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Autore: Papillon_    16/12/2014    2 recensioni
“Promettimi che qualunque cosa accada, Blaine, qualunque, un pezzetto del tuo cuore rimarrà comunque mio. Anche piccolo, anche insignificante; tu promettimi che lo lascerai per me. A me basterà. Sarà la cosa più bella del mondo, e potrò dire che mi hai amato. Senza paure e per sempre.”
“...Te lo prometto, Kurt.”
.
Blaine è convinto di aver perso Kurt per sempre e adesso è completamente solo, in un mondo fatto di paura e di virus e di morte. Ma un giorno ogni cosa cambia - e Blaine scoprirà l'importanza delle seconde opportunità, ed avrà l'occasione di ricominciare tutto da capo.
[Crossover Glee/In the flesh; Klaine AU]
Genere: Angst, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 6

Christmas

 

Blaine era aggrappato al suo corpo il mattino dopo, con le unghie che si imprimevano leggermente nella pelle della pancia di Kurt e lasciavano dei leggeri segni – ed era come se portarglielo via fosse un affronto. Kurt aprì gli occhi molto lentamente, ma non poteva vedere Blaine, perché il suo corpo era dietro di lui.

“Sei sveglio.”, sussurrò, muovendo piano la testa e le braccia.

Blaine borbottò qualcosa di incomprensibile contro la sua pelle e poi gli baciò una spalla.

“Non voglio più lasciarti andare.”

Kurt rise, quel solito suono che assomigliava a mille campanellini – e sarebbe rimasto tutta la vita così, semplicemente a sentirlo ridere.

Kurt si aggrappò alle braccia che Blaine teneva ancora attorno al suo corpo, e c'era una sensazione così bella in tutto quello, di calore e sicurezza e protezione, quasi più intimo del sesso. Però Kurt aveva bisogno di guardare Blaine negli occhi, così si rigirò tra le sue braccia e si aggrappò alle sue spalle.

“Sei così caldo, Blaine.”, sussurrò, fissando un punto impreciso del suo volto. “Sei più che meraviglioso.”

E Blaine chiuse gli occhi e gli baciò la fronte, un tocco che sembrò durare per sempre.

“Stanotte è stato perfetto.”, soffiò sulla sua pelle, percorrendo con le dita la schiena di Kurt fino ad artigliare con calma i suoi capelli. “Averti è stato perfetto.”

Kurt chiuse gli occhi e respirò a fondo prima di colmare la loro distanza e baciarlo piano sulle labbra – un sussurro all'anima, uno accenno di sfioramento.

“Puoi stringermi e non lasciarmi andare mai più?”, sussurrò Kurt, facendosi ancora più vicino a lui. Blaine lo avvolse con le braccia e fece in modo che la testa di Kurt scivolasse nell'incavo del suo collo – e poi lo strinse, lo strinse proprio come se fossero un unico corpo unito per sempre.

 

***

 

Incredibilmente e meravigliosamente, arrivò anche il Natale.

Quel mattino Kurt si svegliò con indosso un maglioncino color vinaccia di Blaine, e andò a svegliarlo con il bacio più tenero del mondo.

“Svegliati amore.”, sussurrò sulle sue labbra, le mani che vagavano sotto la coperta per trovare il le sue. “Oggi è un giorno speciale.”

Blaine in un primo momento grugnì, ma poi i suoi occhi si spalancarono e furono in quelli di Kurt – e oh, erano così blu quel mattino, così veri e pieni di vita, che Blaine perse mille battiti di cuore.

“Sei bellissimo.”, si lasciò scappare, un po' senza fiato. Kurt lo baciò ancora, ancora e ancora finchè rimasero entrambi aggrappati e senza alcuna voglia di lasciare la loro stanza – ma alla fine si separarono, e Kurt prese Blaine per mano e lo portò di là in salotto, vicino all'albero di Natale.

“Non puoi avermi preso tutti questi regali.”, si lamentò Blaine, le guance arrossate e i ricci sparpagliati ovunque, come se fosse appena uscito da una battaglia. Kurt gli baciò una guancia.

“Invece posso. Vieni qui.”, gli sussurrò, trascinandolo ai piedi dell'albero per poi sedersi accanto a lui. Blaine assonato era ancora più adorabile di quanto non fosse in ogni momento – ed era suo. Contro ogni logica, Blaine apparteneva a Kurt per sempre.

