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Autore: Duchannes    17/12/2014    1 recensioni
E Louis continuò sapendo quanto ad Harry piacesse ascoltarlo –E in questa scena, lui le chiedeva di ballare sotto la pioggia, e ricordo ancora le emozioni esatte che lei sentiva, ricordo quanto quell'evento fu determinante nelle loro vite; e c’era una frase che lui continuava a sussurrargli, una frase che non dimenticherò mai: “As the sun will arise." Perché era certo del suo amore così com'era certo che il sole sarebbe sorto ancora. E allora ho pensato a te, ho pensato al nostro di amore, e ho pensato che ci siamo dati tutto, ma c’è ancora qualcosa che devo darti, ed è quel ballo- sussurrò Louis, con gli occhi azzurri lucenti.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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As the sun will arise.
 
A Vanna, mia sorella, come regalo da Londra, è stata anche quella città 
ad ispirarmi; perché ti voglio bene anche se non so dimostrarlo.

 
Harry era davvero stanco, era tutto il giorno che faceva su e giù per la città. Quando tornava a Londra ci teneva ad andare a salutare tutti i suoi amici, le persone a cui teneva di più, perché gli mancavano per tutto il tempo in cui era via. Gli mancava Londra, la sua casa, gli mancava il cattivo tempo, il freddo che si infiltrava nelle ossa e l’essere circondato dalle persone di una vita, quelle che erano cresciute con lui. Eppure c’era sempre una persona che gli mancava più delle altre, una persona che vedeva tutti i giorni, eppure bastavano un paio di ore lontane da lui, e si sentiva perso, smarrito, come se non lo vedesse da una vita. Ed era solo a lui che Harry stava pensando, lui che l’aspettava a casa sempre impaziente di vederlo, lui che lo amava tutti i giorni della sua vita, fin da quando avevano diciotto anni, fin da quando Harry aveva incrociato i suoi occhi blu. Già, i suoi occhi blu, Harry non riusciva mai a toglierseli dalla testa, non ci era riuscito neanche quando si erano allontanati, quando le cose tra di loro sembravano solo precipitare, quando tutto andava male e il cuore di Harry sembrava annegare lentamente nella solitudine. Neanche allora Harry era riuscito a dimenticare quei zaffiri blu che gli tormentavano l’anima, quelle iridi che vedeva ogni qual volta chiudeva gli occhi. E Harry li aveva disegnati anche, sperando di poterli trasferire su carta ed eliminarli, ma non era bravo ed erano venuti fuori così male che si era arrabbiato con se stesso per non potergli rendere grazia. Gli occhi di Louis gli provocavano sempre una certa emozione, lo facevano tremare dentro, lo facevano sentire impotente, innamorato, stravolto, perso. Harry si perdeva sempre nei suoi occhi, perché erano così espressivi, così chiari, che Harry riusciva a leggerci dentro tutte le emozioni. E quegli occhi gli avevano raccontato