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Autore: Sabry14    16/12/2014    3 recensioni
Un'Alternative universe sul primo incontro tra Amy e Reagan.
Reagan subisce un grave incidente ed Amy riesce ad aiutarla come meglio può.
Dal testo:
Inizia a tossire, sputando sangue. Porca troia!
«Tossisce sputando sangue! Cosa faccio?!» urlo, verso il telefono.
«Aiutala a fare dei respiri profondi.. Non metterla distesa!»
«Reagan.. Devi respirare profondamente, okay? Inspira, espira.. Lentamente..»
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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You are very special, Amy.



«Amy, c’è l’autobus!» dice mia madre.
«Okay, allora io vado!»
«Ciao, cara!»
«Ciao mamma..»

Scendo dall’automobile di mia madre per dirigermi verso l’autobus. Mostro il biglietto all’autista e vado dritta infondo, al mio solito posto. Prendo dalla borsa l’mp3 e le cuffie dalla borsa ed eccomi pronta per affrontare un nuovo viaggio. Sono ormai due anni che continuo a viaggiare dalla mia città a Houston per studiare. L’università in Texas non prevedeva il corso di Scienze Politiche quindi sono stata costretta a scegliere un’altra università. Per fortuna Houston non è lontano da casa, sono solo due ore in autobus. 
L’autobus si ferma, per far salire gli ultimi passeggeri, prima di uscire dalla città e prendere l’autostrada. Stranamente non vi sono molti passeggeri.  
Una volta imboccata l’autostrada ecco che l’autista aumenta di velocità. Poggio la testa sul sedile, voltandomi verso il finestrino. Da sempre e per sempre, guardare fuori dal finestrino resterà uno di quei momenti dove inizi a riflettere e pensare al significato della vita. Beh, io adesso non ho voglia di pensare. Voglio solo riposarmi un po’.
Chiudo gli occhi, godendomi la musica alle mie orecchie. 
Dopo solo quindici, o forse venti, minuti di viaggio, sento l’autobus frenare bruscamente e subito dopo un tonfo maledettamente forte. L’impatto è stato così violento che ho sbattuto la fronte contro il sedile davanti a me. L’autista sta imprecando in tutte le lingue del mondo e i passeggeri davanti sembrano tutti abbastanza spaventati. Credo abbia appena investito qualcuno. Mi guardo intorno, per assicurarmi che tutti stiano bene. La maggior parte delle persone si avvicinano verso l’autista e lo stesso faccio io. Caspita, ha investito un’automobile! Non so per quale motivo, probabilmente perché tutti intorno a me sono immobili, ma scendo per andare a controllare se la persona dentro l’automobile stia bene. 
La fiancata sinistra dell’automobile è completamente distrutta. Spero solo che il guidatore sia ancora vivo. 

«Hey, dove vai ragazzina?» mi chiede l’autista.
«Qualcuno dovrà pur controllare che la persona qui dentro stia bene!»

Entro, dal lato del passeggero e ciò che vedo è raccapricciante. L’airbag è fuoriuscito dal manubrio e una ragazza ha la testa poggiata su di esso. Non riesco a vederla in volto, poiché è girata dall’altra parte. La aiuto a mettersi seduta. Ha tutto il viso sfregiato e sulla tempia destra noto del sangue. Porca troia, sta sanguinando! 
Abbasso il finestrino del lato del guidatore e cerco di chiamare qualcuno.

«Vi state almeno degnando di chiamare un’ambulanza?! La ragazza sta sanguinando!»

Vedo l’autista al telefono, spero abbia chiamato qualcuno! 

«Hey.. Hey, cerca di restare sveglia, okay?!»

Non posso permettere svenga. Potrebbe non risvegliarsi più. Cazzo, sta ancora sanguinando! Mi guardo intorno, alla ricerca di un asciugamano, o di una pezza, ma niente. Noto che la ragazza porta una sciarpa al collo. Lentamente gliela sfilo e dopo averla appallottolata cerco di fare un po’ di pressione sulla tempia. 

