così meravigliosamente urlanti che non posso non commuovermi. Sento i loro toni soavi e i loro passetti leggeri scendere con grazia le scale. Mi si fondano tra le braccia, strillando a cori alterni e in perfetta polifonia “Zia Gin!” “Zia Gin!”. Li prendo in braccio e faccio con un enorme sorriso le considerazioni del caso:
<< Rosie! Sei proprio una signorina! E tu Hugo… ma guardati! Cosa hai fatto per avere tutti questi muscoli? >> loro arrossiscono di piacere e Hugo inizia addirittura a svestirsi per farmi vedere i suoi addominali scolpitissimi di bambino di quattro anni. Ron ridacchia bonariamente mentre Hermione cerca di distogliere il suo pargolo dal suo show improvvisato.
<< Passerete il finesettimana con zia Gin, bambini… siete contenti? >> trilla Hermione.
<< E voi dove siete? >> si sente in dovere di indagare Rose con quel suo amabile tono da saputella (di cui si ignora la provenienza genetica) sistemandosi puntigliosamente gli occhialini rosa sul naso.
<< Al lavoro, tesoro >> esclama Ron anche fin troppo allegramente. Hermione arrossisce inspiegabilmente. Riduco i miei occhi a fessure e li squadro da capo a piedi, convincendomi sempre di più che la fantastica conferenza si terrà casualmente alle Maldive. Decido saggiamente di non proseguire con le indagini.
Rose si sistema un ricciolo castano e inizia istantaneamente a litigare con il fratello. Quale amena novità!
<< Hugo, mi hai pestato il piede! >>.
<< Non è vero! >> biascica Hugo, offesissimo.
<< Sì! Tu l’hai visto, vero zia Gin? >> Rose mi guarda speranzosa.
<< Ehm… >> mormoro.
<< Sentito? >>.
<< Non ha detto nulla! >> strilla Hugo indignato. Le pesta sul serio il piede. Rose piange.
Emerge soave la voce di Ron: << Gin ci pensi tu? Stiamo preparando le valigie! >>.
Certo, non vedo l’ora. Addio, Ciocco e Amanda.
 
 
Teoricamente, non dovrei soffrire per lui. Cioè, teoricamente sì, ma in pratica no… o sì? Per un povero esemplare decerebrato di fauna maschile, putrido essere delle paludi, bello come il fossile di un’alga preistorica e con la stessa esplosiva personalità di un’ameba frigida. Incantevole. Eppure, per qualche inesplicabile ragione, sono estremamente abbattuta, totalmente… depressa.
Io che ero convinta con assoluta certezza che saremo stati due tubanti piccioncini per il resto delle nostre felicissime vite! E invece no! Nessunissima dichiarazione strappalacrime. Soltanto una quantità industriale di cioccolato come consolazione. Va sempre a finire così. Forse è colpa mia: scelgo sempre le persone sbagliate. Ma davvero, LUI non aveva delle credenziali poco rassicuranti: il salvatore del Mondo Magico, il Bambino Che E’ Sopravvissuto (rimanendo bambino, però)… eccetera. Alla fine si è rivelato un mastodontico stronzo. Di proporzioni colossali.
Scommetto vi interessano i dettagli, lettrici pettegole! Nulla, è la storia più vecchia del mondo. Harry Potter non ha per nulla considerato la sua fortuna nell’avermi come compagna e ha invece avuto la brillante idea di tradirmi con una sciaqquetta insulsa dapprima chiamata anche “migliore amica” (di cui non ho mai conosciuto la vera identità… e, stranissimamente, non ho mai sentito l’impulso di indagare oltre le scarse informazioni fornitemi dal viscido) . Sì, ragazze. Avete capito benissimo.
La cosa assurda è che sono due settimane che sono sprofondata nel più insondabile baratro di disperazione! Paradossale stare così male per un… carissimo deficiente come lui.
Dovrebbe essere di vago conforto anche la consapevolezza di avergli rotto una quantità indefinita di ossa con un solo prodigioso incantesimo… e invece no! Sto solo peggio, perché a lui non importerà nulla di me, avrà solo il dolcissimo ricordo della mia fattura. Ci sarà la sua donnina (di facili costumi) a consolarlo, e lui sarà beatamente giocondo tra le sue braccia da meretrice.
Ecco perché avrei davvero bisogno del mio weekend di tristezza. Me lo merito. Ecco perché.
Invece sarò costretta a sfoderare le mie più disinvolte doti di attrice consumata e fingermi meravigliosamente allegra e pimpante per i miei due nipotini, resistendo per di più al richiamo dei cuscini tentatori di Amanda.
Ho anche la funesta consapevolezza che succederà qualcosa di brutto ai pargoli (qualsiasi cosa), e che di certo non si limiteranno a mangiare, bere e dormire come degli amabili automi.
<< Ziaaaaaaaaaaaaaa! >> ecco Rose e i suoi sempiterni toni soavi. Sospiro lievemente e corro ad aprire la porta d’ingresso con un inaspettato e spontaneo sorriso sulle labbra.
Il mio allampanato fratello mi saluta con la sua consueta urbanità, piuttosto ilare nonostante la prospettiva di partecipare, di lì a poco, ad una tediosa conferenza di lavoro. Hermione mi squadra da capo a piedi con un sopracciglio lievemente alzato e poi mi rivolge un sorriso a quaranta denti. Bene, sono in pigiama… e allora?
<< Ciao zia >> mormora Hugo con la voce ancora impastata di sonno… cosa che mi fa ben sperare!
<< Mi raccomando, Gin! Niente caramelle per Hugo, Rose è allergica al cioccolato (!) e ha un po’ di raffreddore… nulla di serio, spero, ma nessuna gita fuori dalla porta di casa… ci siamo intesi? E se dovesse succedere qualcosa, sai qual è il mio numero! >>. Ah, già. Il suo numero. Mi ha costretto ad accettare il suo odioso regalo babbano, questo Natale… quell’ignobile scatolina nera piena di pulsatini di dimensioni microscopiche e una specie di… com’è che si chiama…? Disp…dispay? Possibile? “E’ per ogni evenienza, Gin!” Certo. L’aggeggio per chiamare sarebbe davvero utilissimo, se solo lo sapessi usare! Il punto è che io e la tecnologia non abbiamo mai avuto un buon rapporto, ecco: sono ancora una strenuissima fan dei gufi e delle piume!
<< D’accordo… li terrò d’occhio >> rispondo un po’ seccata.
<< Fate i bravi, bambini! O faremo i conti a casa! >> ‘minaccia’ Ron in tono non esattamente terrificante. Rose e Hugo annuiscono diabolicamente.
<< Grazie ancora Gin >> mi sussurra Hermione all’orecchio, sinceramente riconoscente.
<< E’ un piacere, Herm >>. Mi sorride ancora e, salutati i bambini ancora una volta, si Smaterializza con un sonoro pop insieme a Ron.
<< Allora ragazzi! >> inizio raccogliendomi i capelli in una coda << Avete fatto colazione? >>.
<< No! >> trilla Rose tutta allegra. Anche Hugo si risveglia e scuote la chioma color cannella.
<< Bene, allora! Andiamo a mangiare qualcosa di orribilmente dannoso per la vostra salute! >>. Loro iniziano a strillare entusiasti. Lo so, li vizio un sacco. Ma sempre meno di Molly! DEVO farlo… a cosa servono le zie, altrimenti?
