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Autore: Espen    16/12/2014    5 recensioni
[Fanfiction partecipante al contest "Sangue di Drago" di ManuFury]
"Fin da tempi antichi draghi e umani combattevano l’uno contro l’altro in guerre sanguinose e terribili. Qualcosa cambiò durante una battaglia, dove entrambi gli eserciti schierarono i loro soldati più forti e coraggiosi. Il risultato fu devastante. I capi di entrambe le fazioni stipularono una pace: i draghi avrebbero lasciato Sunrise a patto che non venissero privati delle loro ricchezze e che ogni cinque anni venissero portati trenta umani come tributo. Gli umani, allora, inviarono come tributi ragazzi orfani o senza nessuno che avrebbe sentito la loro mancanza da Sunrise.
Nessuno tra gli abitanti dell’isola sapeva che fine facessero quei ragazzi, c’era chi diceva che venivano usati come schiavi. Questa ipotesi era rafforzata dal fatto che si avevano notizie e avvistamenti di una nuova specie: creature umanoidi con alcune caratteristiche dei draghi, i mezzodraghi."
Nikay è un mezzodrago, erede al trono, ed è tormentato da mille dubbi e paure.
Miklas è un umano, tributo e fidanzato con Nikay da più di un anno, ama i libri e l’arte.
Intanto qualcuno trama alle loro spalle, e costringerà i due amanti ad affrontare il proprio passato e, soprattutto, i propri segreti.
Genere: Fantasy, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fin da tempi antichi draghi e umani combattevano l’uno contro l’altro in guerre sanguinose e terribili per avere il pieno dominio dell’isola Sunrise, la più estesa e fertile del Grande Oceano. Gli umani, inoltre, volevano impadronirsi dei ricchi tesori dei draghi mentre questi ultimi non volevano essere sottomessi a una razza che ritenevano inferiore.
Le loro battaglie durarono per secoli e secoli, gli umani inventarono delle innovative tecnologie per sconfiggere l’altra razza. Così i draghi impararono nuove tecniche magiche per respingerli. Nessuno riuscì a prevalere sull’altro.
Qualcosa cambiò durante una battaglia, dove entrambi gli eserciti schierarono i loro soldati più forti, valorosi e coraggiosi.
Il risultato fu devastante. Migliaia di guerrieri, uomini e draghi, persero la vita, mogli rimasero vedove e figli senza genitori.
Vedendo ciò che secoli e secoli di rivalità avevano causato, i capi di entrambe le fazioni si riunirono e stipularono una  pace: i draghi avrebbero lasciato Sunrise a patto che non venissero privati delle loro ricchezze e che ogni cinque anni venissero portati trenta umani, quindici ragazze e quindici ragazzi, come tributo. 
Firmato il contratto, i draghi si crearono un’isola, che chiamarono Sarkany, raggiungibile solo tramite il volo, che fluttuava nel cielo.
Nei libri di storia quello scontro, così terribile e catastrofico ma rappacificante, venne denominata “La Battaglia del Sangue”.
Gli umani mantennero il loro patto, inviando come tributi ragazzi orfani o senza nessuno che avrebbe sentito la loro mancanza da Sunrise. 
Nessuno tra gli abitanti dell’isola sapeva che fine facessero quei ragazzi: c’era chi diceva che venivano usati come sacrificio agli dei, chi come semplici servitori o, come pensava la maggior parte delle persone, come schiavi. Questa ipotesi era rafforzata dal fatto che si avevano notizie e avvistamenti di una nuova specie: creature umanoidi con alcune caratteristiche dei draghi, i mezzodraghi.
   
                                                                                   
 Halfdragons
                                                                                La storia di Nikay e Miklas

