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Autore: kira_92    18/12/2014    2 recensioni
Il Dottore era completamente deliziato da quel racconto. " Ma questo é fantastico! Tu sei fantastico! Non ho mai sentito una storia simile!" Esclamò entusiasta. "Ma c'é una cosa che non capisco, perché non hai detto nulla la prima volta che mi hai visto?"
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merlino, Principe Artù | Coppie: Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate | Contesto: Nel futuro
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E’ da moltissimo tempo che non pubblico nulla qui. Adesso eccomi con una crossover che credevo di non riuscire mai a realizzare. Negli avvertimenti è data come crossover Merlin/DoctorWho ma la verità è che è una crossover Merlin/DoctorWho/Parked.
Parked per chi non lo sapesse è un film indipendente irlandese in cui Colin assume i panni di Cathal. Il film è uscito nel 2010 se ricordo bene e non so se si trovano i sub. Io l’avrò visto mille volte in lingua originale.
Alcuni avvertimenti prima di iniziare a leggere:
Primo, allerta angst. E’ una delle fanfiction più angst che io abbia mai scritto. Tanto angst. Troppo. Quindi se non è il vostro genere, state alla larga. Le cose migliorano un po’ verso la fine.
Secondo, tutta la prima parte è presa dal film. E’ambientato nel ‘mondo’ di Parked, quindi se non volete spoiler, semplicemente NON leggete la fanfiction. Le scene sono principalmente prese dal film e rielaborate da me. I discorsi della prima parte tra Cathal e … il coprotagonista, sono quasi del tutto tradotti dal film.
Terzo, spoiler puntata di Doctor Who con Colin. Puntata Midnight di non mi ricordo bene quale stagione, ma c’è Ten.
E Quarto, per leggerla dovete fare ciò che gli inglesi chiamano “Suspension of Disbelief” e per il resto, buona lettura! Ci vediamo a fine storia per le note finali u.u
 
Parte I
Un ragazzo dai capelli scuri camminava per le strade irlandesi, senza alcuna meta. Perso nei propri pensieri,metteva un piede dopo l’altro, non prestando attenzione alle macchine, ai suoni dei clackson, alla gente che incrociava nel suo cammino, metaforicamente parlando e non.
Cathal sospirò, con le mani nella tasca della sua giacca, raggiunse il parcheggio dove si trovava la sua casa. O quello che ne era rimasta.
“Casa” sussurrò con voce flebile, sedendosi al posto di guida della sua macchina gialla.
“Io non ho piú una vera casa da diversi secoli” pensò. Cathal viveva con la costante presenza di un dolore al petto, all’altezza del cuore. Un dolore che lo soffocava lentamente ogni giorno, sempre di piú.
Uscì un attimo dalla macchina per controllare se il suo amico Fred fosse in ‘casa’, ovvero l’auto posteggiata non molto lontana dalla sua. Fred era un uomo sulla quarantina che per qualche ignoto motivo aveva perso tutto nella vita. Era un uomo taciturno, orgoglioso e molto attento nella cura di sé e della sua auto. A Cathal piaceva quell’uomo - il quale probabilmente era in giro o a casa della persona che gli piaceva. Quell’uomo gli ricordava la persona che aveva perso… diverso tempo fa.
Ripensando a quei capelli biondi e a quegli occhi azzurri, il dolore al cuore si intensificò. Sembrava che una mano invisibile glielo stesse stritolando senza pietà. Sentí l’ossigeno iniziare a mancare e gli occhi pizzicare e seppe che un altro di quei momenti era vicino.
Assicurandosi che non vi fosse nessuno nelle vicinanze, soprattutto Fred, rientrò in macchina. Estrasse da sotto il sedile una siringa. Cathal cercò di controllare il fiato, di respirare normalmente, ma l’anticipazione lo tradiva. Infatti alla vista di quella siringa, di quel veleno, il cuore accellerò il battito pieno di aspettativa. Sentí ogni parte del suo corpo, della sua anima, reclamare quella droga come una sorta di liberazione.
Non seppe per quanto tempo rimase ad osservare quell’oggetto ed a rigirarselo tra le dita, assaporandone anche la consistenza fisica. Poi, senza registrare i suoi movimenti, posseduto da un dolore ed un bisogno ormai incontrollabile, inniettò il contenuto nella vena destra del suo piede.
Gemette di sollievo. La droga iniziava a circolare nel sangue e a fare effetto. Iniziò a non sentire più nulla, e con un sorriso fantasma sulle labbra cadde in un sonno senza sogni.
 