«Hey, il paramedico vuole parlare con te.» l’autista mi passa il telefono.
«Pronto?»
«Come ti chiami?» sembra la voce di un ragazzo.
«Amy, cosa c’entra?» continuo a fare pressione sulla testa della ragazza.
«Amy, io sono Peter.. Devi spiegarmi come meglio puoi come sta la ragazza!»
«Ehm.. Sta sanguinando dalla tempia destra.. Ho trovato una sciarpa e sto cercando di bloccare l’emorragia.»
«È cosciente?!»
«Si, ma ancora per poco!»
«Devi cercare di farla restare sveglia, okay? Falle delle domande, chiedile il nome e i dati anagrafici, non permettere che svenga, va bene?!»
«Okay..»
«Mettimi in vivavoce, così se succede qualcosa posso intervenire!» sento partire la sirena dall’altro capo del telefono. Credo siano appena partiti.

Metto il vivavoce al telefono e lo poggio sul cruscotto.

«Hey.. Hey!» schiaffeggio la ragazza, che stava per svenire. «Come ti chiami?» chiedo.
«Re.. Reagan..» mi risponde a fatica.
«Reagan, starai bene okay? Ma promettimi che non chiuderai mai gli occhi! Promettimi che resterai con me, okay?»

Lentamente, fa cenno di si con la testa.

«Reagan, cosa facevi in autostrada? Dove ti stavi dirigendo?»
«.. A.. Houston..»
«Oh, anche io.. E cosa fai li? Studi?»
«Brava Amy, falla parlare.. Tienila sveglia.» sento, dall’apparecchio telefonico.

Fosse facile!

«Studio..» mi risponde la ragazza, a bassa voce.
«Cosa studi Reagan?»

Inizia a tossire, sputando sangue. Porca troia!

«Tossisce sputando sangue! Cosa faccio?!» urlo, verso il telefono.
«Aiutala a fare dei respiri profondi.. Non metterla distesa!»
«Reagan.. Devi respirare profondamente, okay? Inspira, espira.. Lentamente..» 

Cerca di fare come dico, ma sembra avere difficoltà.

«Posso abbassare un po’ il sedile? Sembra avere difficoltà nel respirare..»
«Solo di poco, non metterla totalmente distesa!» sembra abbastanza agitato anche lui.

Abbasso di poco il sedile e faccio respiri profondi insieme a lei. 

«.. Ho paura..»
«Andrà tutto bene.. Andrà tutto bene.. Respira e resta sveglia..» le stringo la mano.

Sento in lontananza il suono di una sirena. Dio, fa che sia l’ambulanza!

«C’è l’ambulanza!» mi avvisa l’autista.

Grazie al cielo. 

«Reagan.. Reagan non chiudere gli occhi! Guardami, guardami!» le tengo il volto con una mano, lei riapre gli occhi e mi guarda. «C’è l’ambulanza, okay? Starai bene!»

Violentemente lo sportello sinistro viene aperto e vedo un paramedico. 

«Siamo qui Amy..»

Mette una mano sulla mia, quella con cui stavo tenendo la sciarpa, e lentamente la tolgo. Ora ha lui la presa. Con l’aiuto di un altro paramedico fanno uscire Reagan dall’auto mettendola su di un lettino. Esco dalla macchina e mi avvicino a lei.

«Starai bene..» non so neanche io quante volte l’ho ripetuto.

Stanno per portarla via, quando sento tirarmi per la maglietta. Reagan mi sta tenendo.

«.. Vieni.. Con me..»

Guardo Reagan e poi Peter, il paramedico. 

«Dai, puoi salire! Prima però prendi la borsa della ragazza!» indica l’automobile.

Mi fiondo dentro l’auto alla ricerca di una borsa e quando la trovo, senza pensarci due volte, salgo in ambulanza.
Uno dei paramedici chiude le porte posteriori dell’ambulanza, si accende la sirena e partiamo. 
Intubano Reagan e con qualcosa di pulito sostituiscono la sciarpa, gettandola di lato.

«Hey, Amy.. Controlla se ha dei documenti e il cellulare..»

Prendo la borsa e dentro il portafoglio trovo la carta d’identità, mostrandola a Peter, e riesco a trovare anche il telefono. Uno dei paramedici mi chiede il telefono e glielo passo. Credo debbano avvisare i genitori.
Guardo la carta di identità. È di due anni più grande di me. Mi avvicino a lei, prendendole la mano. È priva di sensi.
Resisti Reagan.

Arriviamo all’ospedale di Houston in pochissimo tempo e Reagan viene subito portata in sala operatoria. Prima di scendere dall’ambulanza ho preso la sciarpa che era stata messa di lato. Peter mi accompagna nella sala d’aspetto. Lasciandomi da sola. 
Rimango a torturarmi le mani dall’attesa per almeno un’ora, quando vedo entrare in sala un uomo ed una donna, più o meno sulla quarantina. 