1. Halfdragons and Humans –Nikay and Miklas 

Nikay amava volare.
Quando spiegava le grandi ali rosse, simbolo della potenza e dell’orgoglio della sua famiglia, e si librava nel cielo sconfinato, tutti i problemi e le preoccupazioni apparivano così piccoli, come gli abitanti di Sarkany sotto di lui. Amava il vento che gli spettinava i capelli mori e si faceva sentire, fresco, sulla pelle e sulle chiazze squamose che aveva sulle mani e sui polpacci lasciati scoperti.
Volava fino a un piccolo colle, situato nelle campagne che circondavano la città, e si sedeva sull’erba soffice, sotto l’ombra di una quercia, a osservare il paesaggio che gli si estendeva davanti. Il sole illuminava il fiume Ashor, che divideva i due quartieri della città, molto diversi fra loro: in uno, abitato dai Mezzodraghi, si alternavano palazzi di media misura e abitazioni umili ma moderne; nell’altro edifici bianchi, imponenti, larghi e talmente alti che sembravano riuscire a toccare le nuvole, con ampie finestre e cupole dagli sfavillanti colori, erano abitati dai Draghi.                           
Al centro del fiume, su un altopiano, fra le due fazioni, si stagliava imponente il castello reale con le sue grandi torri, a simboleggiare la potenza della famiglia reale che governava su entrambe le razze.
Nikay amava quel posto isolato dal resto del regno, pieno di silenzio e pace, in cui la sua mente si rilassava completamente, accantonando momentaneamente tutti i timori e le preoccupazioni, e le ore passavano veloci, quasi il tempo non scorresse normalmente. Poi, quando il cielo cominciava a tingersi del rosato tipico del tramonto, si alzava e prendeva il volo per tornare a casa.
***
Miklas, comodamente seduto sotto un possente albero, osservava, dall’enorme corte del castello, il cielo rosato, dove draghi e mezzidraghi vi volavano. Amava moltissimo osservarli, mentre volteggiavano leggeri in aria e i raggi tenui del sole facevano brillare le loro squame dai colori accesi, facendole sembrare dei gioielli preziosi.
A volte provava malinconia guardandoli, poiché sembravano così liberi nel cielo sconfinato, senza freni né paure; come degli esseri potenti e invincibili, mentre lui, semplice umano arrivato su quell’isola straordinaria come tributo, era ancorato a terra.
I suoi pensieri furono scacciati via da una figura che si stava avvicinando in volo, sorrise quando la riconobbe. Le grandi ali rosse, simbolo della famiglia reale, si muoveva con movimenti eleganti e poteva sentire il suo sguardo, quegli occhi ambrati che tanto amava, su di sé.
-Bentornato Nikay, hai fatto un buon volo?- gli chiese quando l’altro gli atterrò davanti con gesti aggraziati, che stonavano parecchio con il suo fisico possente, e lui, contemporaneamente, gli andava incontro.
Nikay gli sorrise leggermente per poi dargli un breve bacio sulle labbra.
-Come sempre. Tu, invece, che hai fatto questo pomeriggio?-
Miklas si avvicinò ancora di più, sollevandosi sulle punte per avvolgergli le braccia intorno al collo, e fece un broncio fintamente offeso.
-Sono stato sempre qui, sotto quest’albero, a leggere un libro- indicò con lo sguardo un volume abbandonato tra i fili d’erba –ma poi mi sono incantato a guardare i draghi volare, sperando che un mezzodrago di nostra conoscenza tornasse per portarmi con sé nelle sue misteriose avventure.-
Nikay gli accarezzò i capelli biondi e incrociò il suo sguardo ambrato con quello celeste dell’altro.
-Un giorno ti porterò con me, sto solo aspettando l’occasione giusta.-
Miklas sbuffò, ma l’altro sapeva che non era realmente arrabbiato. L’umano capiva che utilizzava quei voli come evasione dal resto del mondo e dai suoi problemi, però, oltre al fatto che volare era un sogno che aveva fin da bambino, avrebbe voluto essere più partecipe della sua vita e di ciò che lo affliggeva.
-Promesso?- gli domandò Miklas, sorridendogli leggermente.
Nikay gli morse giocosamente il naso.
-Promesso.-
***
Inizialmente i tributi venivano trattati come oggetti. Giunti su Sarkany, erano immediatamente spartiti tra l’elite della gerarchia sociale dei draghi; spesso venivano utilizzati come oggetto di sfogo e se qualche donna rimaneva incinta, doveva affrontare lunghi mesi di intenso dolore, poiché i mezzodraghi sono molto più grandi degli esseri umani e crescono più rapidamente, e, il più delle volte, la madre non sopravviveva al parto.
Anche la vita dei mezzodraghi non era facile: essendo per metà umani e, quindi, di una razza inferiore, erano considerati esseri impuri. Non venivano riconosciuti come figli legittimi e, quando il loro numero crebbe, il re creò un quartiere solo per loro, dividendoli dalla vita sociale dei draghi e, quindi, contribuendo alla loro esclusione.
I mezzodraghi svolgevano mansioni umili, faticando molto ma guadagnando poco. E, nonostante nel corso dei secoli fecero numerose ribellioni, la loro situazione non era mai cambiata molto. Fino a quando non divenne re Eldingar, che mise in vigore delle leggi che condannavano la violenza sui tributi e cercò di migliorare la condizione dei mezzodraghi, concedendo loro un rappresentante nel Consiglio e la possibilità di diventare soldati o di lavorare nel castello.
Sebbene queste novità non furono appoggiate dal popolo dei draghi, Eldingar non negò mai la propria posizione a favore dei mezzodraghi. Essa fu mantenuta anche dal figlio e successore Eldur, che, addirittura, sposò un’umana, arrivata come tributo, dalla quale, successivamente, ebbe un figlio mezzodrago, Nikay, ufficialmente riconosciuto da lui come legittimo successore al trono.
Per questo Nikay si sentiva costantemente giudicato e sotto pressione: sarebbe diventato il primo re mezzodrago. E questo non era molto gradito al popolo, che continuava ad avere dei pregiudizi sulla sua specie, nonostante le leggi fatte.
A volte sentiva come se il peso di quelle responsabilità fosse semplicemente troppo, e allora il bisogno di andare via, anche solo per poco tempo, si faceva sentire dirompente nel suo cuore. Ed era consapevole di star scappando dai propri doveri, come il più vile dei codardi, ma c’erano momenti in cui la paura del suo ruolo come regnante prendeva il sopravvento, facendolo sentire inadatto.
 -A cosa pensi?-
La voce di Miklas lo distrasse dai suoi pensieri malinconici. Erano entrambi sdraiati nell’enorme letto matrimoniale, l’umano si era accoccolato sul suo petto nudo, i ciuffi biondi gli solleticavano il mento. Dalla grande finestra della stanza si vedeva la luna regnare sul cielo stellato di Sarkany, illuminando e facendo brillare gli occhi azzurri di Miklas.
-Niente di importante.-
Il suo era stato un sussurro, mentre prendeva ad accarezzargli la schiena pallida. Non aveva mai parlato delle sue insicurezze a Miklas e onestamente non ne sapeva nemmeno il motivo, forse aveva solo paura di sentirsi dire che era un codardo.  Quell’affermazione detta proprio da lui, la persona che aveva portato un po’ più di pace nella sua vita, lo avrebbe distrutto.
Miklas gli rivolse un’occhiata scettica.
-Non mentirmi.-
-Non sto mentendo.-
L’umano sospirò pesantemente e gli rivolse un’occhiata affranta. Stavano insieme da più di un anno, ma Miklas non era neanche ora riuscito a capire quali erano i pensieri che tormentavano il suo fidanzato per la maggior parte del tempo. Tuttavia, era a conoscenza della sua incapacità nell’esprimere i propri sentimenti, per cui non insisteva molto in quell’ambito. Preferiva che fosse l’altro, di sua spontanea volontà, ad aprirsi con lui.
-Farò finita di crederti.- ribatté infine, allungandosi leggermente sul corpo di Nikay per baciargli le labbra. Sorrise, percependo che il bacio veniva ampiamente ricambiato.
Poi ci furono solo sospiri, mani che si cercavano e ti amo sussurrati, quasi fossero un segreto, in quella notte che li trascinò in un turbine di passione e lussuria.
 ***
La mattina seguente Nikay si svegliò di buon umore, con Miklas acciambellato al suo petto che, al contrario di lui che era un tipo mattiniero, dormiva ancora profondamente, forse complice anche la nottata appena trascorsa. Si era alzato dal letto con movimenti calcolati, cercando di non svegliarlo.
Gli venne da sorridere, mentre ripensava alla sua espressione rilassata. In quel momento stava passeggiando per il giardino del castello, osservando gli alberi robusti che, imponenti, si stagliavano verso il cielo. Essendo presto, non vi era ancora quel viavai di draghi e mezzodraghi che caratterizzava quell’area del castello, ma Nikay sapeva che lui era già sveglio, probabilmente intento ad allenarsi al poligono, poco distante dalla reggia del castello, nella zona dedicata al corpo militare.
Sorrise lievemente quando lo trovò intento a fumarsi una sigaretta nello spoglio giardino che circondava il Centro di Addestramento. La schiena e le ali verdi erano appoggiate alla parete dell’edificio, gli occhi intenti a guardare un punto fisso, probabilmente persi in qualche riflessione lontana, ma si illuminarono appena si posarono su di lui.
-Buongiorno, principino.-
-Va a quel paese, Ruben!-
E delle risate si propagarono nell’aria mattutina.
Loro due si conoscevano da quando erano ancora dei bambini ed erano praticamente cresciuti insieme. Per Nikay, Ruben era una specie di fratello maggiore, anche se non avevano nessun legame di sangue.
Ruben era un mezzodrago nato da mezzodraghi e si era arruolato nell’esercito come cadetto a sedici anni. Ora, dopo sei anni, benché fosse piuttosto giovane, faceva parte della Prima Squadra a servizio del re.
Nonostante la sua posizione, il ragazzo continuava ad allenarsi costantemente nelle sue abilità, esercitandosi prima e dopo i normali allenamenti con il resto della squadra. Nessuno sapeva perché si impegnasse così tanto sebbene non ne avesse bisogno, poiché Ruben era conosciuto in tutta Sarkany come uno dei soldati più forti dell’esercito, ma Nikay sospettava che fosse per quel senso di inadeguatezza che gravava sulle spalle di quelli della sua specie. Ruben, come molti, prima di raggiungere quel traguardo, aveva dovuto subire gli insulti e le ingiurie dei draghi, suoi superiori. Nikay ricordava momenti in cui lo aveva visto completamente distrutto, privato della sua dignità di uomo e del suo valore come soldato, ma tutti quei tentativi di spegnere la sua luce non erano serviti e Ruben aveva fatto vedere il proprio valore, ampiamente riconosciuto dallo stesso re, che l’anno prima gli aveva dato una medaglia al merito per una missione che aveva salvato il regno.
“Certe cose non si possono dimenticare, ma, ricordandole, puoi diventare più forte” gli aveva detto un giorno di molto tempo fa’, dopo aver finito un’altra estenuante sessione di allenamento. E Nikay aveva compreso che utilizzava la rabbia dentro di sé per migliorarsi.
Ed era per questo che Nikay lo ammirava tanto, a volte pensava che fosse decisamente più adatto lui a diventare sovrano. In fondo aveva carisma, forza di volontà e un’ottima capacità di comando, tutte cose che Nikay sapeva di non possedere.
-Niente allenamento mattutino oggi?- gli chiese con una vena di ironia, mentre prendeva posto accanto a lui, le loro ali si sfioravano appena, creando un acceso contrasto tra il rosso vivo di Nikay e il verde acceso di Ruben. Osservò la bocca del più grande dischiudersi leggermente e rilasciare del fumo.
-Sei arrivato tardi, maestà, ho già finito.-
Lo sguardo di Nikay si fece più duro, fintamente indignato.
-La smetti di darmi soprannomi del genere?-
Ruben si girò verso di lui con gli occhi verdi, di un colore acceso, simile alle foglie in primavera, spalancati e lo osservò con un vago accenno di pazzia nello sguardo. E Nikay lo sapeva, stava per dire un'enorme cavolata.
-Preferisci essere chiamato principessa?-
La risata roca di Ruben si propagò nell’aria e si fermò solo quando Nikay lo colpì forte su una spalla, facendogli perdere leggermente l’equilibrio. Per un attimo pensò che si fosse offeso, ma quando si voltò a guardarlo, notò che stava ridendo anche lui.
Ruben adorava prenderlo in giro, vedere le sue espressioni irate che, in realtà, nascondevano un lieve imbarazzo.
I due cominciarono a passeggiare per il cortile dell’Area Militare, Ruben era stato in missione due settimane, nei pressi della catena montuosa a Nord dell’isola, ed era tornato solamente la sera precedente.
-Lo avevamo quasi preso, quel dannato criminale. Ero anche riuscito a sparargli a una spalla, riuscendo così a rallentarlo nel volo. Ce l’avevo davanti, che volava tra gli alberi, avrei potuto lanciargli una palla di fuoco, ma non volevo correre il rischio di incendiare tutto il bosco; man mano che il tempo passava, lui rallentava a causa della ferita ed io lo stavo raggiungendo, ero così vicino, stavo per gettarmi su di lui per arrestare il suo volo quando puff! Non era più lì, completamente scomparso.-
-Puff ?- a volte le capacità esplicative di Ruben lo sorprendevano molto.
Il soldato annuì rigorosamente, per poi mettersi una mano tra i capelli corti, in un gesto drammatico.
-Sì, puff. Un attimo prima ce l’avevo davanti e un secondo dopo non c’era più. Abbiamo setacciato tutto il bosco e i territori circostanti, ma di lui nessuna traccia. Non riusciamo a capire come possa aver fatto, dato che tra i nostri poteri non vi sono compresi né l’invisibilità né il teletrasporto.-
-Potrebbe essere stato aiutato da un mago.-
I maghi erano umani dotati di poteri magici, durante la guerra che vedeva schierati umani contro draghi, essi avevano portato numerose vittorie alla loro specie, poiché conoscevano arti magiche che i draghi non riuscivano ad adoperare. Nel mondo umano rappresentavano una minoranza e raramente qualcuno di essi veniva scelto come tributo, però, vista l’anomalia dell’episodio di Ruben, quella di Nikay non era un’ipotesi da scartare.
Il soldato, infatti, annuì leggermente.
-L’ho pensato anch’io, così adesso la Squadra di Ricerca sta rintracciando tra i registri dei tributi tutti i maghi per interrogarli. Non ce ne sono moltissimi ancora in vita qui a Sarkany, entro qualche giorno dovremmo avere dei risultati.-
I due camminarono ancora un po’ in silenzio, Ruben aveva ripreso a fumare e Nikay era immerso nelle sue riflessioni. Quel ricercato lo preoccupava non poco, poiché era da parecchio tempo che la Prima Squadra cercava di catturarlo. Ricordava chiaramente la prima volta che lo aveva visto, in una foto segnaletica. L’aspetto che lo aveva più impressionato erano stati gli occhi, di un rosso sangue messo maggiormente in risalto dalla pelle bianca, e lo sguardo che era semplicemente cattivo. Di una malvagità che lo spaventava davvero, facendogli sentire dei brividi sulla schiena.
Più volte si era insultato perché cavolo, ho vent’anni e sono il principe di Sarkany, non posso spaventarmi per una semplice fotografia. 
La voce di Ruben lo riscosse dai suoi pensieri.
-Io tra poco ho una di quelle noiosissime riunioni con gli altri esponenti militari, dove parliamo di cose noiose. Ci vediamo, principino.-
-Addio, stronzo!- gli rispose Nikay, finchè il soldato spalancava le ali e prendeva il volo nel cielo mattutino.
***
Uno dei grandi difetti di Miklas era l’eccesiva curiosità. Ricordava, quando ancora viveva a Sunrise, tutte le orribili situazioni in cui era incappato a causa di questa sua caratteristica. L’umano ci provava, davvero, a non fare domande scomode o a non andare in posti che l’avrebbero messo, quasi sicuramente, in circostanze pericolose, ma quando quella voglia di scoprire prendeva il sopravvento sulla sua parte razionale, che gli urlava di stare lontano dai guai, lui poteva solo lasciarsi trascinare da essa.
Per questo quando, vagabondando per il castello, notò, tra gli intricati corridoi che facevano sembrare quel luogo un enorme labirinto, una piccola strettoia a misura d’uomo, ove un drago non avrebbe mai potuto passarci, non poté che attraversarla.
 Finché camminava si guardava intorno incuriosito, stupendosi nel riconoscere i soggetti degli affreschi che adornavano le pareti. Erano tutte leggende riguardanti la letteratura umana. Era la prima volta che vedeva delle rappresentazioni di umani nelle opere artistiche dei draghi, anche se, effettivamente, aveva visto poche sculture e quadri da quando era giunto a Sarkany; i draghi prediligevano il combattimento all’arte.
Giunto alla fine di quel corridoio, che non era nemmeno molto lungo, ma Miklas era rimasto minuti interi a osservarlo ammaliato, si trovò davanti a una semplice porta in legno. Questo contribuì ad alimentare i sospetti del ragazzo sul fatto che quel posto fosse stato fatto esclusivamente per gli umani poiché quell’ingresso non era abbastanza grande da far passare un drago.
Dopo alcuni istanti di tentennamento, Miklas spinse delicatamente la porta e si ritrovò in una stanza molto più piccola rispetto alle altre camere del castello.
La luce entrava da due grandi finestre arcuate che illuminava uno scrittoio in legno, accanto al quale vi era una libreria piena di libri, e un vecchio cavalletto che, pensava, non era utilizzato da molto. Ma ciò che lo colpì maggiormente fu il ritratto, appeso alla parete sopra un tavolino scuro, di una giovane donna. Si avvicinò per osservarlo meglio, lei mostrava un'espressione felice, gli occhi castani e il sorriso esprimevano molta dolcezza, mentre i capelli scuri le ricadevano morbidamente sulle spalle, incorniciandole il viso. Più la osservava e più gli ricordava Nikay.
-Questa era la sua stanza preferita- una voce roca e profonda lo fece sobbalzare e girare verso l’entrata, dove un uomo sulla cinquantina stava appoggiato al cornicione della porta.
-Salve, sua maestà.-
Non era la prima volta che vedeva re Eldur sotto aspetto umano, capacità che solo i draghi possedevano, anche se potevano trasformarsi per poco tempo, ma continuava a essere un po’ intimidito da lui, nonostante lo avesse sempre trattato con estrema gentilezza e rispetto.
-Buongiorno Miklas.- gli rispose, infatti, il sovrano, sorridendo leggermente, per poi avvicinarsi a lui e posare i suoi occhi ambrati, simili a quelli di Nikay, sul ritratto. L’umano poteva notare molta nostalgia e tristezza nel suo sguardo. Nikay gli aveva raccontato che i suoi genitori si amavano molto e che suo padre non si era mai ripreso dalla morte della moglie.
- Myra Edimur, arrivata qui come tributo trent’anni fa’. Mia moglie e madre del mio primogenito, fu l’unica donna che amai.- pronunciò quelle parole con enorme malinconica e Miklas si chiese come sarebbe la sua vita senza più Nikay. Il solo pensiero gli stringeva il cuore in una morsa dolorosa.
-Feci costruire questa piccola area solo per lei. Amava molto l’arte, gli affreschi che hai visto nel corridoio li ha dipinti lei, ed era in continua ricerca di un posto dove poter dipingere e leggere in pace, lontana dalla confusione del castello. Era una donna molto intelligente e forte, pensa che è riuscita a sopravvivere al parto di Nikay, ma purtroppo non ha potuto fare niente contro la malattia che l’ha portata via giovanissima. Ha amato la sua famiglia, me e suo figlio, fino all’ultimo istante. Ancora rammento le sue ultime parole…-
Eldur scosse leggermente la testa, come per scacciare qualche pensiero triste, e guardò Miklas, gli occhi ancora persi in ricordi lontani. Poi con gesto della mano indicò la libreria.
-Tutti quei libri erano suoi, portati direttamente da Sunrise. So che ami molto leggere, poi prenderli se vuoi, sarebbe un peccato se rimanessero lì a prendere polvere.-
A quell’affermazione l’umano spalancò gli occhi sorpreso, non aspettandosi di ricevere un simile privilegio siccome era risaputo a tutti la tremenda possessione che aveva il re verso tutto ciò che riguardava la moglie, e lo ringraziò educatamente.
Poco dopo Eldur se ne andò, borbottando qualcosa su una riunione importante, e Miklas si precipitò subito sulla libreria, leggendo interessato i titoli dei libri, prendendoli in mano e sfiorando delicatamente, quasi fossero un tesoro prezioso, le copertine consumate dal tempo.
***
-Miklas, dove li hai presi questi libri?-
La voce di Nikay risuonò nell’enorme stanza, mentre gettava un’occhiata confusa al fidanzato sdraiato comodamente sul letto. L’umano, allora, si alzò e si avvicinò a lui, sorridendogli leggermente.
-Stamattina ho trovato un posto nell’ala est del castello, ma credo che tu già lo conosca. Era piccolo, ma vi regnava un’atmosfera così calma, quasi magica.-
In un attimo gli occhi di Nikay si illuminarono di consapevolezza.
-È lo studio di mia madre, vero?-
Miklas annuì, per poi rispondere:- Ho incontrato tuo padre lì e mi ha dato il permesso di leggere i suoi libri. Molti riguardano la letteratura umana, testi che non si riescono a trovare su Sarkany, per cui sono molto felice di leggerli.-
Nikay adorava guardare Miklas finchè parlava di libri, gli occhi brillavano e il suo sorriso si faceva sognante, assumeva un espressioni cosìpura che, ogni volta che accadeva, Nikay sentiva di amarlo un po’ di più.
Si era talmente imbambolato a osservarlo da non rendersi conto che Miklas aveva finito di parlare e, ora, lo stava guardando, gli occhi azzurri nei suoi ambrati e le gote leggermente arrossate.
-Cosa c’è?- gli domandò l’umano in un sussurro.
Una mano di Nikay raggiunse la guancia dell’altro, accarezzando piano quella pelle morbida e rosea.
-Sei bellissimo.-
E subito le guancie di Miklas si tinsero di rosso, ma non era il complimento di per sé a imbarazzarlo tanto, piuttosto il come era stato detto. Quelle parole erano state pronunciate con un tono quasi veneratorio, dove era riuscito a percepire tutto l’amore che Nikay provava per lui; in quei pochi istanti Miklas si era sentito talmente pieno di sentimenti da scoppiare, a volte Nikay sapeva essere davvero sentimentale.
-Ti amo- sospirò l’umano nell’istante in cui le labbra del mezzodrago raggiunsero il suo collo, baciandolo e mordendolo leggermente. E Miklas sapeva che era il momento giusto per dire quelle due parole, così brevi ma con un significato talmente profondo da non essere compreso da tutti quelli che le pronunciavano.
 
 
2. The promise – Miklas’s  birthday.
[Due mesi dopo]

Quello, per Nikay, era un giorno speciale: Miklas compiva il suo diciannovesimo compleanno. Per l’occasione aveva pianificato una sorpresa geniale e, secondo Ruben, “smielaticamente romantica”, e lui non poteva che dargli ragione, forse era una cosa troppo romantica, ma era certo che sarebbe piaciuta un sacco a Miklas.
Tuttavia prima di dare il suo regalo al ragazzo, doveva partecipare a una riunione con i rappresentanti dell’elite dell’esercito e dell’aristocrazia. Suo padre gliene aveva parlato ieri sera, riguardava quel ricercato, Sander Boer, che Ruben e la Prima Squadra cercavano di catturare da mesi. La situazione era più grave del previsto e minacciava la pace di Sarkany, per cui si necessitava di una consultazione diretta con il re.
Non era la prima volta che Nikay partecipava a una di quelle riunioni, ma ogni volta si sentiva agitato e sempre sotto osservazione, molti draghi lo guardavano ancora con disprezzo e diffidenza, per cui cercava sempre di dimostrare di meritare il titolo di erede al trono, anche se, a causa delle sue insicurezze, non sempre ci riusciva.
 