tante storie, più di tutte quelle che erano uscite da quelle labbra sottili, che Harry amava mordicchiare fino allo sfinimento, fino a che Louis non lo rimproverava e lo pregava di smettere. Harry amava Louis, tutto di Louis, incondizionatamente, e nonostante fosse stato sempre una persona in grado di controllarsi, di imporre le sue idee, non c’era barriera che tenesse con Louis, Harry non riusciva a tenergli testa, perché era Louis, e lo amava così tanto, che neanche un incantesimo fatale avrebbe potuto fermarlo. E non gli dispiaceva essere così impotente, perché arrendersi così tanto a lui, lo faceva sentire suo; ogni volta sentiva di appartenergli e questo lo faceva stare così maledettamente bene, che tutto il resto scompariva. I suoi pensieri insistenti su Louis furono interrotti dal segnale acustico della metropolitana, che segnalava la fermata, Harry si era perso così tanto nei suoi pensieri che aveva mancato la sua. Si morse le labbra mentre un piccolo sorriso sorgeva, era incredibile quanto Louis potesse estraniarlo da tutto e tutti anche solo tramite dei pensieri. Quando venne a contatto con l’aria fredda della città, rabbrividì e portò le mani nel caldo del cappotto. Avrebbe solo camminato un paio di metri per raggiungere casa di Louis, quella casa che non avevano mai abbandonato sin dai tempi di xfactor, ma che poi aveva ceduto a Louis quando le cose tra loro si erano incrinate; quella stessa casa dove poi si erano ritrovati, tra le grida e le lacrime, tra il dolore e le bugie, quella casa che aveva soffiato via tutta la loro sofferenza e aveva fatto tornare a galla quello che importava più di tutto: il loro amore. E adesso Louis si indispettiva quando Harry continuava a dire che era casa sua, gli lanciava un’occhiataccia e gli diceva “Casa nostra Harry, casa nostra”, con quel tono tagliente, che non ammetteva repliche. Ed ogni volta Harry sorrideva felice e poi lo baciava così forte da fargli dimenticare la sua stupida affermazione. Mentre ripensava ai loro baci il cellulare nella sua tasca destra produsse una piccola vibrazione, ed Harry si ritrovò a sorridere luminosamente quando notò che era stato proprio Louis a scrivergli. “Mi manchi, è tutto il giorno che sono sdraiato sul divano a pensarti”, gli aveva scritto, ed Harry aveva sorriso ancora più forte, permettendo alle sue fossette di venir fuori e di sorgere sulle sue splendide guance. Le fossette che Louis tanto amava e venerava, che immortalava ogni volta che poteva e che baciava sempre dopo aver fatto l’amore. “Mi manchi anche tu, ti stavo pensando così intensamente in metro che mi sono perso la fermata, sarò a casa tua in dieci minuti” aveva inviato, accorgendosi solo dopo dell’errore che aveva fatto. E la risposta di Louis fu tempestiva “*nostra Harold”, facendo scoppiare Harry in una risata fragorosa, lo amava, lo amava così tanto.

