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Autore: Elle Douglas    17/12/2014    0 recensioni
'Ci facciamo sedici foto, e cerchiamo di cambiare espressione e posa in ognuna per renderle diverse.
Alla fine davanti a quella camera diamo anche la testimonianza del nostro amore, e a quello dedichiamo più foto.
Usciamo da lì, e la macchinetta ci da quelle foto un po’ sceme, un po’ serie, un po’ pazze, un po’ innamorate, un po’ noi.
Io le guardo con il mento sul suo braccio mentre lui le tiene in entrambe le mani.
‘Tu quale vuoi?’, dice tenendole in mano ed esaminandole insieme a me.
‘Non posso prenderle’, gli dico affranta.
Lui mi osserva, poi intuisce.
‘Ah, già. A volte dimentico…’, fa lui tra il serio e il dispiaciuto.
‘Specie in serate come questa’, aggiungo io. ‘… in cui tutto sembra perfetto. Noi siamo perfetti’.
-
*Seguito in parte di 'My life with you (Simply Dream).
Genere: Generale, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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9. Together

Per tutto il ritorno in auto non fu altro che il silenzio più assoluto.
In realtà era come se mi fossi spenta, come un computer troppo carico d’informazioni che si chiude d’improvviso.
Avevo tirato fuori tutto. L’avevo visto a pezzi. Me ne ero andata, ed era finita così.
Le strade si erano divise.
In realtà avevo così tante cose per la testa, che non pensavo davvero a nulla.
Nessun pensiero si estrapolava dagli altri, la mia concentrazione non era su nulla in particolare.
Mi muovevo in passi e in gesti che sembravano automatici, senza davvero una cognizione di causa.
Volevo essere felice, ma non potevo esserlo, non me la sentivo perché in mente mi tornava il suo volto.
Gli occhi spenti.
Come potevo permettermi di stare bene?
Non sapevo se piangere o meno, non sapevo se ridere.
Non mi sembrava giusto.
‘Ehi. Stai bene?’, domandò Colin incontrando il mio sguardo perso.
E se fossi scoppiata a piangere di fronte a lui? Non potevo.
Lui era tutto ciò che volevo, come sarebbe stato se avessi fatto un passo falso di fronte a quella relazione a cui avevo appena messo fine, di fronte a lui.
Incrociai le braccia al petto e annui, ma ero poco convinta, me ne accorgevo da me, come potevo dargliela a bere a lui?
‘Sei sull’orlo…’, fece lui avvicinandosi dolcemente.
Sciolsi le mie braccia al petto e mi rifugiai sul suo.
Unii le mie braccia dietro la sua schiena e lo abbracciai forte, così da nascondere ogni evidenza. Così da nascondere quella parte di me che stava morendo.
Lui ricambiò, senza troppe parole.
E piansi, ed era un misto di tutto senza un vero e proprio motivo lampante.
Rabbia, gioia, dolore, amore… erano tutte lì una per una.
Lui mi accarezzava dolcemente.
Mi passava una mano tra i capelli, una mano sulla schiena, interrompendo a volte quei gesti con un bacio sulla testa in modo affettuoso e protettivo.
Mi sentivo a casa, con lui, mi sentivo al sicuro e quelle sue braccia sembravano proteggermi anche dal mondo intero.
Dopo un tempo smisurato, sciolsi l’abbraccio e mi misi seduta accanto a lui tirando su con il naso.
Lui mi tenne la mano.
‘Non voglio che pensi che sto piangendo per la decisione che ho preso’, chiarii cercando di incrociare i suoi occhi.
E se fosse arrabbiato, dispiaciuto perché pensasse quello?
Presi coraggio e mi persi in quel cielo.
Non era in tempesta, era limpido.
‘Lo so..’, fece lui con fare premuroso, raccogliendo le ultime lacrime che solcavano le mie guance.
‘Non sono pentita dalla scelta che ho fatto. Voglio te, te l’ho detto ieri sera e lo ripeto, perché è ciò che sento. Ma lasciare andare qualcuno che ha fatto parte di te per tanto tempo è difficile, e avere quella sua immagine in testa, quelle ultime immagini mi lacera, perché sono io il motivo per cui sta così, ora e non solo. L’ho ucciso, in qualche modo ed era l’ultima cosa che non avrei voluto mai fargli!’, dissi ancora con la voce rotta.
Abbassai lo sguardo, per un momento e cercai di ritrovare il controllo di prima.
Non dovevo piangere. Dovevo farcela.