La Camera delle Riunioni era enorme e di forma circolare. Al centro di essa vi erano disposti in cerchio delle sedie fabbricate con metalli preziosi, per i mezzodraghi, e degli enormi cuscini in stoffe pregiate, per i draghi. Fra di essi spiccava un’imponente trono con le gambe e le decorazioni, rappresentanti dei draghi, in oro per il re, mentre ai suoi lati vi erano quelli, di proporzioni minori ma non per questo meno preziosi, per il principe erede al trono e il consigliere reale.
Ben presto tutti posti vennero occupati e per la stanza si diffusero mormorii e chiacchiericci, in attesa dell’inizio della riunione. Nikay gettò un’occhiata in fondo alla sala, dove Ruben gli fece un segno di saluto che ricambiò, prima che un poderoso ruggito, segnante l’inizio della riunione, portasse silenzio tra i rappresentanti.  
Guardò per qualche istante suo padre, che si ergeva dal suo imponente trono. Le squame rosse sembravano quasi brillare a contatto col sole mattutino che filtrava dalle gigantesche finestre, teneva il muso alto, fiero, mentre la sua voce roca prorompeva nella camera:- Oggi è stata convocata questa riunione a causa del famigerato ricercato Sander Boer e di tutto ciò che sembra stia causando nel regno. Ora lascerò la parola al comandante dell’esercito reale Alrick Roder, che spiegherà la situazione.-
Il rapporto fra Nikay e Alrick era di un odio reciproco mai palesato, anche se il principe non ne conosceva il motivo. Fin da quando era bambino aveva ricevuto solo occhiate torve e bassi ringhi di disprezzo dal comandante, immaginava che fossero dovute al suo essere un mezzodrago dato che riservava lo stesso trattamento a tutti quelli della sua specie e anche ai tributi; ma quando aveva provato a farlo presente al padre, lui aveva risposto che Alrick non aveva niente contro nessuno, ma aveva il brutto difetto di non fidarsi degli altri. In effetti non aveva mai impedito a Ruben o ad altri mezzodraghi di fare carriera nell’ambito militare, ma Nikay era ancora restio a credere alle parole del padre.
-Circa due mesi fa’ abbiamo rintracciato il ricercato Sander fra i boschi delle montagne a nord dell’isola e la Prima Squadra è stata inviata per setacciare la zona e stanarlo. Tuttavia, durante l’inseguimento, tale ricercato è scomparso.-
A quest’ultima parola si innalzarono molti versi di sorpresa, ma vennero smorzati presto dalla voce di Alrick.
-Vorrei che Ruben Maderick, in rappresentanza della Prima Squadra, confermasse queste mie parole.-
La voce di Ruben a confronto con quella di Alrick era più bassa e dolce, ma non meno virile.
-Ciò che ha detto è giusto. Lo stavamo inseguendo in volo, tra i boschi, e lo stavamo circondando, due dei miei compagni erano alla sua destra, altri due alla sua sinistra, mentre io e altri due eravamo dietro di lui. Con un colpo di pistola ero riuscito a ferirgli la spalla, in modo da rallentarlo, ma quando si è reso conto di essere circondato è semplicemente sparito, proprio davanti ai nostri occhi. Così abbiamo cominciato a esplorare di nuovo la zona per trovarlo, ma non ne abbiamo trovato nessuna traccia. Crediamo che si sia teletrasportato.- 
 Altri versi sorpresi si propagarono nell’aria. Teoricamente tutte le missioni dell’esercito dovevano rimanere segrete, praticamente Ruben se ne fregava altamente delle regole e gli raccontava tutti gli incarichi svolti, anche perché “tanto sei il principe, queste cose le verrai a sapere lo stesso”.
-Questa cosa non è possibile! I draghi non possono teletrasportarsi!- la voce gracchiante della contessa Andika si alzò sopra le altre, Nikay non la sopportava: oltre a essere una conservatrice convinta e a palesare pubblicamente il suo odio verso di lui, pretendeva di avere sempre ragione.
-Lo sappiamo anche noi, per questo abbiamo pensato che fosse stato aiutato da un mago.-
Gli occhi scuri si spalancarono leggermente mentre prendeva ad annuire convinta col muso spigoloso e Nikay sapeva che stava per dire qualcosa di molto sconveniente e, probabilmente, stupido.
-L’ho sempre detto che non bisognava fidarsi degli umani, sono esseri subdoli. Scommetto che stanno cercando di fare una rivolta per impadronirsi del regno, magari si sono alleati con i mezzodraghi.- 
Appunto.
Nikay sospirò pesantemente e, preso da un moto di rabbia, fece per parlare, ma qualcuno lo aveva preceduto.
-E su quale base si fonda questo suo collegamento, contessa Andika? Qui stiamo parlando di un umano e di un mezzodrago, non di tutta la specie. Per cui veda di stare zitta invece di dare aria alla bocca sparando stronzate.-
A parlare era stato Thur, un drago grande amico di Nikay e di Ruben. Era vivace quanto il colore delle sue squame, gialle come il sole d’estate, e nonostante la sua corporatura minuta, non raggiungeva nemmeno i due metri e mezzo di altezza, era riuscito a diventare tenente. Anche se aveva dei problemi comportamentali, cioè qualsiasi cosa pensasse, anche la più epica delle cavolate, Thur sentiva il bisogno di dirla.
La contessa spalancò le fauci, Nikay non capiva se in segno di indignazione o intimidazione, ma la voce del consigliere Oldrick la interruppe prima che potesse replicare.
-Nonostante Thur abbia usato un linguaggio poco adatto e decisamente rimproverabile- e scoccò un’occhiata al piccolo drago, che aveva abbassato il muso in un segno che doveva essere di scusa e imbarazzo, ma che in realtà nascondeva il suo ghigno divertito – ha ragione. Quindi, prima di fare conclusioni affrettate, ascoltiamo tutto quello che c’è da dire.-
Con un cenno del capo Oldrick diede il permesso a Lian Oberick di parlare. Lei era un mezzodrago, rappresentante del Gruppo di Ricerca, e, a quanto detto da Ruben, aveva diretto le ricerche e gli interrogatori riguardanti i maghi.
-Siccome si sospettava della complicità di un mago in questa situazione, abbiamo deciso di interrogare tutti i maghi di Sarkany, che sono all’incirca una ventina. Tuttavia nessuno di loro, almeno apparentemente, sembra centrare con questo caso. E stavamo per abbandonare definitivamente questa pista quando, ieri pomeriggio, una maga anziana, che avevamo interrogato il mese scorso, è venuta al nostro quartier generale per dirci una cosa molto importante. Ci ha spiegato che, secondo una leggenda, durante una guerra precedente alla Battaglia del Sangue, fu creato dai maghi più potenti dell’umanità un oggetto che permetteva ai maghi di avere i poteri magici dei draghi, ma che consentiva anche ai draghi di avere le magie dei maghi. Siccome i mezzodraghi hanno le stesse abilità magiche di quest’ultimi, abbiamo concluso che Boer si sia impadronito di questo oggetto e che lo stia usando a suo favore.                                               
Inoltre questo spiegherebbe il motivo per il quale, dopo la scomparsa del ricercato nel bosco, molti altri criminali abbiano cominciato a sparire, o meglio teletrasportarsi o rendersi invisibili: Supponiamo che Sander abbia dato questo oggetto a dei suoi “colleghi” per usufruirne.-
All’improvviso la sala si riempì di mormorii, mentre Nikay assimilava quelle notizie, di cui non sapeva nulla.
-Quindi mi state dicendo che avete supposto, basandovi tra l’altro su una leggenda detta da una vecchia, che Boer e altri ricercati stanno utilizzando questo fantomatico oggetto dai poteri prodigiosi per svolgere le proprie malefatte?-
Il tono utilizzato da Oldrick era intriso di parecchia ironia e gettò un’occhiata eloquente a Lian, che, imbarazzata, si limitò ad annuire mestamente.
Nikay guardò per qualche istante suo padre, che era rimasto in silenzio per tutto il tempo, lo sguardo serio non era posato su nessuno, ma era evidente che stava facendo qualche riflessione. Infatti, dopo pochi istanti, parlò:- Lian, secondo te perché mai qualcuno dovrebbe dare un oggetto così importante a qualcun altro, a che pro servirebbe tale gesto?-
-Una congiura.- a rispondere non era stata la ricercatrice, ma Nikay. Aveva detto quelle parole sovrappensiero, senza aver l’intenzione di pronunciarle veramente. E quando si rese conto di ciò che aveva fatto, ritrovandosi gli occhi di tutti puntati contro, arrossì lievemente, mentre il padre gli faceva segno di continuare il suo discorso.
-Se le ipotesi di Lian fossero vere, questo significherebbe che Sander, oltre ad avere un punto di forza che noi non abbiamo, sta radunando attorno a sé delle persone che sono contro il regno. Un ricercato solo si riesce a gestire, ma se tutti i ricercati “scomparsi” si alleassero fra di loro per attaccare il castello, allora non avremmo via di scampo, saremmo succubi della loro forza. –
Eldur annuì gravemente:- Penso lo stesso anch’io. Questa situazione probabilmente è più grave del previsto.-
-L’avevo detto io che non c’era da fidarsi di quegli sporchi mezzodraghi! Ora che gli abbiamo concesso qualche diritto si credono chissà chi e vogliono il potere! Sono dei cospiratori, dovremmo arrestarli tutti!-
-Carissima contessa dei miei artigli, vorrei ricordarle che l’anno scorso sono stati proprio degli “sporchi” mezzodraghi a salvare la sua regalevita quando è stata rapita. Quindi la smetta di generalizzare e, per quanto so di richiedere un enorme sforzo da parte sua, provi a far funzionare quel fottuto cervello!-
Il poderoso ruggito del re placò la discussione alquanto sconveniente tra la contessa e Thur.
Nikay sospirò pesantemente, prevedeva una lunga riunione.
***
La riunione era finita poco dopo mezzogiorno, quando il sole brillava nel cielo, ma Miklas non vedeva Nikay dalla scorsa sera. La mattina si era svegliato da solo, come succedeva spesso, e sul comodino accanto al letto aveva trovato una lettera indirizzata a lui, in cui, scritto in una calligrafia tremolante e imprecisa (Nikay non sapeva scrivere molto bene nell’alfabeto umano), il mezzodrago gli diceva di incontrarsi sotto l’enorme quercia nel cortile del castello prima del tramonto.
Quando arrivò al luogo dell’appuntamento, Nikay era già lì ad aspettarlo, con un piccolo sorriso ad adornargli le labbra.
-Ciao Miklas, buon compleanno.- gli sussurrò quelle parole sulle labbra, prima di dargli un breve bacio sulle labbra.
L’umano gli sorrise, mentre accarezzava le chiazza di squame rosse che aveva sul collo, compiacendosi quando lo sentì rabbrividire.
-Ehi, com’è andata la riunione?-
-È stata lunga e pesante, non ne potevo più dei continui battibecchi fra Thur e Andika, però abbiamo scoperto delle cose interessanti… Ma non parliamo di questo, ora voglio solo dedicarmi a te e al tuo regalo di compleanno.-
Negli occhi di Miklas si rifletté una luce sorpresa, mentre le gote si arrossavano un poco.
-Quale regalo?- la sua voce era incuriosita e, contemporaneamente, un po’ intimorita. Una delle prime cose che il più piccolo aveva capito dell’altro era la sua imprevedibilità.
Nikay esibì un ghigno fintamente beffardo mentre gli stringeva leggermente i fianchi per poi portarlo verso di sé, in uno stretto e strano abbraccio.
-Ti voglio portare in un posto, rimani aggrappato a me.- gli disse semplicemente, aprendo, subito dopo, le grandi ali rosse e librandosi in cielo, con ancora Miklas addosso, un suo braccio avvolgeva i fianchi stretti, mentre l’altra mano premeva delicatamente sulla sua schiena, in modo da tenerlo vicino al suo petto; nel frattempo l’umano, che non era riuscito a trattenere un verso di sorpresa, si era ancorato al suo corpo, con le mani che gli stringevano le spalle, spiegazzandogli la leggera maglietta che portava.  
Miklas era semplicemente incantato da tutto ciò, sentiva il vento sul viso e sui capelli –che probabilmente avevano preso una piega assurda- sotto di loro scorreva il fiume Ashor, che brillava dei colori del cielo, assumendo toni rosati e aranciati. Osservò il quartiere dei mezzodraghi, con le viuzze intricate e gli edifici in pietra, semplici e modesti,  che lasciava spazio agli immensi campi erbosi, costituenti della periferia della città, dove poteva notare alcuni giovani draghi e mezzodraghi rotolarsi e giocare, le loro risate che si propagavano nell’aria fresca. In mezzo a questi immensi prati si ergeva, solitario, un piccolo colle, ove era cresciuto un faggio, che mostrava, come a vantarsi, le foglie verdi e splendenti.
Fu proprio lì che atterrarono. Nikay lo aveva posato delicatamente sul manto erboso e si era seduto accanto a lui, sorridendo dopo aver notato che il suo sguardo era stato rapito dallo splendido panorama che si estendeva davanti a loro. Il cielo si era tinto di arancione, andando a sfumare in un giallo chiaro e in un rosa pallido, mentre sembrava che il sole, di un arancio accesso, si stesse tuffando nelle acque cristalline nel fiume, attorniato dalle dimore dei draghi e mezzodraghi che creavano ombre scure, donando un’atmosfera misteriosa, quasi magica, a quell’ambiente.
Miklas si girò a guardarlo, gli occhi erano lucidi, di un azzurro acquoso che racchiudeva le sfumature aranciate dei caldi raggi del sole.
-Il volo, questo panorama, semplicemente io e te, la nostra relazione, grazie Nikay. Io davvero non so cos’altro dire. Ti amo.-
Il giovane poi posò la testa sulla spalla del mezzodrago, che aveva preso ad accarezzargli i capelli. Per un po’ non parlarono, preferendo assaporare ogni cosa di quel momento così calmo e sereno, dal vento fresco che scompigliava loro i capelli e tutte quelle parole non dette, non per codardia, ma perché superflue.
Fu proprio Nikay a interrompere quel momento, ma non lo fece in modo brusco, semplicemente cominciò a sussurrare alcune parole, quei piccoli segreti che non aveva mai raccontato a nessuno.
-Questo luogo era uno dei preferiti di mia madre. Ricordo che quando ero piccolo mi ci portava sempre, partivamo la mattina, lei camminando ed io volteggiando nell’aria, poi ci sedevamo qui. Allora lei prendeva il suo blocco da disegno e cominciava a disegnare, raccontandomi storie e leggende del suo popolo, quello degli umani. Ed io rimanevo sempre incantato ad ascoltarla, riempiendomi la mente di quei paesaggi bellissimi e dei personaggi eroici. Volevo molto bene a mia madre, a volte penso che se lei fosse ancora qui, forse non sarei tormentato da tutti questi dubbi e paure. Forse è per questo che vengo qui quando il mondo mi sembra troppo pesante per riuscire a tenerlo, questo luogo è impregnato della sua essenza.-
Fu solo in quel momento che Miklas comprese davvero. Quel giorno Nikay aveva prestato fede alla sua promessa, portando nel suo mondo e spogliandosi di tutti i suoi segreti.
-Cos’è che ti affligge Nikay, perché il tuo sguardo, a volte, è così tormentato?-
Miklas sentì la mano del principe stringersi forte intorno alla sua, come se fosse l’unica ancora sicura in mezzo a un mare di incertezze.
-Il futuro, Miklas. Ciò che avverrà non lo possiamo conoscere, e a me fa paura proprio questo: il non sapere. Non so se sarò in grado di essere un buon re, degno di mio padre e di mio nonno, che sono stati dei rivoluzionari. Non so se prenderò le decisioni giuste o se porterò il regno alla rovina. Non mi sento tagliato per fare il re, non ho un carattere abbastanza forte per reggere tutto il peso che comporta la mia posizione. A volte mi sento così insicuro su di me e sulle mie capacità, mi chiedo perché proprio io sono stato destinato a tale compito, a essere il primo re mezzodrago, non so se riuscirò a gestire ciò che comporterà questo. Sai, ci sono momenti in cui mi sento davvero inutile.-
Durante tutto il suo monologo, Nikay aveva sentito lo sguardo dell’umano su di sé. Quegli occhi azzurri lo osservavano, analizzando la sua anima, tuttavia, e di questo ne fu molto sollevato, non percepì in loro nessun segno di disgusto o compassione, ma solo amore, nella sua più semplice e pura forma.
Poi si sentì abbracciare, le esili braccia del compagno lo avvolgevano, accarezzandogli la schiena con movimenti circolari, mentre aveva posato il viso sul suo petto, ascoltando i battiti veloci del cuore, uguali ai suoi. Miklas prese a parlare, mormorando quelle parole con tono dolce ma deciso.
-Tutti hanno paura, che tu sia un principe o un poveraccio, o un drago, mezzodrago o umano. Avere dei dubbi e dei timori sul futuro è normale. Tu sei una persona piena di sentimenti ed emozioni, Nikay, ed è proprio per questa tua caratteristica che sono sicuro che sarai un ottimo re. Io non me ne intendo molto, ma credo che per regnare oltre al coraggio e alla forza, serva anche una buona dose di sensibilità e tu ne hai molta, anche se tenti di nasconderla dietro quel tuo aspetto burbero.-
Nikay rise leggermente a quella battuta, per poi sospirare sollevato, come se si fosse tolto un enorme peso dalle spalle.
-Ora sta a me ringraziarti, Miklas. Quindi grazie per essermi stato accanto, per avermi ascoltato e compreso come solo tu sai fare. Ti amo davvero molto.-
Non fece nemmeno in tempo a concludere quella dichiarazione che le labbra di Miklas furono sulle sue, in un bacio passionale dove le loro lingue lottavano una guerra senza vinti o vincitori. Sorridevano entrambi in quel bacio, colmi di una strana felicità.
 