***
Quando Harry era finalmente arrivato a casa, si era subito liberato di sciarpa e cappello ed era corso in soggiorno, dove sapeva con sicurezza che avrebbe trovato Louis. Il ragazzo dagli occhi blu aveva sorriso sin da quando aveva sentito la porta chiudersi e adesso si era voltato per incontrare quelle iridi verdi che tanto amava, così familiari, così calde, così accoglienti. La sua casa. Perché Louis si sentiva a casa semplicemente guardandolo negli occhi e quella era la casa più bella che avesse avuto, la più calda, la più luminosa. E quando Harry si era avvicinato, l’aveva accarezzato semplicemente, con un mezzo sorriso, per poi far scontrare le loro labbra in un bacio terribilmente dolce, in cui Louis si perdeva sempre, come se improvvisamente non fosse più la forza di gravità a tenerlo attaccato alla terra, ma il corpo di Harry, le labbra di Harry che lo baciavano così bene, così piano, che lui credeva di perdere il respiro ogni volta e di morire lentamente. Poi quelle iridi si scontravano con le sue e si sentiva di nuovo vivo, si sentiva di nuovo terribilmente bene, come se l’unico modo per stare così fosse avere Harry lì di fronte a lui. Poi avevano sorriso ancora e Louis –Ho tanta fame Haz- aveva sussurrato contro il suo collo, lasciandoci un piccolo morso e Harry aveva rabbrividito prima di ridacchiare e –Ti preparo qualcosa?- aveva chiesto, anche se per nulla al mondo avrebbe voluto staccarsi da quel corpo caldo, che lo faceva sentire al settimo cielo, che gli alleggeriva l’anima, che gli faceva sembrare di volare. E Louis annuì flebilmente, prima di incrociare le loro mani –Ti aiuto però, mi scoccia restare con le mani in mano- mormorò, respirando sulla clavicola di Harry che sorrideva baciandogli teneramente il naso e –Puoi apparecchiare, sappiamo entrambi che tu e la cucina non andate molto d’accordo- proferì, mentre Louis si imbronciava offeso e –Certo, tutti continuate a ripeterlo, ma nessuno mi aiuta ad imparare- mormorò, mentre Harry ridacchiava, e tutti i momenti in cui aveva provato ad insegnare qualcosa a Louis gli passavano per la mente, tutti i dolci bruciati, le pizze crude, la pasta salata e i pancake carbonizzati furono un ricordo abbastanza eloquente per affermare che Louis non avrebbe imparato mai. Ma era Louis, e quando si imbronciava così Harry non sapeva resistergli, non sapeva resistergli mai e così –Va bene, allora mi aiuterai a cucinare- mormorò, pensando a qualche piatto estremamente semplice, senza accennarlo minimamente al suo amato, che sarebbe altrimenti stato colto nell’orgoglio. E Louis sorrise come un bambino il giorno di Natale e –Davvero Harry?- mormorò, tirandosi in piedi felice, mentre Harry ridacchiava ancora e si lasciava trascinare verso la cucina.
E poi era finita sempre alla stessa maniera, con Louis che gli circondava i fianchi spalmandosi contro la sua schiena, e con Harry che cercava di non bruciare le crepes salate che aveva deciso di preparare, mentre i brividi si espandevano sul suo corpo ad ogni bacio che Louis gli lasciava sul suo collo. E –Oggi mi sono toccato pensando a te- aveva ammesso Louis, mentre nel corpo di Harry si era propagata una sensazione bellissima, un brivido che gli attraversava il cuore, e aveva sorriso fissando le sue iridi azzurre, così trasparenti in cui riusciva a specchiarsi. Louis era così, la sua bocca non aveva filtri, buttava fuori tutte le parole che gli venivano in mente, senza preoccuparsi dell’effetto che potevano provocare, ed era una delle cose che Harry tanto amava di lui, sapere sempre quello che pensasse, quello che provasse, lo faceva stare sereno. E –Lo faccio tutte le volte che non ci sei- mormorò in risposta, mentre Louis gli sorrideva gongolante e –Pensi a quanto ti piacerebbe fare l’attivo?- lo prese in giro, perché era una delle battutine che più amava fare, perché quando avevano discusso quella volta sulle loro posizioni nell’atto, Louis aveva categoricamente vietato ad Harry uno scambio, e non perché avesse paura, gli piaceva semplicemente vedere Harry sottomesso a lui fisicamente oltre che emotivamente, gli piaceva il potere che Harry avesse su di lui anche da sottomesso, perché per quanto Louis si sentisse padrone della situazione, era sempre Harry a comandare, erano quegli occhi verdi a dettare il ritmo, a decidere quando farlo venire, ad accarezzarlo e a svestirgli l’anima. E Louis amava tutto quello, amava il modo in cui il loro rapporto era equilibrato nonostante l’apparenza, e non ci avrebbe rinunciato per nulla al mondo. Harry aveva ridacchiato scuotendo la testa –No, penso sempre alla tua bocca Louis, e ai tuoi occhi che mi guardano dal basso- mormorò, con voce roca, mentre Louis chiudeva gli occhi e assorbiva quelle parole, perché per quanto potessero sembrare poco dolci, lui sapeva quanto sentimento nascondessero, sapeva quanto Harry fosse perso per i suoi occhi e amava quella cosa, lo amava con tutto se stesso.