«Siete i genitori di Reagan?» mi alzo, avvicinandomi a loro.
«Si.. E tu chi sei? Sei tu che hai investito nostra figlia?!» il padre mi attacca.
«No, no! Io ero sull’autobus che l’ha investita..»
«Sai come sta? Da quanto tempo sei qui?» mi chiede invece la madre, abbastanza preoccupata.
«Non so nulla purtroppo.. È in sala operatoria da almeno un’ora..»

La donna si avvicina al marito, che la stringe a se.
Torno a sedermi e poco dopo anche i due coniugi si siedono, poco distanti da me. Restiamo in attesa, senza sapere nulla, per almeno un’altra ora. Perché la stanno tenendo così a lungo? È un bene? È un male? 

«I signori Brooks?» un medico si avvicina a noi.

I genitori di Reagan si alzano in piedi subito e lo stesso faccio io.

«Siamo i suoi genitori.. Come sta?»
«È uscita da poco dalla sala operatoria.. L’incidente ha causato danni ai polmoni, ma l’intervento è andato per il meglio.. Si riprenderà.»

I signori tirano un sospiro di sollievo.

«E la ferita alla tempia? Ha provocato danni?» chiedo.
«Sei tu la ragazza che l’ha aiutata?» mi chiede. 
«Si..»
«Sei stata brava.. Sei riuscita ad evitare che l’emorragia si espandesse, bloccandola. Non ha riportato danni, tranquilla.» mi sorride, dandomi una pacca sulla spalla.
«Possiamo vederla?» chiede la madre.
«Non ancora.. Vi chiameremo noi.» si allontana, lasciandoci nuovamente da soli.
«Tu.. Tu hai aiutato nostra figlia?» mi domanda l’uomo, un po’ confuso.
«Ho fatto del mio meglio..»

La donna mi abbraccia, ringraziandomi.
Adesso che so che sta meglio, posso rilassarmi un po’. Mi allontano, avvicinandomi alle macchinette per prendere un caffè. Chiamo mia madre, raccontandole cosa è successo e dicendole che per il momento sarei rimasta in ospedale. Voglio vederla, prima di andare via.
Dopo poco tempo i signori Brooks vengono chiamati per poter vedere la figlia. L’uomo mi fa cenno di seguirli.
Mi fermo davanti la porta, osservandola. Ha una benda sulla testa e dei tubi al naso, per respirare. Lei mi vede e mi sorride. 

«Entra..» mi chiama la madre.

Mi avvicino, prendendole la mano.

«Grazie..» è la prima cosa che dice.
«Non ringraziarmi.. Non potevo lasciarti morire..»

Le sorrido per poi allontanarmi e lasciare spazio ai suoi genitori. Esco dalla stanza, per non creare troppo casino, dato che accanto a lei c’era un altro paziente.
Poco dopo però vedo suo padre uscire fuori e farmi segno di avvicinarmi. Anche la signora Brooks esce.

«Tutto bene?» domando.
«Reagan vuole vederti..»

Mi lasciano entrare, mentre loro vanno fuori.

«Hey.. Volevi vedermi?» mi avvicino a lei.
«Già.. Volevo parlare con colei che mi ha salvato la vita..»
«Lo avrebbe fatto chiunque..»

Mi guarda come se avessi detto chissà quale cazzata. In effetti, ha ragione.

«Okay, magari non proprio tutti.. Soprattutto i presenti.. Ma non potevo lasciarti li, senza neanche vedere come stavi..»
«Se non ci fossi stata tu, probabilmente sarei morta dissanguata.»
«Già.. Menomale che c’era questa!» le mostro la sciarpa, che ho tenuto in mano per tutto il tempo. È piena di sangue.
«Davvero? Mi hai salvato utilizzando la mia sciarpa?» chiede, incredula.
«Non avevi altro in macchina.. Con qualcosa dovevo pur tamponare quella ferita..»
«Era la mia sciarpa preferita..» ride, sarcastica e dispiaciuta.
«Pensa solo che ti ha salvato la vita!» sorrido.

Poco dopo l’infermiera ci invita ad uscire fuori.

«Verrò a trovarti ancora, okay?»
«Ci conto..»

Le do un bacio sulla fronte per poi uscire dalla stanza.