‘Non è colpa tua’.
Come poteva anche solo pensarlo, certo che era colpa mia.
Non annui neanche, a che sarebbe servito?
Era una parola di circostanza, detta per farmi star meglio di come mi sentissi in realtà, ma sapevo che era a fin di bene.
‘E’ di chi è Col? Trovami una sola persona che c’entri in questo oltre me’, lo guardai stravolgendo gli occhi quasi urlando, ma dovevo smetterla.
Non volevo litigare con lui. Non ora.
Feci un respiro profondo e mi asciugai gli occhi spalancando un bel sorriso.
Dovevo farcela, per lui.
Per la meraviglia che avevo dinanzi a me, e che avevo deciso di abbracciare.
Lui sarebbe stata la mia nuova vita..
‘La verità è che ho scelto te, e non potrei essere più felice, anche se lo so che non sembra. Non voglio abbatterti e invece lo sto facendo, ma ti chiedo di comprendermi, solo questo. Ti amo perché sei il mio migliore amico, il mio confidente e anche di più, in questi mesi, sei divenuto importante per me, sei diventato il mio punto di appoggio, e voglio vivere con te, sposarmi con te, avere dei figli con te e invecchiare con te. E in questo momento, non so come andrà la mia vita, non so dove andremo, cosa faremo, sono confusa su ogni singola cosa della mia vita, tranne te. Tu sei la mia unica certezza’.
Gli occhi di entrambi, i suoi erano velati da un emozione, e i miei erano il suo riflesso. ‘Con te, sono diversa, felice, oserei dire. Con te, è diverso. Mi fai sentire importante, protetta, abbastanza. Con te, sono me stessa, senza nessuna paura e insicurezza. Ecco perché ho bisogno di te.”
Mi prese per la nuca e mi avvicinò alle sue labbra.
Ci baciammo a lungo, molto a lungo, fino a perdere completamente il senso del tempo.
Ero a casa.
Ero con l’uomo della mia vita, ed ero felice.
 
 
Sei pronta?’, disse infondendomi il suo coraggio e tenendomi per mano.
Era un nuovo giorno.
Un nuovo giorno per noi, e io ancora stentavo a crederci.
Vivevo con l’agitazione della reazione degli altri e con la gioia enorme che mi gorgogliava nelle vene, tra le due opzioni non sapevo a quale adattarmi e quale dare a vedere.
Continuavo ad essere piuttosto titubante, non per la scelta in sé, ma per le reazioni in generale.
Quante domande e sguardi strani ci sarebbero piombati addosso appena saremmo entrati?
Avevo le gambe che tremavano, insieme a tutto il resto.
‘Non è per te che son nervosa, e per… oddio, non lo so. Le reazioni’.
‘Stai ancora pensando ad Adam?’
‘Anche’, ammisi mangiandomi le unghie.
‘Ci è già passato una volta, ci passerà anche la seconda’.
Ci pensai ancora un po’ su, prima di scendere dall’auto.
Lo guardai ancora, pensierosa, a braccia incrociate.
I suoi occhi insieme al suo sorriso mi confondevano.
Prese e mi diede un bacio fugace.
Lo guardai torva.
‘Se vuoi tranquillizzarmi, dovrai fare di meglio’, indicai.
Inarcò un sopracciglio, e apri il suo enorme e meraviglioso sorriso.
‘Lo sai che non puoi farmi questo’.
Si avventa sulla mia bocca dolce e famelico come sempre in questi casi.
Le lingue si esploravano, si cercavano, si coccolavano e abbracciavano, e io dal canto mio ogni volta non riesco a fermarmi.
Ogni volta è come una frenesia, e anche lui non scherza.
Sembrava che ci divorassimo e ci consumassimo ogni volta.
Mi diede un ultimo bacio e poi si stacco, definitivamente.
Lo guardai, sognante e realizzai, per l’ennesima volta quella mattina.
Quest’uomo è soltanto mio, e io ancora non ci credo.
E sorrisi come una bambina davanti alla sua più grande gioia.
Fuori, delle nubi nere ci sovrastano e un carico di pioggia sembra che venga giù da un momento all’altro, per ora non sono altro che gocce leggere che non intaccano del tutto.
Lui gira l’auto e mi apre la portiera con un ombrello in mano.
Indosso gli occhiali, anche se non ce n’è davvero bisogno e mi avvio sul set con lui che mi cinge, un po’ per stare entrambi sotto l’ombrello, un po’ perché ci fa comodo così.