 
 
Sono semplicemente distrutta. Quei due esserini saltellanti mi stanno facendo impazzire. Hanno voluto giocare a mamma maghetta (per qualche perversa e incomprensibile logica IO ero la bambina piccola), poi a ristornante, quindi a fioraio, a “detenuti di Azkaban e Dissennatori” (inventato da Hugo), a palla volante (hanno frantumato il solito vaso cinese… ), a Scacchi Magici (ma non sanno giocarci e hanno simulato una battaglia con le pedine), poi a bambole (e qui Hugo si è messo a frignare perché non c’era una bambola abbastanza virile per lui) e a qualcos’altro del genere che la mia saggia memoria ha provveduto a rimuovere. Il tutto condito da fraterne risse e cazzotti, pestoni, pianti, lamenti funebri, e tantissime, assordanti urla.
Il mio tristissimo weekend. Devo ammettere mio malgrado che la faccenda si sta rivelando terapeutica. Mi distraggo e penso molto di meno a quel cretino volante di Harry Potter. Molto meno… cioè… meno di tre volte ogni due secondi. Ecco, ci risiamo.
Sento Amanda che mi chiama e non credo resisterò ancora a lungo all’attrazione fatale di Ciocco, rinchiuso tutto solo nella credenza della mia linda cucina... linda si fa per dire! Fu linda però, prima della colazione.
<< Zia, possiamo giocare a Quidditch? >> implora soavemente Hugo sbattendo civettuolo le palpebre.
<< No >> rispondo seccamente senza lasciarmi commuovere da quell’angioletto infernale. Con un grazioso colpo di bacchetta faccio sparire i tetri rimasugli della bambola di Rose, incenerita casualmente da Hugo.
<< Perché? >> strilla quest’ultimo indignatissimo. Rose smette addirittura di singhiozzare e si fa attenta, il viso contratto in un cipiglio per nulla rassicurante e astuto.
<< Non potete uscire e siete troppo piccoli >> spiego con la massima tranquillità.
Hugo fa per protestare, ma Rose interviene in mio favore trillando allegramente: << La mamma ha detto così, Hugo! >> e gli rivolge un’occhiata benevola che non manca di insospettirmi.
È ufficiale: ho un disperato bisogno di Ciocco. Li lascio soli per qualche decimo di secondo e mi fiondo molto egoisticamente in cucina, avvinghiandomi tristemente ad una barretta di cioccolato bianco. Le mie papille gustative sono così coinvolte e l’estasi è così completa che a stento mi accorgo dei rumori sospetti provenienti dal salotto. È decisamente troppo tardi anche quando sento la porta d’entrata aprirsi e richiudersi con un tonfo secco.
Abbandono Ciocco e corro incespicando su una quantità indefinita di giocattoli magici fino al soggiorno. C’è un silenzio irreale. Inizio a sudare freddo. Esco di casa tremante ed estremamente preoccupata. Ecco cosa intendevo per “qualcosa di brutto (qualsiasi cosa)”. Le mie doti di sensitiva non si smentiscono mai. Sì, lo so che avevo anche predetto che Harry sarebbe stato… ehi, non c’entra nulla adesso…! I miei due nipotini sono scomparsi nel nulla mentre io mi drogavo! Vi sembra il caso di essere tanto precisini?!
Tiro un sospiro di sollievo quando delle urla familiari tramortiscono il mio padiglione auricolare.
Eccoli, i maledetti pargoli! Si librano tutti felici nel cielo, a cavallo di due scope. Le mie scope! Mi pento amaramente di non aver chiuso l’armadietto a chiave. Una rabbia furibonda si impossessa della mia anima depressa e inizia a macchinare piani omicidi.
Ma questa ira ingiustificata scompare improvvisamente quando mi accorgo che Hugo ha perso il controllo della sua scopa. Vedo quest’ultima volteggiare imbizzarrita a velocità sostenuta per poi rovinare verso il suolo in picchiata. Tento di rallentarne la corsa con la magia, ma è davvero troppo tardi. L’impatto è terribile e mi precipito urlando da Hugo, accasciato scompostamente a terra. Rose intanto scende tossendo e piangendo rumorosamente dalla sua scopa.
<< Hugo Hugo >> mormoro con un filo di voce, il cuore che mi rimbalza prepotentemente in gola. Sento che respira piano, quasi ignaro, gli occhietti socchiusi e qualche brutto graffio sul bel visino. Con non so quale coraggio (forse la forza della disperazione) prendo una decisione così istantanea da stupirmi. Afferro con forza la mano di Rose e abbraccio Hugo. Mi concentro sulla destinazione e sento uno strattone all’ombelico trascinarmi in un tubo strettissimo in cui manca l’aria, ma solo per un istante.
Atterriamo magicamente su un lettino dove un viso vagamente familiare e sorpreso sussurra confuso un timido: << Buongiorno >>.
 
 
Siamo su un lettino d’ospedale, proprio nel bel mezzo del corridoio dell’Ospedale Magico San Mungo. La mia precisione nella Smaterializzazione mi sgomenta. Osservo con maggiore attenzione il volto che ci ha accolto e sussulto. Non è possibile.
Ecco perché mi pareva familiare. Accidenti.
Guardo le ciocche di capelli biondi, quasi bianchi, gli occhi grigi che ricordavo freddissimi, e non perlacei e caldi, il naso perfetto, il profilo da dio greco, le labbra sottili e il camice bianco che fascia meravigliosamente il corpo alto e snello di … Draco Malfoy. Sono assolutamente imbambolata.
E non per i motivi che voi sapienti lettrici pettegole immaginate! Oddio. Se proprio devo essere sincera sì, anche per quelli. Però davvero, non sono così pervertita! Voglio dire… non è possibile… lui non era così… così… un… bel… ragazzo… a scuola… non me lo ricordavo affatto così immensamente FIGO. Qui dovrei introdurre una lunghissima digressione sul ruolo storico di Draco Malfoy nella mia vita (cioè di ignobile aguzzino e persecutore altezzoso), e sulla sua presunta conversione da figlio di Mangiamorte a onestissimo Medimago. Lo farò più avanti, non abbiate timore… ma per adesso, il mio pensiero fisso è HUGO.
Mi concedo un’ultima vile sbirciatina a quel volto stupendo e poi inizio ad ascoltare seriamente quanto il dottore mi sta comunicando.
<< Che cosa è successo? >> chiede infatti con un tono rassicurante e placido, che mai e poi mai gli avrei associato.
<< E’ caduto da una scopa >> tartaglio indicando con mano tremante Hugo, che aveva da poco iniziato a gemere sommessamente. Mi sento una scema.
Il dottor Malfoy (che orrore dirlo!) sorride beatamente, come se nulla al mondo potesse turbarlo. Lo ammetto: non mi aspettavo proprio che intraprendesse una tale carriera… insomma, è assolutamente irritante, impaziente, scontroso, algido, prepotente… e quello stramaledettissimo sorriso rilassato e affascinante mi coglie proprio di sorpresa.
