Anime & Manga > Il grande sogno di Maya
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Autore: FiammaBlu    15/12/2014    3 recensioni
L' ebook è scaricabile dal mio profilo autore. Revisione ultimata! Grazie a tutti coloro che continuano a leggerla! :)
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Cosa sarebbe accaduto se nel numero 28 Masumi Hayami fosse riuscito a confessare a Maya di essere l'ammiratore delle rose scarlatte? Leggete la mia versione di questo "what...if" ^_^
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Masumi Hayami, Maya Kitajima, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Ultima revisione: novembre 2015

 

Questo capitolo è collegato ad una one shot a rating rosso che si intitola "My Fair Lady - Il fuoco del cuore" e contiene la continuazione dei sogni di Maya e Masumi che qui non è stata inserita. Vi consiglio di leggere prima questo capitolo e poi passare alla one shot :)

 

18. Fuoco



Maya fissava il fuoco da così tanto tempo che quando Ayumi la riscosse sentì tutti i muscoli doloranti. Era affascinata dalle fiamme. Da quando aveva letto il dramma di Oshichi e aveva iniziato ad analizzare il fuoco, lo aveva anche sognato. Fiamme, alte e potenti, o piccoli fuochi di candele, come punti nelle tenebre dei suoi sogni. Si muoveva in modo molto strano, non ci aveva mai fatto caso, sembrava casuale eppure doveva seguire un ordine logico dovuto a chissà quale calcolo matematico che coinvolgeva l’ossigeno e il combustibile.

- Straordinario, il fuoco, vero? -

Maya si girò e vide Ayumi, ancora più bella, illuminata solo dalla fiamma del fuoco del camino del tempio.

- Ha questo moto perpetuo, che consuma tutto, finché non diventa cenere, proprio come “la ballerina dalle scarpette rosse” che ha continuato a danzare fino alla morte… - sussurrò sedendosi accanto a lei. Solo il crepitare del fuoco era udibile nella stanza, fuori, la notte aveva preso il sopravvento da tempo, ormai.

- Maya, ti sei mai innamorata? - le chiese fissando le fiamme rosse che danzavano.

- Sì, tempo fa io mi… mi piaceva qualcuno, ma non è andata a finire bene… - mormorò imbarazzata Maya, girandosi lentamente verso la rivale.

- Oh, adesso ricordo, frequentavi Satomi - annuì lentamente Ayumi con un lieve sorriso - E adesso? - insisté sempre fissando il fuoco nell’alcova.

Nell’istante in cui la domanda riecheggiò nella sua testa, il volto del signor Hayami apparve nitido e distinto e il cuore prese a batterle all’impazzata. Non posso pensare a lui adesso… eppure io...

- No, Ayumi, e tu? - le chiese insicura, sperando che non si accorgesse della sua insicurezza.

- Io non capisco bene l’amore… - ammise la giovane attrice muovendo i tronchi con un ferro ricurvo. Le scintille volarono dovunque come schegge impazzite.

- Ma come? Proprio tu che hai sempre un enorme successo in amore? - si meravigliò Maya tornando a guardarla stupita. Eppure ciò che vide sul volto di Ayumi fu solo amarezza e malinconia.

- Tutte montature dei giornalisti o necessità di scena, Maya - scosse lentamente la testa - Io… non ho mai conosciuto il vero amore, che ti fa entrare in contatto con l’anima della persona che ami! - rivelò arrossendo lievemente e distogliendo lo sguardo.

Maya la osservò in silenzio, stupita. In contatto con l’anima della persona che ami… per me non sarà mai possibile… io so che questo mio desiderio non potrà mai avverarsi...

- Riuscirò a interpretare l’amore della Dea Scarlatta? - domandò Ayumi alle fiamme in un sussurro accennato - A volte, per recitare, sforzo e passione non bastano! Ma io non voglio essere da meno di te! - ogni parola fu un crescendo in sicurezza e determinazione, finché sollevò lo sguardo carico di sfida e la fissò.

Maya riconobbe all’istante la sua rivale, quella era Ayumi Himekawa, il momento delle confidenze era finito.

- Da quando sono arrivata qui, una tensione mi dilania al pensiero di dovermi confrontare con te! - confessò sollevando una mano e stringendola a pugno.

- Ma che dici, Ayumi! - era sbalordita e non riusciva a credere che potesse parlare così.

- Anche ora stavo cercando di capire come interpretare il fuoco, poi ti ho visto qui e il pensiero di ciò che potresti fare tu, mi atterrisce e mi riempie di un’ansia immotivata - i suoi occhi cristallini e limpidi si fissarono in quelli scuri della rivale.

Maya la fissò frastornata. Ayumi… ma che ti prende…?