Aprirono i regali ridendo e baciandosi a lungo – Blaine rise quando vide un pezzetto di cioccolata bianca, poi un pupazzo, una sciarpa e degli immancabili cravattini, ma un po' si arrabbiò perché disse a Kurt che non avrebbe dovuto uscire così tanto per andare a prendere i regali per Blaine, ma Kurt mise il broncio e Blaine gli chiese scusa, e alla fine tutto si risolse così, com'era nato.

“Questo è un regalo un po' più speciale.”, ammise Kurt, porgendogli una piccola scatolina. “C'è un pezzetto del mio cuore qui dentro.”

Blaine lo scartò, e il suo cuore scivolò fuori dal petto ad una velocità assurda.

“Oh mio dio, Kurt.”, sussurrò Blaine senza fiato. “E' davvero...”

“Già.”

Blaine estrasse dalla scatola il braccialetto. Era d'argento, con in mezzo un piccolo spazio con inciso sopra delle parole.

 

Fearlessly and Forever

K & B

 

“Ho pensato che fosse un regalo che non avresti apprezzato, all'inizio.”, ammise Kurt. “Qualcosa di adolescenziale, ma più ripensavo alle tue parole, più mi sembrava perfetto per noi. Ne ho fatto fare uno uguale per me, così avremo sempre qualcosa di nostro addosso.”

“Kurt, è semplicemente stupendo.”, ammise Blaine, aggrappandosi con entrambe le mani al suo collo. “Lo amo.”

“Dici sul serio?”

“Non sono mai stato più serio in vita mia, Kurt.”

“Credi che...lo indosserai sempre?”

“Sì.”, disse lui senza pensarci, un sorriso enorme a increspargli le labbra. “Certo che lo indosserò sempre.”

Blaine lasciò che Kurt lavorasse con il braccialetto, e alla fine glielo mise. Subito dopo estrasse anche il proprio da una altra scatolina e se lo fece mettere da Blaine, li misero vicini a brillare insieme.

“Sono così tuo, Kurt.”, sussurrò a un certo punto Blaine, lì perso a contemplare i loro nuovi braccialetti. “Così innamorato di te, non puoi immaginare.”

“Posso.”, ribattè Kurt, strappandogli via un bacio veloce. “Davvero, posso.

 

Blaine fece mettere a Kurt una benda sugli occhi, per portarlo dove c'era il suo regalo. Andarono sul retro, dove Blaine teneva la macchina nel garage, Kurt lo riconobbe dall'odore di gomma. Blaine continuava a ripetergli di fidarsi e di non aver paura – e alla fine arrivarono, e Blaine sciolse il nodo alla benda e finalmente Kurt riuscì a vedere.

Blaine aveva trasformato parte del garage in una stanza adatta per cucire.

“Molte delle cose che vedi qui ho dovuto farle sistemare perché si erano rovinate durante il primo trasloco.”, spiegò Blaine, entrando nella stanza e allargando le braccia. Si avvicinò alla macchina da cucire e la sfiorò distrattamente con due dita. “Questa invece l'avevo venduta, perché mi ricordava troppo te.”, ammise, assottigliando le palpebre. “Sono così felice di averla ritrovata, Kurt. Fa parte di te, e mi dispiace di essere stato avventato, ma non ce la facevo a vederla tutti i giorni.”

Kurt rimaneva immobile ad osservare la stanza da lontano, il cuore pietrificato nel petto e gli occhi che pizzicavano.

“Blaine.”, soffiò, e Blaine prese un po' di paura.

“Kurt, cosa c'è? E' qualcosa che ho detto? Se non ti piace posso...posso-”

Ma Blaine non riuscì più a dire nulla, perché ora Kurt si era gettato tra le sue braccia, aggrappandosi al suo corpo proprio come se fosse un appiglio e il volto immerso lì, nell'incavo del suo collo, dove tutto sapeva di certezze e loro.

“E' perfetto, Blaine.”, soffiò, ogni parola che vibrava sulla pelle di Blaine. “Mi conosci così tanto; più di quanto io conosca me stesso.”

Blaine rise e lo strinse a sé, baciandogli i capelli.

“Dovevo recuperare ogni Natale che abbiamo perduto.”

Kurt si staccò da lui per poterlo guardare negli occhi, si morse le labbra timidamente sentendo il cuore precipitare. “Siamo ancora qui.”, disse con un sorriso. “Dopo tanti Natali siamo ancora qui, e tu riesci ancora a renderli speciali, proprio come il primo.”