E poi erano finiti a mangiare quelle crepes con Louis seduto in mezzo alle gambe di Harry che mangiava respirando in sincronia, mentre Harry si beava di quella visione, accarezzandogli lentamente i capelli. Non aveva fame Harry, perché tutto il suo appetito era sparito quando aveva visto Louis, perché lo completava, racchiudeva tutti i bisogni che aveva, era capace di soddisfarli tutti. I suoi occhi lo facevano sentire così pieno, che non aveva bisogno di altro. E allora si ritrovavano sempre nella stessa posizione, con Louis che gli lanciava occhiatacce e lo costringeva a mangiare, perché –Se dimagrissi non mi piaceresti più- diceva e Harry allora si imbronciava e poi mangiava, solo perché era stato Louis a chiederglielo. Perché Louis era il suo centro, era come se non fosse il cuore a tenerlo in vita, ma Louis stesso. Così anche questa volta, Louis gli lasciò metà della sua cena e –Mangiala, altrimenti non ti dirò mai a cosa stavo pensando oggi- aveva proferito, trovando un altro modo per minacciarlo e Harry aveva annuito debolmente, alzando gli occhi al cielo. E solo quando aveva finito anche l’ultima briciola, Louis si era voltato verso di lui, cingendogli il busto con le gambe e baciandogli teneramente le labbra. Harry mordicchiò le sue labbra sottili tenendolo stretto a sé, prima di –Cos’hai pensato allora?- chiedere, mentre Louis abbassava lo sguardo giocherellando con un lembo della felpa di Harry, lasciando che il silenzio confortante che c’era sempre tra di loro, li avvolgesse. Poi aveva puntato le sue iridi blu in quelle di Harry e –E’ tutto il giorno che piove, sono rimasto su quel divano a fissare la pioggia cadere e mi sono ricordato di quando ero piccolo, immerso nei libri che amavo tanto e sognavo di provare tutte quelle emozioni. C’era una scena in particolare, di un libro che probabilmente non ritroverò più, ma che rimarrà sempre nella mia memoria- mormorò, mentre Harry lo ascoltava in silenzio, senza minimamente pensare di interromperlo, perché Louis non aveva bisogno di esortazioni, ma soprattutto Harry amava quando Louis si perdeva nei suoi flussi di parole, erano come travolgenti, asfissianti, Louis si immergeva nelle parole così tanto che era come stare in apnea, ma un’apnea piacevole, confortante. E Louis continuò sapendo quanto ad Harry piacesse ascoltarlo –E in questa scena, lui le chiedeva di ballare sotto la pioggia, e ricordo ancora le emozioni esatte che lei sentiva, ricordo quanto quell'evento fu determinante nelle loro vite; e c’era una frase che lui continuava a sussurrargli, una frase che non dimenticherò mai: “As the sun will arise." Perché era certo del suo amore così com'era certo che il sole sarebbe sorto ancora. E allora ho pensato a te, ho pensato al nostro di amore, e ho pensato che ci siamo dati tutto, ma c’è ancora qualcosa che devo darti, ed è quel ballo- sussurrò Louis, con gli occhi azzurri lucenti, E quelle parole furono come un incantesimo, furono per Harry come un dolce incantesimo che lo avvolgeva, e Harry sentiva quasi le lacrime agli occhi quando Louis si tirò in piedi e gli porse la mano –Vuoi ballare con me, sotto la pioggia?- allora gli aveva chiesto e Harry aveva tirato su con il naso con gli occhi lucidi e –Ti amo- aveva sussurrato, mentre Louis sorrideva e afferrava la sua mano, legandole insieme e –Andiamo cupcake- aveva sussurrato, trascinandolo fuori.
La pioggia era terribilmente fitta e Louis si era fermato al centro del loro giardino, con un sorriso stampato in volto e la mano ancora intrecciata a quella di Harry. Harry si era posizionato di fronte a lui, con lo sguardo puntato in quegli occhi azzurri, e l’espressione terribilmente seria. Perché quel gesto per Harry, era molto di più di un ti amo, perché Harry sapeva quanto lui ci tenesse a tutte quelle cazzate dei libri, a tutte quelle scene irreali, Louis ci credeva con tutto se stesso; e il fatto che avesse reso partecipe Harry di una scena che aveva sempre tenuto nel cuore, era più importante di tutte le parole che gli avesse potuto sussurrare, più importante di ogni gesto. Louis si imbronciò appena e Harry corrugò le sopracciglia confuso, aspettò però che fosse Louis a dare voci ai suoi pensieri, perché era così tra di loro, Harry ascoltava e lasciava semplicemente che le parole venissero fuori. –Non c’è musica- proferì, chiarendo i dubbi che si erano affacciati nella mente di Harry. Il ragazzo dagli occhi smeraldi sorrise e lo tirò per un braccio, mettendosi in posizione. E –C’era una canzone che faceva così- sussurrò, prima di cominciare a cantare.