- Fin da quando ero una studentessa alla Ondine e ti ho conosciuto, non ho potuto toglierti dalla mente! Tu mi hai fatto capire che sforzi e tecnica da soli non bastano! E’ così, fin da quando mimasti con la pantomima l’uccellino scappato dalla gabbia! Ho sempre provato un senso di sconfitta nei tuoi confronti! - Ayumi aveva lo sguardo gelido, pieno di rancore e Maya rimase pietrificata dalle sue parole che, in egual modo, ma al contrario, albergavano in lei.

- Soprattutto dopo che hai vinto il Gran Premio delle Arti non avrei mai voluto essere ingaggiata per la “Dea Scarlatta” senza misurarmi con te! Sento che se non riuscissi a batterti, non potrei interpretare il ruolo di Akoya! Io voglio credere nelle mie capacità e non mi farò battere da te! - terminò chiudendo i pugni, la schiena diritta, il collo rigido. Si voltò all’improvviso e uscì dalla stanza.

- Aspetta, Ayumi! Perché mi dici queste cose? Tu mi hai sempre preceduta, sei sempre stata inarrivabile, perché allora mi parli così? - urlò infastidita Maya - Hai sempre brillato di luce propria, io non mi sono mai nemmeno avvicinata a nessuna delle tue interpretazioni! Sei sempre stata il mio obiettivo! Arrivare a diventare come te sarebbe il massimo per me! - gridò Maya nel silenzio del tempio - Io ti ho sempre invidiata! -

Ayumi si fermò, voltandosi lentamente.

- Sono io che ti ho sempre invidiata! - e la lasciò sola, basita e incredula.

E’ impossibile! Non riesco a credere che Ayumi possa invidiare proprio me! Ma non ho alcuna intenzione di farmi battere da lei! Voglio interpretare la Dea Scarlatta e ci riuscirò!



Non solo Sakurakoji era riuscito a trovare il maestro Kaikei, ma aveva scoperto che era un capo ufficio del comune, era sposato e aveva due figli. Aveva parlato con lui e gli aveva raccontato ogni cosa della “Dea Scarlatta” e del suo obiettivo di impersonare lo scultore Isshin.

Il maestro, dopo un iniziale sgomento, lo aveva accolto in casa sua e aveva deciso di insegnargli alcune cose relative alla scultura. Yu non avrebbe mai potuto neanche lontanamente immaginare che dietro un maestro come Kaikei, capace di intagliare statue meravigliose, potesse esserci in realtà un uomo semplice e buono, amante dei valori fondamentali della vita che, la sera, veicolava tutto il suo essere in uno scalpello e dava vita al legno.

Gli aveva prestato un bel set di attrezzi e gli aveva spiegato la sua tecnica per visualizzare il disegno nella mente, trasferirlo su un foglio e poi dentro il legno. Per Sakurakoji era molto difficile, ma non ci fu giorno in cui la sua mente non tornasse a quella sera nel parco, alle labbra di Maya, alla sua voce che lo aveva allontanato, ma anche ad altre volte in cui invece lo aveva voluto vicino a sé, come quel giorno di pioggia fuori dalla sala prove, quando aveva rifiutato il ruolo dell’amante di Isadora e lei gli aveva chiesto di non abbandonarla.

La famiglia Kaikei lo aveva accolto come un ospite gradito nonostante fosse uno sconosciuto e anche se lui inizialmente si era sentito in imbarazzo, ora era troppo occupato a capire come Isshin svolgesse il suo lavoro, come pensasse la sua mente, come si muovessero le sue mani, come poteva aver deciso di accettare il lavoro imposto dall’Imperatore, per preoccuparsi di essere di troppo.

Era un mondo di cui non conosceva nulla e ogni cosa gli sembrava estremamente difficile, ma niente e nessuno lo avrebbe fermato, perché si rese conto ben presto che tutta l’esperienza che stava facendo gli sarebbe solo tornata utile una volta sul palco insieme a Maya.

Maya, tutto questo non è solo per interpretare al meglio Isshin, ma per dimostrarti che posso stare al tuo passo, che anche io riesco ad approfondire i personaggi e che posso essere capace di interpretazioni intense! Aspettami Maya, non ti deluderò, sarò il tuo Isshin!



La mattina seguente il suo scontro con Maya, Ayumi stava cercando di capire il fuoco nello spiazzo antistante il tempio. Aveva chiesto a Genzo di accendere un fuoco per lei. Seguendo l’idea della ballerina dalle scarpette rosse, voleva dare al proprio corpo le movenze delle fiamme, quel particolare movimento ondeggiante, serpentino e ipnotico, che ti spinge a fissare il fuoco. Utilizzava due nastri di stoffa come le ginnaste della ritmica e cercava di rendere i suoi movimenti fluidi ed eleganti.

Era così concentrata che non si accorse delle due persone dietro di lei che la osservavano, ma un click anomalo di una macchina fotografica la costrinse a voltarsi.