 
Entriamo da Granny’s, è lì che tutti si riuniscono al mattino presto.
E’ tipo un ammasso di gente tra crew, macchinisti, attori di cui non si distingue una sola persona, che va avanti e indietro, e in quel piccolo spazio oggi mi sembra di entrarci in modo diverso.
Nonostante questo, però ho ancora Morfeo che mi pretende, e Colin potrebbe dire lo stesso.
Ci avviciniamo al tavolo dove di solito è posto il caffè, il primo di una lunga serie.
Con la mano, mi aiuta a passare attraverso la lunga fila, arrivati allunga le mani e ne prende due su cui sono scritti i nostri nomi.
Mi porge il mio e tenendomi per un fianco mi porta dove sono seduti Josh, Sean, Lana e Jen che discutono di qualcosa di ben preciso.
Mi infilo nel mezzo, vicino a Sean e di fronte a Jen che è dall’altra parte del tavolo.
‘Buongiorno’, dico ancora frastornata, sia per la notte, sia per l’agitazione, sia per tutto.
Sono un fascio di nervi.
‘Eh buongiorno a voi!’, fa Lana sprezzante e tutta sorridente, guardandoci mentre ci sediamo.
Mi chiedo come faccia ad avere tutte quelle energie di primo mattino.
‘Lana, sono le 6, spiegami come fai’, dico ancora tutta assonnata e priva di qualsiasi forza d’animo e quasi incolore.
Do un sorso al caffè, sperando in un risveglio.
‘Imparerai, con il tempo a gestire i tuoi orari, invece di fare le ore piccole’, sorseggia il suo caffè e fa l’occhiolino.
‘Pattinson ti ha marchiata a quanto vedo’, fa Josh indicando il mio collo.
Lo guardo senza capire che intenda, prendo il telefono e lo uso a mo’ di specchio.
Un succhiotto.
Guardo di sottecchi Colin, che sta cercando come me una spiegazione a quelle frecciatine.
Un segnale meno evidente, no?
Lui sogghigna e sorseggia il suo caffè, gli do’ una gomitata nelle costole, lui trattiene un ‘ahi’ e quasi si strozza.
Non ce la farò mai di fronte a tutte quelle persone che ci osservano.
Tre paia occhi sono puntati su di me.
Affondo nel caffè e zittisco.
Colin, che mi è accanto non ce la fa, non dopo che se l’è preparata e aspetta di dichiararmi sua da mesi.
Sin da quel bacio, o forse anche prima. E’ lì tutto eccitato.
‘Ragazzi, vorremmo dirvi una cosa che però non esca da questo cast’.
Loro annuiscono e danno la massima attenzione a ciò che sta per avvenire.
Josh, che ha osservato l’espressione di Lana, ci osserva.
Mette una mano sotto il mento come se stesse pensando a qualcosa, sta macchinando qualche intuizione.
Sembra che quella lampadina stia per accendersi da un momento all’altro.
‘Ma voi due, siete venuti insieme?’.
Io scivolo ancora di più sulla poltrona, e mi nascondo dietro gli occhiali da sole, ancora sorseggiando.
Quegli sguardi, quelle domande stanno arrivando.
Sono in precipizio sulle loro labbra.
Colin mi guarda, e non riesce a trattenere appieno le sue emozioni, la sua felicità.
Ha un sorriso enorme in viso.
E’ da tanto che vuole sbandierarlo quanto me.
‘Si, siamo venuti insieme’.
Mi sembra di vederle le loro menti in cerca di chiarezza. Viaggiano in una strada fatta di nebbia, alcuni intravedono qualcosa, altri non vogliono credere a ciò che vedono, altri ancora hanno già visto tutto.
Sean che mi è accanto, intercede sporgendosi con i gomiti sul tavolo e guardandoci fissi.
Sto per esplodere in due emozioni contrastanti.
‘Aspetta. Aspetta. Aspetta… siete arrivati mano nella mano, vi ho visti. C’è qualcosa che dovremmo sapere?’, chiede incuriosito.
Colin mi guarda, in cerca di conferma, sa che sono troppo timida per farlo io.
Lui si prepara, quasi come se dovesse tenere un discorso.
‘Beh, qualcosa da sapere c’è…’ fa intendere tronfio e mi lancia uno sguardo d’intesa.
‘Io e Colin, stiamo insieme’, spolmono quasi in fretta.
La gioia mi pervade e un sorriso si fa avanti.