In realtà non avevo la minima intenzione di andare via dall’ospedale, per il momento. Sono rimasta  in zona per pranzare e quando nel pomeriggio era nuovamente possibile far visita ai pazienti non ci ho pensato due volte a tornare da lei. 
Non so per quale motivo volessi ancora vederla, infondo mi ero assicurata che stava bene. Avevo fatto il mio dovere. Eppure no. Volevo vederla ancora. In qualche modo, mi sentivo legata a lei.

«Sei qui..»

Quando mi vede davanti la porta mi sorride. Ha una brutta cera, ma sembra stare meglio rispetto alla mattina. Ha ancora dei tubi collegati alle braccia.

«Te lo avevo promesso..»

Mi avvicino a lei, sedendomi sulla sedia accanto al letto e prendendole la mano. Lei guarda le nostre mani e poi alza lo sguardo verso di me.

«Potevi tornare a casa.. Infondo eri già venuta a farmi visita.»
«Volevo vederti ancora..»
«Perché?»
«Non lo so il perché, se devo essere sincera.. Volevo assicurarmi che stavi ancora bene..»
«Credo che non smetterò mai di ringraziarti..» mi accarezza la mano.
«Prima o poi ti stuferai!» rido.
«No, non credo.. Sei speciale, Amy.» sorride, guardandomi negli occhi.

Ha gli occhi castani, come i capelli. Ora che ci faccio caso però, le punte dei capelli sono di un viola chiaro. Le stanno bene. 

Quando il giorno dopo sono tornata a trovarla era seduta sul letto. Direi che sta cominciando a sentirsi meglio, e questo non può che farmi piacere. 
Le ho fatto visita anche nei giorni successivi e così per tutta la settimana. Portandole ogni volte dei fiori o qualcosa da mangiare. Ormai stava diventando un’abitudine andare in ospedale dopo le lezioni mattutine e pranzare con lei.

«Amy.. Frequenti qualcuno?» mi chiede, mentre mangia quell’intruglio che hanno portato le infermiere.
«Eh? Uhm.. No..»
«Mi piacerebbe, magari quando sarò fuori da questo posto, andare a bere un caffè, uscire..» sorride.
«Sarebbe bello..» le sorrido anche io.
«Perfetto! Ora.. Mi aiuti?»

Sposta il vassoio e, dopo aver buttato giù una delle medicine prescritte, indica la sedia a rotelle.

«Certo..»

La tengo per i fianchi mentre lei si appoggia alle mie spalle. È poco più alta di me. 
Mi accarezza una guancia e mi lascia un bacio a stampo sulle labbra.

«Mh.. Magari, la prossima volta, lo fai prima di ingerire medicinali..» rido.
«Ah bene.. Iniziamo il tutto con una bella figura di merda!» ride anche lei e la aiuto a sedersi sulla sedia.
«Ma no, è stato bello.. Solo.. Aveva un retrogusto amaro..»
«Il prossimo bacio allora sarà abbastanza lontano da oggi.. Quando uscirò da questo posto e finirò di prendere medicinali!» ride. Mi piace la sua risata. 
«Beh, se vai in bagno e ti lavi i denti potrebbe accadere prima che tu te ne renda conto..»

Ridiamo insieme e lei sembra prendere seriamente il mio invito, dirigendosi verso il bagno.

«Vuoi una mano?» rido.
«No, tranquilla..»

Qualcosa mi dice che il primo appuntamento sarà in ospedale! Rido solo al pensiero.

«Perché stai ridendo?» Reagan esce dal bagno.
«Niente, tranquilla..» rido ancora, poi la aiuto a sdraiarsi sul letto e prima di allontanarmi la bacio. Solo un bacio a stampo, però. Considerando che in stanza c’è un altro paziente, non mi sembra il caso di dare spettacolo.

«Ora va meglio!» dico.
«Decisamente!»
«Quindi.. Cosa ti piacerebbe fare, al nostro primo appuntamento?» chiedo, un po’ timida.
«Mh..  Non so.. Sarebbe carino andare in una caffetteria, bere qualcosa, fare quattro chiacchiere per conoscerci..»
«Si, credo sarebbe l’ideale come primo appuntamento..»
«Anche se credo manchi ancora un po’.. Non credo mi faranno uscire da questo inferno tanto presto..» 

In effetti, credo la terranno ricoverata in ospedale per ancora un po’ di tempo. 
Mh, credo mi sia appena venuta in mente un’idea! Forse avevo ragione quando ho pensato che il nostro primo appuntamento sarebbe stato in questo posto!