- Chi è? - gridò infastidita, solo per incontrare gli occhi smeraldini di Peter Hamil.

- Salve, Ayumi - la salutò lui cordialmente in giapponese e lei sollevò un sopracciglio scuotendosi la cenere di dosso caduta dai nastri incendiati.

- Che ci fa qui, signor Hamil? Le avevo detto che non intendo fare da modella per le sue fotografie! Io non sono una bambola! - gli ringhiò contro recuperando i due nastri.

- E’ per questo che voglio riprenderla mentre è sé stessa, si allena e recita - le rispose in inglese Hamil avvicinandosi lentamente - Questo è Masao, il mio assistente e interprete - aggiunse il fotografo presentando l’ometto anonimo che era accanto a lui e che sorrise ad Ayumi, incantato. Lei fece un lieve cenno con la testa e si voltò.

- Lei, signor Hamil, è inopportuno, come sempre - disse in giapponese e Masao tradusse per lui. Peter decise di ignorarla e si sedette sul porticato.

- Ho saputo della sua Dea Scarlatta. Sta lavorando per costruire il suo personaggio? Che cosa stava provando poco fa? - parlò in francese, Masao tradusse per lei e Ayumi si girò a guardarlo irritata.

- E a lei cosa è parso, signor Hamil - lo interrogò realmente incuriosita. In fondo era stato uno spettatore, cosa aveva visto in lei?

- Uhm… vediamo… ho avuto l’impressione che fosse diventata fuoco! - rispose il fotografo toccando una levetta della reflex nera.

- Sì, esatto! - rispose Ayumi con più energia di quanto avesse voluto, ma lui l’aveva stupita davvero con quella risposta azzeccata.

- Per interpretare la Dea Scarlatta è necessario cimentarsi nei quattro elementi e ora è il turno del fuoco - spiegò tornando a guardare le fiamme.

Hamil la fissava calamitato dalla sua voce e dalla delicatezza dei suoi movimenti mentre Masao cercava di stare dietro alla traduzione passando dal giapponese al francese con grande maestria.

- Io l’ho trovata bellissima, Ayumi - le confessò guardandola intensamente. Lei arrossì un poco e lui ne fu contento: allora non era così gelida come la dipingevano.

- Vorrei catturare la luminosità, il calore, la forza del fuoco, ma ciò che più vorrei è afferrare il suo ritmo! - e mosse i nastri mentre Hamil scattava una foto.

- Fiamme che divampano, che ardono - e fece delle piroette eleganti e fluide, i nastri che simulavano il fuoco.

- Mi muovo al suo ritmo, costringo il mio corpo a seguire la sua danza viva! - e ballò coi nastri sotto lo sguardo attonito ed estasiato di Masao, che a stento tradusse l’ultima frase rapito da tanta bellezza e Peter Hamil, che purtroppo sapeva già, da Tokyo, di aver perduto il cuore per quella stupenda giapponese, rimase a bocca aperta.

Ayumi piroettò, girò, volò e i nastri insieme a lei, in una danza folle e incredibile, mentre Hamil scattava fotografie a quel volto radioso, rapito dall’interpretazione che stava cercando di afferrare.

Non ho mai conosciuto una donna come te, Ayumi… mai… non sei solo la mia musa, tu sei il riempimento del mio cuore!

All’improvviso lei inciampò, cadendo verso le fiamme, ma Peter fu rapido e, incurante del dolore, si frappose fra lei e il fuoco, trascinandola a terra con sé. Rovinarono sulla nuda terra e lui le fece scudo col suo corpo finché un lieve lamento lo riportò alla realtà.

- Ayumi, va tutto bene? - le disse in un sussurro in inglese. Lei sollevò lo sguardo, ansimante e sudata, il volto sporco e le labbra tremanti. Annuì e si tirò su, liberandosi bruscamente delle sue braccia che la cingevano.

Hamil era sicuro di non aver mai visto niente di più bello in vita sua… Che peccato non averla potuta fotografare…

- Mi scusi… io non… - iniziò, rialzandosi, ma lei lo interruppe.

- La ringrazio, è stato gentile e… - lo guardò e per un attimo perse la sua sicurezza - E coraggioso - concluse raccogliendo i due nastri bruciacchiati.

Si avvicinò, meravigliandosi lei stessa della sua disinvoltura.

- Si è bruciato - sussurrò passando le dita sulla pelle del braccio vicino ad una lesione scura e avvertendo una serie di brividi al tocco.

- Anche lei - mormorò lui indicando la spalla che mostrava un cerchio rosso da cui usciva un po’ di sangue.

Si guardarono, durò solo un attimo, ma lo scambio che ci fu, fece battere il cuore ad entrambi. Ayumi distolse gli occhi e si afferrò la spalla con l’altra mano emettendo un lieve lamento.

