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Autore: xjustbestrong    18/12/2014    0 recensioni
La guerra ha lasciato molte ferite nel cuore di Hinata, che dopo un anno dallo scontro contro Madara trascina ancora la sofferenza repressa in tutti gli anni passati a sentirsi inferiore. Ancora ora si sente debole e lascia che una corazza le avvolga il cuore, allontanandola da tutti. Dopo la morte di Neji e l'apparente ritorno alla vita di sempre, la giovane shinobi si vede protagonista di una vicenda che cambierà il suo modo di rapportarsi con le persone.
Riuscirà a cancellare il dolore? Imparerà ad amare e si lascerà amare?
Dal capitolo I:
"Uno, due, tre colpi.
Cinquanta, sessanta, ora cento. Non erano mai abbastanza.
Colpivo e schivavo muovendomi sinuosamente. Le mie gambe erano indolenzite, ma mi sarei presto abituata al dolore. Come sempre."
Principalmente NARUHINA con accenni al SASUHINA.
Genere: Azione, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Hinata Hyuuga, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Hinata/Naruto, Hinata/Sasuke, Naruto/Sakura, Sasuke/Sakura
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Dopo la serie
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Capitolo I

Pressione

Uno, due, tre colpi.
Cinquanta, sessanta, ora cento. Non erano mai abbastanza.
Colpivo e schivavo muovendomi sinuosamente. Le mie gambe erano indolenzite, ma mi sarei presto abituata al dolore. Come sempre.
   
«Forza, Hinata» mi incitò mio padre tra un calcio e un altro. «Più veloce.»
Il suo tono, sebbene stanco per l'allenamento, era duro e tagliente, più di quanto non fosse mai stato. 
Misi tutta me stessa, come facevo ogni giorno da quasi un anno, ma non era mai abbastanza.
Mio padre sferrò un ultimo attacco che mi fece cadere per terra, priva di forze.
   
«Non va bene, Hinata» disse con disappunto. «Non sei migliorata per niente.»
   
«M-mi di spiace, otoo-san» ansimai incapace di alzarmi.
   
«Non mi importa delle tue scuse!» sbottò lui. «Non sarà il tuo dispiacere a proteggere il clan. Neji...» fece una pausa. «Neji è morto per proteggerti. Ha combattuto fino alla fine per proteggere il clan. Per proteggere anche te!» urlò. «Vedi di dare un senso alla tua posizione. Hanabi potrebbe ancora prendere il posto di successore come capo clan al tuo posto, sai? Se vuoi trovare davvero un posto nella famiglia farai meglio ad impegnarti.»
Nonostante avessi sentito quelle parole per mesi e mesi, ogni volta sentivo un pezzo di me morire sotto il peso di quella verità. Gli occhi mi si gonfiarono mentre mio padre si allontanava a passi pesanti. Nessuno mi aiutò a rimettermi in piedi, seguivano tutti gli ordini di mio padre: "Fatela crescere", diceva. "Imparerà a mettersi in piedi".
Certo, padre. Come sempre.
Ero sola, seduta per terra e ancora ansimante. Chiusi gli occhi e le lacrime mi scesero veloci sulle guance, dando inizio ad un pianto silenzioso.
Rimasi in quel modo per qualche minuto, fino a quando non entrò mia sorella nella sala di allenamento.
   
«Hinata» mi chiamò dolcemente. Aprii gli occhi e la vidi di fronte a me con in mano una tazza di tè fumante.
   
«Tieni, bevi questo» disse porgendomi la bevanda calda che presi e trannacai ignorando il bruciore.
   
«È ancora bollente, stai attenta» mi ammonì Hanabi.
   
«Grazie, buono come sempre» mormorai restituendole la tazza vuota. Dopodiché mi rialzai non senza fatica e con l'aiuto di mia sorella raggiunsi la mia stanza.
   
«Grazie, Hanabi. Ora sto bene, perciò sarà meglio che torni da papà. Non vorrai farlo arrabbiare come l'altra volta, no?» dissi sorridendo.
   
«Hinata...» cominciò.
   
«Hanabi, sono seria. Adesso vai. Grazie ancora» tagliai corto. Lei capì e con passo lento uscì dalla camera, lasciandomi sola.
Prima di cadere in un sonno profondo mi lavai nel bagno della mia stanza, stando attenta a non guardarmi il corpo, sicuramente segnato profondamente dalle dure ore di allenamento. Chiusi gli occhi e, come quasi ogni sera, mi liberai in un pianto liberatorio. Per quanto ancora avrei sopportato? Ero sempre stata capace di reprimere il dolore, o almeno prima della guerra. Tutto di quella battaglia, gli scontri, il terrore e la morte di Neji... tutto si era preso un pezzo della mia anima rendendomi più debole di sempre. E poi c'erano i doveri di futura capo clan. Avrei compiuto diciotto anni di lì a poco, e raggiunta la maggiore età tutto sarebbe stato più complicato per me.
Per quanto sarei riuscita a sopportare quella pressione? 
Sospirai, uscii dalla vasca e mi coricai in bianchieria intima, addormentandomi subito.

