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Autore: QueenMoriarty    15/12/2014    1 recensioni
Dopo il suicidio di James Moriarty, Sebastian Moran è di nuovo da solo e senza un capo, ma qualcosa potrebbe cambiare.
Genere: Angst, Erotico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Jim, Moriarty, Sebastian, Moran, Sebastian, Moran
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Ogni volta che tornava a casa, Sebastian si aspettava di trovarlo all’ingresso del suo appartamento a sgridarlo per averci messo troppo tempo a sbrigare il lavoro o a rimproverarlo del fatto che per essere il suo braccio destro faceva pena come assassino.
Jim lo denigrava sempre ma non pensava veramente tutte le cose umilianti che gli diceva.
Era un suo sottoposto e doveva spronarlo a dare il meglio di sé ogni giorno.
Aveva smesso di lavorare da quando Jim era morto.
Lui era il suo cecchino personale e dopo essere stato al servizio di Moriarty per così tanto tempo, avere un nuovo capo sarebbe stato solo una perdita di tempo.
Sebastian era solo, ubriaco e depresso.
Esattamente come era prima di conoscere Jim.
Lo sognava spesso.
Sognava di ritrovarselo in casa.
Talvolta i suoi sogni diventavano talmente reali da essere pericolosi.
Una volta ci aveva creduto così tanto da essere certo che il suo fantasma lo perseguitasse.
Sebastian era in bilico.
Non sapeva a cosa credere.
Una parte di sé sapeva che Jim era morto. L’aveva visto spararsi in bocca.
Ma un’altra parte di sé sapeva che era solo un altro dei suoi piani per far andare fuori di testa Sherlock Holmes.
L’unico che andava fuori di testa, però, era lui.
Il barista gli aveva lasciato portare a casa la bottiglia di Jack Daniel’s.
Era uno straccio.
Barcollò fino al suo appartamento ed aprì la porta con fatica, manco fosse un pesante macigno di marmo.
Accese la luce non appena entrò nel suo appartamento.
La bottiglia cadde dalle sue mani e si frantumò sul pavimento in mille pezzi.
- Sei ubriaco. -
Non si era neanche tolto il cappotto, forse non aveva intenzione di restare a lungo.
Poteva essere un sogno, ma Sebastian era certo che non lo fosse.
Aveva degli abiti nuovi addosso, non glieli aveva mai visti prima.
- Non posso restare molto. -
Giusta deduzione. Stava cominciando a pensare come lui.
Si allontanò dal salotto ed andò verso la cucina, preparando un bicchiere di acqua fresca e posandolo sul tavolo accanto ad una pasticca di Aspirina.
- Mi servi lucido, Moran. -
Si avvicinò a Sebastian, che aveva giusto fatto due passi oltre la porta d’ingresso, e gli aggiustò la camicia sbottonata.
- Lavori di nuovo per me, non puoi andare in giro come un ubriacone irlandese, per quanto tu lo sia.
Bene. Notte, not… -
Jim non ebbe il tempo di finire la frase che Sebastian lo prese per il collo e lo spinse contro il primo muro disponibile.
Chiuse finalmente la porta alle sue spalle e fissò Jim negli occhi con rabbia e con disprezzo.
Era molto più che lucido, adesso.
- Figlio di puttana. -
Fu la prima cosa che gli venne da dire in quel momento.
- Non un fottutissimo messaggio, non un’informazione per tre maledettissimi anni…-
- Non…non centri niente col mio pian…-
- STA ZITTO! -
Diede un pugno contro la parete, vicinissimo al viso di Jim.
- Mi hai fatto impazzire ogni giorno quando lavoravo per te ed è andata peggio quando ti ho creduto morto… -
Mise anche la seconda mano intorno al collo di Moriarty.
- Tu sapevi… -
Si bloccò.
Strinse gli occhi e soppresse l’orgoglio.
- Tu sapevi che ti amavo, Jim, eppure mi hai lasciato da solo. Mi hai fatto vedere la tua morte e mi hai fatto sperare che fossi vivo per tre fottutissimi anni! -
Strinse entrambe le mani intorno al collo del suo capo.
Jim posò le proprie mani sui polsi di Sebastian, sperando che lui si calmasse.
- Mo…Moran… -
Riusciva a stento a respirare, figuriamoci a parlare.
