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Autore: imperfectjosie    16/12/2014    2 recensioni
« Mi hai già rotto i coglioni BaraCat, non hai nessun altro da infastidire stasera? »
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« Avevamo deciso di non parlare più di quel fottuto articolo di giornale! »

| Alex/Jack | [ Jalex ] -- Scritta per il compleanno di Alex Gaskarth. Happy Birthday Alex! c:
Genere: Commedia, Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Alex Gaskarth, Jack Barakat
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Fandom: All Time Low. (Sono le cinque di mattina e io stavo scrivendo Wine. All Wine Low. Mi piace, suona bene!)
Pairing: Alex/Jack - Jalex!
Rating: Yellowww. (Per il linguaggio, nulla di che.)
Note: Uno scoglio, una bottiglia di Jager mezza vuota, Jack mezzo pieno (di Jager!) e il chiaro di Luna.
Special thoughts: Scritta per il compleanno di Alex Gaskarth. E mi scuso per il ritardo! Sorrysorrysorrysorry. Auguri Alex ❀
Josie's corner: 
  
Ciao, sono tornata (Immaginatemi esattamente come l'immagine di Alex qui sopra, sono messa così, giuro!)
Sono toooornata. Cioè, non che abbia mai abbandonato il sito. Oh, cazzo. Devo terminare 29273 long fic. Però mi sono imbattuta in una bella parola, oggi. Grazie Tumblr, amo "Barakitten".
E niente, in testa si è formata questa breve One Shot fluffosa. Sono teneri, vero? Sì, tanto.
Premessa: Ho la febbre a 38, perciò fatevi due conti AHAHA Non sto bene già di mio, con l'influenza divento un container di stronzate senza fine!
Non ho altro da aggiungere, a parte che come al solito qui si parla di Slash. E' una Jalex, se la cosa non vi piace, la X è in alto a destra (a sinistra, se usate Linux), insomma sì, fuori dai maroni gli haters.
Gay love is good, gay love is cute!
Bye bitches,
Josie.
PS: Il colore del titolo è un ovvio tributo ai meravigliosi capelli di Alexander, dovete amarlo!



Fuck butterflies! I feel the whole zoo when i'm with you.


 