- Nella prova del vento, Maya è riuscita a diventare quell’elemento… io devo riuscire a diventare il fuoco! Il mio fuoco! - disse decisa guardandolo di nuovo, mentre Masao traduceva per lui.

- Ayumi, lei era uno spirito del fuoco meraviglioso - disse Peter in francese, perché solo con la sua lingua natia avrebbe potuto esprimere ciò che sentiva nel cuore.

Lei gli sorrise, per la prima volta, lasciandolo di stucco, appena Masao tradusse. Si girò e rientrò nel tempio.

- Sta bene, signor Hamil? - gli chiese Masao preoccupato guardando la bruciatura.

- Sì, Masao, va tutto bene… - mormorò con lo sguardo sulla schiena diritta e perfetta di Ayumi Himekawa.



Il dramma di Oshichi e le parole di Ayumi l’avevano colpita profondamente. Yaoya amava Kichiza così follemente da appiccare un fuoco e subire una condanna a morte pur di provare a vederlo di nuovo.

Che sentimento intenso… come posso fare per rendere il fuoco nel cuore di Oshichi? Un fuoco d’amore tale da rendere folli?

Il pensiero le fece tornare alla mente il signor Hayami. Di nuovo.

Questa cosa deve finire… non ha alcun senso che io pensi a lui… E’ un amore a senso unico… il mio… però è simile a quello di Oshichi!

Fissò il piccolo fuoco del bruciatore esterno, stringendosi la coperta intorno alle spalle quando realizzò quella semplice verità. Nonostante l’aria mite durante il giorno, di notte faceva freddo.

Vorrei tanto poterlo rivedere… ma non posso, lui è lontano, distante e non avrei mai pensato che un giorno la sua voce mi sarebbe mancata a tal punto da sognarla...

Arrossì al ricordo del sogno della notte precedente e si strinse ancor più nella coperta. Decine di immagini di lui le invasero la mente. Cercò addirittura di ricordare in quale momento l’affetto per l’ammiratore si fosse trasformato in quel sentimento incontrollabile per lui, senza però individuarlo. Rabbrividì quando immaginò il fuoco che doveva aver bruciato il cuore di Oshichi e avvertì le mani di lui che la stringevano nel buio del corridoio della sala Ugetsu, i suoi occhi che la guardavano il giorno della visita al planetario, le sue braccia che la cingevano a Nagano durante “Anna dei miracoli”.

Si alzò di scatto, con la pelle che bruciava per l’imbarazzo.

Un amore folle… tale da appiccare un fuoco e morire pur di rivederlo… questa è Oshichi…

Rientrò nel tempio dirigendosi ai bagni, era infreddolita e voleva affondare nelle acque calde termali così si spogliò rapidamente, si lavò al doccino e si immerse fin quasi al collo nella vasca quadrata. Il vapore la circondava, era tutto silenzioso e sentì sollievo immediato quando il calore le entrò nelle ossa. Si rilassò e si appoggiò con la schiena al bordo, reclinando la testa e chiudendo gli occhi.



Masumi gettò la cravatta sulla poltrona ripensando a quell’ennesima giornata di lavoro. Nonostante i suoi sforzi non riusciva a non pensare a lei. Anche in quel momento, era quasi mezzanotte, stava ricordando il momento in cui era partita. I vestiti raggiunsero la cravatta con un gesto di stizza e si buttò sotto la doccia calda. Quel momento prima di andare a letto, o la mattina appena sveglio, era l’unico che dedicasse veramente a sé stesso. L’acqua sembrava lavare via la sua angoscia e gli permetteva almeno di addormentarsi.

Chissà come stanno andando le prove… hai trovato l’elemento? Cosa starai facendo in questo momento? Avrai pensato per un momento a me, a quel signor Hayami che chiami con quella voce carica di risentimento? No, non credo, forse magari al tuo ammiratore, o al ragazzo che ti ha baciata…



Maya si passò le mani bagnate sul volto rilassato, l’acqua calda aveva scacciato tutta la tensione. Chissà cosa stava facendo il signor Hayami in quel momento. Si irrigidì e arrossì all’improvviso.

Ma che mi viene in mente… sarà a letto, è tardissimo, con tutte le cose che lo occupano durante il giorno… E di sicuro non sta pensando a me, magari a qualche bella attrice, come Eiko Nakamura…

Scivolò un po’ nell’acqua e appoggiò la testa al bordo della vasca. Chiuse gli occhi e lo immaginò accanto a sé, come l’aveva visto davanti al teatro Nittei, mentre con una mano accompagnava l’attrice. Sostituì la donna con la sua figura e nell’immagine creata sollevò lo sguardo fino ad incontrare i suoi occhi azzurri che avevano guardato con dolcezza Eiko Nakamura e che ora stavano guardando lei nello stesso modo. Come era avvenuto all’attrice, immaginò di cadere e sentì le sue braccia intorno al corpo che la fecero sussultare nell’acqua come se fosse veramente lì con lei. Il cuore accelerò all’improvviso.

