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Autore: Fanie33    16/12/2014    1 recensioni
In occasione dell'uscita dell'ultimo film della saga.
Prima che tutto cominciasse, prima che quel viaggio avesse inizio, due fratelli guardano la loro casa, e si chiedono come andrà a finire tutto quello.
E, purtroppo si sa, non tutte le promesse possono essere mantenute, per quanto impegno ci si metta.
(Non so come ho fatto, ma non è una Durincest)
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Dwalin, Fili, Kili, Thorin Scudodiquercia
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Fili uscì dalla sua camera sbadigliando, con gli occhi ancora appannati dal sonno e mormorando un “buongiorno” con voce roca ad un corridoio deserto.
Entrò in cucina stiracchiandosi, e si guardò intorno alla ricerca di suo fratello o di suo zio. Non si aspettava davvero di trovarli in casa: era da giorni che andava avanti così, e lui sapeva perché, quindi non si fece problemi a spalmare un po' di miele su una fetta di pane e uscire di nuovo. Attraversò la casa masticando, e si immerse nell'aria fresca della tarda mattinata leccandosi le dita, mentre due voci maschili e il forte odore del tabacco da pipa lo investivano.
«Buongiorno zio. Dwalin» sorrise all'indirizzo dei due nani, che sedevano davanti alla casa esaminando mappe e ampi fogli scarabocchiati fitti fitti.
«Ben svegliato, ragazzo» rispose Dwalin, alzando per un attimo la testa e aspirando una lunga boccata dalla sua pipa.
Fili si avvicinò a loro, sbirciando le carte da oltre la spalla di suo zio, ma si ritrasse disinteressato davanti alla rappresentazione dettagliata di uno dei livelli inferiori della Montagna. Sulla carta erano state segnate alcune croci ad indicare le porte, accompagnate da poche ed eleganti rune marcate nella calligrafia di Thorin. Il giovane nano conosceva a memoria ogni singolo sassolino di Erebor, e aveva studiato accuratamente ogni mappa che suo zio fosse stato in grado di procurarsi negli anni, tanto da poter asserire con certezza di essere ormai in grado di muoversi facilmente in quei saloni, pur non avendoli mai visti.
Si allontanò in silenzio dai due nani, conscio del fatto che se avesse chiesto loro quello che voleva sapere, loro di certo non lo avrebbero nemmeno degnato di una risposta, troppo concentrati su quello che stavano facendo.
Si fermò sul prato, tra gli alberi, e chiuse gli occhi mentre il sole gli investiva i capelli biondi e una leggera brezza gli faceva ondeggiare la stoffa della camicia. Si concentrò per assaporare ogni singolo alito di vento, filo d'erba, foglia e raggio di sole, soffermandosi sul frinire dei grilli e sul leggero aroma di tabacco che impregnava l'aria. Gli sarebbe mancato tutto quello?

Riaprendo gli occhi, sorrise, e si incamminò verso una delle colline che circondavano la casa.
Mentre avanzava tra l'erba alta, la rugiada del mattino non ancora del tutto evaporata al sole gli bagnava i pantaloni, ma Fili non ci fece caso, rallentando appena il passo e iniziando ad arrampicarsi sulla leggera pendenza, aiutandosi con le mani e appoggiandosi ai sottili tronchi degli alberi che crescevano qua e là sul fianco della collina.
Quando arrivò in cima, si ripulì le dita sporche di fango sul tessuto dei pantaloni, concedendosi un momento per riprendere fiato, e si perse a guardare la sua casa dall'altro, una piccola scia di fumo appena visibile che si alzava dal tavolo dove Thorin e Dwalin sedevano.
Lasciò scorrere lo sguardo intorno a sé, e senza nemmeno doversi sforzare a cercarlo, lo vide.
In fondo, per loro era sempre stato così, si capivano senza aver bisogno di parole, condividevano ogni cosa e sapevano sempre cosa dire o cosa fare per aiutarsi.
Kili sedeva sull'erba sotto ad uno dei grandi alberi che crescevano sulla collina, le gambe raccolte al petto e lo sguardo fisso davanti a sé.
Fili immaginò che fosse perso nei suoi pensieri, così rimase per un attimo ad osservarne la figura, i capelli scuri che ricadevano sulle spalle e la tunica toccata qua e là da una macchia di sole che filtrava tra le foglie. Si chiese cosa stesse pensando in quel momento, ma in realtà non serviva: era la stessa cosa a cui pensava lui, sempre più spesso.
Ormai, anche se nessuno ne aveva ancora parlato apertamente, lo sapevano entrambi. Il tempo sembrava scorrere più in fretta, le visite di Dwalin, di Balin e di altri nani si erano fatte più frequenti, e Thorin era diventato irrequieto, quasi... impaziente.
Anche se nessuno aveva ancora parlato di “partenza”, i due fratelli lo avevano capito da un pezzo. Troppi riferimenti a fuoco di drago, troppi nomi di nani morti in battaglia, troppi sussurri di famiglie alleate per poter anche solo pensare di passare inosservate.
Alla fine, anche quel momento era giunto, e se anche non si fosse trattato di partire di li a poco, era inevitabile.
Thorin voleva tornare ad Erebor, e portare i suoi nipoti, la sua discendenza, con sé.
Era il sogno di una vita intera, in fondo. Tutte quelle storie, tutte quelle leggende, tutte quelle parole di odio e di vendetta sussurrate, la necessità di riconquistare un regno perso da troppo tempo.
Era il sogno di una vita. Ma di chi era, quella vita?