Blaine afferrò il suo volto tra le mani e lo baciò a lungo, un bacio che li stordì e li lasciò con una sensazione di vertigine.

“Il nostro nuovo, primo Natale.”, soffiò. “...il primo di molti.”

E Kurt lo strinse di nuovo a sé, e rimasero lì a lungo, dimenticandosi che in qualche modo il tempo al di fuori di loro continuava a scorrere.

 

***

 

“Sì, Burt – vorrei davvero venire da voi, oggi.”

Kurt era rannicchiato sul divano con la coperta addosso e osservava Blaine fremendo, perché temeva che da un momento all'altro potesse dargli una brutta notizia.

“No, sto bene. Sto davvero bene – ho solo tanta voglia di vedervi.”

Poi Blaine si sedette accanto a Kurt e lo prese tra le braccia mentre continuava a parlare al telefono.

“Penso di avere una bellissima sorpresa per voi quest'anno.”, sussurrò a un certo punto. “Credo davvero che vi lascerà senza fiato.”

Kurt sentì le labbra di Blaine tra i capelli, e per un momento smise di tremare.

“Le voglio bene anche io, Burt. E grazie. Per...per tutto, sa.”

Poi Blaine riattaccò, ma non guardò Kurt negli occhi quando ricominciò a parlare.

“Ha detto che mi aspettano.”, disse piano. Kurt immersa la testa nel suo petto fino a scomparire.

“Ho paura, Blaine.”

Blaine afferrò il suo volto tra le mani e gli baciò piano le labbra, qualcosa di completamente puro ed innocente.

“Sarò proprio lì con te.”, gli promise. “Ti basterà allungare le dita e aggrapparti a me, non ti lascerò soffrire. O cadere.”

Kurt sorrise, e Blaine seppe che finalmente era pronto.

 

***

 

Blaine e Kurt si vestirono molto – Blaine per non prendere freddo e Kurt per sfruttare i vestiti di una volta – e andarono nella vecchia casa di Kurt aggrappandosi l'uno al corpo dell'altro e sembrando forse ridicoli con tutti quegli strati di vestiti.

Kurt rimase ancorato a Blaine anche quando questo bussò alla porta – e poi un burbero anziano signore aprì la porta, un uomo che assomigliava tantissimo a Burt, solo con qualche ruga in più a contornargli le labbra e gli angoli degli occhi.

“Blaine.”, sussurrò Burt, un sorriso sghembo e semplice che gli contornava le labbra. “E' così bello vederti-”

Blaine gli strinse la mano e dopo si fece da parte per mostrargli la persona che era lì con lui. Kurt alzò lo sguardo e incatenò gli occhi a quelli di suo padre – e non credeva che un corpo umano potesse provare tutta quella paura, ma di fatto la provò, e fu devastante.

Con calma comparve anche Carole, quel sorriso leggero e che sapeva di mille battaglie sempre lì in bella vista, e Kurt rischiò di cedere, ma Blaine fu accanto a lui in un istante e lo tenne con sé.

“Papà.”, era un sussurro, più che altro; qualcosa di semplice e lasciato lì che andava raccolto, e Kurt poi vide Burt sospirare e muoversi impercettibilmente – Non posso crederci, sei proprio qui.

“P-papà, io-”

Ma Kurt non riuscì più a dire nulla, perché Burt annullò la distanza tra di loro e prese suo figlio tra le braccia imprimendoselo sulla pelle e sull'anima, e Kurt sentì che nonostante tutto, in mezzo alle lacrime, Burt Hummel stava ridendo – rideva e ripeteva il suo nome, e in quel momento Kurt avrebbe tanto voluto abbracciare il vecchio sé stesso, il Kurt che era appena guarito e che credeva di non avere possibilità, e dirgli che tutto si sarebbe risolto, un giorno non lontano.

 

Blaine mantenne la sua promessa, e non lo lasciò mai andare.

Gli tenne la mano per tutto il pomeriggio, lo strinse quando rimanevano per caso da soli perché Burt e Carole dovevano allontanarsi, e fu sempre lì, come una certezza, pronto a inghiottire il suo dolore con gli occhi se era necessario.

