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Autore: whiteblankpage    18/12/2014    2 recensioni
Ad Olivia la distanza non era mai piaciuta anzi, in realtà la odiava proprio, come il parmigiano e i lombrichi, come lo sguardo di alcuni insegnanti universitari e come le foto di Harry che baciava le fans sulle guance.Ad Olivia non erano mai piaciuti neanche i ristoranti messicani e l'umorismo di Liam Payne, ma ad Harry non lo aveva mai detto.
.....
«Pronto?»
«Sono tornato.»
E a lei venne improvvisamente voglia di piangere.
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Harry Styles
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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2.





 

And if you still breathing you're the lucky one.

 

 

 

Fu uno dei risvegli migliori della vita di Harry quello, con la guancia premuta contro il ventre nudo e caldo di Olivia e le braccia strette possessivamente intorno al suo corpo, come a volerle imprimere sulla pelle tutti i 'non lasciarmi mai' che non riuscivano a trovare mai l'uscita. C'era un intero cimitero di parole dentro Harry ed erano quasi tutte per Olivia. Ecco perché fermarsi e pensare lo spaventava tanto, perché c'erano gli occhi azzurri di lei ad aspettarlo dentro i muri che ergeva per tenere lontani gli altri e se stesso. Perse il conto dei battiti del suo cuore e si mise a sedere.
Olivia intanto, sveglia da almeno otto minuti, ascoltava i respiri nervosi e pesanti di Harry e fingeva di dormire. Non glie lo avrebbe mai detto ma quella era la sua melodia preferita, altro che All my loving dei Beatles e la risata di sua sorella Marie.
I polpastrelli delle dita di Harry accarezzarono con la dedizione e la delicatezza che i pittori riservano alle loro tele migliori il braccio destro di Olivia, lasciandosi dietro una scia di brividi caldi che potevano narrare di loro due meglio di quanto le parole non avrebbero mai potuto fare.
«Guarda che lo so che sei sveglia eh.» sussurrò lui, ed un sorriso increspò quelle labbra morbide.
Le si stese nuovamente affianco e le affondò il viso nell'incavo del collo, facendola ridacchiare.
«Facciamo colazione.» poteva sentire il suo respiro sul viso, le sue ansie tra le lenzuola.
«Prima voglio andare un po' a correre.» E lei ormai sapeva il reale significato di quelle parole
«Devi proprio?» non le era rimasto che un filo di voce.
«Poi torno.»
«Torni sempre Harry. Il problema è che poi te ne vai ancora.» non stavano più parlando di semplici corse mattutine, lo sapevano entrambi.
«Sei arrabbiata?»
Olivia rimase in silenzio.
Non voleva punire Harry, ma se avesse schiuso le labbra sarebbe scoppiata a piangere.

 

Harry era tornato alla fine, come sempre. I ricci disordinati erano appiccicati alla fronte imperlata di sudore, le fossette ai lati delle labbra rendevano quel viso meravigliosamente tenero, innocente. Era un bambino di ventun anni ed Olivia a respingerlo non ce la faceva.
In cucina c'era odore di uova, Harry se ne stava seduto sul ripiano di marmo con le caviglie incrociate e gli occhi luminosi, la guardava allungarsi per prendere il sale dalla mensola e sentiva una stretta alla stomaco paragonabile solo a quella che sentiva quando era sul palco e lasciava correre lo sguardo sul mare di fans, e realizzava che erano tutte lì per lui, per loro. Solo che con lei era tutto più intenso e difficile.
“Non ho bisogno di lei” si ripeteva guardandola, ma poi Olivia si spostava una ciocca dei lunghi capelli castani dietro l'orecchio e lui si sentiva un coglione. Un coglione di ventun anni, con un problema di dipendenza decisamente peggiore di quello causato da alcool e droghe, perché di centri di recupero in grado di estirpare delle persone dai proprio pensieri non ce ne sono.
«Domani devo ripartire.» disse, studiando la sua reazione.
Olivia rimase in silenzio, strinse la presa sul manico della padella. Aveva messo troppo sale sulle uova.
«Ok.» fu tutto ciò che riuscì a dire. Qualcosa le chiudeva la gola.
Harry saltò giù dal ripiano di marmo, le andò alle spalle e la abbracciò facendo aderire il suo petto alla schiena di lei. Le aveva fatto male, lo sapeva, ma sapeva anche quanto fosse necessario. Doveva farle male, tenerla a distanza di sicurezza, altrimenti sarebbe stata la fine. Affondò il viso nei suoi capelli, profumava di fiori ma Harry non era mai stato bravo a distinguere e riconoscere le diverse fragranze. Chiuse gli occhi e la strinse con più forza mentre Olivia spegneva il fornello e posava le mani su quelle di Harry, intrecciate sopra il suo ventre.
C'era qualcosa di così sbagliato nel modo in cui Harry la stringeva, rendeva quegli abbracci il posto migliori in cui fosse mai stata. Sentì che Harry inalava profondamente il suo profumo, poi la sua voce roca le accarezzò l'orecchio.
«Camomilla?» azzardò prima di lasciare un piccolo bacio sul collo.
«È muschio bianco.» sussurrò lei, ed Harry capì che come al solito non aveva capito un cazzo di niente.