- Ammazzami. -
Guardava Sebastian con gli occhi lucidi, implorando di ucciderlo.
- Ammazzami…adesso se vuoi. Se…se devi. -
Sebastian aveva le stesse difficoltà di Jim a respirare, eppure non c’erano mani introno al suo collo.
Fu solamente quando la stretta intorno ai suoi polsi si fece più leggera e le palpebre di Jim cominciavano a crollare che decise di lasciarlo andare.
Moriarty scivolò lungo il muro e cadde sul pavimento.
Sebastian si allontanò di un solo passo e lui tossì, cercando di riprendere il controllo del proprio respiro.
Sebastian lo aiutò ad alzarsi, nonostante Jim cercasse di fargli capire che non aveva bisogno di lui.
Lo sollevò e premette il proprio corpo contro il suo, stringendogli i polsi e spingendolo di nuovo contro la stessa parete.
Sentiva ancora la difficoltà di Jim nel riprendere fiato, ma non se ne curò.
Premette le proprie labbra contro le sue e lo baciò, lentamente, facendo scivolare le mani dai polsi sulle sue braccia.
- Seb… -
Quando Jim fu libero, si aggrappò con le mani alla camicia sgualcita di Sebastian, cercando di riprendere l’equilibrio.

La solitudine aveva abbandonato quell’appartamento all’ultimo piano di un palazzo in una periferia di Londra, eppure, le sue stanze erano ancora piene di rancore.
Sebastian amava Jim con ogni fibra del suo copro.
Lui era intelligente, elegante e bellissimo.
Bellissimo.
Ma era il suo capo, il suo mandante.
E decideva lui per la sua vita.
Ma non quella sera.
Sebastian lo sentiva gemere sotto il suo corpo, mentre cercava disperatamente di non dargli la soddisfazione di godere nel fare l’amore con lui.
Pronunciava il suo nome in modo erotico e sensuale, ma Sebastian era distratto.
Voleva solamente spaccargli la faccia e lasciargli una cicatrice così grande da deturpare il suo bel viso.
Se lo meritava, dopotutto.
Moran prese il viso di Jim con una mano e lo costrinse a guardarlo negli occhi.
- Chiedimi scusa. -
- Cosa? -
- Chiedimi scusa, stronzo. -
Cominciò a stringerlo di nuovo e Jim, forse perché spaventato, cedette.
Guardò Sebastian fisso negli occhi, allungando le mani sul suo petto, quasi come per fargli pena.
- Perdonami. -
Sussurrò.
- Non ti ho sentito. -
Ribatté Sebastian con caparbietà.
- Perdonami. -
Jim lo disse ad alta voce stavolta.
- Perdonami, cosa? -
- Perdonami…colonnello… -
Solamente quando Sebastian fu pienamente soddisfatto lo lasciò andare.
I gemiti avevano riempito la sua camera da letto e Sebastian, stanco, si stese sulla schiena.
Jim si posò sul suo petto.
Era stanco e quel ritorno era stato devastante.
Il suo respiro dopo un po’ divenne regolare.
Sebastian sentì la pelle inumidirsi dove Jim aveva posato la testa.
Stava tremando. Piangeva.
Aveva esagerato questa volta. Stava quasi per ucciderlo prima.
- Jim. -
Sussurrò.
- Mi dispiace. -
Jim, silenziosamente, accolse le sue scuse ma, ovviamente, non lo disse apertamente.
- Dormi, Moran. -
Chiuse gli occhi e si sistemò meglio su di lui.
- Domani abbiamo da fare. -
Quello stronzetto spaventato era diventato di nuovo il figlio di puttana che non faceva altro che urlare ordini.
Il giorno dopo, Sebastian si svegliò in un letto vuoto.
In preda al panico, gli venne addirittura in mente di pregare.
Completamente nudo saltò fuori dal letto e si diresse fuori dalla sua camera.
- Jim? -
Moriarty era lì, in corridoio a sistemarsi la giacca davanti ad uno specchio.
Lo guardò da capo a piedi.
- Ti consiglio una cravatta, Moran. -
Disse semplicemente, come se la sera precedente e i tre anni lontani da Londra non fossero mai esistiti.
Fu l’unica volta che Sebastian ringraziò una forza più alta di lui.
  
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