Kurt cercò di raccontare tutto, ma Carole insistè tanto che quello era Natale, e non era giusto rovinarsi la giornata con brutti ricordi. Così semplicemente rimasero uniti e parlarono come una famiglia, una cosa che Kurt e Blaine non facevano con loro da troppo tempo – e poi, a un certo punto, Blaine trascinò Kurt in mezzo alla sala e gli chiese di cantare con lui.

“Non c'è la musica, Blaine.”, sussurrò Kurt, ridacchiando sul finale della frase. Blaine avvolse i suoi fianchi con le braccia e sorrise, un sorriso sghembo che diceva e non diceva.

“Usiamo solo le nostre voci.”, gli disse, facendogli l'occhiolino. “Lasciati andare.”

E così cantarono. Cantarono guardandosi negli occhi e dondolando sul posto mentre Burt e Carole rimasero intenti a fissarli dal divano con le mani intrecciati e i cuori palpitanti – e quando la canzone finì, Blaine e Kurt si baciarono con innocenza e indugio, Burt e Carole si guardarono negli occhi e pensarono che non era mai troppo tardi per ritrovare la felicità.

 

Più tardi, verso sera, Kurt si scusò e percorse le scale che portavano alla sua vecchia stanza, al piano di sotto. Fu strano accendere la luce e vedere tutte le sue vecchie cose ancora sistemate nel modo in cui le aveva lasciate. Vide il suo vecchio lettino – dio, era così scomodo fare l'amore con Blaine lì sopra, però poi si addormentavano sempre stretti stretti ed era così bello – poi c'era l'armadio coi suoi vecchi vestiti, gli stessi vestiti che gli avevano fatto avere un sacco di problemi al liceo. E poi la lampada di Finn, il ricordo più vivido e reale che avesse di suo fratello, il simbolo di quello che erano stati e che non volevano più essere.

Kurt si immerse nelle sue cose toccando con le dita tutto quello che raggiungeva, e si chiese che cosa avrebbe pensato a diciassette anni semmai avesse saputo com'era diventata la sua vita adesso. Era cambiato tutto, e quello faceva paura, ma al contempo Kurt era consapevole che non sarebbe mai diventato l'uomo che era senza quello che aveva vissuto – senza Blaine, senza la morte di Finn, senza la sua stessa morte.

Si sedette ai piedi del letto, sul tappetto che un po' sapeva ancora della sua mamma, e si mise a giocherellare con un piccolo pupazzo che teneva con sé da quando era piccolo.

Sentì dei passi scendere le scale, e quando alzò lo sguardo si trovò davanti suo padre.

“Credevo fosse Blaine.”

“Blaine sta insegnando a Carole una nuova ricetta.”, gli disse Burt. “Sai che loro se ne intendono di quelle cose lì.”

Kurt ridacchiò e abbassò lo sguardo bruscamente, quasi come se volesse sfuggire da tutto quello ma non fosse coraggioso abbastanza. Non c'erano parole per esprimere quanto la sua famiglia gli fosse mancata, ma era consapevole che con la sua morte aveva portato via un pezzo fondamentale di ciò che erano. E aveva ridotto a brandelli la vita di Burt.

Suo padre gli si sedette di fronte, sempre sul tappeto. Non lo guardò in faccia, ma Kurt seppe che stava sorridendo.

“Non ti separavi mai da quell'orsetto.”

Kurt ridacchiò. “Era un po' la mia ancora.”

“Mi ricordo ancora che quando incontrasti Blaine volevi cambiare il nome dell'orsacchiotto con il suo.”

“E' imbarazzante.”, si lamentò Kurt. “Non dirglielo mai.”

“Non posso prometterlo.”, scherzò Burt, le rughe sul volto che si approfondivano per la risata. Finalmente Kurt alzò lo sguardo e lo vide, e il tempo sembrò fermarsi.

“Non so nemmeno cosa dire per farti stare meglio.”

“Non devi dire niente, papà.”

“No, io...voglio dire- noi ci siamo sempre parlati a cuore aperto. E' sempre stato quello il nostro segreto: ci siamo sempre detti tutto, anche se faceva male, anche se era la cosa più difficile del mondo. E adesso mi fa incazzare così tanto stare qui a guardarti e solo- non trovo le parole.”

Kurt sentì gli occhi pizzicare. Allungò una mano verso quella del padre e la sfiorò delicatamente, un accenno di movimento.

“Va bene avere paura, papà.”, disse. “Ne ho tanta anche io.”