Dopo aver passato un altro po’ di tempo su quel colle a baciarsi, estraniandosi completamente dal mondo esterno, Nikay portò Miklas a cenare in un ristorante nel centro del quartiere dei mezzodraghi. La proprietaria, Evin Oberick, sorella della ricercatrice Lian, era una sua amica d’infanzia e aveva riservato a lui e al suo fidanzato un posto appartato, in modo che potessero avere un po’di intimità.
I due passarono la serata a parlare del più e del meno finché, tra una portata e l’altra, Miklas cominciò a raccontargli alcune leggende della letteratura umana.
-A proposito di leggende, hai mai sentito parlare di un oggetto che può dare ai maghi i poteri dei draghi e che può fare anche il contrario?-
Ciò che era stato detto durante la riunione preoccupava molto Nikay e, nonostante avesse l’intenzione di dedicarsi a rendere felice l’altro ragazzo, doveva sapere se la leggenda nominata da Lian era veritiera o meno.
A quella domanda gli occhi di Miklas si spalancarono leggermente, sorpresi. Poi annuì leggermente.
-Esiste una leggenda che parla di un amuleto. Esso fu costruito dai maghi più potenti dell’umanità durante le lotte fra umani e draghi; si dice che avesse una forza enorme quanto pericolosa, infatti poteva essere usato anche dai draghi per usare i poteri dei maghi. Per questo, dopo la Battaglia del Sangue, venne nascosto in un luogo che nessuno conosce, in modo da poter creare di nuovo tensioni fra le due specie.-
Durante tutta la narrazione a Nikay sembrò che gli occhi di Miklas si fossero velati di malinconia, ma forse, si disse fra sé e sé, era solamente una sua impressione.
-Ma questo oggetto esiste veramente?-
Il ragazzo si morse leggermente il labbro inferiore con aria pensierosa, come se stesse riflettendo su cosa dire.
-C’è chi sostiene di sì, chi di no, come tutti gli oggetti magici citati nelle storie. In fondo alcune leggende si basano su un cose realmente accadute anche se, di fatto, nessuno ha mai raccontato di aver visto questo medaglione. Perché ti interessa tanto?.-
Nikay a quella domanda non sapeva esattamente come rispondere: da un lato ciò che veniva detto nelle riunioni doveva rimanere segreto, dall’altro Miklas sapeva mantenere i segreti e, comunque, non avrebbe motivo di spifferare certe informazioni ai quattro venti.
Così decise di raccontargli, sussurrando ovviamente, non volendo divulgare troppo le informazioni, ciò che era stato detto alla riunione, di Boer e dell’oggetto di cui, probabilmente, era venuto in possesso. Man mano che raccontava, negli occhi di Miklas si mostrava una vasta gamma di emozioni: prima era semplicemente sorpreso, poi divenne iroso e parecchio intimorito.
-Comunque sono solo ipotesi, non c’è niente di certo. Onestamente sono più propenso a pensare che ci sia un mago ad aiutarlo.- concluse il principe, nel tentativo di calmare l’altro che, glielo poteva leggere negli occhi azzurri, si stava lasciando trascinare dalle emozioni. E l’ultima cosa che Nikay voleva era che Miklas si preoccupasse proprio il giorno del suo compleanno.
***
-Mamma! A cosa serve questo?-
Un Miklas di otto anni indicò un ciondolo, oltre la barriera magica che i suoi genitori avevano messo a protezione di tutti quegli oggetti magici che presto avrebbe imparato a usare.
Sua madre gli sorrise, scompigliandogli leggermente i capelli.
-Quello è l’Amuleto dei Redir, appartiene, come avrai intuito dal nome, alla nostra famiglia da generazioni. Contiene un potere fortissimo e uno dei nostri compiti più importanti è di salvaguardarlo e custodirlo.-
Il bambino annuì, mentre gli occhi gli brillavano. Nella sua casa c’erano un sacco di oggetti strani, ma quello lo aveva incuriosito particolarmente.
-Capito. Allora mi allenerò anche per proteggere il medaglione, oltre per stregare chiunque osi picchiare Ciske.-
La donna rise al tono serio utilizzato dal figlio, contenta che, comunque, fosse così risoluto nel raggiungere i suoi obiettivi.
-Bene, allora andiamo subito nella Sala di Allenamento. Oggi voglio insegnarti una nuova magia.-
Il bambino staccò gli occhi da quel gioiello, annuendo e sorridendo felice.

Miklas sospirò a quel ricordo, che era arrivato improvviso, focalizzandosi per qualche istante nella sua mente e portando con sé la malinconia di un’infanzia perduta e di persone con cui non poteva parlare da anni.
Gettò uno sguardo a Nikay, che, con un lieve sorriso sulle labbra, dormiva profondamente nel grande letto. E il ragazzo si sentì morire a quella vista, sentiva gli occhi pizzicare e, una volta indossato il mantello scuro, si disse che non poteva permettersi di piangere.
Aveva preso la decisione di partire quella notte giorni prima, quando Ivar lo aveva avvertito degli spostamenti di Sander. Ovviamente non aveva mai parlato a nessuno del reale motivo per il quale era venuto a Sarkany, che aveva poco in comune col fatto di essere stato scelto come tributo, ma anzi aveva pianificato tutto molto tempo addietro.
Quella sera, consapevole che fosse l’ultima prima della partenza, si era quasi lasciato trascinare dalle emozioni ed era stato sul punto di raccontare tutta la verità a Nikay. Perché per tutto il tempo che aveva vissuto a Sarkany non aveva fatto altro che mentire su chi era veramente e su chi era stato prima di giungervi; ma poi ci aveva ripensato, dicendosi che Nikay aveva già troppe preoccupazioni e che quello non era il momento giusto per parlare.
Quando tornerò, aveva pensato, cercando di non farsi prendere dalla tristezza, dopo aver portato a termine il mio dovere, racconterò tutto a Nikay.
Si avvicinò al volto dell’amato e sfiorò le labbra con le sue, in ultimo quanto triste bacio. Poi, cercando di svuotarsi di tutte quelle emozioni e calandosi il cappuccio scuro sul capo, sussurrò alcune frasi in una lingua antica e si teletrasportò.
Di lui, in quella stanza illuminata dalla pallida luce della luna, non vi rimase nulla.  
 
3. The Conspiracy – The secret of Miklas
 Nikay sospirò, appoggiandosi al freddo vetro della finestra. Era da una settima che Miklas era sparito, nessuno lo aveva visto o sapeva dove fosse andato; inizialmente aveva pensato a un rapimento, ma quel biglietto posato sul suo cuscino gli fece capire che se ne era andato di sua sponte.
Infilò una mano nella tasca dei pantaloni e prese quel pezzo di carta, spiegazzato dalle tante volte in cui l’aveva stretto tra le mani, leggendo per l’ennesima volta il suo contenuto, le ultime parole di Miklas.
Non preoccuparti, sto bene.
Appena tornerò ti spiegherò ogni cosa.
Ricordati che ti amo.
Miklas