Con un’aria zelante e precisa prende in braccio Hugo sussurrandogli qualcosa di incomprensibile all’orecchio. Fa segno a me e ad una stranamente silenziosa Rose di seguirlo. Noto parecchi sguardi ammirare il mio… oddio. Non ci posso credere. Idiota. Idiota. E ancora IDIOTA! Non ho nemmeno avuto la decenza di cambiarmi. E sono ancora in pigiama, all’una. Ma è mai possibile? Decido, dando prova di grande dignità di ignorare gli adorabili commentini mezzo-sussurrati dei colleghi di Malfoy e di sorvolare sul mio vergognoso abbigliamento con fantasia a porcellini. Spalle dritte e mento in su, Ginevra!
Il candido camice svolazzante di Malfoy ci guida verso una saletta con tanti lettini dalle lenzuola colorate disposti ordinatamente lungo le pareti di un grigio apatico. Faccio accomodare su una sedia dall’aria scomoda Rose, che docilmente si siede con aria remissiva e pentita.
Draco fa sedere Hugo sul bordo del lettino e, dopo aver mormorato qualche breve incantesimo, comunica in tono neutrale il suo responso:
<< Due costole incrinate, braccio sinistro rotto, microfrattura al polso, contusioni varie e qualche taglio poco profondo >>. Eh? …
<< Signora Weasley? >> mi richiama dopo qualche minuto, notando evidentemente il mio biancore cencioso e l’espressione vacua dei miei occhi.
<< Eh? >> mormoro senza raccapezzarmi.
<< Guarirà in un batter d’occhio, vero ometto? >> mi rassicura tutto allegro, mentre Hugo annuisce.
<< Sai che non sento niente? >> esulta giocondo il bambino << Grandeeeeeeeeeee! >>. Come fa ad essere così pimpante con il 99% delle ossa rotte? I misteri della vita.
<< Davvero, non si deve preoccupare… è stato proprio fortunato! Hai un corpo di ferro, Hugo! >>. Lo guardo e sorrido inconsapevolmente. Non posso credere che mi abbia dato del “lei”… “Signora Weasley”… è così strano.
<< Adesso bevi questo… >> prosegue poi, porgendo a Hugo un bicchierino colmo fino all’orlo di una sostanza di colore indefinito, piuttosto vischiosa. Hugo la accoglie festante con grande entusiasmo, come fosse Succo di Zucca. << In un paio di ore tornerai nuovo come prima! >>.
Al “un paio di ore” tiro un sospiro di sollievo. È di fondamentale importanza che Ron e Hermione non sappiano assolutamente NULLA. Che figura ci farei io? La zia irresponsabile che invece di badare ai suoi nipotini si sbafa di nascosto un camion di cioccolato? No, mai.
Malfoy mi fa cenno di seguirlo e io obbedisco: mi conduce un paio di lettini più in là.
<< Dovrebbe firmare dei moduli alla segreteria, laggiù in fondo al corridoio… signora >> sussurra con voce vellutata il dottore e io trasalgo. Solo un po’. Pochino.
<< Certo… >> balbetto incoerentemente e mi sento sempre più maledettamente ridicola con il mio pigiama a maialini. << La ringrazio dottor Malfo… Malfoy >> aggiungo tremolante alla fine della frase. Ma perché mi comporto così? Semplicemente patetico.
Malfoy sorride con leggerezza.
<< Davvero, stia tranquilla… Hugo si riprenderà in fretta! >>.
<< Io… ecco… lei è davvero molto… >> bello, di’ bello, sussurra una vocina maligna nel mio subconscio << Molto… b…el… >> dillo! << competente >>.
<< E lei ha davvero dei bellissimi figli >> si complimenta lui in un tono che non riesco bene a decifrare. Un attimo. Figli?
<< No, no… non sono… >> lo interrompo << Non ho figli… sono figli di mio fratello… Ron >> rettifico con un po’ di sdegno.
<< Ah, mi scusi! Ron… >> dice lui scostandosi con aplomb una ciocca dalla fronte. Mi incanto.
Ok, basta.
<< Si figuri >> Ma mi spiegate una cosa? Perché sto amabilmente discorrendo con il mio ex nemico giurato e lo trovo pure terribilmente affascinante? E soprattutto: per quale astrusa ragione non mi ha ancora rinfacciato sprezzantemente di essere vestita di stracci suini? E di avere un aspetto orribile?
<< Devo farle i complimenti, davvero >> continua lui con la sua assurda voce da brividi. No, la devo smettere di descriverlo così… sexy!
<< E perché? >> chiedo confusa e aggiungendo subito dopo un timidissimo “Mi dia pure del tu…”.
<< D’accordo >> un sorriso abbagliante << Le tue fatture sono davvero ammirevoli >>. Che ha detto?
<< Come? >>.
<< Un solo incantesimo e così tante piaghe! È un’abilità eccezionale >> spiega ridendo ancora una volta. Il mio cervello si scollega momentaneamente. Draco malfoy ride. RIDE.
<< Eh? >> ripeto ancora in tono assente.
<< Harry Potter >> scandisce lui pazientemente.
<< Aaaah >> ero quasi riuscita a scordarmelo! << Già, grazie… >> rispondo timidamente. Non mi chiedo neppure come faccia a saperlo.
<< Che carini >> sussurra indicando qualcosa dietro le mie spalle. Mi volto e vedo Rose e Hugo abbracciati sullo stesso lettino, immersi in chissà quali rosei sogni.
<< Ora devo andare… il lavoro… mi chiama >> annuncia lui sorridendo subito dopo. Arrossisco fino alla radice dei capelli.
<< Oh, certo… be’, a presto >> gracchio vagamente a malincuore.
<< Lo spero >>. Che?!
Fa qualche passo velocissimo verso la porta, arrossendo un po’. Arrossisce, anche!
Sembra esitare e poi, con mia assoluta meraviglia, lo dice:
<< Potremmo parlare… per … un… caffé…? >>.
Questa situazione è ufficialmente assurda. Sfiora davvero il surreale.
Sì, sì, sì…!! Bisbiglia insistentemente la vocina maligna nella mia testa, inneggiando a una torbida storia sentimentale con il dottore dei miei nipotini.
<< No… >> eh? Chi ha parlatooo?! Esci da questo corpo! << Cioè… Sì! >> mi correggo con forza (un po’ troppa) e piuttosto pateticamente (oppure era la vocina?). << Ma Rose…e Hugo… >> il mio stupidissimo senso del dovere torna a farsi sentire.
<< Maria … l’infermiera…li terrà d’occhio… questione di… pochi minuti… >> quel “pochi” suona vagamente falso…
Sospiro e, dopo un attimo di indecisione (solo un attimo)…
<< Volentieri >> e sorrido inconsciamente << Dovrei cambiarmi… >> aggiungo e vorrei sprofondare nel tartaro più profondo dalla vergogna.
<< No, davvero… ho un pigiama identico a casa >> senza un’ombra di ironia. Neppure un pizzico di sarcasmo! Ride spensieratamente e, rivoltagli un’occhiata semi-seria, mi Smaterializzo nel mio armadio.
 
 
Ve l’avevo promessa ed eccola: la mini digressione su Draco Malfoy.
Dunque… naturalmente mi sento in dovere di sottolineare un piccolo insignificante aspetto del nostro rapporto (univoco, più che altro): io lo odio.