Burt annuì e si grattò la nuca distrattamente, e fu allora che Kurt vide che stavano nascendo delle lacrime.

“E' solo che...non so nemmeno cosa sto provando. Tu eri...eri andato via, no? Ed è stato così difficile per me accettarlo, scendere a patti con la cosa, perché avevo già perso così tanto. Tua madre, poi Finn...non potevo perdere anche te, eppure è successo, e poi mi sono sentito così vuoto. Aveva ragione Carole: se c'è qualcosa di peggiore della morte, è perdere la persona a cui hai donato la vita.”

“Papà-”

“No, aspetta. Lasciami finire.”, borbottò lui, agitando le mani. “Lo so che non era colpa di nessuno, ma sono arrivato a un punto in cui mi sentivo così solo, così inutile...avevo perso tutto. Ogni cosa, e solo...faceva così schifo, Kurt.”, ammise Burt, una lacrima che scendeva lungo le sue guance. “Non so come ho fatto a venirne fuori, davvero non lo so.”

“Va bene provare rabbia, papà.”, sussurrò Kurt. “Io ne provo tantissima ogni giorno.”

“Ma non sono riuscivo ad essere arrabbiato con te, Kurt. Io ce l'avevo con me stesso. Continuavo a dirmi che- che non avevo lottato abbastanza, che ero patetico, e quando continui a ripeterti una cosa in testa finisci per crederci. Ci sono stati dei momenti in cui averi voluto scomparire – ed ero così egoista, Kurt. Così egoista, perché tu non lo avresti voluto.”

Kurt si morse il labbro inferiore. “No.”, soffiò. “Mai.”

Burt strinse la presa della sua mano, le sue dita erano paffute ma forti, dita da meccanico. A Kurt erano mancate come l'aria.

“Forse lui non se ne rende conto, ma è stato Blaine a convincermi a non mollare.”, sussurrò Burt a un certo punto, spezzando il silenzio. “Erano passati sei mesi dalla tua morte, e un giorno come tanti lui venne qui, Carole gli preparò il caffè. A un certo punto scoppiò a piangere senza dire nulla, crollò semplicemente, ci guardò negli occhi e disse che stava cercando di continuare a vivere per te. Perchè era esattamente quello che tu avresti voluto.”

Dio, il suo Blaine. Il suo bellissimo e coraggioso Blaine.

“Rividi il mio dolore nei suoi occhi, e decisi che aveva ragione, che non potevo gettarmi via. E cercai di ricominciare a vivere per te, per Blaine, per Carole.”

Kurt ormai lasciava che le lacrime scorressero, non aveva davvero la forza di raccoglierle con le dita.

“Ti ammiro così tanto, papà.”, disse a un certo punto. “Ammiro così tanto la tua forza, non puoi immaginare.”

“E io ammiro la tua, ragazzo.”, gli disse di rimando Burt, sorridendo appena. “E non voglio che tu pensi mai che sei sbagliato. Sono tuo padre, e ti amerei anche se decidessi di tornare da me in forma di farfalla. O qualsiasi altra cosa, devi credermi.”

Quelle parole ebbero su Kurt l'effetto desiderato, infatti scoppiò a ridere in mezzo alle lacrime. Poi si sporse, e semplicemente si lasciò cadere tra le braccia di Burt.

“Mi sei mancato così tanto, ragazzo.”, sussurrò Burt sospirando, stringendolo a sé più forte che poteva. “Non ti azzardare a lasciarmi mai più.”

“Mai più, promesso.”, soffiò Kurt in mezzo ai singhiozzi. E poi piansero insieme, esattamente come avevano fatto anni e anni prima quando Elizabeth li aveva lasciati, intrecciati in un miscuglio di lacrime e arti e parole sussurrate – sigillando la promessa indelebile che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altro.

 

Quando Burt salì le scale trovò Blaine rannicchiato sul divano intento a dormire, e gli si strinse il cuore. Ricordò la prima volta che quella cosa era successa; Blaine e Kurt non stavano nemmeno insieme, però si erano addormentati sul divano vicini, e Burt aveva sentito una stretta al cuore che sapeva un po' di gelosia e un po' di tristezza, perché forse era arrivato il momento di ammettere che il suo unico figlio si stava facendo grande.

