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Autore: Fata Smemorina    18/12/2014    2 recensioni
Questa è la mia prima Fic, e vorrei dedicarla a una persona a cui voglio un mondo di bene: Giulia Black! Ha insistito per mesi, per farmi iscrivere...ed eccomi qua, spuntando dal nulla! Consideralo come un regalo di Natale, per gli anni a venire...
Un breve riassunto:
"Se questi umani credono di essere le uniche forme di vita intelligenti in questo universo, sono proprio degli sciocchi: insomma, si divertono tirando calci a una figura sferica, e non sanno assolutamente nulla di combattimento! Sul mio pianeta, io ho cominciato a 3 anni ad utilizzare le armi, e a pensare a tattiche di guerra efficienti... Eppure... Mi sembrano così felici, così spensierati... Il contrario di noi. Anche se un umano di mia conoscenza è diverso..." pensava Giulia ogni santa volta che guardava un telegiornale terrestre, e come ogni volta, la sua mente la riportava al volto pallido di Victor... e pensare che prima o poi si sarebbe dovuta lasciare alle spalle tutto ciò che aveva costruito.
Spero vi piaccia, un bacio,
la Fata Smemorina
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era buio, e fuori dal palazzo in vetro soffiava una brezza leggera, che portava l'odore di vino e cibo, segno di una festa o un banchetto.
La notte sovrastava tutto, eccetto la Luna, che brillava sommessamente nel cielo, come per rischiarare e donare sicurezza a chiunque camminasse al buio, avvolto e seguito da un'ombra di inquetitudine.
Nel palazzo immenso, dai vetri deformati e dai colori opachi, una finestra, dalle dimensioni ciclopiche, copriva una luce fioca, che si poteva osservare solamente da un angolo della tenda color oro. Delle ombre, modificate dalle pieghe nella tenda, si muovena, facevano gesti con le mani. Erano quattro. Una di una donna, una di un uomo, e due, immobili e sedute per terra, di due bambini.
Ora, se ci avviciniamo, apriamo la finestra, e scostiamo la tenda, potremmo sentire la discussione tra i due genitori, vedere i loro volti, e osservare i due bambini, che ascoltavano la conversazione tra gli adulti.
La donna era alta, pallida, coi capelli neri, lunghi che le ricadevano in ciocche verdi scuro sotto le ginocchia. Vestiva di un abito oro, ampio, legato alla vita con un fiocco di raso rosso. Gli occhi erano grigi con sfumature verdi, grandi, e esprimevano preoccupazione.
L'uomo era alto, robusto, e camminava nervosamente in cerchio, accanto alla finestra, dove tra gli spiragli della tenda, la Luna gli illuminava la barba a pizzetto nera, e gli occhi grigi, con sfumature smeraldo.
-Non puoi andare! Chi governerà il Regno? Il popolo ha bisogno di te, ha bisogno di una fonte di ispirazione, e se tu parti, io...
-Allora fai in modo di essere tu, la loro fonte di ispirazione. Mi dispiace Celestia, ma devo partire. Altrimenti il pianeta, il Regno, tutto ciò per cui abbiamo lottato- e indicò i due bambini - scomparirà. Se non tornerò, tu prenderai il comando. E ci scommetto il mio trono, che sarai mille volte più capace di me.
Mentre la donna piangeva, accasciata a terra, l'uomo si avvicinò ai due bambini.
-Papà, dove vai?- chiese il maschio.
- Papà adesso va in un posto lontano... E non credo che tornerà molto presto.
-Ma se tu papà vai via, chi ci porterà a visitare il Regno?- chiese la bambina.
-Vi ci porterà la mamma- rispose tranquillo l'uomo, mentre gli occhi gli si riempivano di lacrime.
-Ma papà, allora io sarò circondato da femmine!- esclamò il bambino, mentre guardava la sorella con sguardo malandrino.
-Beh, sai, non è mica male stare in mezzo alle donne. Forse è per questo che dovrai crescere forte, e non farti mettere i piedi in testa da tua madre e tua sorella!-
-Papà, mi mancherai... Quando torni ce lo porti un regalo?- chiese speranzosa la bambina, mentre abbracciava il volto ispido e bagnato del padre.
-Certo che sì...-
"Se tornerò" concluse mentalmente, mentre si alzava, dava una pacca al figlio e baciava la moglie.
Ancora non ho decritto i due bambini: ma che importa, tanto i bambini cambiano.
Ma solo una cosa, è quella che resterà per sempre: i loro occhi.
Erano di un color nocciola intenso, con sfumature color miele.
Per il resto, cambieranno molto entrambi...
"Le trombe suonavano. La pioggia cadeva.
L'esercito marciava, coi fucili in mano, mentre tutto il popolo era riunito attorno ad esso.
Le bandiere col simbolo del pianeta erano alte, mentre venivano graffiate dalla pioggia e dal vento.
Una donna, magra, pallida e dai capelli neri, sedeva su un trono.
Le sue lacrime si confondevano con la pioggia, mentre la gente intorno si chiedeva che faccia assumere: felice? O triste?
Felice per aver vinto la guerra? O triste per la perdita del loro re?
La soluzione migliore era rimanere in silenzio. Perchè a volte il silenzio, fornisce più di mille parole insieme...
E intanto, nella stessa stanza, dove esattamente due anni prima avevano rivisto il padre, due bambini, che osservavano la scena.
Erano cambiati, in soli due anni.
E cambieranno ancora.