Stiamo insieme. Mi sembra incredibile averlo detto ad alta voce.
Averlo ammesso dopo tanto.
Sto morendo nell’osservarli.
‘Lo sapevo!’, esplode Lana eccitata, sbattendo un pugno sul tavolo e facendoci prendere un colpo.
Mi sorprendo della sua soddisfazione, ma non sul fatto che lo avesse intuito.
Josh, sbatte ripetutamente gli occhi, con lui anche Jen.
Mentre Sean è tutto un sorriso di alleanza con Colin, e mi chiedo se già sapesse qualcosa allora.
Guardo Colin interrogativa, e fa spallucce.
‘Cioè… tu e lui…?’ fa Jen, indicandoci ancora incredula.
‘Io e Colin’. Asserisco senza trovare ulteriori parole da aggiungere.
C’è così tanto da dire in quel io e Colin che si trascina da tanto in incontri, baci, ammiccamenti, carezze, parole che come si può raccontare tutto in un momento?
Dio, come si fa a descrivere tutto ciò che è successo? Tutto ciò che provo per l’uomo che mi è accanto?
‘Ma perché voi davvero non l’avevate capito?’, fa Lana rivolgendosi agli altri.
E’ un no collettivo.
Lei scuote la testa, irritata, borbottando qualcosa.
‘E Pattinson?’, chiede Jennifer.
Eh, Pattinson. Quel cognome graffia ancora appena mi sfiora.
‘Ci siamo lasciati.’. E non aggiungo altro, perché non c’è da aggiungere altro.
I dettagli li tengo per me.
‘Non è stata una cosa programmata, non avevamo alcuna intenzione di innamorarci.’, spiega Colin, intercedendo per salvarmi.
E le domande continuano.
Ci spieghiamo, chiedono e non è ne la prima ne l’ultima volta che succederà.
 
Durante la giornata le voci viaggiano per il set.
Abbiamo deciso di dirlo solo al cast e amen, al resto del mondo fan e non, si vedrà dopo.
Dovevamo avvertire ancora le nostre famiglie, io dal canto mio, non sentivo i miei da un po’, e le ultime chiamate erano state del tutto sfuggenti e sbrigative che era stato difficile anche solo accennarlo.
Non sapevo come l’avrebbero presa, loro e tutti i miei parenti che ormai mi davano sposata a Robert, dati gli ultimi avvenimenti che erano successi.
Intanto era meglio saperlo da me piuttosto che da giornali e tg scandalistici.
Conoscevano pochissimo Colin, più che altro l’avevano visto un paio di volte su Skype quando lui capitava con me, ma non pensavano ci fosse qualcosa, o almeno credevo così.
Ma per ora volevamo goderci un po’ di tranquillità, il tutto era stato così frenetico e confusionario nelle ultime settimane che volevo del tempo solo per noi ora.  Vogliamo essere soli.
Io e lui e il mondo fuori può aspettare.
Per il momento mi trasferii momentaneamente a casa di Colin, nell’attesa di arredare e rifinire il mio appartamento, ancora privo dell’essenziale per viverci completamente.
Nonostante ora stessimo insieme, avevamo deciso di far cosi per i primi mesi almeno, per non destare sospetti ad occhi indiscreti, compresi gli stessi inquilini del palazzo.
Ogni tanto, appena avevamo un giorno libero mi accompagnava da Ikea, a scegliere qualcosa.
In quella casa avrei dovuto starci per almeno nove mesi l’anno, quindi tanto valeva arredarla per bene, e in modo accogliente.
I restanti tre mesi erano un po’ un delirio, ora.
Sarei tornata a New York? In Italia? O in Irlanda a conoscere i suoi?
Ne avevamo discusso un po’ e avevamo deciso di pensarci. Entrambi.
 
Non so cosa dovremmo aspettarci, non so quanto dovrò aspettarmi da tutto questo, non dalla storia con lui, che era la mia unica certezza. Lui era la mia unica certezza. Ma della storia che ne sarebbe venuta fuori prima o poi, ma so che non m’importa e che qualsiasi cosa succeda, qualsiasi critica che riceverò e riceveremo l’affronteremo insieme, perché si sa che in due si è più forti.
Non faceva altro che rassicurarmi su questo.
Le critiche ci saranno, come ci sono sempre state.
Ci sarà gente sollevata dal fatto che abbia lasciato Rob, altra gente getterà insulti, critiche e quant’altro su di me per aver spezzato quel sogno e per aver fatto del male a Rob.