Gli si sedette accanto, le gambe incrociate e le mai appoggiate sulle ginocchia. Seguì il suo sguardi, fisso oltre alla loro casa, sul bosco fitto che copriva il fianco di una delle colline in lontananza, la luce del sole alto nel cielo che a malapena illuminava le chiome degli alberi.
Respirò profondamente ad occhi chiusi, assaporando la brezza fresca di quella primavera che ancora si attardava, riluttante a lasciare il posto all'estate, e sospirò rilassando le spalle e buttando indietro la testa.
Kili lo aveva sentito arrivare, probabilmente lo aveva perfino visto uscire di casa, ma non si era mosso, rimanendo li ad aspettarlo.
Sorrise, Fili, rilassando i muscoli e sdraiandosi, il peso appoggiato sui gomiti.
«Kili?»
Suo fratello non rispose, limitandosi a stendersi accanto a lui, la testa appoggiata al terreno e gli occhi aperti fissi al cielo.
Fili lo osservò per un momento, le iridi scure che scattavano tra le foglie degli alberi alla ricerca dell'azzurro e delle nuvole, i capelli lunghi raccolti in trecce quasi del tutto disfatte. Avrebbe dovuto rifargliele entro un paio di giorni, valutò.
Si disse che era così giovane, che lo erano entrambi, e che nonostante tutto, quello non era poi così male. Era il loro destino, dopotutto.
Si sdraiò accanto a lui, le loro teste vicine, i capelli di uno a mescolarsi con quelli dell'altro, e fissò anche lui i propri occhi al cielo, alla ricerca di qualcosa che non avesse già visto nei miliardi di volte in cui aveva già osservato quella distesa azzurra in passato.
Si ritrovò a pensare a tutte le cose che avevano fatto sotto a quel cielo, loro due insieme. Erano cresciuti li, avevano imparato a combattere in quella stessa valle, ed erano sempre in quella casa, per quella che era stata, a tutti gli effetti, una vita intera. Conoscevano ogni stella, ogni nuvola, ogni alito di vento e ogni filo d'erba, e avevano seguito centinaia di percorsi di caccia, stanato migliaia di animali, fatto il bagno in tutti i ruscelli che mai avessero percorso quella stessa pianura.
Si voltò verso suo fratello, che aveva chiuso gli occhi. Sapeva perfettamente che stava pensando la stessa cosa.
«Kili?» lo chiamò piano, e il più piccolo piegò la testa e incrociò il suo sguardo.
Si fissarono in silenzio per un po', senza quasi sbattere le palpebre.
«Dormito bene?» chiese il minore, con un piccolo sorriso.
Fili roteò gli occhi «fin troppo»
Sorrisero entrambi, in un leggero sbuffo, e voltarono di nuovo la testa al cielo.
«Da quanto è arrivato?» chiese il maggiore.
«Da circa tre ore. Thorin lo aspettava sulla porta neanche portasse l'Archengemma con sé» rispose il moro, nascondendo una smorfia di disappunto.
Fili se ne accorse comunque, ma lasciò correre «lui e lo zio devono solo ridefinire le ultime cose, poi...» lasciò la frase in sospeso, perché sapeva che dirlo ad alta voce era qualcosa di ancora troppo definitivo.
Kili strinse le labbra.

