« ♪ Pommodoro,
mozzarella, pastasciutta e maccheroni,
melenzane,
peperoni, il mio show comincia qua,
involtini,
cotolette, costolette di maiale,
i crostini di
caviale solo a chi li chiederà.
E se siete un
po’ depressi, e se vi sentite soli,
la mia zuppa
di fagioli tutti allegri vi farà!
E sarete più
felici se di me voi vi fidate,
come faccio
io le alici mai nessuno le farà! ♫ »
(Edoardo
Bennato)
HO FAME!
Ma che palle!
Non posso sempre aspettare, io ho fame!!! Già ho dovuto farmi strada a pedate
in questo schifo di paese, per poi scoprire che l’unica bettola è chiusa?!?
Va bene, da
uno che si chiama “Gigi l’Unto” non mi aspetto manicaretti francesi, ma
porzioni abbondanti e che grondino olio e fritto sì. E voglio che mi siano
servite subito!!!
Vi farò
vedere io la “peggior generazione”, accidenti a voi e a quella sciacquetta che
per impegnarmi nell’attesa mi ha portato… i grissini. Grissini.
A parte che
danno sete, e sono così salati da farmi pensare che li portano ai clienti solo
per far ordinare più roba da bere, il che mi fa comunque girare il culo, ma
come può pensare quella deficiente che io, io,
possa sfamarmi con dei grissini?!?
Come
antipasto voglio del cinghiale! Cinghiale arrosto, e con le patate! E la pizza,
quella con la mozzarella filante e il pomodoro! Non mi chiamo “pozzo senza
fondo” per motivi che hanno a che fare con le mie abitudini a letto, levatevelo
dalla testa!
Parte di
quella cazzo di taglia è per casini combinati nei ristoranti, ricordatevelo
bene!
Fama e
ricchezze mi interessano ma… ho fame!
Voi non
capite quanto per me sia necessario il cibo. Amore. Il cibo è amore.
No, al
Principe Azzurro non credo, credo in quello che vedo e in quello che sento. Con
le orecchie? Ma no! Con le papille gustative!
Cosa credete,
che la buona cucina sia solo una questione di farine, di oli, di vini e di
impasti? O di cacciagione? Stupidi. Stupidi quanto le mocciose che sognano
principi azzurri che cagano arcobaleni.
L’amore è
tutt’altro. Quello che pensi mentre impasti. A chi pensi mentre e stiri e
spingi per rendere morbida la pasta del pane.
Sapete cosa
dovete fare, per esser sicuri di mangiare bene? Levate gli occhi dal menù.
Evitate proprio di leggerlo. Io non lo leggo mai, anche perché non mi serve
nemmeno per il listino prezzi: con quello che mangio, il conto non riuscirei a
pagarlo neanche volendo. No, non lo pago quel cazzo di conto! “Pirata”, vi dice
niente?!
Per essere
sicuri di mangiar bene, guardate il cuoco. O il proprietario, o chiunque sia l’idiota
dietro ai fornelli. Basta uno sguardo per capire se una persona sa cucinare e
come, e io non sbaglio mai. Questo Gigi l’Unto è un ripiego, ho esaurito le
scorte sulla nave e o mangio o muoio. E siccome la seconda non mi piace per
niente, vada per questa topaia.
Cazzo ti
guardi, tu?! Come ti chiami? Souzette?
Ecco, brava,
portami anche un vassoio di crepes
suzette. E muoviti!
No, nemmeno
questa crede nel Principe Azzurro. Si vede ad occhio. Magari spera che qualcuno
(anche un tipo in calzamaglia e cavallo con la permanente) la porti via da questo
schifo di locale, e non posso darle torto.
Per cucinare
ci vuole amore. Tanto amore! E le cose cucinate con amore… beh, sono più buone!
Buonissime! Si sciolgono in bocca e ARRIVA O NO IL MIO PRANZO?!?