Altra gente esulterà per quel ‘Vanoghue’ sbandierato sui vari social come una fantasia, e altri non saranno affatto contenti.
Mica non lo vedevo l’effetto che Colin faceva sul mondo femminile.
‘Secondo me mi sbraneranno, appena sapranno qualcosa’, dico mentre da lontano le osservo oltre le transenne.
‘Chi?’ fa lui vago.
‘Loro!’, e feci un cenno per indicarle. ‘Sei il loro sex symbol’, allusi guardandolo di sbieco.
‘Beh, si avranno uno shock, forse. D’altronde guardami sono diabolicamente affascinante’, disse parafrasando il suo personaggio e sbandierando un ghigno degno di Hook.
Ruotai gli occhi stizzita da quell’ego.
‘Ma sai cosa? Io ho occhi solo per il mio grande amore’.
E sbandierava quella faccia da cucciolo che mi faceva sempre cadere.
Scossi la testa, cacciando via l’idea di baciarlo lì davanti.
‘Su una cosa hai ragione’, confermai. ‘Sei diabolico’.
Si cacciò a ridere come un bambino a quell’affermazione.
Quel mondo è così.
Pur essendo sempre stata dietro le quinte quando stavo con Rob ormai lo conoscevo a menadito e pur sapendo cosa aspettarmi non sono mai del tutto pronta.
Non c’è mai un solo punto di vista, ce ne sono tanti. E non importa che la storia sia tua, loro avranno sempre qualcosa da ridire a riguardo.
Alcuni ti butteranno giù, altri ti risolleveranno, altri ancora crederanno di conoscerti e di conoscere le tue ragioni ma nessuno al di fuori di te saprà mai le ragioni delle tue scelte.
Le ragioni per la quale il mio cuore aveva deciso di legarsi al suo.
Lo sappiamo solo noi, e nessun altro lì fuori.
Ma per adesso voglio godermi al meglio quei momenti.
I nostri momenti.
Sul set e fuori, dobbiamo sempre essere cauti, dato che c’è gente che viene ad assistere alle riprese.
Dobbiamo far finta di nulla, ma con lui è fortemente arduo specie quando, durante le pause non fa che avvicinarsi, con fare ammiccante, mi mette un braccio intorno al collo, mi prende per mano e ridiamo complici di qualcosa che fa parte solo di noi.
E’ una sfida continua.
 
E’ sera tardi e siamo sul set, ancora.
Non ho ben contato ma saranno quindici ore che sono lì.
Sono fuori da quello che è Granny’s e siamo all’ennesimo momento di pausa di quella giornata, sono stanchissima.
E’ inutile dirlo.
Tutti sono in giro, a dare direttive, a spostare macchinari.
E’ un gran casino concentrarsi a volte, ma la roulotte era troppo lontana e manca poco alle riprese.
All’inizio non credevo fosse così dura, e c’è gente convinta del fatto che questo non sia un lavoro.
Beh, di certo non è come andare in miniera a far lavoro fisico, lo ammetto anche io, ma è pur sempre un lavoro mentale.
Ricordare tutte quelle battute è uno sforzo mentale a fine giornata che non so se riuscirò a reggere, metà del mio cervello è già andata in letargo e fatico seriamente a tenere gli occhi e la mente lucida.
Sarà anche che la sera precedente ho dormito pochissimo? Può darsi.
Sento che sto per crollare.
Per me è l’ultima scena, e devo girarla con Colin per mia fortuna, e il tutto mi sembra più facile.
Durante tutto il giorno ci siamo visti poco.
Lui è sul set con altre unità, con altre scene da girare un po’ dappertutto e con chiunque.
Si sa che Hook sia un regular ed è molto più impegnato di me lì.
Io ho scene mie, che molte volte mi riguardano sola.
Il mio personaggio non ha molte interazioni inizialmente con gli altri, è molto schiva, sulle sue e alternando alti e bassi, riesce ad aprirsi solo con Hook dato che appartiene a lui principalmente.
Appartiene.
Ora come ora mi fa ancora più strano sentirmelo dire, sentirmelo addosso.
Forse perché ora mi appartiene di più, è più vero. Più reale.
Esmeralda appartiene ad Hook.
Io appartengo a Colin, è assurdo.
Ho un brivido.
Sento la porta di Granny’s aprirsi e poi chiudersi con quel cigolio inconfondibile, ma non tolgo gli occhi dal copione altrimenti davvero non termino più di divagare.
Un tocco leggero su una spalla mi sfiora.