Nikay si fidava di Miklas, tuttavia da qualche giorno, ogni volta che pensava a lui, una strana sensazione gli attanagliava il cuore e lo stomaco, come se stesse per accadere qualcosa di molto brutto. Poteva quasi percepire l’inquietudine e la paura insinuarsi forzatamente nel suo corpo, prendendo il controllo del suo spirito e della sua mente.  
Era una sensazione terribile, che non lo faceva dormire la notte, passandola così steso nel suo letto a osservare il posto vuoto accanto al suo, freddo come non lo era da mesi.
Si sentiva confuso e debole, ma non sapeva cosa fare per far smettere a quelle sgradevoli sensazioni di avere il controllo su di lui.
Guardò per qualche istante il ritratto di sua madre, “lei saprebbe sicuramente cosa fare” pensò. Anche se non lo dava a vedere, Nikay soffriva ancora molto per la perdita della madre, nonostante fosse morta dieci anni prima, il principe ricordava abbastanza nitidamente i suoi sorrisi e gli sguardi colmi d’affetto. Molti amici di famiglia, sia draghi sia mezzodraghi e umani, gli avevano parlato di lei come una donna saggia, in grado di ascoltare e dare consigli. Una vera regina che affiancava un grande re.
 Tornò a guardare, attraverso la grande finestra alla quale era appoggiato, il giardino del castello, dove alcuni piccoli mezzodraghi giocavano e, in lontananza, poteva vedere l’enorme quercia sotto la quale Miklas leggeva, in quei pomeriggi sereni mentre lui era impegnato in una riunione o semplicemente faceva qualche volo sul colle.
-Ehi, come stai?-
Il principe si girò verso la voce che lo aveva chiamato, ritrovandosi a guardare un uomo sulla quarantina dal fisico possente e gli occhi di un’innaturale coloro ambrato. Anche suo padre, trasformatosi in un umano, veniva spesso nello studio di Myra. In quel luogo si respirava l’essenza della sua proprietaria deceduta; spesso Edimur la vedeva dipingere o leggere, e il suo cuore si spezzava ogni volta che capiva che quella non era altro che un’illusione, un mero miraggio della sua mente, dettato dalla sofferenza e dalla nostalgia.
Nikay, alla domanda posta, sospirò stanco.
-Come tutti gli altri giorni.- le ultime lettere vennero distorte da un sonoro sbadiglio.
Suo padre gli rivolse un’occhiata preoccupata.
-Non dormi la notte?-
-Non ci riesco. Ho sempre la sensazione che stia per accadere una cosa molto brutta. E ho paura che sia collegata a Miklas; nonostante abbia scritto, nelle poche righe che mi ha lasciato, che sta bene e che tornerà, io ho questo presentimento che non sia così. E il fatto che, pur avendo esplorato assiduamente ogni via del regno, non lo abbia trovato, non mi fa stare meglio.-
Edimur annuì comprensivo, dandogli una leggera pacca sulla spalla in segno di conforto, non avendo il coraggio di dirgli che erano le stesse emozioni che aveva avuto lui poco prima che morisse Myra.
***
La notizia della scomparsa di Miklas era arrivata in tutto il castello in breve tempo, essendo uno degli argomenti principali delle aristocratiche pettegole, che continuavano a fare ipotesi sulla motivazione della sparizione. C’era chi sosteneva che avesse trovato un altro amante e avesse fatto con lui una fuga romantica, chi diceva che fosse ritornato a Sunrise o chi parlava dell’umano come un ladro, scappato dopo aver rubato dei gioielli della famiglia reale.
Nikay non credeva a nessuna di quelle storie perché Miklas gli aveva scritto che sarebbe tornato e lui sapeva che avrebbe mantenuto la sua promessa. Tuttavia, complice quell’insana paura che percepiva ogni volta che pensava a lui, aveva chiesto a Lian di fare una ricerca sull’umano. Nikay non sapeva quasi niente del suo passato, Miklas non gliene aveva mai parlato, e pensava che la risposta a molti suoi interrogativi si celasse in quella parte della sua vita.
 Il principe si stava dirigendo proprio al Centro di Ricerca, nella zona militare, dove Lian svolgeva i suoi incarichi.
-Nikay!- una voce dolce arrivò alle sue orecchie, mentre una piccola mano si posava sulla sua spalla.
-Ciao Derya, come stai?-
Nikay si sforzò di sorridere alla giovane donna. Derya, arrivata come tributo sei anni fa’, era la fidanzata di Ruben. Era una ragazza simpatica e dolce, che, a volte, gli faceva da mamma, preoccupandosi per lui e cercando di aiutarlo nei momenti di difficoltà. Aveva legato molto anche con Miklas, trattandolo come una specie di fratello minore; per questo, quando l’umano era sparito, il principe si era diretto subito da lei, sperando, inutilmente, che sapesse qualcosa in più su di lui.
In quel momento lo stava scrutando con quegli occhi castano-verdi, nascosti da alcune ciocche rosse che le cadevano ribelli sul viso, mentre si accarezzava dolcemente il ventre gonfio. Era incinta da quattro mesi, suo padre le aveva dato i medici più competenti del regno per far passare la gravidanza il più serenamente possibile.
-Io sto bene. Tu, piuttosto? Sei pallidissimo e hai delle occhiaie mostruose, da quanto tempo non dormi?-
Eccolo, quel tono apprensivo che utilizzava quando si preoccupava per lui e che, a volte, Nikay detestava. Aveva pur sempre vent’anni e sapeva badare a se stesso, ma Derya sembrava dimenticarlo in certi momenti, trattandolo come un bambino.
-Da circa sei notti. Ma non preoccuparti, sto bene.- mentì il ragazzo, ma gli bastò uno sguardo per capire che la ragazza non gli credeva. Infatti questa sospirò, afflitta.
-Ti manca molto, vero?-
Non c’era bisogno di specificare il soggetto. Nikay si limitò ad annuire leggermente, per poi notare il modo in cui l’altra si mordeva il labbro inferiore, come se non sapesse cosa dirgli e, soprattutto, se dirgliela.
-C’è qualcosa che mi devi dire?- domandò allora con tono incerto.
Lei lo guardò ancora per qualche istante e Nikay poteva leggere nei suoi occhi una lotta interiore per decidere se era il caso di parlare o meno.
-Ecco… si tratta di Miklas. Non credo che questa informazione ti farà star bene, ma penso sia importante parlartene.-
Il principe annuì leggermente, facendole cenno di continuare e avvicinandosi di più a lei quando, riprendendo il suo discorso, il tono si fece più basso.
-Miklas riceveva delle lettere. L’ho scoperto una notte di circa tre mesi fa’, finché mi stavo dirigendo verso le cucine[1] –sai, le strane voglie che vengono a causa della gravidanza- e da una finestra di un corridoio l’ho vista. Un’aquila che volava nel cielo notturno, bella e regale. Quella visione mi ha incuriosita parecchio dato che, come ben sai, esse vivono solo nelle montagne a nord dell’isola, poi notai che aveva qualcosa fra gli artigli, una busta bianca che lasciò cadere vicino alla grande quercia, fra le mani di Miklas, anche se non l’avevo riconosciuto subito a causa dell’oscurità. Nessun tributo riceve lettere da Sunrise, perché non abbiamo più nessuno che può inviarcele, per cui ero rimasta abbastanza attonita, ma decisi che avrei parlato con Miklas la mattina successiva.-
Tuttavia, quando chiesi a Miklas delucidazioni sulla notte, lui negò, dicendo che mi stavo sbagliando, poi, vedendo che non gli credevo, mi disse che era solo un suo amico, ma che non dovevo dire a nessuno, in particolare a te, ciò che avevo visto.-
Più Derya avanza col suo discorso, più Nikay si sentiva confuso. Non sapeva nulla di quelle lettere e si chiese perché Miklas non avesse mai voluto parlargliene, gli era chiaro che ciò che aveva raccontato a Derya era una bugia, se fosse stata solo una corrispondenza fra amici, non avrebbe avuto senso tenerla nascosta. C’era qualcosa che gli sfuggiva in quella faccenda, e Nikay era intenzionato a scoprire tutta la verità.
***
-Miklas Adembur non esiste.-
Nikay odiava l’eccessiva schiettezza di Lian e soprattutto il modo freddo con cui dava certe notizie. Più volte le aveva fatto notare che un po’ di tatto le avrebbe giovato.
-Certo che esiste, lo abbiamo visto entrambi. O forse ti sei già dimenticata di quel ragazzo biondo con gli occhi azzurri che ama leggere tomi più grandi di lui?
La donna si limitò a fare un sospiro seccato, massaggiandosi le tempie spazientita.
-Intendo dire che per i computer non esiste. Non è registrato da nessuna parte.-
Per la seconda volta in poco tempo, Nikay provò una grande confusione. Era andato da Lian nella speranza di avere qualche notizia positiva, ma, evidentemente, la fortuna non era dalla sua parte.
-In che senso?
A quella domanda Lian prese un respiro profondo e prese a camminare per la stanza, dove  il disordine di fascicoli e fogli regnava sovrano.
-I tributi vengono scelti dagli orfanotrofi, così che, non avendo parenti o persone care a cui sono affezionati, non possano sentire troppo la mancanza di Sunrise. Poi vengono iscritti a un’accademia di preparazione nella capitale, dove viene insegnata loro la nostra cultura e come portarsi durante le cerimonie importanti. Così, grazie ai miei numerosi contatti, sono riuscita ad avere una copia della lista dei registri di tutti gli orfanotrofi e dell’accademia, ma Miklas Adembur non compare in nessuno di questi.-
Nikay ci mise poco a fare i collegamenti e, con voce stanca e amareggiata disse:- Quindi questo significa che…-
Lian annuì gravemente, guardandolo con uno sguardo serio che, in realtà, nascondeva molto compassione e tristezza per lui.
-Ha mentito sulla sua identità.-
***
Nikay sospirò, sdraiandosi supino sul freddo materasso del letto. Quella giornata era stata davvero frustante e stancante, si sentiva completamente esausto.
Su quante cose mi ha mentito Miklas?
Quella domanda continuava ad assillarlo, come una nenia fastidiosa. Non riusciva a credere che una delle persone di cui si fidava di più gli avesse mentito su cose così importanti.
Chi è che gli ha inviato delle lettere?
Stava cercando di fare mente locale, così da trovare una risposta a tutti i suoi interrogativi. A forza di pensare gli era venuto mal di testa, mentre quella sensazione di inquietudine si era fatta risentire nel suo cuore, più marcata di prima, e contribuiva al suo malessere.
Dopo un ennesimo sospiro, chiuse gli occhi e cercò di rilassarsi. Aveva bisogno di dormire almeno un paio d’ore per schiarirsi le idee.
 
Fu un ruggito, forte e poderoso, a svegliarlo dal suo sonno leggero.
La sua mente lo registrò subito come il Ruggito del Re, che veniva utilizzato dal regnante per avvisare i cittadini di un grande pericolo. Si alzò subito dal letto, con i battiti del cuore accelerati dalla preoccupazione, e si catapultò in corridoio.
Nel castello c’era fin troppo silenzio. In situazioni come quella le guardie avrebbero dovuto già essere nei corridoi per salvaguardare la vita dei suoi abitanti e spiegare ciò che stava succedendo. In quel momento non vi era il minimo rumore di passi pesanti e veloci, ma solo un’ inquietante pace e per un attimo Nikay aveva creduto di aver solamente sognato, ma c’era quella sensazione, così forte e terribile da non poter essere ignorata, che gli diceva che qualcosa era accaduto.
Si incamminò per il corridoio che, pur essendo parecchio largo, gli dava un soffocante senso di claustrofobia. Il suoi passi rimbombavano assordanti e a Nikay parve quasi di essere in un sogno -o in un incubo? Arrestò i suoi movimenti quando sentì qualcosa di viscido sui piedi nudi, abbassando leggermente gli occhi notò un liquido scuro che si stava espandendo sul pavimento di marmo, aveva un odore forte e pungente, tanto da essere fastidioso.
Sangue.
I corpi di due draghi, delle guardie, era riversi sul pavimento poco distante. La luna ne rivelava i dettagli più macabri, come le lance che trafiggevano le ali di entrambi e i numerosi tagli sanguinanti su tutto il corpo squamoso; il muso era congelato in un’espressione di dolore, con la bocca socchiusa che mostrava i canini insanguinati e gli occhi, spenti, spalancati.
Nikay avrebbe voluto staccare gli occhi da quel tragico spettacolo, ma non ci riusciva. I suoi occhi spalancati restavano a guardare i cadaveri, il suo corpo era bloccato e tremava fortissimo, finché sentiva la bile salirgli alla gola.
-Nikay!-
La voce di Oldrick lo fece uscire dal quello stato di shock.
-Co- cos’è successo?- riuscì a dire, in un sussurro talmente lieve da essere udito a malapena.
-Sander e altri suoi alleati sono riusciti a penetrare nel castello. Ora andiamo da tuo padre, potrebbe essere in pericolo.-
Nikay annuì leggermente, ancora sconvolto da tale notizia, e seguì il consigliere, correndo verso la Sala del Trono, da dove avevano sentito che era provenuto il Ruggito, mentre cercava di essere il più lucido possibile.
Sentiva ancora quella sensazione inquietante nel suo corpo, forte come non mai e non gli piaceva per niente.
Ciò che vide, una volta giunto nella Sala del Trono, lo gelò. Sentiva il cuore pompare fortissimo e i polmoni bruciare, ma niente di ciò era importante.
Suo padre, il grande drago rosso al centro della stanza, era stato infilzato da due grosse lance su entrambe le ali, così da bloccarlo a terra. Le ali erano le parti più delicate del corpo di un drago e di un mezzodrago, non guarivano se venivano colpite, ma, anzi, la vittima andava in contro ad una morte lenta ed inevitabile.
-No!- il suo urlo straziante si propagò per tutta la stanza, mentre si precipitava sul corpo del padre, che aveva il respiro affannato e gli occhi perdevano lucidità, cercando, nonostante sapesse che non poteva fare niente, di tirare via le lance.
-Papà...- sussurrò, arrendendosi e guardandolo negli occhi ambrati, così simili ai suoi, e neanche si accorse di star piangendo.
Eldur ricambiò il suo sguardo e aprì leggermente le fauci per parlare, avrebbe voluto urlare, ma riusciva appena a sussurrare.
-È una trappola… vai via… salvati e ricorda… ti voglio bene, Nikay.- poi esalò il suo ultimo respiro.
Nikay era troppo sconvolto anche solo per parlare o urlare, in quel momento, accecato dalla rabbia, voleva solo vendetta, uccidere quel dannato ricercato che aveva ammazzato ciò che rimaneva della sua famiglia.
Poi una risata cattiva giunse alle sue orecchie.
-Guarda chi abbiamo qui, il principe Nikay. È un piacere conoscerti, grazie per averlo portato qui, Oldrick.-
Nikay si alzò dal freddo pavimento, girando le spalle al corpo del padre e asciugandosi le lacrime, poi guardò il mezzodrago che gli stava di fronte. La luna illuminava i suoi occhi rossi e la pelle pallida, era alto e possente, con quelle grandi ali scure sembrava un demone. Al collo portava un amuleto argentato, con una pietra scura al centro.
-Sander Boer.- disse semplicemente, con gli occhi pieni di odio e ira, mentre sentiva il suo corpo fremere alla ricerca di vendetta e tutto il suo essere infiammarsi.
Poi notò la figura di Oldrick dietro di lui che ghignava, godendosi la scena. E capì una cosa fondamentale che, se possibile, lo sconvolse ancora di più.
-Tu, Oldrick, ci hai traditi!- sputò quella frase con tono indignato, mentre sentiva la sua rabbia crescere sempre di più –eri il migliore amico di mio padre, lui si fidava di niente e tu, lurido bastardo, ci hai traditi!-
Al contrario di lui, la voce di Oldrick gli rispose con un timbro caldo, che alimentò la sua rabbia.
-Sì, lo confesso, vi ho traditi. Eldur era uno sciocco idealista, con le sue idee pacifiche stava rovinando il nostro regno. Ma io, Oldrick, diventerò il nuovo re e porterò il regno al suo antico splendore. Ho fatto un patto molto ragionevole con Sander: lui mi aiuta ad avere il potere, ed io concedo a lui e ai suoi seguaci, che hanno subito delle vere ingiustizie da quel re che tanto ammiri, di vivere nel lusso e nelle ricchezze qui al castello.-
Gli occhi di Nikay brillavano nell’oscurità, come una bellissima pietra d’ambra, sentiva una grande energia avvolgerlo, come fuoco vivo, e in quel momento giurò, urlò che gli avrebbe uccisi entrambi.
Tutto il suo corpo era avvolto da fiamme e, Nikay lo percepiva, stava per rilasciare un’enorme forza, che avrebbe distrutto tutto.
Ma Alrick piombò nella stanza con un ruggito e, prima che qualcuno se ne rendesse conto, aveva preso Nikay, che colto dalla sorpresa aveva perso tutta la forza accumulata, con gli artigli ed era uscito dalla stanza sfondando l’enorme finestra, volando nel cielo stellato.
Nikay nel frattempo dibatteva le ali furente, urlandogli contro che meritava di avere vendetta.
-Lo so che adesso sei arrabbiato, e hai tutto il diritto di esserlo, ma se vuoi veramente sconfiggerli devi aspettare. Ora sono troppo forti per noi, per cui adesso ti porto in un luogo sicuro e prepariamo un piano per riconquistare il castello.-
Quelle parole sortirono su Nikay l’effetto desiderato, poiché smise di dimenarsi.
-Potresti lasciarmi adesso? Sai, so anche volare da solo.- gli aveva chiesto il principe con un tono ironico, che celava una rabbia ancora presente.
L’altro ribatté pragmatico:- Non mi fido. Potresti fare qualche cavolata e tornare indietro.-
Nikay sbuffò, cercando di pensare a qualsiasi cosa che non fossero gli ultimi avvenimenti. Guardando il panorama, notò che si stavano allontanando dal centro del regno.
-Dove stiamo andando?
-Lo scoprirai quando arriveremo.
Il mezzodrago alzò gli occhi al cielo, odiava davvero le sue risposte pragmatiche e scontrose.
 