Rimasero in silenzio a guardare il cielo, finché il sole non iniziò a filtrare tra le foglie che li riparavano e divenne insopportabile per gli occhi. Fili si mise di nuovo a sedere, subito imitato da suo fratello.
Entrambi guardarono verso la casa, dove ancora Thorin e Dwalin sedevano a fumare.
Si era alzato un po' di vento, che faceva ondeggiare i loro capelli e gonfiava la stoffa delle loro camicie.«Ti mancherà tutto questo?» chiese il minore, dopo un po', la voce ridotta ad un sussurro.
Fili strinse le labbra. Se lo era chiesto anche lui, molte volte. Si era sorpreso spesso a contare i gradini della scala che portava al piano superiore, o a osservare con attenzione il profilo di una montagna, o a cercare di ricordare quanti passi distasse la porta della sua camera da quella del fratello. Era come se dentro di sé volesse a tutti i costi fissare in mente ogni singolo particolare di quel posto, della sua casa, così da non dimenticarlo mai.
«Forse. Ma Erebor è il nostro destino. Diventerà casa nostra, un giorno» rispose, cercando di convincere anche se stesso con quelle parole.
«A me mancherà ogni cosa» mormorò Kili, lo sguardo perso davanti a sé.
Fili si voltò a guardarlo, e dopo un attimo gli diede un leggero colpetto con la spalla «Possiamo tornare, se vuoi. Quando tutto questo sarà finito, quando zio Thorin si sarà ripreso il suo trono, potremmo tornare qui, a vedere come se la cava questo posto senza di noi» sorrise. Ci credeva, ci credeva davvero. Forse, in fondo, anche lui voleva poter tornare.
Kili sorrise leggermente, abbassando per un attimo il capo.
Di nuovo, si persero a guardare davanti a loro, fin dove il cielo azzurro sfumava in una linea di nuvole bianche prima di toccare il profilo delle colline in lontananza. Una folata di vento scompigliò i capelli di entrambi.
«Fili? Credi che... credi che a Erebor soffi il vento come qui?» chiese Kili.
Il maggiore non lo sapeva. Come poteva saperlo? In fondo nemmeno se la ricordava, la Montagna.
Non sapeva com'era il vento, o il sole, o l'erba, o se la notte calava più in fretta o se le nuvole erano bianche come li. Non sapeva se gli alberi erano altrettanto alti o se c'erano ruscelli in cui farsi il bagno. Non sapeva se avrebbero avuto freddo di notte, chiusi in una delle grandi camere di pietra in cui Thorin era cresciuto, o se la luce del sole riusciva a filtrare abbastanza in profondità da illuminare anche le stanze più interne. Avrebbe voluto così tanto poter rassicurare il suo fratellino, dirgli che sarebbe andato tutto bene, che là tutto sarebbe stato perfetto. Ma non poteva.
«Non lo so, Kili. Non ne ho idea. Ma comunque soffi il vento a Erebor, andrà bene» rispose.
«Già» disse il minore, tirando le labbra in un leggero sorriso.
Di nuovo silenzio, lungo denso e pesante, di quelli come ce ne erano stati tanti in quegli ultimi tempi. Era come se tutto il mondo attutisse il suo scorrere nell'attesa di quello che sarebbe successo da lì a poco, ma anziché rallentare il tempo scorreva più in fretta, quasi a voler ridurre al minimo l'attrito e l'ansia di quegli ultimi attimi. Il respiro profondo prima del balzo.
«Credi che ce la faremo?» chiese il minore, con lo sguardo fisso davanti a sé, senza però guardare nulla in particolare.
Fili sospirò. Più ci pensava, meno ci credeva. «Si, ce la faremo» disse, sorridendo leggermente.
Il moro si girò verso di lui, e incrociando il suo sguardo capì che mentiva, e sorrise a sua volta, tristemente.
«Magari non tutto andrà come vogliamo che vada, ma alla fine ce la faremo» ritentò Fili, guardando suo fratello.
«E se non dovesse andare? Se dovessimo fallire?» chiese il più piccolo, quasi non fosse lui quello più temerario e spericolato dei due.
«Non falliremo. Non succederà. Arriveremo a quella sala e guarderemo nostro zio sedersi su quel trono. Insieme»
«Insieme» ripeté il più giovane, quasi cercando di convincere sé stesso.
«E quando alla fine Thorin sarà re, potremo tornare qua, e magari restarci per un po'» sorrise il maggiore.
«Me lo prometti?»
«Che cosa?»
«Che andrà tutto bene, che resteremo insieme e che se vorremo potremo tornare a casa, insieme»
Fili sospirò «Kili, Erebor sarà la nostra casa»
«Ma tu me lo prometti?» chiese il moro, guardandolo negli occhi.
«Si, te lo prometto. Andrà tutto bene» disse il maggiore sostenendo lo sguardo.
Kili lo fissò per un secondo, poi abbassò il capo, e sorrise mesto «Non dovresti fare promesse che sai di non poter mantenere»











NdA
Salve a tutti.
Mi mancava questo fandom, e mi mancavano questi due nani.
Allora, senza girarci tanto intorno, sappiamo tutti cosa succede domani, anche se io non mi rassegnerò mai. MAI.
Detto questo, avevo intenzione di scrivere una cosa del genere da, tipo, l'uscita del primo trailer. E secondo voi quando l'ho scritta? Ma il giorno stesso, ovviamente.
Vabbè, se non fosse così non sarei nemmeno io.
Bene, spero che vi sia piaciuta, e che vi abbia fatto stringere il cuore almeno un po' (il mio sanguina da, tipo, SEMPRE, ma fingiamo che non sia vero...)
Grazie a tutti quelli che leggeranno e a chi perderà un po' di tempo per lasciarmi una recensioncina.
Baci a tutti,
Fanie

PS Ah, chiariamo un'altra cosa. Non illudetevi crediate che solo perchè la saga finisce in quel modo io smetta di scrivere su di loro, nossignore. Mi avrete tra i piedi ancora per mooooolto tempo *risata malefica e finisce tossendo perchè stava per strozzarsi*
   
 
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