- Non ti lascerò cadere - le sussurrò in un orecchio lui e Maya, che aveva inventato la battuta dato che non aveva sentito ciò che si erano detti, rabbrividì nell’acqua calda alzando una mano e appoggiandola sul suo torace.

- Grazie - rispose lei, donandogli quel sorriso caldo e sensuale che aveva visto fare alla Nakamura e quando lo vide rispondere con un sorriso altrettanto dolce, Maya si sciolse dentro e il cuore prese a batterle rapidamente in petto.

Il signor Hayami strinse l’abbraccio e l’attirò a sé, come aveva fatto durante il ballo per “Lande dimenticate” e a lei mancò il respiro quando i suoi occhi incontrarono quelle profondità azzurre.



Masumi uscì dalla doccia con un telo intorno alla vita, si asciugò l’acqua dai capelli e li tirò indietro con le mani. La notte era sicuramente uno dei momenti che preferiva e camminò sul pavimento di legno a piedi scalzi, libero finalmente da quegli abiti e da quella maschera che indossava ogni minuto del giorno. Nel buio della sua camera, senza nessuno a giudicarlo, poteva pensare liberamente senza che Mizuki, Hijiri o suo padre immaginassero chissà cosa guardando la sua espressione.

Si lasciò andare sulla grande poltrona comoda e, dopo aver appoggiato la testa, chiuse gli occhi. Un silenzio ovattato ammantava la stanza e solo la luce debole della luna filtrava dalla grande finestra. Richiamare il ricordo di lei dalle sue personali tenebre interne richiese solo un istante. Immediatamente il suo cuore accelerò e portò la mano destra sul torace nudo con un sorriso sentendolo battere rapidamente.

Il tuo ricordo fa fluire rapido il mio sangue e solo qui, al buio e in solitudine, posso pensarti così liberamente… Nella mia mente nessuno può entrare e nessuno può impedirmi di sognarti… Se sapessi cosa penso di te, probabilmente mi odieresti ancora di più e per questo motivo non permetto mai alle mie emozioni di uscire. L’averti detto dell’ammiratore è stato solo perché non potevo più ingannarti…

Distese le dita sulla pelle ancora umida; sotto, il suo cuore, batteva rapido e aumentò nell’istante in cui rievocò il corridoio buio della sala Ugetsu.

- Aspetti! - lo chiamò lei di nuovo in quel sogno da sveglio e sentì che l’afferrava per il braccio, poi il tuono e in un attimo l’aveva fra le braccia.

La mano sul petto sentì il cuore battere ferocemente e lui strinse gli occhi per l’angoscia mista al desiderio di volerla per sé.

Non posso lasciarla a nessuno… nessuno!


Maya si lasciò cullare da quell’abbraccio deciso e protettivo sentendo il sangue salirle al volto quando si rese conto di quanto le mancasse davvero. Strinse ancor più gli occhi e in quel sogno gli passò un braccio intorno al collo.

E’ solo un sogno… non c’è nessuno qui che mi guarda, né la signora, né Yu, né i giornalisti, posso immaginare tutto quello che voglio, posso far bruciare il mio cuore per lui senza timore che qualcuno se ne accorga, posso piangere e morire come Oshichi!

Nel suo mondo onirico, Masumi la tirò a sé, ancora più vicina, sollevò una mano e le scostò i capelli continuando a guardarla, ma non come aveva fatto in quegli anni, Maya lo immaginò innamorato di lei, occhi dolci e carichi d’amore.

L’effetto di quella scena la lasciò a bocca aperta. Il suo volto era completamente diverso con quell’espressione immaginaria e lei nell’acqua si sentì avvolgere da un fuoco caldo e bollente.

Lei mi manca, signor Hayami, terribilmente, vorrei tanto rivederla!

Sollevò lentamente una mano e l’accostò alla sua guancia. Lui la coprì con la sua e avvicinò il volto, così vicino che lei tremò.


Masumi scacciò quell’orrenda sensazione e si rilassò. La mano sul suo cuore avvertì il momentaneo rallentamento del battito e un’immediata accelerazione appena, attraverso gli occhi chiusi, la vide sul palco di “Lande dimenticate” con quell’abito di scena che la fece sembrare nuda. Se l’idea che lei potesse innamorarsi di lui gli appariva distante come le stelle che tanto amava, quello che stava pensando in quel momento probabilmente si trovava nei pressi di Nettuno.

Ma i sogni sono desideri, no? E questo è l’unico posto dove io posso incontrarti così Maya, solo nei miei sogni. Come quella notte nella foresta… quella sera io…

La Maya del sogno scese le scale centrali del palco e lo raggiunse al suo posto nella sala Ugetsu, dove si era seduto. Il suo sguardo era completamente diverso da quello con cui lo guardava nella vita reale, la immaginò innamorata di lui e rimase sconvolto nel vedere quanto quella nuova consapevolezza cambiasse il suo volto.