Cioè, magari sarebbe più appropriato usare l’imperfetto come tempo verbale… in fondo, è passato davvero parecchio tempo da quando ha inventato appositamente in mio onore i soprannomi “stracciona”, “traditrice del proprio sangue”, “appendice dello Sfregiato”, “piattola frigida”, e altri adorabili appellativi in stile.
E davvero, occorrerebbe un capitolo intero per analizzare opportunamente la paradossale situazione corrente. Cercherò in breve di farne un sunto:
incontrato il dottor Malfoy dopo una perfettissima Smaterializzazione al San Mungo causa nipotino in fin di vita;
il dottore cura amorevolmente il suddetto nipotino tramortito;
ed è… gentile e garbato;
non mi insulta neppure una volta (nonostante il pigiama con fantasia a porcellini psichedelici);
sono solo in grado di balbettare e fare figure caccose e ottengo un invito ufficiale per un caffé… non si sa come;
il dottor Malfoy è davvero davvero davvero stupendo. E lo sapete anche voi che è assurdamente bello. Anche troppo.
Quindi a rigor di logica, considerando il trascurabile fatto che ho passato alcuni dei peggiori anni della mia vita a causa sua e dei suoi modi da gentiluomo, non avrei dovuto accettare così prontamente la sua proposta… e la mia effettiva risposta favorevole mi fa indubbiamente apparire disperata e patetica, giusto? Giusto.
Il punto è che io SONO disperata e patetica. E qui ci vorrebbe un altro lunghissimo paragrafo di elucubrazioni filosofiche. Sì, tranquilli! Ve lo risparmio.
Com’è possibile? Io sono sull’orlo del suicidio per colpa di Harry Potter! E il mio weekend lacrimoso?! Non posso assolutamente accettare inviti così, dal primo che passa… anche se è tremendamente affascinante! Giusto? …
Giusto?
Posso davvero?
Certo che sì! Ma quante seghe mentali ti fai?
Perfetto.
Riprendendo il filo di questo astruso ragionamento… Draco Malfoy.
Il fatto che fosse il figlio di un Mangiamorte spregevole e meschino (Lucius Malfoy) era abbastanza lampante e praticamente di dominio pubblico, ad Hogwarts. Chi avrebbe mai pensato che, contrariamente a quanto tutti ritenevano naturale, non avrebbe seguito le discutibili orme paterne e avrebbe invece deciso di intraprendere gli studi di Medimagia, dopo una misteriosissima conversione morale?
Ed è proprio questo il punto oscuro di tutta la faccenda. Insomma. Un Malfoy rimane un Malfoy! Cioè insopportabile, misogino, retrogrado, deficiente, altezzoso, arrogante, diabolico e gelido! Non decide da un giorno all’altro di diventare il sogno erotico delle pazienti con il suo rinnovato galateo, i suoi sorrisi suadenti e quella stupidissima voce. No?
E soprattutto, Ginevra Weasley non dovrebbe neppure lontanamente pensare cose del genere sul suo conto! Nella maniera più assoluta e totalizzante.
Eppure, si sta tormentando sulla sua mise per un incontro galante (o quasi) con il suddetto prototipo di perfezione.
Si rende conto, oltretutto, di non sentirsi minimamente in colpa per aver rimediato un invito per un caffé da Draco Malfoy due minuti dopo aver quasi assistito alla morte del suo nipotino Hugo.
Sono veramente insensibile.
Per una volta nella tua vita invece, stai ragionando! Riecco la perfida vocina del mio atro subconscio. Che ha perfettamente ragione, pure.
Ma torniamo al sostanziale, mastodontico, essenziale dubbio che mi affligge: come mi vesto?
Teoricamente dovrei disporre di una prontissima e complice amica che mi istruisce sapientemente sull’insidiosa materia che è la moda, ma al momento sono disperatamente sola e in balia di me stessa. Pure la sacrosanta vocina del subconscio è andata a farsi un giro. Perfetto.
Quindi, ripassando i concetti base e cercando di eliminare i complessi di inferiorità che mi sorgono spontanei ripassando mentalmente i lineamenti perfetti del dottore, concludo che:
non ho un solo vestito da mettermi, che sono orribile e che fuggirà a gambe levate. Dopo queste incoraggianti premesse pesco a caso nell’armadio: jeans attillati (almeno sottolineano con eleganza le mie curve, su questo vado sul sicuro, no?) e una maglietta carina non troppo appariscente.
Passando al resto. Che disastro. Oddio! Oso sbirciare il mio aspetto allo specchio. Non l’avessi mai fatto! Almeno mi sarei risparmiata sette interminabili anni di sfiga (che, aggiunti a quelli precedentemente accumulati, fanno trentaquattro) perché sì, l’adorabile lastra si è frantumata in mille pezzi dallo spavento. Inorridisco per le seguenti ragioni:
1.      i miei capelli sono a forma di casco, meno tondeggianti forse, ma comunque piallati e successivamente incollati gli uni agli altri con una sostanza non identificata, a formare una massa compatta e impenetrabile;
2.      occhiaie da vampiro appena uscito dalla bara;
3.      viso giustamente paragonabile a quello del sempre bistrattato mostro delle paludi (con piaghe purulente, curiose formazioni rocciose sugli zigomi e ovunque mini-crateri schizzanti sostanze sudice e maleodoranti… una meraviglia).
Nella speranza di avervi fatto rabbrividire di disgusto a sufficienza, cerco di riportare alla memoria quella magica formula il cui nome assomiglia tanto a “restauro facciale completo” brevettata dai miei ingrati fratelli. Ed eccola, galleggiare pigramente attraverso la mia vuotissima mente in un brillante sprazzo di lucidità. Essendo questa un segreto inviolabile, non me la sento proprio di riportarla in questo scritto, carissime amiche pettegole.
Ma certo che scherzavo! Figuriamoci! Sono sempre felice di aiutare le mie compagne di sventura, quindi recitate a voce alta e solo in caso di seria necessità la seguente frase: restauro facciale completo! E nessun ulteriore commento, ragazze… i miei fratelli hanno sempre scaduto in fantasia!
Visiono velocemente tutti i possibili look proposti e scelgo un trucco proprio acqua e sapone che, senza farmi trasformare nella prima… buona donna che capita, mi dona una certa naturalezza.
Sorprendentemente questo intricato processo di vestizione, ristrutturazione e contemplazione mi richiede appena (e evidenzio ripetutamente ‘appena’ con grande orgoglio) dieci minuti. Incredibile record per gli standard femminili!
Fatte le opportune considerazioni mi Smaterializzo nuovamente al San Mungo e, per l’ennesima volta, sento il preciso dovere morale di auto-lodarmi. Lo so che sarete super gelose, ragazze!
Perché, con la mia straordinaria abilità, indovinate su chi cado graziosamente? Più che altro rovino scompostamente… ma vabbè, dettagli. Travolgo proprio… Draco Malfoy.
<< Mi stavo proprio chiedendo se fossi scappata >> sussurra con voce bassa e vibrante. Dunque: la deve smetterla di mandarmi in catalessi ogni volta che proferisce verbo!
<< No, davvero… in piena consapevolezza non avevo alcuna intenzione di fuggire >> mormoro, mentre lui mi aiuta cavallerescamente ad alzarmi. Ma che diavolo di frase è? In piena consapevolezza… sono scema!