Si spostò velocemente una ciocca dal viso, sollevando il mento per osservare una Luna perfettamente tonda, quasi inquietante. Adorava la leggera brezza primaverile notturna, era un po' come ritornare nella vecchia Baltimora. In quel posto ci aveva lasciato il cuore.
Non tutto, però.
Gran parte di quel muscolo pulsante, apparteneva ad una persona che, da quella assurda città, lo aveva seguito fino a lì. Senza fare domande, senza dargli del pazzo, semplicemente aveva indossato i suoi skinny neri, salutato la sua famiglia – ignorando apertamente le vistose proteste del padre - e agguantato una chitarra logora, a malapena funzionante.
“Non è importante, Lex! Appena avrò un mucchio di soldi, ne comprerò una nuova, più bella!”
Il tono cinguettante lo fece sorridere tra il buio di quella scogliera. Da lontano, poteva sentire come la festa in spiaggia avesse assunto una piega decisamente alcolica.
E, decisamente, per colpa di Jack.
Lo stesso assurdo Jack che non si era posto il problema di non riuscire a sfondare. Avrebbe comprato una chitarra degna di tale nome, senza “se” e senza “ma”! Alex gli aveva più volte raccomandato di andarci piano con i sogni, potevano far male, ma il moro di tutta risposta si era limitato a scrollare le spalle, ficcandosi una copiosa quantità di patatine in bocca.
Di certo quel ragazzo non si poneva limiti.
Alex si voltò appena in direzione della spiaggia, piegando la testa per osservare il suo migliore amico cimentarsi in un ballo poco sobrio, con tanto di sombrero e culo all'aria. Il frontman rise di gusto, coprendosi il volto con una mano.
Amava la sua band, cosa più importante, amava Jack. Sapeva quanto fosse sbagliato, come l'altro lo avrebbe deriso, se solo avesse sospettato qualcosa, ma non poteva farne a meno. Avrebbe dato la sua vita, se questo fosse servito a fare la differenza.
Nelle notti di festa del moro, Alex scivolava giù dal proprio letto, occupando quello in basso e respirando a fondo l'odore di Jack. Si sentiva una scolaretta alla prima cotta, eppure gli dava un senso di pace, affetto. Zack e Rian non erano di certo stupidi, ma Alex era stato irremovibile.
Avrebbe parlato con Jack, ma lo avrebbe fatto con calma, al momento opportuno.
Stava ancora fissando la Luna rapito, quando un colpo sul naso lo fece trasalire. Il tempo di voltarsi, che l'enorme sorriso per il quale moriva ogni notte, gli si parò davanti. Bello come sempre.
« Dannazione, Bassam! » sibilò stizzito, massaggiandosi quella che lui stesso chiamava “patata informe”.
Ogni tanto detestava il proprio corpo, da bravo narcisista quale era, trovava difetti insulsi praticamente in ogni dove.
« Pardonne-moi, ma sai che me ne frega? » fu la risposta sarcastica dell'altro, che lo aveva già spintonato per farsi spazio sul piccolo scoglio.
Alex per poco non cadde in mare. Ringhiò di disappunto, aggrappandosi al costume dell'uomo che – non poteva più concedersi il lusso di mentire – amava e ritrovando quasi subito l'equilibrio.
« Vuoi? » gli chiese, porgendogli una bottiglia quasi vuota di Jager e inarcando un sopracciglio all'espressione scettica del maggiore.
« Cos'è quella faccia da ebete, Lexy? »
« Jack, finiscila immediatamente con quel soprannome osceno, o ti caccio nell'Oceano Pacifico, sono stato chiaro? » commentò l'altro di rimando, massaggiandosi una tempia per evitare di finire sui giornali tra le pagine di cronaca.
Lo esasperava! Si era domandato spesso come, quando, in che universo parallelo aveva permesso a se stesso di innamorarsi di Jack Barakat.
E con che speranze, poi! Non era di certo biondo platino, non aveva una quinta rifatta e, sicuramente, neppure una vagina. Almeno, ricordava bene che quella mattina sotto la doccia, il suo piccolo William, lo aveva salutato “calorosamente”, perciò...
« Devo stare così ancora per molto? Comincia a farmi male il braccio! »
La voce lagnosa di Jack lo riscosse. Agguantò quella bottiglia con un basso grugnito, finendola in poche sorsate. Poi tossicchiò, battendosi un pugno sul petto in cerca d'ossigeno.
« Pensavi fosse tè alla pesca, per caso? » lo canzonò, dondolandosi con il sedere e stringendosi le lunghe gambe al petto come il più piccolo dei bambini!
Alex lo osservò attentamente per un po', provando a distogliere lo sguardo e puntando tutto il suo imbarazzo sulla carta vincente: il sarcasmo! Funzionava ogni dannata volta, soprattutto con Jack.