‘Ancora qui?’, non lo guardo. So per certa che potrei perdermi.
‘Non riesco a metabolizzare le ultime battute. Sono stanchissima.’, ammetto fioca, ma decisa. Mi sistemo meglio sulla sedia, accavallo le gambe.
Lui si siede accanto a me sul tavolino su cui sono seduta.
Poggia alcune cose e mi toglie il copione da sotto gli occhi.
‘Colin!’, mi ribello, cercando di riprenderlo.
Lui mi guarda con disapprovazione, mentre lo nasconde dietro le spalle.
‘Prima mangi, prima te lo ridò. Non ti lascerò morire di fame!’, protesta benevolo e autoritario. ‘Vedrai che dopo recupererai un po’ di forze’, e sorride premuroso.
Dio, cosa riesce a farmi con quel sorriso e quelle attenzioni.
Mi arrendo.
‘Guarda che ho sonno, non fame’.
‘Il tuo corpo lo confonde con sonno ma è fame, tranquilla’.
Stringo gli occhi a mo’ di fessure e gli faccio il verso sarcastica. ‘Come desidera dottor Hook … ?’
Lui scuote la testa e ride.
‘Sei proprio una bimba’, dichiara.
E continuo su quella scia facendogli una linguaccia.
Nel breve tempo che ci rimane, mi racconta le scene che ha girato ed io le mie.
Poi ripassiamo un attimo il copione insieme.
Lui avvicina la sedia alla mia, e ripetiamo le battute da seduti, da sotto il tavolo mi prende la mano e la stringe nella sua.
La stringo forte con entrambe le mani.
A un certo punto non mi concentro più sulle battute, inizio a fissarlo assente persa nei miei pensieri e persa nell’intento di contemplarlo.
Io ancora non ci credo, sono incredula a tutto ciò che è accaduto, al passo che ho fatto e alla decisione che ho preso.
Ho deciso lui, ora lui è mio e io sono sua.
Richiederei un pizzicotto se fosse necessario.
Ho un sorriso da ebete in volto, già lo immagino.
Lo so.
“Ehi Van tutto bene?” domanda con una lieve nota di preoccupazione nella voce.
Annuisco come meglio riesco. Ho ancora la sua mano nella mia questo basta a mandarmi al rogo.
‘Tu non riesci nemmeno a capire che effetto mi fai, cosa riesci a farmi’. Lui ha uno sguardo di uno che non riesce bene a intendere quella frase detta così alla sprovvista.
‘Ti amo.’ Gli chiarisco.
I suoi occhi incrociano i miei, sono luminosi e nonostante tutto mi sembra di prendere fuoco.
‘Anche io, nemmeno immagini quanto’, spiffera in un sussurro a pochi centimetri dalle mie labbra facendo andare in tilt il poco respiro che mi resta in corpo.
Gli rubo un bacio, e mi trattengo giusto un paio di secondi su quelle labbra che amo.
Seriamente, non c’è qualcosa che non amo in lui.
Ringrazio Dio solo per essere di spalle e lontana da quelle transenne.
Lui resta un attimo incredulo, spaesato di fronte a quella mossa, poi è lui che sembra divampare. Scoppio a ridere contenta di rivedere l’effetto che lui fa su di me su di lui.
 
Poi ci chiamano sul set.
Giriamo la nostra scena, e Colin mi rende le cose più semplici.
Forse perché ciò che prova Esmeralda per quell’uomo ha lo stesso volto del mio, e forse anche perché ciò che provo io è lo stesso. Forse perché è lui, ma con lui non mi sembra nemmeno di recitare.
Quando Edward grida STOP! Io quasi mi chiedo perché.
Colin ha un’altra scena da girare dopo quella.
Ci salutiamo di fretta.
‘Ti aspetto in roulotte’, gli dico.
Lui non ce la fa, mi tira a sé senza attirare attenzioni e mi da un bacio sulla guancia.
Io divampo.
Smetto i panni di Esmeralda, metto i miei e mi metto a mio agio con una coperta addosso.
Fuori c’è un’umidità incredibile, e accendo un po’ di TV per rilassarmi.
Sono stanchissima che quasi non mi sento più neanche il corpo, mi sembra di avere solo la testa e anche quella è parecchio assente.
Mi rannicchio sul divanetto e cerco di concentrarmi sul film di Anne Hathaway che danno in tv, ma non riesco ad arrivare neanche a metà che crollo esausta e mi abbandonò a Morfeo.
   
 
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