Generazione
Peggiore? Oh sì. Ditelo ad alta voce, scrivetelo sui muri, fateci una canzone o
quello che caspita volete. Anche se non sono sicura di essere così peggiore rispetto a chi mi ha
preceduta. Quel Gold, o come diavolo si chiamava, non era mica un agnellino,
no? Non mi pare.
Agnellino…
oh, sì… agnellino di latte, quanto sei tenero al forno…
Quindi l’amore
è una cosa seria. Una cosa cucinata con amore vi cambia la giornata. Avete mai
mangiato in una mensa? Io sì. Da piccola mi hanno tirata su le suore, al
refettorio ci ho mangiato per anni, e non c’era un grammo di amore in quegli
impasti. Chiunque li preparasse era arido e scocciato. Senza sale, senza
condimenti gustosi, senza calore.
La vita è
così diversa!
Prendo quello
che voglio, mangio dove mi piace, razzio come mi pare. Covo vendette e progetto
conquiste a stomaco pieno. Il cibo delle suore non saziava mai, nemmeno a
mangiarne quintali, anzi, ad avere il
coraggio di mangiarne quintali. E quando mangiavo quel cibo pensavo male, vedevo offuscato, come guardare un tramonto da un buco di serratura. Adesso che mangio a volontà, è come aver abbattuto quella porta con un calcio ed essere uscita a guardare tutto per intero. Mi sento meglio.
Fu una fuga d’amore,
non mi vergogno ad ammetterlo. Cercavo amore, non delle teste di pezza che
mormoravano sermoni incomprensibili.
Trovai una
tavola calda, e fu subito amore.
Poi che il
Principe Azzurro esista o meno… beh, credo che sia una delle cose più perverse
che ci permettessero di leggere. Ma come, pensavo a tredici anni, non possiamo
leggere le riviste femminili perché la posta del cuore è troppo libertina, però
un tizio col mantello celeste può rapire una donna e portarsela a letto?
Ho viaggiato
e l’amore l’ho visto, sentito, assaggiato. Esiste. Un tizio del genere no,
fortunatamente. Ma poi, i Principi Azzurri hanno anche un cuoco personale? Azzurro
anche lui, magari. Un Cuoco Azzurro.
“Cuoco”… che
bella parola!
Ecco, un
Principe Azzurro non lo vorrei nemmeno mangiare, ma un bel Cuoco Azzurro mi
pare uno splendido compromesso.
TI SEI DECISO
A PORTARE DEL CAZZO DI CIBO, EH, SCHIFOSO?!
Gigi l’Unto guardò con preoccupazione
quella ragazza dai capelli rosa ingurgitare come una betoniera tutto ciò che
lui, le sue fidanzate e Souzette erano riusciti a cucinare.
Aveva la bruttissima sensazione che
non solo quella cliente non avrebbe pagato niente, ma neanche mandare Souzette
a saccheggiarle le tasche sarebbe servito.
Si pulì le mani sul toupet che si
tolse e con un sospiro tornò nella cucina assieme al topo che da anni gli
faceva compagnia.
Dietro le quinte…
Sono fermamente convinta di due cose: che nel cucinare
ci si possa mettere amore; che mettendo il suddetto il cibo diventi più buono.
Ho cercato di sviscerare un po’ Bonney, e farle dire
cosa pensa del suo mangiare così tanto.
Pensieri un po’ confusionari, disordinati. La
piratessa (unica donna tra le Supernove) mi ha sempre dato l’impressione di
disordine, arroganza, avidità, sangue freddo. Spero che questo dipinto vi sia
stato gradito.
L’espressione “Cuoco… che bella parola” è una battuta
di Antonio De Curtis, Totò, nell’opera “Miseria e Nobiltà”.
Gigi l’Unto, forse qualcuno lo conosce già, è stato
protagonista secondario nella storia “Buonasera dottore!”, con Kid e Law.
Grazie per aver letto,
Buon appetito,
Yellow Canadair