Volavano da un po’, e Nikay notò che si stavano dirigendo a nord, verso le montagne. Era da quando erano scappati dal castello che il principe si tormentava sul chiedere una cosa che lo tormentava da un po’ oppure no. Alla fine decise di tentare.
-Ehi, Alrick posso chiederti una cosa?
L’altro grugnì qualcosa in assenso, anche se sembrava infastidito.
-Perché mi hai salvato se mi odi?-
-Io non ti odio, moccioso idiota.-
-Mi insulti sempre e mi guardi sempre male.-
-Io guardo tutti male, ma posso assicurarti che non ho mai provato odio per te. E ora sta zitto che siamo arrivati.-
***
Atterrarono su un piccolo altopiano tra le montagne, dove si trovava una casa dall’aspetto vecchio e malandato.
-Alrick, Nikay! Per fortuna che state bene, quando Alrick, dopo averci avvertiti di questo posto dove rifugiarsi, ha detto che eri il grave pericolo, mi sono preoccupato molto. Avrei voluto aiutarlo, ma dovevo mettere in salvo Derya.-
Il mezzodrago era davvero sollevato dal sentire la voce di Ruben. Notò che indossa dei semplici pantaloni di lana, ma aveva, malamente allacciata alla vita, la cintura con le pistole mentre stringeva la sua spada, che brillava sotto il cielo albeggiante, fra le dita.
Dietro di lui udì un gemito e, affilando lo sguardo, notò un drago dalle squame gialle disteso a terra.
-Thur!- urlò sorpreso e impaurito mentre si avvicinava a lui. Aveva numerosi tagli su tutto il corpo e una grossa ferita sulla zampa anteriore destra, ma, constatò con sollievo, le sue ali erano ancora integre.
-Cos’è successo?- domandò preoccupato, rivolgendosi a Ruben. Ma non fu lui a rispondergli.
-Sono stati attaccati dagli alleati di Sander mentre venivano qui. Comunque le ferite non sono gravi, questo drago si riprenderà in un paio di giorni.-
Solo in quel momento Nikay notò che accanto a Thur c’era un uomo. Era chinato su di lui e gli medicava le ferite, passandovi sopra uno straccio con qualche disinfettante sopra. Aveva i capelli argentati e delle rughe attorno agli occhi e alla bocca, tipiche di un umano della sua età, che doveva aggirarsi intorno alla cinquantina. Distogliendo un attimo l’attenzione dal suo lavoro, guardò il principe, gli occhi scuri che sembravano scavargli l’anima, e si presentò.
-Sono Ivar Manior, tributo e medico. Piacere di conoscerti, Nikay.-
Anche se il suo tono era stato gentile, pur mantenendo una certa indifferenza, Nikay gli rispose in tono accusatorio.
-Come sai il mio nome?
L’altro si limitò a sorridere malinconico.
-Ero amico dei tuoi genitori, probabilmente non ricordi perché eri piccolo, ma ci siamo visti al funerale di tua madre. E poi sei il principe, tutti sanno chi sei.-
Nikay fece un sospiro, ricordandosi tutto ciò che era successo.
-Non sono più il principe. Il castello è stato occupato e mio padre è…-
Non riusciva a dire quella parola, tanto gli sembrava ancora irreale quella situazione, ma tutti capirono comunque. Ruben, infatti, aveva abbassato il capo, amareggiato, e aveva stretto ancora più forte la spada nella sua mano.
Ivar, notando la grande tristezza che alleggiava fra i presenti, cambio discorso dicendo ai mezzodraghi di entrare in casa per riposarsi, mentre indicò ad Alrick la collocazione di alcune caverne poco lontane perché “casa mia è stata ideata per essere usata solo da umani e mezzodraghi, tu non riesci ad entrarci e non voglio che usi ulteriori energie per trasformarti.”
***
Nella casa di Ivar vi erano già Derya, che, nella sua leggera camicia da notte, si stava riscaldando attorno al fuoco del camino accarezzandosi la pancia, e Lian, seduta a un tavolo che sorseggiava svogliatamente un the, lo sguardo, solitamente gelido, era assente.
Appena era entrato, seguito da Ruben, Derya lo aveva tempestato di domande e lui, con tono stanco, le si era seduto accanto, anche se non aveva bisogno di riscaldarsi dato che la sua razza aveva una temperatura corporea molto alta, e aveva raccontato tutto ciò che aveva visto, dai cadaveri delle guardie al tradimento di Oldrick.
A fine racconto la ragazza era scoppiata a piangere, stringendosi nel caldo abbraccio di Ruben. E Nikay li guardò, invidiandoli, perché, in quel momento difficile, avrebbe voluto avere accanto a lui Miklas.
Subito dopo quel pensiero sentì un urlo agghiacciante, proveniente dal piano superiore. Il mezzodrago si alzò subito, sentendo ancora quella sensazione di paura e angoscia, con un solo nome nella testa.
Miklas.
 
-Basta! No, fermatevi!-
- Va tutto bene, Miklas, smettila!-
-No, falli smettere! Basta!-
Ciò che vide, sull’uscio di una camera da letto, strinse il cuore di Nikay in una morsa dolorosa.
Su un letto sfatto Miklas urlava e piangeva, gli occhi azzurri erano terrorizzati. Sul petto nudo aveva numerose ferite, in particolare tre sulla spalla sembravano parecchio gravi, ma la cosa più strana era che da esse usciva un strano fumo nero, mentre il corpo dell’umano era avvolto da una luce biancastra. Sembrava quasi che quelle due essenze stessero combattendo mentre Miklas continuava a dibattersi, fra le braccia di un ragazzo moro che non aveva mai visto prima, e a gridare sofferente.
-Miklas, smettila!- continuava a urlargli quel ragazzo e, dopo qualche istante, il biondo smise di dibattersi, chiudendo gli occhi e addormentandosi in un sogno agitato, mentre quelle due essenze continuavano a uscire dal corpo Miklas, seppur in maniera ridotta.
-Chi cazzo sei tu? Che hai fatto a Miklas?- tuonò iracondo e l’umano lo guardò, leggermente confuso dalla sua presenza, analizzando un attimo con gli occhi grigi, mentre stendeva Miklas sul letto e lo copriva con un lenzuolo.
-Chi sei tu, piuttosto? E, soprattutto, cosa vuoi da me e da Miklas?
Gli rispose l’altro in tono duro e seccato, mentre si alzava dal letto per fronteggiarlo e il mezzodrago notò che era alto quasi quanto lui.
Nikay gli ribatté ringhiando:- La domanda l’ho fatta prima io, e, vorrei sapere che stavi facendo al mio ragazzo.-
Quel tipo non gli piaceva per niente e sentiva che, se non gli avesse dato subito una risposta, lo avrebbe abbrustolito.
-Ehi, state calmi voi due.- una terza voce si intromise in quella disputa, e il mezzodrago volse lo sguardo a un altro umano, che prima non aveva notato. Era basso, forse più di Miklas, aveva i capelli castani spettinati e gli occhi verdi era contornati da un alone nero, probabilmente non dormiva da giorni.
Dopo aver posato una mano sulle spalla di entrambi, si rivolse a lui, sorridendo.
-Io sono Ciske e questo qui- indicò con un cenno del capo l’altro ragazzo –è Reiner. Siamo amici di Miklas da molto tempo e posso assicurarti che non siamo stati noi a fargli questo.-
Quel ragazzo, Ciske, gli sembrava sincero ed ebbe un effetto calmante su di lui che, prendendo un profondo respiro, si presentò. Poi si avvicinò lentamente al letto dove era steso un Miklas sofferente, con il respiro accelerato e il corpo sudato. La luce bianca che avvolgeva il suo corpo era accecante, ma erano quei fumi neri, che sembrava composti dalla più terribile oscurità e continuavano a uscire da quelle orribili ferite, a preoccuparlo maggiormente. Allungò la mano per spostargli alcune ciocche di capelli che gli si erano appiccicati alla fronte.
-Chi è stato a fargli questo?- chiese, stringendo i pugni e conficcandosi le unghie nei palmi della mano. Anche se era ancora arrabbiato con Miklas per avergli mentito, vederlo in quelle condizione lo faceva stare davvero male, mentre quella sensazione, senza nome ma costantemente presente, era così da forte da straziare il suo animo già martoriato.
- Sander e i suoi seguaci.- a rispondergli era stato Ivar, che era appena entrato nella stanza.
-Immagino che tu non sappia tutta la storia.- constatò il medico, avvicinandosi a lui.
-So solo che ha mentito sulla sua vera identità.-
Ivar gli appoggiò una mano su una spalla, in segno di conforto, poi guardò il ragazzo ferito e il suo sguardo si addolcì un poco.
-Miklas è un mago, appartenente a una famiglia molto forte, ed era venuto su Sarkany per uccidere Sander. Io lo stavo aiutando a localizzarlo e quando ci riuscii, meno di due settimane fa, lo avvertii tramite una lettera, come avevo sempre fatto per comunicargli tali notizie. Miklas partì qualche giorno dopo e venne qui. Io avevo provato a dirgli che era una follia provare a sconfiggere Boer e gli altri da solo, ma lui non mi ha ascoltato, dicendomi che non voleva coinvolgere nessuno in una faccenda che riguardava solo lui, e partì, spiegandomi che sarebbe tornato entro la mattina successiva. Ma passarono due giorni e lui non si era ancora fatto vivo, così, siccome ero preoccupato, sono andato a cercarlo, trovandolo in queste condizioni.-
-Cosa gli è accaduto?-
-Il gruppo di Sander ha fatto uso di magia nera, che, come saprai, è proibita poiché estremamente pericolosa, dato che si ripercuote anche su chi la adopera, provocando ferite e emorragie interne. Quella luce bianca che vedi è la cura che il corpo di Miklas si è auto-creata per eliminare ogni traccia di magia nera, che sta uscendo sottoforma di fumo dalle sue ferite. Questo è l’unico modo che ha di guarire, ma è molto pericoloso, perché questo scontro, se così vogliamo definirlo, fra magia bianca e nera provoca nella mente e nel corpo della vittima un enorme dolore e frequenti allucinazioni. Molte persone, purtroppo, muoiono o impazziscono.-
-Appena Ivar ci ha avvisato di ciò che era successo siamo corsi qui.- si intromise Ciske, in un sussurro appena udibile.
Nikay si girò verso di loro, chiedendogli se erano tributi, ma Reiner negò.
-No, io sono mago mentre Ciske è un “semplice” umano. Conosciamo Miklas da una vita e Ivar ci ha tenuto informati su tutto ciò che gli accadeva, siccome quel dannato moccioso non voleva coinvolgerci nei suoi piani. Ci siamo teletrasportati da Sunrise.[2]-
Dal tono amareggiato che Reiner aveva usato, Nikay aveva compreso quanto tenesse a Miklas e, forse, stava cominciando a essergli meno antipatico.
Ciske, appena finito il discorso, aveva preso le mani del ragazzo moro fra le sue, sussurrandogli qualcosa che non riuscì a sentire, ma che fece sorridere lievemente Reiner.
Il principe riportò gli occhi ambrati sull’umano steso nel letto e si inginocchiò al suo capezzale, per poi stringergli la mano.
-Posso rimanere qui con lui?- chiese senza staccare lo sguardo da quel corpo che, mai come in quel momento, gli sembrava esile e fragile.
Ivar annuì e, comprendendo il suo stato d’animo, lasciò la stanza, seguito da Ciske e Reiner.
***
Nikay aveva vegliato tutta la mattina su Miklas, che, per il momento, non aveva neanch’ora urlato o avuto allucinazioni. Nel sonno ogni tanto chiamava sua madre o suo padre e Nikay si chiese cosa stava sognando di tanto terribile.
C’erano ancora molte cose che non capiva, come la motivazione che lo aveva portato a voler uccidere Sander, ma si disse che gliele avrebbe spiegate Miklas stesso, quando si sarebbe svegliato. Perché lui sarebbe guarito, non poteva lasciarlo solo, non anche lui. In quel tempo, che sembrava lunghissimo e straziante, aveva riflettuto su tutto ciò che era successo. Aveva pensato a suo padre, a Thur che era ancora ferito, a Oldrick e a Sander, a come recuperare il trono perduto. Si chiese cosa stava succedendo nel castello, in quel momento, a quanta gente era stata uccisa.
La sua mente era un groviglio di pensieri, ma la cosa che desiderava di più, in quel momento, era che Miklas si svegliasse. Ogni tanto gli stringeva più forte la mano, pregandolo di sopravvivere e di sconfiggere quell’oscurità che lo tormentava.
 