Niente di tutto ciò che farò ora potrà in alcun modo placare la mia angoscia, se non nell’immediato, ma tu, ragazzina, mi sei entrata troppo dentro e io non so più cosa fare…

Serrò gli occhi e lasciò scivolare la mano che aveva sul cuore sull’addome, mentre Maya, nella sua visione, si avvicinò ancora.


Maya lasciò uscire il fiato rapido dalle labbra semiaperte, tenendo sempre gli occhi chiusi, persa in quel sogno immaginario. Lui la rilasciò dall’abbraccio con suo grande disappunto e le passò dietro, girandole lentamente intorno. Sentì le sue mani sulle spalle e le labbra vicino all’orecchio.

- Ho sempre desiderato farlo di persona - sussurrò facendola morire di desiderio, il fuoco che le ardeva dentro la stava bruciando molto più dell’acqua intorno a lei.

Masumi tolse il fermaglio che aveva nei capelli che ricaddero lungo la schiena provocandole un brivido di sorpresa. Lui ci passò le mani attraverso e Maya serrò i denti sentendo una scossa che le attraversò ogni muscolo. Poi sentì le sue dita sulla pelle delle braccia che scesero lentamente fino a raggiungere le sue mani. Intrecciò le dita alle sue e l’attirò a sé.

Maya sentì il suo corpo dietro aderire a lei, un’angoscia insofferente le stringeva lo stomaco mentre il cuore batteva così veloce da levarle il respiro. Masumi si abbassò fino a posarle le labbra nell’incavo del collo.

Brucia dentro di me, lo sento! Quanto vorrei che mi toccasse così, quanto vorrei rivederlo almeno!

Inarcò la schiena e lasciò scivolare una mano nell’acqua fin sull’addome.

Ora so… Oshichi… ora so! Ora ho il mio fuoco!



La mattina del quattordicesimo giorno dal loro arrivo nella valle dei susini, la signora Tsukikage le chiamò per presentare la loro interpretazione del fuoco. Quando Ayumi e Maya fecero il loro ingresso nella stanza che avevano usato per la prova del vento, trovarono anche il fotografo Hamil e il suo collaboratore Masao.

- Vi presento il signor Hamil e il suo assistente, il signor Suzuki - li presentò la sensei che appariva stranamente tranquilla - Desiderano assistere alle vostre interpretazioni -  

- Piacere - dissero insieme Peter e Masao.

- Signor Hamil! - esclamò Ayumi incapace di mantenere il suo consueto sangue freddo. In quei giorni l’aveva sempre guardata, a distanza e scattando delle foto, ma non l’aveva mai importunata e non pensava che avrebbe chiesto alla signora di assistere…

- Vedo che vi conoscete già… - mormorò la signora Tsukikage guardando intensamente Ayumi che per la prima volta sembrava in difficoltà.

- Stia tranquilla, non la fotograferò! Non voglio distrarla, ok Ayumi? - si affrettò a giustificarsi Hamil parlando un buon giapponese di cui Ayumi si stupì.

- Sta imparando il giapponese vedo, signor Hamil - ribatté lei arrossendo lievemente.

- Tutto merito di Masao - e indicò l’ometto che arrossì a sua volta.

Maya osservò lo scambio in silenzio e si rese immediatamente conto che aveva già visto quell’europeo alto e dai capelli chiari il giorno dell’assegnazione degli attori ai due gruppi. C’era quel giorno, lo ricordo e mi pare di averlo visto in giro qui in questi giorni anche se sono stata troppo occupata con i miei esercizi… sembra che Ayumi sia in imbarazzo, chissà perché…

- Allora cominciamo da Ayumi - la signora batté le mani riportando il silenzio e la calma nella stanza, dando il via alla prova del fuoco.

Ayumi si mise al centro della stanza, posò un piccolo registratore e lo accese. Il giorno seguente la sua caduta davanti al fuoco, quando Hamil l’aveva afferrata, le aveva parlato della musica consigliandole quel brano. Lei ci si era esercitata ogni giorno e lui non aveva mai detto niente.

Srotolò due nastri e dette vita alla sua meravigliosa danza magica. Il suo corpo elegante si mosse con la musica e i nastri crearono le fiamme. Maya spalancò gli occhi gradualmente finché Ayumi si fermò quando la melodia fece una breve pausa, lasciando ricadere i nastri fiammeggianti… No! le fiamme sono solo nella mia mente! E riprese a danzare con le note che s’impennarono riprendendo all’improvviso e il suo fuoco si ravvivò. Ayumi… sei meravigliosa… non riuscirò mai a batterti...