E forse anche in quello stesso momento, Burt aveva capito che Kurt e Blaine erano destinati – forse perché senza volere nel sonno le loro mani si erano trovate, forse perché aveva visto il modo in cui loro corpi rispondevano alla vicinanza dell'altro. Blaine in quel periodo aveva ancora la testa tra le nuvole, Kurt era pazzo di lui – ma in qualche modo, Burt aveva saputo che un giorno si sarebbero trovati.

Quella sera, Burt ricordava, aveva svegliato Blaine bruscamente e si era fatto vedere burbero, perché comunque doveva mantenere una certa autorità. Questa volta svegliò Blaine passandogli una mano tra i capelli, e scuotendolo leggermente per una spalla.

Burt non conosceva le parole per essere abbastanza riconoscente al ragazzo che aveva salvato la vita di suo figlio in un milione di occasioni diverse – e rimaneva senza parole anche di fronte al desiderio di Blaine di rimanere con Kurt anche adesso, adesso che era cambiato tutto. A volte quei tipi d'amore esistevano. Erano rari, e Burt era così felice che fosse capitato proprio a suo figlio di trovarlo.

“Blaine.”, lo chiamò Burt. “Svegliati, credo che Kurt abbia bisogno di te.”

Blaine aprì gli occhi e si guardò attorno, poi i suoi occhi nocciola si posarono in quelli di Burt e tutto fu più chiaro.

“Io, uhm...mi perdoni. Vado subito.”

Burt sentì una stretta al cuore, perché quelle erano le esatte parole che Blaine aveva usato anche la prima volta – e no, non era cambiato per niente.

Blaine si incamminò verso le scale, ma Burt lo interruppe.

“Blaine.”

Ci fu il tempo di un respiro, una piccola pausa.

“Grazie per quello che fai per lui.”

Blaine naturalmente sorrise.

“Non potrei fare altrimenti, Burt.”, ammise Blaine. “Lui è tutto per me.”

Glielo aveva detto tante di quelle volte, in passato; ma in qualche modo, sentirselo ridire riempì il cuore di Burt con una gioia che non aveva mai sperimentato prima.

Suo figlio era tornato ed era al sicuro. Cosa poteva volere più di quello?

 

Blaine scese le scale e trovò Kurt per terra, seduto su quel vecchio tappetto che lui tanto odiava perché Blaine, ti rendi conto che non si abbina minimamente al resto della stanza, vero? e improvvisamente Blaine fu inondato di ricordi, alcuni più belli di altri, e senza dire niente decise di sedersi sul letto, lì vicino a Kurt.

Non c'era bisogno che gli chiedesse come stava, perché avevano raggiunto un livello di intimità che andava ben oltre, e Blaine sapeva che Kurt non stava bene, ma che ci stava provando con tutto sé stesso a far andare meglio le cose.

A un certo punto Kurt si voltò e conficcò gli occhi blu nei suoi.

“Abbiamo parlato tanto.”

“Va bene.”

“E...e lui ha pianto. Abbiamo pianto entrambi.”

“Va bene anche quello, amore mio.”

Ci fu una pausa in cui i loro cuori rimasero sospesi, poi Kurt si mosse, il suo sguardo che non si distoglieva da quello di Blaine.

“...Blaine.”

“Dimmi cosa posso fare.”, sussurrò Blaine. “Dimmi di che cosa hai bisogno, piccolo.”

“Di te.”, disse Kurt senza pensarci un attimo. “Sempre e solo di te.”

Blaine sorrise appena. “Allora vieni qui.”

Kurt non se lo fece ripetere due volte e salì sul letto, poi si mossero insieme in modo da distendersi con le membra intrecciate – proprio come quando erano giovani anni prima, con i loro cuori inesperti e i primi baci e le prime volte. Blaine baciò Kurt sulla fronte e lo strinse a sé più che poteva.

Non lasciarmi mai andare.

“Ti amo.”, soffiò Kurt, le parole che si infransero sulla pelle di Blaine. “Ti amo tantissimo.”

“Ti amo anche io.”, gli disse Blaine, una promessa, una confessione, un tutto che si infrangeva sul cuore di Kurt e ci rimaneva impresso come inchiostro indelebile.

 

Lasciarono Burt e Carole con abbracci pieni di sospiri, e promesse che d'ora in avanti sarebbero tornati a trovarli molto più spesso. Quando Kurt abbracciò suo padre sembrò che il tempo si fosse fermato – e Blaine li osservò con gli occhi che brillavano d'amore e di lacrime che per adesso non aveva voglia di versare, perché aveva solo voglia di sorridere di gioia.