<< La cosa mi riempie di gioia >> bisbiglia ancora più piano lui e nonostante i miei coraggiosi sforzi nel rimanere impassibile, una certa quantità di sangue schizza dritta sul mio viso.
Rivolgo una tenera e commovente occhiata ai due pargoli, ancora comodamente distesi sul lettino.
<< Ok, la mia pausa inizia ora >> annuncia Malfoy e guardando con insistenza l’orologio sorride. Quel sorriso da schiaffi che attira i miei innocenti occhietti come una calamita.
<< Perfetto! Andi… andiamo? >> farfuglio pateticamente.
<< Dovrei cambiarmi >> ride piuttosto sarcasticamente e… che fa? Si toglie il camice con assoluta e spiazzante nonchalance, appendendolo subito dopo con un graziosissimo gesto ad un gancio dall’aria poco solida. Ora, spiegatemi una cosa: ritengo già un record assoluto cambiarsi e restaurarsi in dieci minuti (con però risultati incerti) e questo figo spazial… bel ragazzo ci mette tre secondi con risultati, vi assicuro, certissimi! Dunque, osate affermare che questa non è un’ingiustizia?
Vi prego svegliatemi, tiratemi una tegola in testa, qualsiasi cosa! Mi sono incantata ancora. E non escludo neppure il fattore “bocca aperta”. Ma vi rendete conto? Draco Malfoy indossa una semplicissima camicia nera e davvero, bisognerebbe renderlo illegale, vietato ai minori! Distrae decisamente troppo.
Fortunatamente per la mia salute ormonale decide di portarmi alla realtà lui stesso.
<< Andiamo? >> mi incoraggia sorridendo (e stavolta, evito accuratamente di guardarlo). Annuisco con entusiasmo (forse troppo) e sento molti sguardi invidiosi trafiggermi come coltelli. Uno di questi appartiene a Maria (la solita autoritaria infermiera di mezza età che tanto spaventa i pazienti).
Deglutisco, sospirando il più silenziosamente possibile e mi concedo, piuttosto ridicolamente, di ammirare il suo lato B mentre lui si avvia verso un’uscita secondaria lungo il corridoio. Mi sento in dovere di ribadire con assoluta fermezza la sua totale perfezione.
Avevo programmato di schiodarmi da quella grigia piastrella, prima o poi… davvero, c’avevo pensato seriamente… ma evidentemente le mie disobbedienti articolazioni erano succubi di quei stupidissimi ormoni autoritari che avevano, a quanto pare, spodestato la parte razionale del mio cervello, instaurando una feroce dittatura.
Ed ecco che colui che stavo così graziosamente violentando nei miei pensieri più reconditi si volta e mi rivolge un sorriso piuttosto compiaciuto, stendendomi definitivamente.
<< Arrivo >> bisbiglio e lo raggiungo con qualche passetto veloce. Ora, davvero… solitamente non sono così perdutamente depravata e perversa… in effetti, non ne avevo mai avuto motivo. Harry Potter non era NULLA in confronto. Niente. Un insignificante NULLA! Il che mi riempie il cuoricino di una euforia insopprimibile. In fondo, IO stavo uscendo con Draco Malfoy.
Qualche neurone superstite mi suggerisce di dedicarmi al concepimento di una conversazione civile che non comprenda discorsi inerenti agli argomenti su cui mi stavo soffermando (avrei decisamente fatto una figuraccia se gli avessi vomitato addosso tutte le mie considerazioni sul suo aspetto, no?). Quindi… ehm.
<< Allora… come fai ad essere al corrente delle mie prodezze distruttive ai danni di Harry Potter? >> chiedo con aria vagamente innocente, sputando l’ultima parola come fosse un insulto. Lui mi guarda e senza volerlo si scontra con i miei stupidissimi occhi. Cosa che, ovviamente, mi fa arrossire come una cretina.
<< Be’, l’ho curato io… >> risponde, cercando di nascondere un certo nervosismo << E ti ringrazio, io gli avrei fatto di peggio, anche se so che… sarebbe stato poco professionale, nei miei panni… >>. Cerco di comprendere lo scarso senso di questa ultima affermazione, ma lui fa un altro sorriso micidiale! Non è colpa mia!
<< Io… non capisco >>.
<< Personalmente, non mi sarei limitato a frantumargli un paio di ossa e a fargli spuntare sei dita aggiuntive nel piede destro… >> ripete lui con estrema gentilezza.
<< Sembrerò immensamente stupida, ma non capisco ancora cosa vuoi dire… >> ribadisco con grande sincerità, mentre continuiamo a camminare piuttosto vicini per il marciapiede.
Lui ride, un po’ nervoso.
<< Per quello che ha fatto, più o meno l’avrei ridotto in cenere >> cerca di spiegarmi.
<< Io… be’… cosa ti ha raccontato di preciso? >> farfuglio arrossendo.
<< Mi sono limitato solo a curarlo, in effetti… non ho indagato >>.
<< E come… fai… a sapere… allora? >>.
Un breve silenzio.
<< Er… La mia… ex ragazza… mi ha tradito per lui >>. Non. È. Semplicemente. Possibile. Devo. Riprendermi.
A questo punto dovrei inserire maggiori dettagli su come abbia colto in flagranza di delitto Harry Potter. Be’, in realtà… l’ho visto mentre lui era in atteggiamenti molto intimi con una insulsa Barbie malvestita, con il caschetto platino, stile parrucca Drag Queen. Ero quasi sicura di non averla mai vista in vita mia, ma in effetti non ho fatto molto caso al viso (che veniva in quel momento insalivato dal MIO ragazzo)… ero concentrata su altri aspetti. Per esempio, le sue gambe. Cavolo. Morivo di invidia, nonostante continuassi a ripetermi mentalmente che era solo una stupidissima zoccola. Ma non divaghiamo. Ragazze: Draco Malfoy ed Io eravamo stati infinocchiati nella stessa identica maniera. Dallo stesso stupidissimo invertebrato, per di più.
Ed è possibile un’unica, evidente soluzione: la tipa ha il cervello pieno zeppo di segatura. Assicurato. Ma come si fa? Cioè, dategli un occhio… io non tradirei mai Draco Malfoy per… Harry Potter, un’ameba che non ha neppure il fascino dell’eroe: è un cretino fatto e finito. Pure brutto.
<< Siamo arrivati >> mi informa il celestiale uomo con un celestiale sorriso, indicandomi l’elegante insegna di un piccolo e grazioso caffé. Mi fa cenno di entrare e mi segue con uno sguardo sottile e misterioso. Evidentemente non ha ancora assimilato il concetto: se non mi vuole mandare in iperventilazione è meglio che la smetta di guardarmi… così, porca paletta!
<< Che ne dici se ci sediamo qui? >>.
<< Certo, benissimo >> sussurro mentre lui… oddio. Chi lo fa ancora, eh? Da dove è uscito questo uomo? Dove lo vendono? Mi… scosta la sedia, mi fa… accomodare… capito?
Anche lui si siede, sorridendo della mia espressione basita e sconvolta.