Hamil la fissava esterrefatto, era completamente diversa dalle prove che le aveva visto fare in quei giorni, più evocativa, più trascinante, era sicuro di poter vedere esattamente le fiamme intorno al suo corpo e ai nastri eppure non c’erano. Notò che anche la signora Tsukikage la osservava stupita. Ayumi sembri lo spirito del fuoco…

La danza durò esattamente tre minuti e quando Ayumi rallentò e terminò sulle note di quella meravigliosa musica, Maya ebbe la sensazione che il fuoco acceso si fosse spento e che la stanza fosse improvvisamente al buio.

- Grazie, signora Tsukikage - disse Ayumi con un lieve inchino. Era tutta sudata, eppure si sentiva soddisfatta di ciò che aveva fatto, mentre ballava si era sentita davvero il fuoco!

- Brava! Brava Ayumi! Sembrava davvero il fuoco! Anche io mi lascerei bruciare da un fuoco così bello! - esplose Hamil battendo forte le mani, preso da un’incontenibile emozione.

- Avanti Maya - la esortò la signora. Lei chiuse la bocca che era ancora spalancata e si fece avanti.

Il fuoco di Ayumi è stato meraviglioso… non avrei mai dovuto guardarla! Come posso esibirmi dopo di lei? La mia interpretazione sembrerà quella di una bambina a confronto con quella di un’adulta! Ho perso di colpo tutta la sicurezza che avevo acquisito in questi giorni… No! Io ho il MIO fuoco! Io ho Yaoya Oshichi!

Memore delle prove estenuanti a cui si era sottoposta e… e di quell’incredibile sogno a occhi aperti che aveva fatto e che le aveva permesso di capire il dolore e l’angoscia di Oshichi, chiuse gli occhi e fece entrare Yaoya e il suo cuore che ardeva d’amore folle per Kichiza.

Ayumi vide distintamente i suoi occhi cambiare e farsi spenti, la sua posizione rassegnata, le spalle abbassate.

- Per chi appicca un incendio è prevista la pena di morte… se mi scoprono mi uccideranno… mi faranno morire bruciata - mormorò e Ayumi si rese conto che avrebbe fatto una pantomima. Strinse i pugni, con ancora nelle vene il fuoco della sua danza che ardeva bruciante.

La signora Tsukikage si pietrificò a quelle prime battute, incredula per ciò che stava ascoltando. Maya… perché stai recitando questi versi in questa prova?

- Kichiza è rosso… il cielo di Edo è rosso! - gridò Maya e il suo sguardo cambiò - Ahh… la città sta bruciando… Kichiza… voglio rivederti… voglio rivederti - in quelle parole c’era tutta l’angoscia della separazione, tutto il desiderio che bruciava il suo cuore, tutta la voglia di rivedere il signor Hayami, di saperlo lontano, via da lei, di non poter sentire la sua voce, stringere la sua mano, abbracciarlo.

Maya perché stai recitando Yaoya Oshichi? E’ la stessa interpretazione in cui mi produssi io per il tema del fuoco che mi diede Ichiren! La stessa!

Completamente travolta dall’interpretazione, Maya si voltò di scatto costringendo Ayumi e Hamil a scansarsi. Mimò la salita della scala della torre di guardia fino alla campana e Ayumi la fissò esterrefatta: riusciva a vedere esattamente l’incendio di Edo e la scala che stava salendo. Maya… non ti smentisci mai…

- Quando questa campana suonerà io potrò tornare da te! Per scampare all’incendio, dovrò tornare al tuo tempio. Potrò di nuovo vivere lì con te, come allora. Assieme a te, Kichiza! Anche se mi condanneranno a morte per aver provocato l’incendio… - Maya fissava Edo in fiamme, lo sguardo rapito e bruciante di quel folle amore a cui era soggiogata, la distanza che la separava da lui, gli anni, l’aspetto, il rango, un abisso insormontabile. Ognuno di quei terrificanti aspetti uscì nelle sue parole e venne trasmesso ai quattro spettatori che seguivano attoniti la pantomima.

Afferrò il martello e suonò la campana.

Dooon, Dooon, Dooon

Hamil si guardò intorno credendo che qualcuno avesse davvero suonato la campana poi si rese conto che era tutta suggestione data da lei.

Ayumi non riusciva a staccare lo sguardo dalla sua Yaoya così infervorata e folle. Lo sento! Sento il suono della campana! Sento i rintocchi della campana suonata da Oshichi!

Maya si sollevò dopo aver suonato la campana e tornò a guardare l’incendio e ogni parte del suo corpo e del suo sguardo indicava il suo stato d’animo, l’amore impazzito che bruciava il suo cuore per Kichiza.

- Brucia… la città di Edo brucia… Kichiza ormai ci siamo! Presto ci rivedremo, guarda che fuoco! - Maya spalancò gli occhi e prese a tremare, la follia illuminava il suo sguardo pieno d’amore per lui, per aver finalmente raggiunto il suo scopo. Ora, in quell’ultimo atto, poteva finalmente mostrare il cuore di Oshichi.