Una volta a casa, prima di entrare dentro, Blaine afferrò dolcemente un polso di Kurt e lo spinse contro il muro. Lì lo baciò, un bacio caldo e lento e indugiante; Kurt si aggrappò alle sue spalle e Blaine prese il suo volto tra le mani.

“Sei stato così forte.”, sussurrò Blaine proprio sulle sue labbra. “Sono solo...così fiero di te. Del tuo coraggio.”

Me lo hai dato tu, pensò Kurt con il cuore in gola. Baciò Blaine sfiorandolo, un accenno di movimento.

“Voglio che tu sia fiero di me.”, disse di rimando Kurt, appoggiando la fronte alla spalla di Blaine. Rimasero fermi così, Blaine che accarezzava lentamente i capelli di Kurt e canticchiava una canzone sconosciuta, o forse semplicemente troppo vecchia – e poi, una macchina si fermò nel loro vialetto, e Kurt sussultò tra le braccia di Blaine.

“Blaine, chi-”

“Oh mio dio.

Blaine stava sorridendo, un sorriso ampio e consapevole – e poi scoppiò a ridere.

“E' Coop.”, disse, nel momento in cui dalla macchina scese proprio Cooper con la sua famiglia. E quando li vide, Kurt non potè fare a meno di sorridere a sua volta e rilassarsi tra le braccia di Blaine.

 

“Non sembri diverso.”

“Coop-”

“No, Blainey. Tuo marito ha bisogno di sapere quanto mozzafiato è.”

“Uhm, grazie Cooper.”, borbottò Kurt, accavallando le gambe, lì seduto sul divano. “Anche tu sei ancora molto carino.”

“Sono decisamente ancora il più bello tra i due fratelli Anderson.”, disse, beccandosi poi una pacca sulla spalla da parte di Sarah, sua moglie. Scoppiarono tutti a ridere, ma Blaine mise il broncio, così Kurt gli diede un bacio sulla guancia e afferrò una delle sue mani.

“Non prendertela.”, gli sussurrò Kurt, in modo che solo lui potesse sentirlo. “Sei bellissimo, lo sai.”

Gli occhi di Blaine furono attraversati da un bagliore di luce, ed era così bello in quei momenti, così reale e così Blaine, che Kurt pensò di smettere di respirare. Blaine lo baciò senza pensarci, un bacio semplice e quotidiano.

“Guardatevi.”, disse Cooper. “Siete quasi peggio di una volta.”

Kurt ridacchiò, e Blaine appoggiò la testa alla sua spalla, facendosi piccolo piccolo contro di lui.

“Aveva tanta paura, sai.”, mormorò Cooper. “Però poi è venuto a prenderti.”

“E io non lo ringrazierò mai abbastanza per questo.”, sussurrò Kurt, sentendo Blaine rabbrividire accanto a lui. Fece passare un braccio attorno alle sue spalle per tenerlo più forte che poteva.

“Siete qualcosa di molto simile a un miracolo.”

Kurt sorrise e sbattè le lunghe ciglia. “Lui è il mio miracolo, Coop. E' la mia luce, il mio sole. Non lo lascerò andare mai più.”, disse con voce chiara, e poi baciò Blaine tra i capelli. Non lo poteva vedere in volto, ma sapeva che stava sorridendo – e che forse aveva gli occhi lucidi.

A un certo punto furono interrotti dal pianto di un bambino, e Sarah si alzò per andare a controllare Marisol, che stava dormendo nella stanza accanto a loro. Si era svegliata, e ora si stava aggrappando al corpicino della sua mamma, destabilizzata dal cambio di ambiente attorno a lei.

“Kurt.”, disse Cooper alzandosi in piedi e prendendo in braccio alla piccola. “Questa è la tua nipotina, Marisol.”, continuò, baciandole i ricci scuri.

Marisol ruotò il piccolo capo e conficcò gli occhi in quelli di Kurt, e questo sussultò.

“Dio, Blaine.”, ansimò. “E'...è uguale a te.”

Sarah ridacchiò. “Già. Glielo dicono in tanti.”

“Se non fossi sicuro che il mio fratellino è gay, avrei cominciato seriamente a dubitare che tu mi avessi tradito, Sarah.”, borbottò Cooper. Sarah alzò gli occhi al cielo e cominciò a dire qualcosa su quanto fosse stanca di sentire quelle battute.