« Mi hai già rotto i coglioni BaraCat, non hai nessun altro da infastidire stasera? » fu la risposta ironica del maggiore, ancora occupato a ristabilire un normale colorito pallido. Insomma, quello che aveva di solito!
Strizzò gli occhi, soffiando un sospiro di ritrovato piacere e deglutendo per ricacciare giù l'alcol.
« Avevamo deciso di non parlare più di quel fottuto articolo di giornale! » rimbeccò Jack, puntandogli un dito accusatore e rabbrividendo al suono del suo cognome storpiato.
Un bambino che sfiorava il metro e 90!
Alex sghignazzò, fingendo di non capire, per poi beccarsi un pizzicotto sul fianco.
Cercava di ignorare le farfalle che gli stavano invadendo lo stomaco, ma sapeva sarebbe stato inutile. Quando quell'uragano bicolore arrivava, percepiva con chiarezza ogni dannato animale dello zoo! Farfalle un corno! Quelle sarebbero state il male minore.
Jack, di solito poco sveglio, aveva notato subito l'espressione negli occhi del suo migliore amico e si era fatto istintivamente più vicino, inondando le narici del primo chitarrista con un misto di liquori e salsedine.
« Ti sei gettato in acqua, vero? Sei il solito coglione! » lo apostrofò, non aspettandosi la reazione che ne seguì.
Jack gongolò, piegando la testa e assottigliando gli occhi con un piccolo accenno di ghigno davvero insopportabile.
Lo odiava quando faceva così.
« Beh? » fece, inarcando un sopracciglio. Cominciava ad allarmarsi, quello sguardo negli occhi di Jack preannunciava sempre guai.
Corse nei carrelli della spesa, furti ai mini-market, improponibili tagli di capelli e, sì, persino nudità in pubblico.
« No, niente! E' solo... bhè, è tenero che tu riesca a notare l'odore della mia pelle! » commentò, addolcendo il sorriso e posandogli la testa sulla spalla.
Alex sospirò, scompigliando quei capelli indomabili per poi tornare a fissare la Luna.
« Cos'hai stasera, Lex? Sai che mi puoi dire tutto. »
La voce non aveva incrinature ironiche. Un sottile velo di preoccupazione, che il maggiore raccolse, decidendosi a parlare.
« Farfalle. » disse soltanto. Poco più di un goffo sussurro. Stava ancora aspettando lo scoppio di risa ad occhi chiusi, ma con suo sommo sgomento non arrivò.
Perciò, deciso a capirne la ragione, si spostò per osservarlo, capire come aveva potuto credere alle sue paure. Jack non lo avrebbe mai deriso, non seriamente almeno. Il più piccolo non gli levava gli occhi di dosso, continuava a sorridere, le gote appena arrossate d'alcol e d'imbarazzo. Occhi grandi, labbra invitanti. Troppo, per la logica di un cuore che di aspettare era stufo.
Così Alex fece la prima cosa che gli passò per la mente, lo baciò.
Si stupì quando la sua lingua riuscì ad accogliere quella di Jack, danzando insieme come mai – nonostante i baci a stampo – prima d'ora avevano fatto.
Quando entrambi reclamarono ossigeno, gli occhi di Jack cominciarono a chiedere di più, minacciando la stabilità mentale di Alex e facendolo respirare affannosamente.
Era serio, dannatamente serio.
« Bassam, mi dispiace » riuscì a dire, credendo di averlo sconvolto non poco con quel gesto assurdo e incosciente.
Balbettava, gesticolando appena e spostando lo sguardo per tutti gli scogli che circondavano quel piccolo pezzo di Paradiso. Almeno, per Alex.
Jack roteò gli occhi, agguantandogli una mano per trascinarselo quasi addosso. Le loro labbra tornarono a sfiorarsi in un attimo, ma senza toccarsi davvero.
« C-Cosa? » provò a domandare confuso, strizzando gli occhi quando percepì chiara la mano del compagno sulla testa.
« Quelle farfalle di cui parli, Lex » cominciò, offrendo il marrone delle sue iridi a quello un po' meno scuro di Alex. « Le tue farfalle... loro non sono sole, non lo sono mai state » disse infine.
Se lo scoglio si era spostato all'improvviso, il maggiore non riusciva a dirlo. Ma vedeva la Luna più vicina, molto di più. Serrò le labbra, provando a cercare un qualsiasi segno di scherno nel volto di Jack, ma si arrese quando capì che lui se ne era accorto e che, in quel momento, stava scuotendo lentamente la testa tornando a sorridere.
Così Alex ricambiò il gesto, piegando le labbra all'insù.
« Mi fai un favore, William? » domandò improvvisamente, sciogliendo quel contatto senza però privarsi di un ultimo caldo bacio.