Poco dopo sono arrivati anche i suoi genitori a farle visita. Mi hanno detto che fa loro piacere che io abbia continuato a far visita a loro figlia. 
Il giorno dopo, come sempre, ho pranzato in compagnia di Reagan. Dopo il pranzo però sono andata via, promettendole che sarei tornata nel pomeriggio. 
Sono passata in uno dei migliori bar della città, prendendo due caffè e qualche dolcetto da mangiare, come biscotti e cose simili. 
Quando sono tornata in ospedale trovo la stanza di Reagan vuota. 

«Si è sentita male.. L’hanno portata in sala operatoria..» 

Mi volto verso l’altro paziente che sta in quella stanza.

«Cosa? Perché?»
«Non so.. Improvvisamente ha avuto difficoltà nel respirare quindi ho chiamato un’infermiera e il chirurgo l’ha subito portata in sala operatoria..»

Esco di corsa dalla stanza, correndo verso il bancone dove trovo una delle infermiere.
Prima che potessi chiederle qualcosa però sento qualcuno chiamarmi. Sono i genitori di Reagan. 
Sembra che qualcosa abbia intasato le vie respiratorie, ma anche loro non sanno ancora nulla.
Reagan resisti. Ti prego. Fallo per me.
Sono rimasta in sala d’attesa per non so quanto tempo. Quando finalmente uno dei medici è venuto da noi, ci ha detto che l’operazione è stata un po’ complicata ma che per fortuna è andato tutto per il meglio. Ci hanno però detto che stavolta ci avrebbe messo un po’ di più a risvegliarsi.
Sono rimasta tutta la notte con lei, chiedendo il permesso a sua madre. Le ho tenuto la mano stretta alla mia per tutto il tempo. 
Quando la mattina dopo i medici sono passati per controllare i pazienti, Reagan non era ancora cosciente. Però hanno detto che risponde ai segnali e questo non può che essere un bene.
Poco dopo il giro visite dei medici ho sentito una leggera stretta alla mano. Quando ho alzato gli occhi verso la mora noto che lentamente sta iniziando ad aprire gli occhi.

«Grazie a Dio!» 

Mi fiondo letteralmente su di lei, abbracciandola.

«Mi fai.. Male..» mi sorride. 
«Scusami!»

Mi allontano da lei. Alza un braccio verso il mio viso, mandando via una lacrima che non mi ero neanche accorta fosse uscita.

«Perché piangi?» dice, a bassa voce.
«Perché mi hai fatto preoccupare..»

Mi accarezza la guancia e poi, su una sedia vicino, nota il sacchetto che avevo preso il giorno precedente con i caffè. 

«Cos’è?»
«Quello? Era il nostro primo appuntamento alla caffetteria..»

Lei mi guarda interrogativa.

«Beh, avevo pensato che, se tu non potevi andare in caffetteria, la caffetteria poteva venire da te..»

Sorride. Ha un’espressione sorpresa sul volto. Probabilmente non si aspettava una sorpresa simile. Anche se poi la sorpresa, in sostanza, non è avvenuta.

«Grazie.. Sei davvero speciale..»
«Nah.. Volevo solo che non ti sentissi esclusa dal mondo, nonostante per il momento vivi attorno queste quattro mura..»

Le sorrido. Mi fa segno di avvicinarmi e, senza pensarci due volte, la bacio. 


Sarà stato il destino o chi per lui, ma sono stata proprio contenta di trovarmi su quell’autobus e di aver aiutato questa persona a non morire. Insomma, quante possibilità c’erano che su quell’autobus mi ci trovassi proprio io? E che mi decidessi soprattutto ad aiutarla?
Chissà, se non fossi stata li in quel momento adesso probabilmente Reagan non sarebbe qui ed io non sarei con lei a stringerle la mano.  


Fine.





Hey! Eccomi con una One shot, un pò lunga, si xD Su Amy e Reagan! 
Si è un pò strana come storia.. Infondo non succede nulla di particolare, è solo un'inizio diverso della loro storia! 
Mi è venuta in mente proprio mentre ero su un autobus in autostrada.. Ho immaginato una cosa simile e mi son detta: "perchè non farci una fanfiction?" e così detto fatto! xD
Se vi va, fatemi sapere che ne pensate! :)
Comunque il cognome di Reagan me lo sono inventato! xD


 
   
 
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