“Vuoi tenerla?” chiese Blaine a un certo punto, stringendo più forte la mano di Kurt. Kurt si voltò e incontrò gli occhi miele di Blaine – in quel momento erano gialli, non sembravano nemmeno umani.

“Non so se lei si lascerebbe tenere.”, ammise Kurt. “Forse...forse avrebbe paura.”

Blaine gli lasciò andare la mano, poi si alzò per andare da Cooper e prese Marisol tra le braccia. Si risedette accanto a Kurt, sistemando il suo corpicino in modo che lui la potesse vedere.

“Scopriamolo.”, sussurrò Blaine. “Avanti, amore mio. Prendila, mi fido di te.”

Kurt guardò Blaine negli occhi, ci annegò dentro e gli gridò grazie un milione di volte, prima di allungare le mani e prendere la piccola tra le braccia. Era...così piccola, e calda, e piena di vita; e non appena fu certa di quello che stava succedendo, si rannicchiò meglio tra le sue braccia, facendosi piccola piccola contro Kurt.

“Mio dio.”, soffiò lui. “E'...è bellissima.”

Blaine gli sorrise, un sorriso ampio e immenso che gli tolse il fiato. “Oh, Kurt.”, sussurrò, accarezzandogli una guancia. “Io ti amo così tanto.”

Marisol si addormentò presto tra le braccia di Kurt e lui non smise mai di cullarla o accarezzargli i ricci, sussurrandole che era bellissima.

“Loro riconoscono gli animi buoni.”, ammise Cooper a un certo punto, osservando la scena con ammirazione. “Per questo non ha paura di te, Kurt.”

Una singola lacrima scivolò giù dalla guancia di Kurt, che Blaine raccolse con il pollice. Poi lasciò che lo baciasse sulla tempia, e per la prima volta dopo tanto tempo, Kurt si chiese come fosse essere padre. E desiderò diventarlo – lo desiderò con tutto il suo essere.

 

Quando arrivò il momento di salutare Cooper e la sua famiglia, Blaine andò ad aiutare Sarah a sistemare la bambina in macchina, mentre il più grande tra i fratelli Adnerson rimase indietro, a qualche passo dalla soglia di casa, vicino a Kurt che era appoggiato alla porta.

“Sono felice, sai.”, disse Cooper a Kurt a un certo punto. La neve stava scendendo, ed erano circondati dal bianco dei prati e il buio della notte. “Che ti abbia ritrovato.”

Kurt deglutì. “Lo sono tanto anch'io, Cooper.”, ammise, un soffio che usciva insieme allo sbuffo bianco di fiato. “Tantissimo.”

Cooper si voltò verso di lui e gli fece un mezzo sorriso.

“Lui non era niente senza di te. Lo guardavo, ma...non era più il mio Blainey. Non c'era più vita, non c'era più emozione. E lui non è così.”

“Lui brilla.”, completò per lui Kurt, stringendosi le braccia al petto. “E' un po' come il mio sole. Pieno di vita e di emozioni e luce.”

Kurt non fece in tempo a dire altro, che Cooper lo abbracciò – stretto, e il suo profumo era simile a quello di Blaine, forse solo un po' più spento.

“Grazie, Kurt.”, sussurrò lui. “Grazie di quello che fai per lui – grazie di aver riportato indietro il vero Blaine.”

Kurt sbattè le palpebre, e alla fine qualche lacrima scese di sfuggita.

“Lui è tutto per me.”, mormorò. “Non lo lascerò mai più.”

Kurt e Blaine rimasero intrecciati a guardare la macchina farsi piccola all'orizzonte – poi a un certo punto Blaine si rigirò tra le braccia di Kurt e strofinò il naso sul suo collo, lasciandogli qualche bacio sfiorato.

“Ho così voglia di te.”, soffiò piano, fiato caldo che si infrangeva sulla pelle. “Facciamo l'amore.”

Kurt gli prese il volto tra le mani e lo baciò – annegando in lui, smettendo si esistere, e poi semplicemente tornarono in casa e si dimenticarono del resto del mondo, e furono solo loro due.

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Un capitolo natalizio tutto per voi, spero che vi piaccia! Presto arriverà anche il sette, promesso, visto che comunque non sono molto lunghi. Fatemi sapere cosa ne pensate, sapete che ho sempre bisogno di capire se questa storia vi sta piacendo! :3

Un bacio grande,

 

Je <3

   
 
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