Il maggiore storse il naso al suono del suo secondo nome, ma decise che non era il momento per polemizzare. Aveva aspettato così tanto, soffrendo e bloccando i propri sentimenti in un angolo remoto del cuore, come se dovesse vergognarsene. Perché erano sbagliati, perché Jack non avrebbe mai ricambiato nulla di quei battiti. E invece si sbagliava. Nulla avrebbe rovinato quella scena, neppure la sua dannata boccaccia.
« Non smettere mai. »
« Huh? » domandò, spaesato.
Forse era lui il problema. Così preso dal sorriso di Jack, da non riuscire più a seguire la sua voce.
L'uragano in questione sghignazzò, incastrando la testa tra le braccia ancora strette alle ginocchia.
« Di sorridere, idiota! Non smettere mai di sorridere! »
Il viso di Alex si illuminò a giorno, per un attimo, sembrò persino oscurare la Luna.
« Oh, ma l'avevo capito! » tentò di difendersi, gonfiando le guance per assecondare la vena infantile del suo Barakitten.
Il gattino sbuffò divertito, liberandosi dalla posa innaturale e stiracchiandosi con un verso davvero poco romantico.
« Sai quando capirai qualcosa, Gas-Gas? Quando gli asini voleranno! » rimbeccò serafico, tirandosi in piedi e aspettando che l'altro facesse lo stesso.
Non ne era sicuro, ma percepiva una piccola frecciatina sul fatto che non si fosse accorto di essere ricambiato. Così, Alex lo spintonò, buttandolo giù dallo scoglio per poi seguirlo sulla sabbia della spiaggia californiana. Per poco non inciampò, ma si ricompose in fretta, pregando che l'altro non avesse seguito la scena.
« Alcuni lo fanno per davvero, negli aerei! » disse, acciuffando una ciabatta che stava per perdersi tra i granelli di sabbia.
« Oh, lo so bene! » proclamò l'altro, sollevando il naso al cielo e prestandogli poi totale attenzione.
Alex si sarebbe infuriato, ne era certo. Pregustò quella sensazione di sfida, non appena gli occhi vispi gli si posarono addosso.
« Volano sì! Volano persino per suonare le chitarre, tra il pubblico » cominciò, con sguardo allusivo « in città diverse... cantano pure, Gaskass! » terminò infine, spintonando il naso di un ormai furioso Alex con il proprio e facendolo arretrare per lo sforzo.
Il frontman ringhiò, ma Jack rideva di gusto! Okay, doveva ammettere che la battuta era divertente, mentre raccimolava ogni briciolo di autocontrollo per evitare uno scoppio d'ilarità. Ne andava del suo orgoglio personale, non gli avrebbe mai dato quella soddisfazione!
Stava già valutando l'idea di ficcargli quel dannato testone sotto chili di sabbia, ma vederlo con il viso al cielo, i capelli sparati in tutte le direzioni e le spalle che si muovevano a ritmo con il suono più bello del mondo, era abbastanza.
Una visione troppo bella, schifosamente bella. Non riusciva a rovinarla arrabbiandosi.
Rilassò i muscoli del collo, abbozzando un mezzo sorriso ironico, scuotendo il capo, per poi spintonarlo verso l'animato falò poco distante.
« Dove andiamo? » domandò Jack, con tono infantile e fintamente confuso, aprendo le braccia in una delle imitazioni più patetiche di Rose.
« A fare in culo, Bassam. Secondo te? Adesso che sei finalmente mio, devo bere! »
« Stiamo insieme da nemmeno un'ora e hai già bisogno di alcolizzarti? » lo punzecchiò divertito, offrendo il profilo che mostrava un broncio adorabile, a detta di Alex.
Il maggiore sbuffò, intimandogli di guardare dove metteva i piedi. Mangiare sabbia non era certo nei programmi della serata.
« Jack? »
« Cosa? »
« Io non smetterò, ma non farlo neppure tu. » commentò serio, il tono vibrante d'emozione e imbarazzo.
Sorridere sempre, farlo insieme. Nessuno dei due chiedeva altro.
Il minore non rispose mai a quella richiesta, si limitò ad un piccolo ghigno. Poi, nel suo solito momento d'impulsiva demenza, piantò i piedi nella sabbia di colpo, costringendo entrambi con il muso per terra. Tra le risate generali e la voce indignata di Rian - che da lontano stava già sproloquiando frasi senza senso su quanto fossero immancabilmente coglioni - ci scappò un « Ti amo » sussurrato. Nessuno avrebbe mai potuto sentirlo, ma al cuore di Alex non servì altro per colmarsi.

Poco lontano da lì, una bottiglia di Jager ormai vuota brillava silenziosa tra i raggi lunari, solitaria e scomposta sulla cima di uno scoglio davvero speciale.



FIN

  
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