E’ una storia sai, vera più che mai, solo amici e poi uno dice un noi, tutto cambia già”
 
Harry cominciò a canticchiare, mentre i brividi assalivano Louis, che riconobbe subito quella canzone, era una delle canzoni più belle dei cartoni animati, del suo cartone animato preferito, d’altronde e sentirla cantare dalla voce di Harry, fece nascere in lui mille emozioni. Fu come se quella frase riportasse in vita tutta la loro storia, fu come essere colpito dai flashback, di quando erano solo amici e di quando poi si erano accorti di non esserlo mai stati, di essere stati sempre qualcosa di più profondo e intenso. Ed era stato Harry ad accorgersene, era stato lui che quella sera ad xfactor, chiuso nella stanza l’aveva bloccato al muro e “Lou noi non siamo amici, non lo siamo mai stati, tu per me sei molto di più” aveva sussurrato, prima di baciarlo, e per lui era stato così naturale, così spontaneo che non aveva neanche pensato a tutto il resto. E non c’era mai stato spazio per il resto, tra loro, erano sempre stati più forti e spontanei di tutto; ed era stato quello il primo noi, quello pronunciato dalle labbra rosse di Harry, che adesso gli sorrideva probabilmente avendo i suoi stessi pensieri e lo faceva volteggiare sotto a quella pioggia fitta e gelida.

“E’ una realtà, che spaventa un po’; una poesia, piena di perché e di verità.”

Aveva continuato Harry con un sorrisetto ammiccante, perché gli ricordava tutte le domande che poi Louis si era fatto dopo quella volta, tutti i perché che gli aveva rivolto e tutte le risposte che Harry gli aveva dato con pazienza. Era Harry quello che era sempre stato bravo ad accettarsi col tempo, col tempo non era stato più il ragazzino che aveva paura del giudizio degli altri, aveva imparato a sentire le sue emozioni e a viverle e basta. E aveva accompagnato tanto Louis in quel percorso, quel Louis smarrito che tante volte aveva trovato con il cappuccio tirato sul capo, in un angolo, con le lacrime agli occhi. E Harry le aveva asciugate tutte con un sorriso e “Louis, posso aspettare, non c’è fretta” gli aveva sussurrato tutte le volte, e poi Louis l’aveva baciato di nuovo, perché era quello che voleva, nonostante le paranoie.

“Ti sorprenderà, come il sole ad est, quando sale su e spalanca il blu dell’immensità”

E a quelle parole lui sorrise, perché era stato sorprendente tutto quello che era venuto dopo, tutto l’amore e le attenzioni che Harry gli aveva saputo regalare, tutte le emozioni belle che aveva provato, tutte le prime volte che con lui aveva consumato. Era stato come il sole che rischiara il buio, Harry era stato illuminante per Louis, e adesso sulla sua strada non c’era che luce. Harry lo guidava, era la sua bussola, per questo Louis se l’era fatta tatuare, la bussola puntava a casa e la casa erano gli occhi di Harry, le braccia di Harry, i capelli di Harry, le labbra di Harry. Harry era casa.

“Stessa melodia, nuova armonia, semplice magia, che ti cambierà, ti riscalderà.”

Quelle parole erano un po’ più dolorose, perché ricordavano a Louis il periodo in cui avevano rotto, in cui lui aveva detto basta, in cui aveva rifiutato Harry, gli aveva detto che non ne poteva più. E Harry anche quella volta era stato in silenzio, l’aveva ascoltato fino alla fine e poi aveva detto “Io ti amo, e voglio passare il resto della mia vita con te, ma se tu vuoi allontanarti, adesso, te lo lascerò fare”, chiudendo semplicemente lì la discussione. Perché Harry era sempre stato sicuro del loro amore e voleva che Louis se ne rendesse conto da solo, così gli aveva lasciato lo spazio di sbagliare, e di capire, quanto forte fosse il loro sentimento. E Louis aveva pianto tutta la notte, perché non si aspettava che Harry non reagisse, e allora si era tenuto a distanza e aveva pensato e ripensato. Era dimagrito, aveva perennemente uno sguardo triste e guardava Harry a malapena sul palco. Ma le attenzioni di Harry non erano mai cambiate e allora Louis aveva pensato a lungo su ciò che stava facendo. Poi quel giorno aveva scritto ad Harry di venire a casa e lì tra le lacrime gli aveva detto che lo amava e che era uno stupido. Harry gli aveva gridato contro, perché si era comportato davvero male con lui e poi aveva pianto, la seconda volta in tutto il loro rapporto in cui Harry aveva pianto. Gli aveva sputato addosso tutto il dolore, e poi l’aveva baciato, spazzando via tutta quella sofferenza, e quella mancanza. E il loro rapporto era ricominciato, con la stessa melodia, ma con un’armonia diversa, più complici, più intimi, qualcosa era cambiato, ma in meglio.