<< Non che siano affari miei ma… per solidarietà fraterna >> inizio cercando di riprendere il filo del discorso precedente, mentre lui ammicca incoraggiante << Chi sarebbe la tua >> di’ stupida si intromette la vocina del mio subconscio… di’ stupida << stupida ex-ragazza? >>. È una vocina a dir poco perfida. E io l’ascolto pure, accumulando solo una quantità esorbitante di figuracce.
<< Pansy Parkinson >> sibila piuttosto sprezzante. Per mia fortuna ha ignorato l’aggettivo che ho usato (o era la vocina?).
<< Da cosa deduci così brillantemente che sia stupida? >> No. Mi sbagliavo. Accidenti. Un attimo, però: Pansy Parkinson? Bionda? E soprattutto Pansy Parkinson? Chiunque, ma non lei. Vi prego. Ditemi che non è vero.
<< Pansy? >> borbotto incredula.
<< Già… >> sorride << Allora… è stupida? >>. Stendiamo un velo pietoso.
<< Direi… >> NON L’HO DETTO IO! È STATA LEI, LA VOCINA MALIGNA!
<< Come mai? >>.
<< Personalmente, in piena consapevolezza, non ti avrei tradito >>. Davvero. Non. È. Colpa. Mia. Io. Ginevra. Weasley. Non. L’avrei. Detto. Mai. E. Poi. Mai.
Non ho alcuna intenzione di guardarlo, neppure con la mia vista periferica.
<< Neppure io, in piena consapevolezza, ti avrei tradito, Ginevra Weasley >> dice piano, con la sua voce vellutata. Alzo involontariamente lo sguardo e lo trovo lì, a fissarmi enigmatico e serio. Arrossisco, incapace di fare altro.
<< Harry Potter tornerà… e anche lei >>.
<< Lo credi davvero? >>.
<< Ne sono sicuro… conosco Pansy… e, be’, se lo Sfregiato non provasse neppure una volta a tornare sarebbe davvero… stupido >>.
<< Ma lui E’ stupido >> puntualizzo sorridendo. Tutti quei complimenti impliciti mi fanno girare la testa…
Ride e mi incanto ancora un po’.
<< Sai, in un certo senso mi manca… >> sussurro con un mezzo sorriso.
<< Lo Sfregiato? >> sembra confuso.
<< Mmm… no, il soprannome che gli hai dato… lo trovo molto appropriato e be’, è da un po’ che non lo sento… >> lui ride ancora, quasi sollevato.
<< Già, quanto tempo è passato… >> il suo tono si fa improvvisamente duro << Mi dispiace >> aggiunge in un sospiro.
<< Per cosa? >>.
<< Non… ti ho mai trattato bene… come meritavi >> spiega guardandomi dritto negli occhi.
<< Stai cercando di rimediare? >>.
<< Più o meno… >> arrossisce impercettibilmente. Un cameriere si avvicina e ordiniamo due semplici caffé. Cade un silenzio strano, ma non imbarazzante. Lui sembra perfettamente a proprio agio. Io un po’ meno, ma sono dettagli.
<< Allora, cosa fai nella vita? >> chiede il dottore, spontaneamente curioso.
<< A parte fare disastrosamente da baby-sitter ai miei nipotini, studio… >> rispondo con maggiore sicurezza.
<< No, davvero… non sei poi tanto male >>.
<< Questa è una falsissima bugia, lo sai… Hugo è quasi morto >>. Ridiamo assieme. Quel suono così naturale mi fa sobbalzare.
<< E cosa studi? >>.
<< Fra qualche mese sarò un Auror >> e la mia modestia urla di protesta.
<< Wow. Sbaglio o anche Potter aveva questo sogno nel cassetto? >> indaga, sorseggiando con nonchalance il suo caffé (nel frattempo il cameriere ci aveva serviti, ma ero piuttosto presa dalla conversazione per accorgermene).
<< Sì, è vero, ma non ha mai passato alcun esame… è troppo… stupido >>.
<< Oh, certo… quasi dimenticavo… quindi di cosa si occupa? >> dice con assoluta e disarmante leggerezza.
<< Di nulla… è schifosamente ricco, e anche tirchio >> sibilo con rabbia e lui ride del mio tono.
<< Tu invece… Come mai hai deciso di diventare medico? >> proseguo curiosa.
<< Be’, convenzionalmente la risposta più gettonata è “mi affascina salvare vite”… in realtà, lo trovo un ottimo mezzo di redenzione… Mi sembra, piuttosto utopicamente anche, di aver l’opportunità di rimediare ai miei errori… un modo per essere migliore >> mi incanto per la milionesima volta: il punto è che è così coinvolto, preso e ansioso di spiegare ciò che prova, che la sua sincerità quasi mi commuove. Non sono abituata alle persone sincere e, a dirla tutta, non mi aspettavo neppure di associare questo termine proprio a lui, a Draco Malfoy.
E sì, è stancante ribadirlo, ma è veramente bello.
<< Che succede? >> chiede guardandomi interrogativo.
<< Nulla >> mormoro con voce roca e lo guardo intensamente, persa nei miei pensieri.
<< Questo caffé è davvero imbevibile >> commenta lui ridendo.
<< Sembra concentrato di petrolio, in effetti… avrò bisogno di una visita medica, mi sa… il mio pancreas ne è completamente disintegrato >>. Oddio. Considerando i doppi sensi, questa frase suona davvero sadomasica, eccetto la parte del pancreas. Inorridisco. Lui ride ancora, vagamente consapevole.
<< La frusta la porti tu? >>. COSA? …
<< Certo… quella chiodata va bene? >>. Di preciso, quale parte del mio cervello malato e semi-decomposto ha il coraggio di concepire queste assurdità? Ho capito, sarà sempre la vocina nel subconscio.
<< Eccellente >> esulta lui << A parte gli scherzi, ti andrebbe una piccola, insignificante cena? >>
Ma ha una vaga idea di cosa ha appena detto? Cioè, io sono io… e lui è … LUI!
La tua autostima sta toccando livelli di aridità storici, Ginevra Weasley. Grazie, vocina del subconscio con la laurea in figure da chiodi. Non è esattamente stimolante venire traditi. E io, be’… mi sto solo crogiolando nel mio dolore.
Hai almeno dato un’occhiata a chi ti ha chiesto di uscire una seconda volta? Sì che l’ho visto! Anche piuttosto bene! E poi sarebbe il primo appuntamento… questa sottospecie di conversazione non la considererei tale…
E allora qual è il punto?
<< Sa così tanto da sadica vendetta >> penso ad alta voce con un mezzo sorriso. Ma chi se ne importa se è l’ex-ragazzo della meretrice che l’ha tradito con il mio ex-ragazzo? So che è poco chiaro, ma il senso era quello...
<< La tua è risposta è no? >> la sua voce non è minimamente scalfita, ma noto una certa ansia nelle sue parole.
<< Io… NO! Certo che NO! >> urlo quasi, arrossendo immediatamente senza criterio.
Tira una specie di sospiro di sollievo.
<< Quindi… potrebbe andare bene venerdì sera alle 20? Stacco dall’ospedale a quell’ora, più o meno… >> propone lui sorridendo.
<< Meraviglioso >> sussurro e non mi riferisco solo all’orario, naturalmente.
<< E’ stato davvero un piacere rifare la tua conoscenza, Ginevra Weasley >> dice lui con la sua voce da brividi: il suo sguardo è serio e brillante.