-Madre, sono pronta- diceva una ragazza, sui quattordici anni, con espressione decisa sul volto, mentre si spazzolava i capelli corvini e li raccoglieva in una crocchia.
-Io non ci andrei mai sulla Terra. Gli esseri umani sono insignificanti, non capiscono un accidente di quello che fai- rispose un ragazzo, della stessa età, coi capelli neri e corti.
Entrambi avevano gli occhi nocciola.
-Kay, potrebbero dire la stessa cosa di te!- rispose la ragazza, mentre si avvicinava a un computer e batteva qualche parola.
-Figlia mia... Questo è un grande compito. Non posso non ammettere che sono preoccupata, io non so...
-Madre. Ho quattordici anni. Non sono più una bambina. Posso benissimo farcela, inoltre, è un compito che toccherà a qualcuno prima o poi. E' importante vedere gli sviluppi che ci sono stati negli altri paesi, dove la guerra non è giunta.
-Bla bla bla... Ti credi tanto importante ad andare via di casa così, solo per vedere come vivono quella sottospecie di esseri?- disse Kay, mentre si ergeva nei suoi un metro e sessantacinque di altezza, guardando la sorella con aria di sfida.
-Sì esatto, perspicace il ragazzo- disse lei di rimando, mentre stringeva la mano al fratello, e dava un bacio veloce alla madre.
Afferrò al volo la valigia umana, con uno schiocco di dita i suoi vestiti cambiarono: dei jeans e una felpa rossa, con delle Nike bianche.
-Ci vedremo presto- disse, prima di scomparire in miriadi di scintille, proprio come fanno le stelle cadenti nell'atmosfera...

Per prima cosa, devo modificare un paio di cosette, nella vita di questi umani.
Prendo una strada, che porta a un'ampia scuola, con diversi studenti in divisa che si dirigono all'uscita. Deve aver avuto fine la girnata scolastica di oggi.
Vado controcorrente, e mi dirigo all'ufficio del preside. Busso sulla porta, e appena sento la conferma del mio invito a entrare, apro la porta.
-Salve, sono la nuova alunna- dico, prima che mi si venisse chiesto il perchè su come mai non indosso la divisa. Per essere un "alieno" non me la cavo tanto male...
-Ah sì... Tutte le carte sono in regola... Vieni qui da New York vero?- mi chiede.
-Sì, esatto- rispondo, mentre penso a cosa cavolo sia questa New Shork...
-Allora... Ti chiami Giulia Kentral vero?-
"Come osa questo umano pronunciare il nome della principessa di un pianeta, come se fosse quello di un servo!"
-Sì, sono io. E' tutto ok? Posso andare?-
-Sì, ma...
-Ok, allora grazie mille, arrivederci, verrò domani mattina a scuola-
Esco stizzita dalla stanza.
Oh merda, e ora? Da dove cavolo sono entrata?
Non perdo la mia area di superiorità: giro il primo angolo a sinistra e poi a destra. Poi tutto dritto.
Noto una porta semichiusa, e sento delle voci.
La apro, convinta che sia l'uscita, e invece trovo una quindicina di ragazzi, e un uomo, con un grafico. Ci sono delle ragazze, ma dell'uscita non vedo traccia.
Che figure di merda...
-Ehm, scusate, sono nuova, io dovrei...
-Iscriverti al club di calcio? Allora sei la benvenuta! Come ti chiami?- mi chiede un ragazzo, coi capelli marroni e gli occhi sorridenti.
-Giulia... E sì, vorrei iscrivermi-
Ma che sto facendo? Non so nemmeno cos'è il calcio?!
-Allora sei dei nostri! Gli allenamenti cominciano domani, dopo la scuola!-  mi dice un altro ragazzo, moro anche lui, ma coi capelli più lunghi e mossi.
-Ehm, grazie... Quindi, a domani...-
Bene.
Mi sono persa in una scuola, sto antipatica al preside, mi sono iscritta a un club di carcio (è carcio o tango?) e in più ho fatto amicizia con due umani.
Giornata peggiore come inizio non c'è.
Domani andrà meglio...
VERO?

°°Angolo Autrice°°
Salve a tutti gente! Sono la Fata Smemorina, e sono nuova su questo sito!
Vorrei dedicare questa storia alla mia amica Giulia Black... Ti voglio tanto beneee!
Detto questo, vi prego, non linciatemi se la storia vi fa schifo!
Un saluto,
La Fata Smemorina
   
 
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