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Autore: yelle    01/02/2005    2 recensioni
"Cosa credi che faccia ogni domenica mentre ti guardo impegnarti per vincere ogni volta? Penso a quell’angelo e a quel diavolo che convivono in ogni circuito, e prego… prego che sia l’angelo a sorriderti, prego che tu possa tornare a casa sano e salvo, e che continui ad essere felice, senza dovertene mai pentire!"
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ho sentito parlare di gente che, mentre era in coma, sognava un buio tunnel e una luce lontana. Era vero. In quel sonno forzato vedevo la mia luce in fondo al lungo tunnel. Volevo raggiungere quella luce, ma più procedevo più mi allontanavo.
Fu, anche questa volta, Kira a salvarmi: la vidi in fondo al tunnel, la mano tesa verso di me, anche questa volta ad esortarmi di tornare a casa insieme a lei. Ma stavolta non fu così facile. Non riuscivo a raggiungerla….correvo, ma il buio rimaneva fitto e Kira si faceva sempre più lontana. Cominciai a sentirmi stanco e spossato: caddi non riuscendo a stare in piedi.Cominciai a sentirmi stanco e spossato. Ormai mi sentivo perso.
- Non è ancora finita – mi sussurrò Kira, apparsa improvvisamente al mio fianco. Mi tese di nuovo la mano e stavolta la afferrai. Con una forza che non sospettavo avesse mi alzò in piedi e mi baciò. Improvvisamente divenne tutto buio e persi ogni percezione di dove fossi.


Aprii gli occhi e mi ritrovai in una luminosa stanza che non conoscevo, bianca asettica, presumibilmente d’ospedale. La mia mente era annebbiata: faticavo a ricordare cosa mi avesse portato in quel luogo. Cercai di alzarmi a sedere, ma provavo un dolore lancinante al petto, per cui rinunciai. Rimasi sdraiato e chiusi gli occhi: ciò facilitò l’afflusso di immagini… un vicolo… il buio… la festa… cominciavo a ricordare…la sera del mio matrimonio… Riaprii gli occhi per far riposare la mente. Quando si aprì la porta rimasi a fissare il soffitto: la testa mi doleva troppo solo nel cercare di muoverla.
Il viso di Kira mi apparve davanti agli occhi. Le sorrisi, felice di vederla.
- Ciao – mi sussurrò sommessamente. Non le risposi, se non con lo sguardo. Tentai di sollevare la mano per accarezzarla, sentire la sua pelle sotto le mie dita… ma non vi riuscii.
- Che cosa c’è? – mi chiese mentre sedeva accanto a me.
- Dov’è… Makio? – le chiesi affannosamente. Respiravo a fatica.
- Makio Kirishima? Perché lo vuoi sapere? -
- E’ stato… lui… stato… -
- Lui? E’ stato lui a fare cosa? -
- Ad accoltellarmi! – dissi tutto d’un fiato. A quelle parole vidi una punta di preoccupazione nei suoi occhi. - Cosa c’è? – stavolta fui io a chiederlo.
- Cosa ti ricordi dell’incidente? -
- Non molto, in verità… Ricordo solo la festa, un vicolo buio… Makio ed un coltello..-
- Ma questo è l’incidente che hai avuto il giorno del nostro matrimonio… ed è successo più di sei mesi fa! - Rimasi allibito. Erano passati sei mesi dall’incidente, eppure io non ricordavo altro. Nella mia testa c’era solo il viso di Kirishima.
- Sei mesi fa… sei mesi? -
- Sì, ricordi? Hai subito un difficile intervento, ma sei sopravvissuto. E Makio è tornato in clinica senza memoria. -
- Come sono finito qui, allora? -
- Sei caduto dalla moto mentre sopraggiungeva una macchina che ti ha travolto. Sei rimasto in coma per due settimane con ferite che ti hanno dato seri problemi, ma per fortuna è tutto finito! – Kira mi abbracciò con un affetto così forte che riuscii a percepirlo a pelle.
Quando si staccò da me la osservai bene: era pallida e profonde occhiaie scure cerchiavano i suoi occhi rossi e gonfi. Era molto più magra di quanto la ricordassi e il suo sguardo tradiva la stanchezza che appesantiva il suo portamento. Venni intenerito al pensiero di quella figura apparentemente così fragile, ma in realtà così forte. - Davvero non ricordi niente? -
- Nulla… nella mia testa c’è solo buio completo… -
Kira mi dedicò uno sguardo che non riuscii a spiegare. – Ti lascio riposare, ne hai bisogno – disse. Quando si alzò dalla sedia scorsi sul suo volto una smorfia di dolore che cerco invano di dissimulare.
- Che cos’ hai? – Le chiesi preoccupato.
- Niente, non preoccuparti. – Mi sorrise – Riposati. Verrò a trovarti più tardi- Mi baciò e se ne andò.

Quella sera feci un sogno strano. Sognai di assistere ad un incidente. Mia moglie travolta da un motociclista. Venni svegliato da un rumore forte: Kira aveva appena rotto un bicchiere.
- S…scusami… non volevo svegliarti… -
- Non preoccuparti – le risposi, notando che la sua voce tremava. Alla luce del sole mattutino che faceva capolino dalla finestra vidi delle lacrime sulle sue guance. Le chiesi perché stava piangendo.
- Oh… - esclamò asciugandosele vigorosamente con la manica della maglietta – Semplicemente, ancora non riesco a credere di poter di nuovo parlare con te. Ormai i dottori avevano perso ogni speranza -
- Mai disperare -
- Già. E ora, fra qualche giorno, verrai dimesso e potremo tornare a casa… -
- E finalmente potremo sposarci in chiesa – aggiunsi io, felice.
Lei sgranò gli occhi: – Rei… non ricordi? Ci siamo sposati il 29 maggio… -
- Cosa? Ci siamo… siamo già sposati? -
Kira assentì.
- E io non lo ricordo… - sussurrai disperatamente.
- Rei, non preoccuparti: vedrai che la memoria ti tornerà, col tempo… devi solo avere pazienza!– mi guardava dolcemente, e io non me la sentii di creare ulteriori problemi. Sperai solo avesse ragione.
   
 
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