<< Anche per me >> e mi alzo assieme a lui, forse con troppa velocità perché praticamente gli rovino addosso. Come sono imbranata. In meno di mezzo secondo mi trovo a pochi centimetri dal suo viso. Per la verità, sono certa di essere atterrata molto più distante dalla sua bocca.
Lui si allontana repentinamente, ma con estrema gentilezza. Con estrema amarezza, mi rendo conto che non è accaduto nulla… ed è curioso come la mia pelle si infiammi al solo pensare a… no.
<< Scusami >> mormoro e lui sorride, in tutta risposta.
<< La mia pausa sta per finire >> annuncia e rivolge un’occhiata diabolica all’orologio. Si ferma brevemente a pagare alla cassa e poi mi si riavvicina nuovamente.
<< Hugo sarà in forma smagliante, ora >>.
<< Sono già passate due ore? >> chiedo, totalmente sorpresa.
<< Incredibile, vero? >> ride piano.
<< Decisamente >> e ricambio il suo sorriso.
E quegli ultimi minuti (il breve percorso fino all’ospedale) passano ancora più velocemente, se possibile. Una vera disdetta.
Fortunatamente però, Hugo e Rose si devono ancora svegliare. Li osservo teneramente ancora per un po’, mentre Draco si rimette il camice. Devo usare tutta la mia buona volontà per non guardare. Ma non ne ho abbastanza evidentemente, perché mi volto e lo osservo con estrema cura. Sono davvero patetica. Si nota tanto?
Sì. ZITTA TU!
Il dottore mi porge qualche foglio spiegandomi precisamente come completarli. Eseguo gli ordini con zelo estremo.
<< Zia… >> mormora qualcuno (Rose, credo) con la voce impastata di sonno. Mi giro di scatto e abbraccio i miei due nipotini (da brava zia affettuosa e diligente), appena svegli.
<< Dobbiamo andare, zia? >> s’intromette Hugo con voce soffocata.
<< Dra… il dottore ha detto che sei perfettamente guarito, ora >> spiego con voce carezzevole.
Hugo osserva Draco, che gli fa l’occhiolino in segno di conferma.
<< Bene… allora >> aggiunge poi, un po’ malinconicamente << Ciao bambini! >>.
Rose e Hugo rispondono cordialmente, all’unisono.
Gli rivolgo un bel sorriso pieno.
<< A presto, Ginevra >> mi sussurra all’orecchio mentre gli passo vicino, mano nella mano con i miei ciarlieri nipoti.
Mi fermo di colpo e… Arrossisci. Qualcuno la uccida, vi prego! Comunque sì, arrossisco. Lui sorride sornione e, con un cenno, si dilegua.
<< “A presto”, zia? >> indaga Rose da brava donna Weasley. Quello sguardo furbo non mi piace affatto.
 
 
A rischio di sembrare paranoica, ero arrivata a contare i giorni. Non in modo consapevole, ma quasi. Però ero arrivata ad ammettere, a dispetto della mia proverbiale cocciutaggine, che Draco Malfoy mi faceva un effetto strano e, mio malgrado, parecchio sconvolgente. Il che non andava assolutamente bene.
Avevo passato quasi una settimana a rimuginare sul caffé, sul San Mungo (che raramente è oggetto dei miei sogni), sugli occhi grigi, sui camici, sviluppando oltretutto un’insana passione per le serie tv sui medimaghi.
E soprattutto, avevo completamente smesso di pensare a Harry e sì, anche di drogarmi. Non un solo minuscolo pensiero sulle gambe di Pansy, colei che illumina la notte, e solo una sconfortante e costante distrazione da impedita in qualsiasi campo in cui mi applicassi.
Ero arrivata, con mio sommo sgomento, a progettare un infortunio accidentale (Rose, stavolta) solo per avere un pretesto valido per varcare la soglia dell’ospedale magico. Io questa la chiamo follia. Diabolica follia. Insensata follia.
Perché, a rigor di logica, non POTEVO provare qualcosa per Draco Malfoy. Era assolutamente irrazionale e inconcepibile, considerando che avevamo interagito solo per due ore.
Valutando le possibili opzioni:
schizofrenia demenziale (altamente probabile);
disperazione (da non sottovalutare);
vendetta inconsapevole (non lo escluderei);
colpo di fulmine.
Mi rifiuto di dare credito al punto 4. Non ci ho mai creduto, e mai ci crederò. Teoricamente un’eternità fa era un colpo di fulmine anche quello per Harry (cotta da undicenne depressa e instabile). I colpi di fulmine non sono affidabili, no, no! Nella maniera più assoluta.
Così mi trovo ancora una volta davanti ad una tristissima superficie riflettente a interrogarmi se quella che indosso sia effettivamente la mise più adatta per una cena con Draco Malfoy.
E stavo per l’appunto valutando le possibili soluzioni ai miei dilemmi esistenziali, quando qualche emerito cretino ha la brillante idea di disturbarmi scampanellando insistentemente il MIO campanello. Vado ad aprire con estrema e sadica lentezza. Certe persone non hanno niente di meglio da fare il venerdì sera? I miei pensieri si soffermano ancora una volta sul dottore… finché la mia mano scosta la porta e il mio sguardo si posa istintivamente sul fomentatore della mia rabbia funesta.
<< Ciao, Gin >>. A) che diavolo ci fa qui; B) il Gin è un liquore, idiota; C) Cavolo, che cosa faccio ora?! D) Proprio QUESTA sera, razza di sgombro decerebrato? E) Sono in ritardo.
Il primo impulso è di sbattergli la porta in faccia, ma qualche maligna cellula del mio corpo me ne impedisce il gesto meccanico. In un momento ti tale anarchia mentale, la perfida vocina del subconscio prende il controllo della situazione.
<< Che vuoi? >> sputa la mia voce, caustica.
<< Io… >> farfuglia Harry Potter. Già, proprio lui. Perché se non riesce a rovinarmi ulteriormente la vita, non è contento. Una rabbia incontrollabile mi monta dentro e mi preparo con inattesa lucidità al massacro.
<< Ginny, so di aver sbagliato… e ti chiedo perdono, in ginocchio se serve… ma io ti amo, e non riesco a vivere senza di te… te lo giuro, l’ho provato… e non mi sono mai pentito tanto delle mie azioni in vita mia, è stato un errore fatale, lo so. Ma ti prego, prova a perdonarmi se ci riesci… in nome di quello che abbiamo condiviso… >>. Il suo tono è di accorata supplica, sembra sincero, la voce gli trema leggermente, gli occhi sono espressivi e dolci… l’avrei accolto a braccia aperte… una settimana fa. Sì, una settimana fa. Draco aveva ragione, sarebbe tornato. E io cosa avrei risposto? Harry ti amo anche io?
Ne ero convinta, tempo fa. Era l’unico punto fisso della mia vita. Ma mi rendo conto solo ora che non è altro che una stupida bugia. Io non lo amo, e lui non ama me.
Il desiderio di scorticarlo non si è ancora affievolito, e lo prendo per un buon segno. Forse sto davvero guarendo. Mi accorgo che le ferite si sono rimarginate, che non mi serve alcun anestetico per frenare il dolore, che sono libera… e felice. Anche e soprattutto senza di lui. Senza le sue manie, le sue ridicolaggini, le sue menzogne, e la sua cicatrice della mutua.