Sotto lo sguardo incredulo e attonito dei quattro spettatori, che videro il fuoco raggiungere la torre di guardia, Maya riprese la sua incredibile e toccante interpretazione.

- Ahh… Fa caldo! Fa caldo, Kichiza! Brucia… Brucia ogni cosa! Tu, io, tutto…! - Maya si avvolse le braccia intorno al corpo, si divincolò, si accasciò e bruciò, il fuoco che avvampava intorno alla sua veste, ai suoi capelli, dentro i suoi occhi che morivano per un’attesa che non si sarebbe mai trasformata.

Signor Hayami! Anche il mio cuore brucia perché so che non potrà mai ricambiarmi, e io potrò solo lasciarmi ardere di un fuoco che non si spegnerà mai, in un’attesa eterna!

Ayumi rimase folgorata dai suoi movimenti così reali.

Questo è il fuoco del cuore di Oshichi che consuma la stessa Oshichi! Non avrei mai pensato che si potesse esprimere il fuoco in questo modo!

Il rumore secco del bastone della signora sul legno del pavimento riscosse tutti. Maya giaceva ancora a terra, consumata dal fuoco del cuore di Yaoya. Si rialzò lentamente, ancora pervasa da quella terrificante sensazione, da quell’ultimo pensiero che l’aveva lasciata svuotata.

- Basta così! - esordì la signora Tsukikage - I vostri due fuochi sono stati molto caratteristici e interessanti. E’ stato chiaro come ciascuna di voi ha percepito il fuoco - fece qualche passo avanti fino a raggiungerle.

- Il fuoco di Ayumi è stato talmente bello da far pensare allo spirito del fuoco. Nell’interpretazione di Maya io… io sono rimasta piacevolmente sorpresa da come sia stata in grado di esprimere il fuoco del cuore. Avete entrambe superato la prova - concluse la signora che stava continuando a guardare Maya con una strana espressione.

Maya… non riesco a crederci, ma pare che tu sia innamorata…



Una volta fuori dalla stanza della prova, Ayumi si asciugò il sudore con un asciugamano, ancora sconvolta per la pantomima di Maya.

Sei sempre stata un genio Maya e io neanche per un attimo ho mai pensato di esserti superiore…

- Ayumi… - lei si voltò di scatto e incontrò gli occhi verdi di Peter Hamil. Era uscita senza neanche ricordarsi che lui fosse nella stanza e se ne vergognò.

- Signor Hamil - gli sorrise stancamente e lui si avvicinò. Si sentiva già il freddo della sera e lei si strinse nelle spalle. Peter si tolse la giacca e gliela mise, restando in silenzio.

- Vorrei poterle parlare in francese - le disse in inglese - Per dirle con la mia lingua natia l’incredibile rappresentazione che ha fatto del fuoco - le confessò con un sorriso tirato.

Ayumi lo guardò interdetta, poi arrossì lievemente. In fondo aveva potuto dare il massimo grazie anche alla musica che le aveva suggerito e che si era rivelata perfetta per le sue fiamme.

- La ringrazio, signor Hamil, mi basta vedere il suo sguardo per capire - gli rispose in inglese anche se, usando il giapponese, avrebbe potuto aggiungere alcune sfumature alla frase, come l’espressione del suo viso o il fatto che i suoi occhi sembrassero degli smeraldi. Ma che vado pensando…

- Mi permetterà di seguirla anche nelle prossime prove? - le chiese dolcemente temendo per la prima volta la risposta di una donna.

Ayumi lo guardò inclinando il volto e domandandosi il motivo per cui quest’uomo europeo fosse così insistente. Ma era gentile e, le scocciava un po’ ammetterlo, molto bello.

- Sì, certo, signor Hamil - annuì lentamente, gli restituì la giacca, poi si girò per raggiungere i bagni. Peter abbassò le spalle lieto per la sua conferma, ma rattristato dal fatto che lei fosse sempre così fredda e distante.

All’improvviso Ayumi si girò di nuovo facendogli battere il cuore.

- La musica che mi ha suggerito era perfetta, grazie - e gli dedicò un sorriso dolce e amichevole di cui lei stessa si stupì.

- E’ stato un piacere, Ayumi - e si profuse in un lieve inchino alla giapponese. Lei ridacchiò e tornò a camminare, allontanandosi da lui.

La signora Tsukikage aveva ascoltato tutta la conversazione da dietro la parete di carta di riso. Sorrise nel buio e si diresse alle sue stanze.

Queste esperienze d’amore possono solo giovare alla vostra interpretazione della Dea Scarlatta, tanto quanto, se non di più, nell’afferrare i quattro elementi!


   
 
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