Nel primo pomeriggio, Lian venne nella camera da letto con un vassoio pieno di biscotti in una mano e una tazza di the nell’altra.
-Devi mangiare qualcosa.-
 Ma lui aveva replicato che non aveva fame, allora la donna si era seduta accanto a lui, osservando per qualche istante il giovane steso sul letto.
-Ivar ci ha detto cos’è accaduto a Miklas. So che sei preoccupato, ma vedrai che si riprenderà. È un ragazzo molto forte.-
Nonostante il tono indifferente che aveva usato, Nikay vi poteva leggere una nota di dolcezza.
-È che ho questa strana sensazione, che mi stringe il cuore in una morsa di inquietudine e angoscia. È da giorni che ho questo presentimento che a Miklas accadrà qualcosa di terribile, ho una fottuta paura che muoia e mi lasci solo.-
Lian a quelle parole sgranò gli occhi castani e riprese a parlare con tono calmo e controllato.
-C’è una cosa che molti draghi e mezzodraghi non sanno. Ognuno di noi ha un compagno, al quale è legato fin dalla nascita e lo sarà fino alla morte. Non possiamo sapere chi è, e nemmeno se lo incontreremo ma esiste, da qualche parte a Sunrise o a Sarkany. Quando un drago o un mezzodrago incontra e, inevitabilmente, si innamora del proprio compagno, tra i due scatta un potere, chiamato Empatia, che mette in stretto contatto i cuori dei due amanti. È quello che sta succedendo a te: Miklas è il tuo compagno e sta soffrendo, per cui tu senti il suo dolore sottoforma di “sensazione inquietante”, ma questo non vuol dire che morirà.-
Nikay sospirò sollevato a quella notizia, c’era ancora una speranza.
-Tu ce l’hai un compagno?-
Lian sorrise tristemente:- L’avevo trovato, ma mi è scappato prima di accorgermi che era tale. E ora è troppo tardi per tornare indietro.-
Detto questo, la mezzodrago si alzò, intimandogli di mangiare qualcosa, e se andò.
Nikay strinse leggermente la mano di Miklas e sorrise leggermente, ripensando al racconto di Lian.
Compagni.
***
Nei due giorni successivi Miklas ebbe due allucinazioni e aveva cominciato ad urlare terrorizzato, come la prima volta che lo aveva rivisto. Nikay entrambe le volte lo aveva abbracciato subito, stringendoselo forte al petto e sussurrandogli di calmarsi, e lui l’aveva fatto, chiamandolo per nome, poi era ricaduto nei suoi tormentati incubi.
Nel corso di quelle giornate erano venuti Ivar, che gli aveva dato dei vestiti di ricambio, siccome non poteva stare per sempre in pigiama, e Ciske, che era rimasto lì a sorvegliare Miklas insieme a lui. Era piacevole parlare con quel ragazzo dalla parlantina facile, pur essendo chiassoso, era gentile e buono e Nikay si chiese come potesse stare con quel burbero di Reiner –perché sì, Ciske gli aveva detto di essere fidanzato col mago da quattro anni. Una mattina Ruben era venuto a portargli alcune novità, dato che non si allontanava mai dal letto di Miklas. Aveva scoperto che Thur era in via di guarigione –e ne ebbe la conferma quando lo vide svolazzare intorno alla casa dall’unica finestra che c’era nella camera- e che Lian era partita per andare nella locanda di sua sorella Evin, nella speranza di raccogliere notizie su ciò che accadeva al castello.
Il giorno successivo poi, accade qualcosa di miracoloso. Le ferite di Miklas stavano cominciando a guarire, stava vincendo. Nel giro di altri due giorni il corpo del mago era guarito quasi completamente e la notte si era svegliato, stanco ma lucido.
Aveva sussurrato il suo nome e Nikay lo aveva abbracciato e baciato, cercando di nascondere le lacrime che, inevitabilmente, aveva preso a bagnargli il volto.
Miklas, passato il momento di stordimento post-risveglio, si era fatto spiegare tutto ciò che era accaduto.
-Mi dispiace, è tutta colpa mia. Se solo fossi stato più forte—
Nikay l’aveva interrotto prima di riuscire a finire la frase, gli aveva preso il viso tra le mani sussurrandogli che non aveva colpa.
-Ora, però, devi dirmi tutta la verità, ho il diritto di saperlo.-
Miklas aveva annuito.
-Vi racconterò tutto.-
***
Miklas sedeva sul divano, la mano che stringeva forte quella di Nikay, accanto a lui, mentre alla sua sinistra vi stava Ciske, che, appena lo aveva visto in piedi, gli era saltato addosso abbracciandolo, sollevato che si fosse ripreso; gli altri, tra cui anche i due draghi che si erano trasformati in umani per entrare in casa, erano in piedi oppure seduti sul pavimento di legno e lo osservavano, in attesa che cominciasse a raccontare.
-A Sunrise ci sono quattro grandi famiglie di maghi: Slyair, Logroun, Lidrun e Redir. Io appartengo a quest’ultima e ne sono il diretto discendente. Da generazioni nella mia famiglia si tramanda la protezione di oggetti magici, in particolare quello di un amuleto, soprannominato, appunto, l’ Amuleto dei Redir. Esso fu costruito da un mio antenato e, alla sua morte, ne venne proibito l’uso, dato che si riteneva estremamente pericoloso.-

-Mamma, ma se quell’amuleto è tanto potente, perché non possiamo adoperarlo?
-Troppo potere dà alla testa, Miklas. Non vogliamo che ci siano altri conflitti con i draghi.

-Circa sette anni fa’, poco dopo il mio dodicesimo compleanno, durante la notte accadde una cosa terribile.

-Un incendio!
-Non riusciamo a spegnerlo!
-È magia nera, come facciamo a fermarla?
Miklas sentiva le voci dei suoi parenti urlare mentre sua mamma lo calava in una minuscola botola, nascosta sotto il suo letto.
-Mamma, cosa sta succedendo?
-Non preoccuparti Miklas. Rimani qui e fai silenzio.
-Mi stai spaventando, per favore rimani qui!
Sua madre gli fece un sorriso triste.
-Non posso farlo, anche volendo non ci starei, questa botola è stata ideata solo per una persona, solo per te Miklas.-
Il ragazzino piangeva, implorando alla madre di rimanere. Aveva capito che la situazione era pericolosa.
-Ti voglio bene, Miklas.-
E la botola venne chiusa.
Quella fu l’ultima volta che vide sua madre.

-Rimasi in quella botola per ore, forse giorni e alla fine mi trovarono i membri della famiglia di Logroun, amici della mia e della quale fa parte Reiner, che mi presero con sé. Tutti i miei parenti erano morti nell’incendio, eccetto mio cugino Kyle, che però era impazzito e, per questo, fu portato in un ospedale psichiatrico. Morì l’anno dopo. Nel frattempo il caso era stato archiviato come incendio accidentale, ma io sospettavo che ci fosse dell’altro. Infatti tutti gli oggetti magici della mia famiglia erano rimasti intatti, eccetto l’Amuleto che era scomparso. Kyle mi lasciò un indizio fondamentale, poco prima di morire.

Kyle era steso sul letto del manicomio.
Ormai non ragionava più e aveva preso a chiamare Miklas col nome di sua madre, Christel.
Il tredicenne sapeva che presto sarebbe morto, faceva persino fatica a parlare.
-L’ho visto Christel.-
Gli diceva da un po’, in un sussurro quasi inudibile.
-Chi?-
Gli chiese allora lui, assecondando quel pazzo.
-Chi ha creato le fiamme nere.-
Miklas lo guardò sorpreso, in quel momento Kyle gli sembrava quasi lucido. I suoi occhi erano come quelli di un tempo.
-Sander Boer.-
Esalò semplicemente, prima di ricadere nel suo turbine di follia e morire.

-Così cominciai a prendere informazione e conobbi Ivar, un tributo che era andato a Sarkany una ventina di anni prima, ma che scriveva regolarmente ai miei genitori. Gli chiesi informazioni su Sander Boer e scoprii che era un mezzodrago ricercato per omicidio. Non sapevo perché volesse l’Amuleto, ma ero intenzionato a prenderlo e a vendicare la mia famiglia. Gli altri cinque anni passarono in fretta, mentre raccoglievo informazioni sulla cultura dei draghi e mezzodraghi. Poi, quando arrivarono i miei diciotto anni, riuscii a mettermi in contatto con la direttrice dell’Accademia di Preparazione per diventare tributi, all’inizio non accettò la mia richiesta di essere tributo, ma la fortuna, se così vogliamo definirla, mi aiutò.

-Accetto.-
-Come? Ha rifiutato la mia richiesta di essere tributo due giorni fa’.-
-Un ragazzo si è suicidato, quindi siamo con meno di un tributo a una settimana dalla “consegna”.-
Gli occhi azzurri si spalancarono, sconvolti da quella notizia.
La direttrice si limitò a scrollare le spalle.
-Soffriva di depressione. Allora, ti va bene?
Miklas si limitò ad annuire.

-I sostituti di un tributi non vengono registrati negli archivi dell’accademia, poiché vengono scelti all’ultimo minuto e non c’è tempo per la burocrazia.-
-Per questo non abbiamo trovato il tuo nome negli archivi.- constatò Lian.
Miklas annuì.
-C’è una cosa che non capisco, però; se Sander ha rubato l’Amuleto sette anni fa’, per quale motivo ha deciso di usarlo solo adesso?- chiese Ruben.
-Gli oggetti magici sono strettamente legati a chi li crea, per questo possono essere usati solo dal suo creatore o dai suoi parenti, a meno che tutta la sua famiglia non scompaia. Sander questo lo sapeva, ma non si era accorto che io ero ancora vivo, per cui è dovuto ricorrere alla magia nera per usare il potere dell’Amuleto. Questa strada richiede moltissimo tempo, persino anni.
-Per questo, quando sono arrivato a Sarkany, ho utilizzato un falso cognome, in modo che nessuno potesse scoprire la mia vera identità.- guardò Nikay con sguardo addolorato e profondamente dispiaciuto:- mi dispiace di averti mentito, ma tutto ciò che ti ho detto, ogni mio sentimento verso di te, era vero.-
Il mezzodrago gli sorrise, dandogli un dolce bacio.
Quanto gli erano mancate quelle labbra.
Un colpo di tosse portò i due amanti, che si stavano facendo decisamente più audaci, a staccarsi.
-Comunque.- riprese Miklas, con le gote leggermente arrossate – il resto della storia la sapete.-
Nella camera calò il silenzio. Tutti, escluso chi già sapeva la storia, erano rimasti sconvolti dalla storia di Miklas. In particolare Nikay, non immaginava che Miklas avesse sofferto così tanto, persino in quel momento, finché raccontava dell’incendio che aveva ucciso la sua famiglia, la sua voce si era fatta tremolante.
- Ah, Miklas. Solo perché sei appena sopravvissuto alla morte, non aspettarti che sia clemente con te. Sei stato uno stupido e irresponsabile ad affrontare Sander da solo.-
Miklas sbiancò leggermente, capendo che Reiner aveva cominciato uno dei suoi grandi rimproveri.
***
Dopo aver fatto il punto della situazione, Lian raccontò ciò che aveva scoperto dal suo viaggio nel regno. Oldrick aveva dichiarato che Nikay aveva ucciso Eldur per salire prima al trono, ma lui era riuscito a scoprirlo, anche se il mezzodrago era riuscito a scappare, aiutato dai suoi amici. Inoltre, non essendoci più eredi al trono, secondo le regole, il trono passerebbe a Oldrick, che aveva già eletto suo consigliere un certo Sybren, un mezzodrago, di origini nobili, che aveva vissuto in una villa a sud dell’isola, lontano dal centro del regno, e che era tornato al castello con tutti i suoi servi.
-Scommetto tutti i miei artigli che quel nobile è Boer!- aveva esclamato Thur, arrabbiato dalla recita che l’ex-consigliere stava portando avanti.
Reiner aveva annuito, dandogli ragione.
-Deve aver creato un’illusione per modificare il suo aspetto, ora che sa come usare il medaglione può fare anche questo.-
L’incoronazione del nuovo re sarebbe avvenuta fra due giorni, e in casa Manior si stava discutendo sul da farsi. Tutti volevano riconquistare il castello e ridare il trono al legittimo proprietario.
-Tu cosa pensi di fare, Nikay?-
Gli occhi di tutti erano puntati su di lui, facendolo sentire un po’ a disagio. Capiva che tutti loro contavano su di lui e per la prima volta in tutta la sua vita Nikay si sentì pronto.                                                        
Aveva ancora dei dubbi e delle incertezze sul suo futuro, ma rimuginarci troppo non avrebbe cambiato la situazione; ciò che sarebbe avvenuto non gli importava, in quel momento doveva solo preoccuparsi di come riprendersi il trono e rivelare le malefatte di Oldrick.
E aveva già un piano per farlo.
 