“Quando sembra che, non succeda più, ti riporta via come la marea, la felicità.”

E lui era stato davvero portato via di nuovo dalla felicità, dalla sua felicità: Harry. L’aveva trascinato di nuovo con sé, l’aveva investito con il suo amore, l’aveva amato ancora più forte e l’aveva trascinato in quello che era il loro amore travolgente, proprio quando Louis aveva smesso di crederci.

“Ti riporta via, come la marea, la felicità.”

Aveva ripetuto Harry, e Louis quasi non aveva singhiozzato sentendosi così amato, Harry lo lasciò volteggiare sorridendogli ancora, mentre Louis afferrava i lembi della sua maglietta e –Voglio sentirti più vicino- sussurrava, lasciando che Harry sfilasse anche la sua. Si liberò anche dei pantaloni della tuta, perché voleva solo sentire il contatto con la sua pelle nivea e chiara. Quando furono quasi svestiti gli si gettò tra le braccia, stringendolo a sé, come se ne andasse della sua vita. E ballarono così, stretti l’uno all’altro in una morsa ferrea, come resistente era il loro amore e la loro passione costante.
Harry si sentì così bene che le lacrime furono spontanee, avevano ballato sotto la pioggia e lui aveva canticchiato una canzone che un po’ racchiudeva tutta la loro storia. E si sentiva bene, tra le sue braccia, si sentiva al caldo, al sicuro. Era il suo rifugio, la sua scappatoia dal mondo buio. Louis era la sua melodia preferita, le sue parole mancate, i suoi numeri fortunati. Era un mare in tempesta, che ti travolgeva, ti asfissiava e pure non ti stancavi mai, eri sempre lì pronto ad immergerti di nuovo. Era una tazza di cioccolato quando il freddo ti paralizzava le mani e il corpo, era una canzone triste quando hai bisogno di conforto. Louis era l’autunno e tutte quelle foglie colorate che ti incantano. Louis era l’amore, l’amore della sua vita e al solo pensarci Harry si sentiva svenire. Era il quadro più bello che avesse visto, la tela più bella su cui avesse dipinto. Louis era la sua sindrome di Stoccolma, gli aveva fatto anche del male nel passato, tanto male eppure Harry non era riuscito a tirarsene fuori, perché il loro amore non era malato, era puro, spontaneo, vivo.
E poi Harry aveva sorriso e gli aveva sussurrato –Potrebbe vederci chiunque, e siamo mezzi nudi- all’orecchio di Louis, che l’aveva stretto più forte e poi alzandosi sulle punte dei piedi aveva affrontato i suoi occhi –No that important, ricordi?- aveva detto, mentre Harry sorrideva felice. Perché di quelle parole lui era stato enormemente orgoglioso, se l’era persine tatuate, in un punto nascosto del corpo, perché aveva detto che quelle erano le parole che davano libertà a loro amore. E così Louis si era sentito più libero anche sul palco, nelle interviste ed erano tornati ad essere quelli di una volta, più forti e più liberi di sempre. E allora Harry l’aveva baciato, più forte, con quella pioggia che continuava a bagnarli e il freddo che li colpiva. Non era importante.
 