§
 

La mattina dopo mi alzai con la testa dolorante e i muscoli indolenziti. Non appena presi lucidità e aprii gli occhi guardai l'orologio: era davvero tardi! Mi alzai di scatto ma un capogiro mi costrinse a sedermi sul letto sfatto. 
Lanciai uno sguardo al comodino e vidi un biglietto piegato in due. Lo presi e lessi:

Hina-chan, papà mi ha detto di riferirti che è stato richiamato dall'Hokage per sistamare delle faccende con dei documenti, o qualcosa del genere. Non ci sarà per l'allenamento, perciò hai il giorno libero! Non ti ho svegliata perché sembravi molto stanca, però ricordati di mangiare e passa da Aoi-san, aveva una commissione per te.

-Hanabi.


 

Passai un dito sulla calligrafia ordinata di mia sorella.
Giorno libero? Non potevo crederci. Io dovevo allenarmi. Dovevo farlo per diventare più forte.
Mi alzai con la testa ancora dolorante, mi vestii velocemente e mi avviai da Aoi-san, uno dei tanti subordinati di mio padre, che incontrai nei corridoi.
   
«Aoi-san» lo chiamai. «Voleva chiedermi qualcosa?»
   
«Oh, Hinata-sama. Sì, dato che lei ha il giorno libero e noi siamo tutti occupati ultimamente, potrebbe portare questa lettera al capo clan Haruno?»
   
«Certo» risposi prendendo la busta sigillata. «Almeno rivedrò la mia amica Sakura.»
 

Mi avviai verso casa Haruno qualche minuto dopo, dopo aver preso una mela dalla cucina e averne mangiato metà.
Camminavo velocemente per potermi sbrigare: non dovevo sprecare tempo prezioso che avrei utilizzato in allenamento. Svoltai l'angolo della via in cui abitava Sakura con passo deciso, ma mi bloccai di colpo.
Dalla casa della shinobi con i capelli rosa stava uscendo Naruto-kun. Il mio cuore perse un battito e le gambe mi tremarono. Mi nascosi dietro un albero vicino per non essere vista e cercai di regolare i respiri.
Sapevo da tempo che Naruto-kun provava qualcosa per Sakura, ma non credevo che lei ricambiasse o che comunque provasse qualche tipo di affetto profondo per lui. Eppure non mi ero sbagliata: quello appena uscito da casa Haruno era senz'altro Naruto-kun.
Il petto mi faceva male e rimasi qualche secondo appoggiata all'albero per calmarmi. Quando sbirciai dietro il tronco, non c'era più nessuno nella via. Feci un respiro profondo e mi avviai verso la porta un po' vecchia della casa di Sakura. Bussai e sentii dei passi venire verso la soglia.
   
«Chi è?» urlò qualcuno da dentro. Non ebbi tempo di rispondere che una ragazza dalla chioma rosa come i fiori di ciliegio aprì la porta.
   
«Oh, Hinata» esclamò sorpresa. «Cosa ti porta qui?»
   
«Ehm, devo consegnare una lettera al vostro capo clan» dissi debomente.
   
«Capisco». Prese la lettera con noncuranza e si rivolse nuovamente a me: «Ti va di entrare? Ti faccio un tè»
   
«No, meglio di no... devo andare ad allenarmi» risposi grattandomi un braccio, nervosa. Al solo pensiero di Naruto-kun fra quelle mura, da solo con Sakura una fitta mi colpiva il petto.
   
«Oddio, Hinata» disse improvvisamente afferrandomi il braccio. Alzò la manica e mi esaminò. Era quasi tutto violaceo e nero, con qualche graffio rosso.
   
«Hinata!» quasi urlò. Ritirai il braccio con uno scatto e abbassai la manica.
   
«Sto bene» le sorrisi. «Ogni tanto l'allenamento lascia qualche segno. Ma... ma non sento nemmeno dolore, non preoccuparti. Ora vado, ciao» dissi tutto d'un fiato, senza darle il tempo di replicare. Girai i tacchi e mi allontanai quasi correndo. Alle mie spalle nessun rumore.

Corsi fino al campo di allenamento e mi fermai nell'area con i tre pali messi in fila. Mi assicurai che nessuno fosse nei paraggi e iniziai a sferrare colpi ai tre pali, prima in sequenza poi alternati. 
Proseguii per qualche ora, poi passai al controllo del chakra su varie parti del corpo. Lo concentrai prima sulle gambe, poi passai anche alle mani fino ai polpastrelli. Chiusi gli occhi e presi un respiro profondo, poi gli riaprii di scatto e colpii con forza uno dei tre pali. Questo, al contatto con le punta delle dita, si spezzò a metà e volò a qualche metro da me.
Continuai ad allenarmi senza sosta e andai avanti anche quando cominciò a piovere. Il Byakugan mi permetteva di vedere bene nonostante la pioggia incessante, eppure qualcosa non andava. I miei occhi erano stanchi, lo sentivo.
Devo resistere solo un altro po' pensai.
Continuai a colpire i pali fino a quando vidi tutto annebbiato. A quel punto mi fermai, stremata: non potevo permettermi di perdere un'altra volta la vista.
La pioggia continuava a bagnarmi e il terreno era ormai diventato fango. Mi lasciai andare contro uno dei pali sfregiati e chiusi gli occhi, ansimante. Non sapevo che ore fossero, eppure mi sebrava di essere lì da giorni interi.
Stavo per rialzarmi quando sentii una voce familiare:
   
«Hey, Hinata!»

   
 
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