4. The Battle – A New King
Sander guardò il cielo stellato, privo della luna, attraverso una finestra del largo corridoio.
Domani ci sarà l’incoronazione.
Fino a quel momento il suo piano era andato bene, ma il fatto che Nikay e i suoi seguaci, quei due draghi da strapazzo e i due mezzodraghi, non avessero provato a riconquistare il castello lo impensieriva. In più l’ultimo Redir, quello sciocco che aveva sperato di sconfiggere lui e i suoi alleati, era ancora vivo, siccome non aveva ancora il pieno controllo dell’Amuleto.
Lo sfiorò con la punta delle dita, sorridendo sinistramente. Grazie a esso aveva avuto la sua vendetta su Eldur.
Si diresse nella camera da letto di Derval e, prima di entrarvi, cambiò il suo aspetto.
Aprì appena la porta, cercando di fare il meno rumore possibile, ma sua sorella aveva un udito molto fine e lo chiamò, come ad accertarsi che fosse davvero lui.
-Non stai ancora dormendo?- gli chiese a voce bassa, mentre si incamminava verso l’enorme letto, mentre la bambina, di otto anni, seguiva i suoi movimenti con gli occhi rossi, che brillavano in quell’oscurità.
-Non ci riesco. Dormi con me?-
Sander rise leggermente, ogni notte era la stessa storia, ma in fondo adorava la dolcezza con cui Derval glielo chiedeva.
-Fammi posto, scricciolo.-
Si stese accanto a lei, sopra le lenzuola, e gli accarezzò i capelli scuri.
Sander adorava sua sorella, era l’unica cosa che gli era rimasta della sua famiglia. Erano nati da una coppia di mezzodraghi, che vivevano nei bassifondi del quartiere dei mezzodraghi e lavoravano in un’azienda. Il loro capo era drago, un conte, che li trattava peggio della polvere sotto le sue zampe, facendoli faticare tantissimo e insultandoli di continuo, suo padre se ne lamentava sempre a cena. Sua madre aveva partorito sul luogo di lavoro, perché quel bastardo non gli aveva dato il permesso di rimanere a casa per la gravidanza.
Derval aveva poco più di un anno, quando i suoi genitori, con i visi stanchi e gli sguardi rassegnati, andarono al lavoro per non tornare mai più.
Il loro capo aveva dichiarato che si era trattato di “un tragico incidente” ed era stato ritenuto tale dalle autorità. Ma Sander, come altre persone, sapeva che li aveva uccisi lui, probabilmente per qualche ragione superficiale.
Voleva avere giustizia, così cominciò a inviare delle lettere al re, spiegandovi le ragioni per cui sospettava che si fosse trattato di un omicidio, ma non gli arrivò mai risposta. Così capì che re Eldur era solamente un impostore, uno che parlava bene ma che non faceva niente per cambiare la situazione, e giurò che si sarebbe vendicato sia di lui che dell’assassino dei suoi genitori.
Dopo la morte dei genitori, Sander e Derval erano stati affidati alla loro vicina di casa, un’anziana maga che aveva la casa piena di libri di magia. Fu proprio in uno di quelli che trovò la leggenda dell’Amuleto, che scoprì, grazie alle informazione ricavate dal suo tutore, che apparteneva a una famiglia di Sunrise, i Redir.
Quell’amuleto era ciò che gli serviva per diventare più forte e avere la sua vendetta.
E finalmente, dopo anni, era riuscito ad avere degli alleati che, come lui, avevano subito ingiustizie, e che faceva vivere al castello con un falso aspetto e come suoi dipendenti, e a ottenere la sua vendetta, uccidendo prima l’assassino dei suoi genitori e dopo il re, che non aveva fatto niente per impedire ciò.
Ormai, grazie alle sue conoscenze della magia nera e all’Amuleto, era inarrestabile.
***
Derya si accarezzava la pancia da sopra il lenzuolo leggero, pensierosa.
-Sei preoccupata per domani?- gli chiese Ruben, mettendo una mano sopra la sua, su quel gonfiore.
La giovane sospirò, la mattina dopo, durante l’incoronazione, Ruben e gli altri avrebbero messo in atto il piano di Nikay.
-Abbastanza, vorrei solo essere più utile.-
Ruben era stato categorico: lei non sarebbe venuta con loro al castello, era una missione pericolosa e il suo fidanzato non voleva mettere in pericolo la vita della sua famiglia.
-Ehi, non preoccuparti per questo. Tu ci sei sempre stata per me, nei momenti belli e, soprattutto, in quelli brutti, quando tutto il mondo sembrava essermi contro. So che sei una donna forte, ma non voglio mettere in pericolo la tua vita e, soprattutto, quella di nostro figlio.-
Aveva parlato a bassa voce, mentre accarezzava lentamente il suo ventre, dove loro figlio stava crescendo.
-Solo… torna vivo.-
Era sempre quella la frase che gli diceva quando andava in missione, la sua più grande paura era di vedere Ruben andare a salvare il regno per poi non tornare. Lei era cresciuta senza genitori e non voleva che suo figlio avesse la stessa sorte.
-Come sempre.-
***
-Domani vengo anch’io!
-Non se ne parla.
-Ma potrei esservi utile!
-Ciske, no. 
-E sentiamo, Reiner, perché no?
-È pericoloso.
-So badare a me stesso, non sono una femminuccia!
-Questo lo so, ma qui siamo a Sarkany, dove ci sono i draghi. Hai presente quegli esseri con le squame, gli artigli, le ali e che sputano fuoco?
-So cos’è un drago.
-Bene, allora dovresti capire perché non puoi venire.
-Non importa se devi affrontare un mago, un drago o la morte stessa. Io verrò con te.
-No.
Reiner si girò dall’altra parte del letto, dando la schiena a Ciske, facendogli capire che la discussione era finita.
Il castano sbuffò, arrendendosi.
-Almeno- disse –utilizziamo questa notte per fare qualcosa di più costruttivo che dormire.-
Reiner allora si voltò, con un sorriso malizioso stampato sul viso.
***
-Sei sicuro di voler venire domani?
Nikay sussurrò quella domanda sulla pelle di Miklas, che aveva preso a vezzeggiare e leccare.
-Certo, perché ah lo domandi?-
Il mezzodrago guardò le cicatrici che aveva sulla spalla preoccupato.
-Sei andato vicino alla morte, a causa di queste ferite.-
Miklas gli sorrise, sporgendosi per coinvolgere l’altro in un bacio passionale.
-Mi sono ripreso, non preoccuparti. E poi è mio dovere recuperare l’Amuleto.-
Nikay gli morse leggermente il collo pallido, compiacendosi quando lo sentì gemere. Poi passò la lingua sul suo petto, soffermandosi sui capezzoli turgidi, per scendere ulteriormente.
Quando arrivò all’inguine, si leccò le labbra.
***
Oldrick quasi non ci credeva, dopo anni di bugie e sotterfugi, stava per diventare re. Tra pochi minuti avrebbe avuto luogo l’incoronazione, la Sala del Trono era piena di aristocratici e importanti esponenti della società, mentre fuori, nella reggia del castello, vi era pieno di comuni che attendevano, impazienti, il suo discorso.
Finalmente aveva tutto ciò che aveva desiderato: fama e potere. Per anni aveva vissuto nell’ombra di Eldur, che veniva acclamato da tutti per le sue idee e le qualità. Le stesse che aveva anche lui ma, a causa della sua posizione di umile consigliere, non poteva esprimerle. Fino a quel momento.
Guardò alla sua destra, dove Sander, o meglio Sybren, metteva sul viso un sorriso, falso, rivolto agli spettatori dell’incoronazione. Se solo sapesse che le lettere che aveva inviato anni fa’, dove accusava Sieb Umerk di omicidio, non era mai arrivate al re per causa sua, poiché il proprietario di quell’azienda era stato un suo caro amico. Peccato che fosse morto lo stesso.
L’incoronazione stava per aver inizio e di Nikay e gli altri non c’era stata nessuna avvisaglia.
Forse si erano davvero arresi.
-Oldrick!
A quella voce il drago spalancò gli occhi, davanti a lui era comparso un drago. Un enorme drago rosso.
Non poteva crederci
-Tu sei morto!
Urlò, ringhiando, non era possibile.
Edimur si ergeva davanti a lui, imponente.
-Il mio corpo è morto, ma la mia anima è ancora viva.-
-Cosa vuoi da me?-
Urlava, spaventato, quel drago non poteva tormentarlo anche da morto.
Non sentiva più le voci dei nobili o gli sguardi di Sander.
C’erano solo lui e quel morto.
-Che confessi. Di’ che è stato Sander ad uccidermi perché mi hai tradito.
-Sì, ti ho tradito, Eldur, e fatto uccidere da Sander! L’ho fatto per il potere ed ora tu non me lo porterai via!
Aveva preso a camminare per la stanza, come un ubriaco, mentre continuava a ridere isterico e ad affermare che l’aveva tradito, come un pazzo. Ma forse matto c’era già da molto tempo.
Si placò quando un applauso giunse alle sue orecchie.
Eldur era scomparso e al suo posto, al centro della sala, vi era Nikay, che lo guardava con un sorriso furbo.
***
Nikay sorrideva, sotto gli sguardi degli aristocratici che lo guardavano scioccati da quella rivelazione. Oldrick aveva confessato grazie all’illusione creata da Miklas e Reiner. E aveva fatto pure la figura del pazzo, dato che poteva vederla solo lui.
-Proprio così.- esclamò, con tono autoritario, in modo che tutti lo sentissero –sono innocente. E sono tornato per dire a tutti la verità.-
Sander era talmente sconvolto e iracondo da non accorgersi che Miklas aveva rivelato la sua illusione. Solo quando sentì le urla sorprese e i ruggiti dei draghi, si rimembrò.
-Guardie- ordinò Nikay, indicando Oldrick e Sander –arrestate quei due e tutti i mezzodraghi che sono venuti al castello con Sybren, anche loro sono dei ricercati che si sono serviti delle illusioni per cambiare aspetto.-
Le guardie, dei draghi massicci, portarono via Oldrick, ancora in stato di confusione, sigillando i suoi poteri con degli incantesimi. Altre due si avvicinarono a Sander, che però urlò.
-Non mi porterete via il potere! Ve lo impedirò!-
Fece il segno di scagliare un incantesimo, mentre l’Amuleto intorno al suo collo prendeva a brillare, e Miklas e Reiner erano già pronti a respingerlo, quando accade qualcosa di imprevedibile.
Dal corpo di Sander cominciarono a uscire dei fumi neri, che lo intrappolarono in una morsa dolorosa.
A Miklas era chiaro questa stesse succedendo: Boer aveva esagerato con l’uso della magia nera e ora ne stava pagando le conseguenze, presto sarebbe morto, ucciso dalla sua stessa energia negativa.
Il mezzodrago si era accasciato a terra, mentre le ombre prendevano il sopravvento, le sentiva laceragli gli organi interni, era straziante, ogni singolo osso e muscolo gli doleva, ormai non aveva neanche più la forza di urlare.
-Fratellone!-
Il volto di Derval compare nella sua visuale e Sander allungò, con le ultime energie rimaste, la mano verso il volto pallido, asciugandole una lacrima che deturpava il suo viso grazioso.
-Non morire, non abbandonarmi- urlava, disperata, mentre stringeva fra le piccole mani la sua camicia. Sua sorella era stata la sua piccola luce, ma non era bastata per fermare l’oscurità del suo animo.
-Non piangere… andrà tutto bene… non avere paura… ti… ti voglio bene, sorellina.-
Il suo volto si congelò in un piccolo sorriso forzato, mentre sentiva la vita abbandonarlo.
Derval scosse la testa, sconvolta, le lacrime che scorrevano copiose sul suo viso.
-Sander!-
Quell’urlo, così straziante e disperato, rimbombò per l’intera sala.
 
5. The End.
-Mi ingarbuglierò, lo sento.-
-Non succederà, rilassati. Devi solo stare calmo.-
Ma Nikay non lo stava ascoltando, troppo preso nel ripetersi mentalmente il discorso. La corona sulla sua testa pesava un po’, ma era sopportabile.
Qualche giorno dopo la morte di Sander, Derval era stata interrogata e si era scoperto che il motore di tutta quella vicenda era stato l’assassino dei coniugi Boer. Nikay cominciò a investigare e si scoprì che, purtroppo, ancora molte aziende, soprattutto nei bassifondi della città, trattavano i mezzodraghi come esseri inferiori. Tali draghi vennero arrestati e Nikay cominciò a ordire controlli in tutti i negozi del regno, non voleva che ci fossero altre persone che soffrissero come i fratelli Boer.
Derval, nel frattempo, dopo un primo momento di chiusura verso il mondo esterno, si era trovata in sintonia con Miklas e ora viveva sotto la custodia sua e di Nikay, siccome la sua precedente tutrice era morta mesi prima.
Ora, a un mese di distanza, Nikay era stato incoronato re nella Sala del Trono e si stava dirigendo verso il cortile del castello per fare il suo discorso, affiancato dal suo-quasi-marito Miklas e dal consigliere Thur.
E aveva una fottuta paura di sbagliare.

Quando si trovò sul balcone che dava sulla folla, pronta ad ascoltarlo, si dimenticò tutto il discorso precedentemente preparato. Ma poi, prese un respiro profondo, e parlò.
-Come tutti sapete circa un mese fa’ Sander Boer, noto ricercato, è morto, dopo aver cercato di prendere potere nel regno. Una bambina, quel giorno, è rimasta senza famiglia. Ciò che Sander ha fatto è stato senza dubbio sbagliato, ma, in realtà, è stato il nostro odio a causarlo. Potranno essere fatte tutte le leggi del mondo, ma finchè il nostro popolo, composto sia da draghi che da mezzodraghi e anche da umani, non sarà unito, persone, vittime, come i fratelli Boer ci saranno sempre.
-Per questo io, re Nikay Ergor, prometto a voi, miei cittadini, di far in modo che non esistano più diseguaglianze, crepe dannose tra le varie razze che riempiono e rendono unico e bellissimo il nostro regno.-
E quando la folla esplose in ruggiti di consenso e applausi, Nikay sentì che sarebbe andato tutto bene.




[1] Buona parte della nobiltà e dei maggiori esponenti militare, compresi Ruben e la sua fidanzata, vive all'interno del castello.
[2] Un mago può teletrasportare sia se stesso che un'altra persona, anche se quest'ultima non possiede poteri magici -ovviamente secondo le regole sulla magia imposte dalla mia mente bacata-.  
  
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