 

Potevano passare anche mesi prima che si rivedessero. Gli era successo, di stare lontani fino a sentire le braccia cadere tanto era grande il vuoto che li affliggeva, e quando si ritrovavano finivano inevitabilmente a fare l'amore in modo disperato. Il bisogno di ricongiungersi era tanto forte che solo il sesso sembrava placare quella fame violenta che si impossessava di loro. Lo diceva anche Platone in fondo, con il mito degli androgini, ma nonostante Olivia continuasse a ripetersi che era normale e lecito sentiva che era tutto sbagliato.
Così quando era arrivata la chiamata di Harry, il solito “Sono tornato” che le faceva sempre salire il groppo in gola, aveva deciso.
Era un sabato sera quando Harry bussò alla porta del suo piccolo appartamento in periferia, e quando aprì la porta la luce di un lampione illuminò il viso sorridente di Harry disegnandone alla perfezione le ombre. Era meraviglioso, le toglieva il respiro e non glie lo restituiva. Ma Olivia aveva deciso, era decisa. Lo fece entrare e lo baciò sentendo il cuore salirle sulle labbra mentre le grandi mani di Harry le stringevano il viso con passione.
Tre mesi, una settimana e quattro giorni. Non si vedevano da tre maledetti mesi e lei non riusciva più a respirare, aveva gli occhi lucidi e il cuore stanco di correre, aveva le mani di Harry sul viso ed una sua gamba tra le sue, aveva le spalle contro il muro e i suoi vestiti incollati addosso, ma era decisa, e tutta la sua decisione venne fuori quando le infilò le mani sotto la maglietta.
«Fermo.» aveva anche il fiato corto e le guance rosse, ma era ancora decisa.
Harry d'altro canto era confuso, eccitato e stanco. Aggrottò la fronte e vide nell'azzurro dei suoi occhi tutto ciò che gli era mancato in tour, misto ad una durezza del tutto nuova.
«Che succede?» le chiese con un filo di voce, perché Harry aveva sempre avuto paura delle risposte.
«Non ce la faccio.»
Per Olivia lo sguardo negli occhi verdi di Harry era doloroso quanto per Harry lo era quello negli occhi azzurri di Olivia. Harry si sentiva come se la fama si stesse mettendo di nuovo tra lui e la vita vera, ed Olivia cercava nei suoi occhi la determinazione a rimanere. Perché tutto ciò di cui aveva bisogno era che lui smettesse di scappare, di avere paura.
«Non mandarmi via, ti prego.» la voce di Harry era un sussurro pieno di timore, era la voce di un bambino che chiede alla mamma di aspettare che si addormenti perché nell'armadio -ne è sicuro, li ha visti- ci sono fin troppi mostri.
«Vuoi rimanere?» quella conversazione aveva un equilibrio precario, instabile. Come loro due.
Harry annuì, lo sguardo basso, vulnerabile, e seguì Olivia nel piccolo salotto dall'arredamento semplice. Sul divano, che per esperienza personale sapeva essere un inferno di molle sporgenti, era distesa la coperta rosa pallido con ricami in oro tessuta a mano che le aveva riportato dal Giappone, quella che aveva rubato dall'albergo perché gli ricordava terribilmente lei. Harry ricordava che quando le aveva dato quel regalo, il primo regalo che le avesse mai fatto, si era sentito terribilmente impacciato e stupido.
«Sei a pezzi.» disse lei, e quella non era una domanda. Si voltò a guardarlo, le labbra carnose intrappolate tra i denti, lo svuotò con gli occhi come solo lei sapeva fare.
«Non dormo da trentaquattro ore.»
«Cosa?»
«Beh, il volo era di notte, sono arrivato all'alba, volevo vedere mamma, Gemma...» la guardò esitante, prima di sputare un «e te.» veloce come la luce, insicuro come tutto ciò che lo riguardava.
Olivia fece un passo verso di lui, allungò una mano verso il suo viso e gli accarezzò le occhiaie con le punte delle dita con sguardo materno.
E Harry capì che non poteva scappare.
Era in trappola, era suo, gli apparteneva, le sue notti insonni erano solo delle sue carezze e i suoi sospiri solo del suo corpo.