 ***
 
Harry fu svegliato dal ronzio del suo cellulare sul comodino di fianco al letto, tastò a vuoto, prima di trovarlo. Rispose senza neanche vedere il mittente e –Sì?- aveva chiesto, mentre un Liam scocciato, sbuffava dall’altra parte. –Siete sempre i soliti, noi siamo già in aeroporto, vi aspettiamo, avete venti minuti- mormorò mentre Niall continuava a fare domande su di loro e Zayn lo zittiva scocciato. Harry ridacchiò di fronte al tono irritato di Liam e –Va bene papà, ci saremo- disse, chiudendo prima che Liam lo insultasse come al solito. Harry toccò Louis che era ancora immerso nel mondo dei sogni e si avvicinò a lasciargli un bacio sulla fronte, per svegliarlo. Si accorse che la pelle di Louis era davvero bollente e così –Lou, mi sai che hai la febbre- aveva sussurrato, mentre Louis apriva finalmente i suoi occhi e puntava i fari azzurri in quelli di Harry tirandosi sù. Fu colto subito da un capogiro, ma finse di stare bene e –Non è niente, prenderò un’aspirina- mormorò, cercando di uscire dal letto. Ma Harry lo tirò per un braccio e –Tu non vai da nessuna parte, potresti ammalarti ancora di più, non esiste che ti lasci uscire da questo letto- disse Harry, afferrando il cellulare per mandare un messaggio ai manager e avvertirli. Fu Louis a sedersi a cavalcioni su di lui e a bloccarlo –Harry ti prego, ragiona, cosa farò qui tutto da solo? Tu sarai in Francia- mormorò abbattuto, cercando di corrompere Harry con una delle sue espressioni dolci. Ma sapeva bene che Harry era irremovibile quando si trattava della sua salute e infatti scosse la testa contrariato –Ci sentiamo per messaggi e appena finisco prendo un volo e torno da te, te lo prometto- mormorò, con tono dolce, sperando di rendere Louis comprensivo. Quest’ultimo liberò Harry dalla sua presa e si infilò sotto le coperte imbronciato, ignorandolo completamente. Harry sorrise di fronte a quella reazione infantile, si precipitò ad avvisare i manager e poi tornò al letto vestito e profumato.
-Lou ti prometto che non ti lascio da solo neanche un secondo, ti mando messaggi anche durante il red carpet se posso- mormorò, cercando di cancellar via quel broncio dalle sue labbra perfette. Louis continuò a guardare di fronte a sé, ignorando le sue parole e –Certo, sarai occupato da tutte quelle domande e tutte quelle ragazze che non vedranno l’ora di stringere anche un tuo capello- borbottò, sotto lo sguardo divertito di Harry che –E io penserò solo a te, ti giuro, capiranno tutti che senza di te non ci so stare, te lo prometto- mormorò, mentre Louis sbuffava un pochino e poi puntava gli occhi azzurri nei suoi –Giuri?- chiese, mentre Harry sorrideva, contento di aver sciolto quel broncio. –Giuro- mormorò, prima di avvicinarsi a quelle labbra sottili e baciarle, come se fosse la prima volta, le assaporò piano e poi fu spinto via da Louis che –Finirai per ammalarti!- aveva detto, mentre Harry ridacchiava e usciva da quella stanza.
 
E Louis aveva seguito la diretta da casa, solo per vedere se Harry avesse mantenuto la sua promessa, e quando vide Harry così spaesato sul palco, che non seguiva le domande dell’intervistatore, sorrise spontaneo e felice all’idea di tutti i pensieri che quelle azioni avrebbero suscitato nelle loro fans. E Harry non si era dovuto neanche impegnare a mostrarsi a disagio, perché gli mancava qualcosa, senza Louis non sapeva davvero starci, e allora era finito a pensare a lui per tutto il tempo, e non aveva ascoltato neanche le domande che gli venivano poste, aveva liquidato tutti e poi aveva scritto al suo Louis.
“As the sun will arise, voglio tatuarmelo” aveva inviato e Louis “Ti amo.” Aveva risposto.
Harry e Louis, Louis ed Harry, per sempre. 



Note d'autore: Non so come, né quando, né perché, ma è uscita fuori direttamente dal mio cuore. Tutti avete fantasticato sul come Harry fosse stato accanto a Louis durante l'influenza e io ho fantasticato su ciò che ha portato ad ammalarlo. E' una cosa terribilmente dolce, e non da me, perché di solito le mie os finiscono in tragedia (come da buona seguace di Shakespeare), ma era lì, incastrata nella mia mente, e le parole sono venute fuori da sole. La canzone è quella della bella e la bestia, e sentendola mi è davvero sembrato che descrivesse i larry. E' una os in cui ci ho messo una valangata di riferimenti a loro, accuratamente segnalati in corsivo. E niente, ci tengo tanto e spero che vi piaccia, lo spero con tutto il cuore!
Fatemi sapere, love you! Un salutino a Giorgia che ha aspettato con ansia, spero ti sia piaciuta! P.s: il formato, e le ripetizioni dei nomi sono volute. 
   
 
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