E poi, scusate… questa sera devo uscire con Draco Malfoy.
Lui attende la mia risposta, fremente.
<< Sai cosa, Harry Potter? >> la mia voce è bassa e calma << Non è vero che mi ami… e che non riesci a vivere senza di me… >>.
<< Te lo giuro, Ginny… per te non è così? >> mi interrompe lui, ferito.
Ghigno, diabolica.
<< Io vivo meglio senza di te >> recidiva e spietata. Riconosco subito l’impronta di sadismo della vocina nel subconscio.
<< Come? >> poverino, non ha assimilato il concetto.
<< Ho sprecato metà della mia vita a correrti dietro, Harry Potter… e cosa ho ottenuto? Solo l’assoluta certezza che sei l’essere più vile, ignobile e insulso di questa terra… fattene una ragione >> spiego lentamente, con voce carezzevole e tagliente nel contempo.
<< Quindi è finita >>.
<< Notevole deduzione >> commento << Scusami, ora ho un appuntamento >> aggiungo subito dopo con inusitata soddisfazione.
<< Chi è? >> chiede immediatamente. Lui e la sua dannata gelosia.
<< Sono magnanima e non te lo dirò >> dico, cercando di mantenere la calma.
<< Perché? >> chiede lui, confuso.
<< Ti verrebbero complessi di inferiorità insuperabili >> malefica e… sincera.
<< Chi è? >> ripete, affilando lo sguardo.
<< Non dovrei dirlo, ma sarebbe divertente registrare la tua reazione… >> infierisco << Draco Malfoy >> rispondo poi.
La reazione arriva, eccome.
<< E’ stato facile fregargli la ragazza… spero non se la sia presa troppo >> dice, credendosi evidentemente molto furbo. Ma questa frase non produce alcun effetto se non quello di aumentare la mia ira repressa. Sto letteralmente scoppiando.
<< Lui no, magari >> sibilo, stringendo la bacchetta << Ma io sì >> gli rivolgo un ultimo falso sorriso prima di recitare l’incantesimo.
 
 
Sono in ritardo inconcepibile. Le nove e diciassette. Non ci voglio neppure pensare. La mia Smaterializzazione perfetta questa sera non è poi così ineccepibile. Non cado tra le braccia di nessun dottor Malfoy. E non trovo nessun bellissimo dottor Malfoy ad aspettarmi.
Entro all’interno dell’ospedale, le mani sudate e tremolanti.
<< Mi potrebbe dire dove si trova il dottor Malfoy? >> gracchio timidamente alla turpe infermiera dietro il bancone nell’ingresso. Mi guarda truce per qualche istante. Ti prego, fa che sia ancora qui…
<< Secondo piano >> scandisce infastidita. Le faccio un cenno veloce in segno di ringraziamento e mi fiondo simultaneamente sulle scale… l’ascensore è parecchio affollato.
Inizio a correre, ma le scarpe col tacco che indosso non sono esattamente l’ideale. I gradini sembrano interminabili… e, quando scorgo il nome del reparto del secondo piano, vergato in piccole lettere rosse su un cartello bianco, il mio cuore inizia a battere un po’ più forte. Sarà la corsa, mi ripeto. Ma non ci crede nessuno. Neppure io.
Mi guardo attorno, ma il corridoio è semideserto e non noto alcun camice familiare. Inizio ad essere preda di un leggero e fastidioso sconforto, finché una voce bassa e irresistibile non mi coglie di sorpresa. Mi volto di scatto, improvvisamente ansiosa. Il mio cuoricino spastico perde qualche colpo. È straordinario.
<< Ginevra…? >> sussurra.
<< Dr… Draco >> sento la gola seccarsi e la voce venire meno << Io… scusa per l’imperdonabile ritardo… c’è stato un orribile contrattempo e… >>.
<< Hugo sta bene? >> ride lui e il suono della sua voce mi sorprende ancora una volta. Sorrido mio malgrado. << Temevo mi avessi dato buca… >> confessa.
<< Chi… io? Non sono davvero così idiota >> mormoro, confusa dal suo sguardo su di me.
<< Deve essere stato un imprevisto irrevocabile >>.
<< Già… avevi ragione… sai? Harry Potter è tornato sul serio… solo ha scelto un odioso momento per farlo >> le mie parole sembrano colpirlo. Mi fissa più intensamente.
<< Che coincidenza… l’ha fatto anche Pansy >> mi informa lui sorridendo. Oddio no…
Cade un silenzio imbarazzato. Devo chiederglielo, ma… non ne ho il coraggio. Draco sembra ugualmente ansioso e tormentato.
<< Cosa hai risposto? >> domandiamo all’unisono e arrossisco vergognosamente. Lo guardo dritto negli occhi, sento l’impulso di farlo. È decisamente troppo bello: mi sento insignificante e inetta. Come se gli potesse importare sul serio qualcosa di me…
Qualcuno ci interrompe. La riconosco, è Maria… l’infermiera invidiosa.
<< Dottor Malfoy >> chiama ammiccante << Venga… sta molto male! >>. Draco si rannuvola… << E’ Harry Potter, dottore >> conclude stucchevolmente in un sospiro complice.
Il dottore si volta e mi rivolge un altro magnifico sorriso.
<< Chiama qualcun altro, Maria >> ordina perentorio, senza smettere di fissarmi. << Ma dottore… >> protesta l’infermiera, e lui la ignora.
<< Hai detto no… >> mi sussurra ridendo piano.
<< Già >> siamo pericolosamente vicini. Silenzio, ancora.
<< E tu? >> continuo poi, con non so quale coraggio.
Per qualche incomprensibile e felicissimo motivo, lo fa. In un attimo avverto le sue mani prendermi il viso e avvicinarlo alle sue labbra. Ragazze, mi sta baciando. E mi sento la donna depressa più fortunata di questa terra. Perché Draco Malfoy sta baciando me. Inizio seriamente a credere nei colpi di fulmine… e anche agli uomini perfetti. Una curiosa e insopprimibile euforia si sprigiona improvvisamente dal mio petto e invade ogni singola cellula del mio corpo come fuoco. Rispondo con entusiasmo e forza, affondando le dita fra i suoi meravigliosi capelli di seta. Non so per quanto continuo ancora, avvertendo vagamente i colpetti di tosse imbarazzati di Maria alle mie spalle. Sorrido contro le sue labbra morbide, mentre lui si separa velocemente. Troppo.
<< Scusa… non volevo >> mormora subito dopo, e sono ancora completamente frastornata.
<< Davvero? >> chiedo con il respiro mozzato. E stavolta non è la vocina. Sono IO. Il suo sguardo brucia come carboni ardenti.
<< No, era una bugia >> sussurra e riprende a baciarmi. Siano benedetti Rose e Hugo, il San Mungo, i dottori e la stupidità di Pansy Parkinson. Non si stacca neppure per togliersi il camice e gettarlo in un angolo buio della stanza.
Se è un sogno, non svegliatemi. Se invece sono affetta da una rara malattia che mi fa immaginare queste cose… be’, chiamate un dottore… e presto. Che sia Draco Malfoy, magari.
Se invece è tutto reale… che ci fate ancora qui? Un po’ di privacy no?!

 

  

 

 

  
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