Lei gli sorrise, gli prese la mano e lo invitò a stendersi sul divano. Improvvisamente tutta la tensione sessuale era svanita, mentre il timore che lei non lo volesse più si era sostituito alla paura che tutto ciò fosse troppo per il suo cuore, che le pareti di quel muscolo non avrebbero retto tanto. Il respiro gli morì in gola quando gli si stese sopra, facendolo affondare contro quelle molle maledette di quel divano da buttare. Non era mai stato tanto scomodo, eppure non si sarebbe mosso per nulla al mondo.
Olivia posò la testa sul petto di Harry e chiuse gli occhi. Poteva sentire il battito irregolare del suo cuore, i suoi respiri sotto la guancia. Strinse il tessuto della camicia di quell'impaurito, incapace ad amare e stupido bambino di ventun anni tra le dita e strofinò il naso contro il suo collo. Avevano fatto sesso per mesi, eppure in quell'istante quel semplice abbraccio su un divano mezzo rotto sembrava ciò che di più intimo potesse esserci al mondo. Si stavano trovando, stavano unendo i pezzi e quell'assestamento era dolorosamente bello.
«Con me non devi essere niente.»
Harry si irrigidì.
«Tutti vogliono che io sia qualcuno.»
«Non io.»
«Non durerà.»
«No, forse non durerà. Ma è bello, no?»
«Da morire.»
Olivia sorrise nell'udire quelle parole.
«Mi piaci. E non parlo all'Harry famoso, mi piaci tu. Harry Styles.» disse accarezzandogli la mascella con tocco leggero. Amava studiare Harry con il tatto, sentirlo pelle a pelle.
«Non esiste un Harry famoso. La parola famoso...quella parola che continuate a ripetere tutti. La odio. Mi fa sentire vuoto, non c'è nulla oltre il 'famoso'. Ci sono milioni di modi per definire qualcuno, simpatico, stupido, intelligente, timido, bastardo, ma...famoso...» fu una nuova carezza di Olivia a dargli la forza di continuare. «Esistono solo Harry e l'Harry che gli altri creano nella loro mente.»
«Cosa vuoi che veda io?» gli domandò allora, disposta a leggere negli occhi screziati di insicurezza e nelle mani grandi e protettive l'Harry che Harry voleva essere.
«Me. Ma ho paura.»
«Io ti vedo Harry. Vedo la paura per le lucertole e l'amore per i gatti, vedo le fossette che ti spuntano quando parli al telefono con Gemma e come ti tremano le mani quando stringi il microfono durante gli assoli, e ti giuro che non c'è nulla di più bello al mondo.»
Harry sentì gli occhi farsi umidi, percepì il peso di quelle parole sulla punta del cuore.
«Mi sei mancata.» quelle parole la colpirono come uno schiaffo. Era la prima volta che le diceva una cosa simile. «Mi manchi ogni volta.»
Lei chiuse gli occhi e posò un altro bacio sul collo di Harry.
Gli era mancata, aveva trovato il coraggio di dirglielo e, per una volta, non stava cercando di scappare.
Olivia capì che tutto il male che si erano fatti in silenzio stava sbiadendo prima di scivolare in un sonno leggero, ed Harry si addormentò con una strana leggerezza dentro e quella pace che solo Holmes Chapel e le labbra morbide di Olivia potevano dargli, mentre da qualche parte del mondo qualcuno ascoltava le sue canzoni e qualcun altro lo insultava, libero di poter essere se stesso dopo tre mesi, una settimana e quattro giorni.





Spazio autrice:

Avendo la storia già interamente scritta, eccoci al secondo capitolo.
Anche se potrei, nel ri-pubblicarla non la sto cambiando di una virgola, non mi sembra giusto. Ci sono parti che stonano e cose che ora renderei diverse, ma la Giulia che scrisse Il fiatone di chi fugge era diversa da quella di adesso, è normale, quindi non la tocco.
Spero davvero che la storia vi piaccia, questo Harry ha un mondo da dare, ma un blocco interiore così grande che non saprei spiegarlo neanche io. 
Lasciate qualche recensione, fatemi sapere cosa ve ne pare (mi fanno sempre piacere i vostri pareri), e niente, buona giornata a tutte!

 

 

  
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