***
Cathal vide arrivare Fred con due caffé in mano. Era un nuovo giorno, ma nulla per il ragazzo era cambiato. Il cielo irlandese era coperto da nuvole, privando al sole di penetrare con i suoi raggi e riscaldare la povera città. Cathal si strinse nel suo cappotto, faceva, infatti, piuttosto freddo.
Ringraziò il suo amico e dopo un sorso di caffé propose:” Che ne dici di una guida?”
“Io nella tua macchina non ci salgo” rispose categoricamente l’amico.
Cathal sorrise, l’ombra del sorriso che aveva un tempo. Un sorriso che non raggiunse i suoi occhi blu, ma Fred non se ne accorse, del tutto ignaro del passato dell’amico accanto.
Il ragazzo indicò l’auto di Fred, che incuriosito seguí il suo sguardo. “Ma non guida da secoli!” Esclamò.
Cathal allargò il suo sorriso, dandogli una muta risposta: l’aveva aggiustata lui.
Certo, aveva utilizzato un po’ dei suoi trucchetti, ma Fred non era tenuto a saperlo. Cercò di ignorare una voce familiare che nella sua testa mormorò: ” hai barato!”.
 
Entrarono in macchina ed iniziarono il loro piccolo viaggio. Ma la poco velocità di Fred lo stava annoiando. “Daii, puoi andare piú veloce?” Cercò di spronarlo.
“Cathal, esistono delle regole e vanno rispettate”.
Il ragazzo sbuffò, gli occhi solo leggermente umidi ricordando la figura paterna che aveva un tempo. Salí , allora, sul tetto della macchina, iniziando ad urlare nel bel mezzo della strada. Il risultato fu quello di farsi rimproverare nuovamente. Raggiunsero un punto alto di una montagna, piena di discese pericolose, ma queste servirono solo ad alimentare l’idea che il ragazzo aveva in mente: convinse infatti Fred a provare quelle discese con gran velocità. Ignorando sempre la voce nella sua testa che gli sussurrava “come riesci a mantenere la testa attaccata al collo, é il piú grande dei misteri”.
Passarono quindi tutto il pomeriggio in quel modo, tra discese pericolose e chiaccherate varie, non andando mai troppo sul personale.
Alla sera si fermarono in un punto da quale poterono vedere tutta la città. Cathal si accese una sigaretta e si girò ad osservare le luci cittadine. Fred, accanto a lui, estrasse un’agenda dalla tasca ed iniziò a scriverci qualcosa.
“Sembrano tanti fuochi d’artificio” la voce di Cathal era leggermente roca. Fred lo osservò per un momento senza dir nulla. Dopo un attimo di silenzio, iniziò a leggere qualcosa:” nel mezzo del cammino della vita, mi ritrovai in un bosco oscuro, dove persi la vera via…”
Fu Cathal questa volta a girarsi ed ad osservarlo incuriosito, toccato da quelle parole. Non era forse quello che era accaduto a lui? Inghiottì a vuoto e dopo un po’ riuscì a chiedere:” C-come finisce?”
Fred sorrise tristemente ” te lo dirò un’altra volta”
“Uomo misterioso” scherzò il ragazzo. Fred ogni tanto gli ricordava anche sé stesso. Sembrava un uomo pieno di segreti, e non era forse lui a custodire i piú grandi dei segreti?
Tornarono entrambi a guardare l’incredibile panorama che si presentava fuori dal finestrino, godendo del reciproco silenzio confortevole. Restarono in quel modo per diverso tempo, immersi nei loro pensieri, dopotutto non avevano nessuno che li aspettasse per cena, o che li aspettassero direttamente.
Una lieve folata di vento fece cadere una foglia da un albero, fu in quel momento che Cathal parlò di nuovo:” hai mai visto una foglia cadere da un albero?”
“Cosa…?” Chiese Fred, ritornando alla realtà, sentendo la voce debole e spezzata dell’amico.
Cathal fece un altro tiro di sigaretta e riformulò la domanda:” hai mai visto quell’effettivo momento in cui una foglia si spezza dal suo ramo e cade?”
Fred era interdetto. Cathal sembrava cosí vulnerabile in quel momento. Non era il solito ragazzo allegro, con sempre qualcosa di pronto da dire. Sembrava piú come un bambino che aveva perso tutto.
“No, mai” rispose una volta ripresosi dai suoi penseri.
“Beh, é una cosa bellissima”
“Questo é un lato nuovo che vedo di te, Cathal. Non ti facevo cosi poetico”.
Il ragazzo sorrise "Quando abitavo con mia madre, amavo osservare la natura. Passavo molto tempo fuori dal villaggio, in mezzo ala foresta. Amavo sentire il tocco del vento sulla mia pelle, o sentire le vibrazioni che la foresta emanava.  Ci passavo molto tempo…Soprattutto quando… " si bloccò pensando alle battute di caccia che aveva fatto con…lui. "…non importa" concluse, gettando via la cicca della sigaretta.
"Ora chi è l’uomo misterioso?" domandò retoricamente Fred.
Cathal sorrise e questa volta il suo sorriso triste raggiunse il cuore di Fred. L’amico capì in quel momento che Cathal aveva il cuore spezzato, talmente in frantumi da essere impossibile ricomporre i pezzi. Ma chi glielo avesse spezzato, Fred, non lo sapeva. Non seppe come, ma l’uomo, in quel momento capì che Cathal non era la persona che diceva di essere.
 
***
 
Fred stava andando al suo appuntamento. L’aria era fredda per le strade, cosi tagliente da gelargli il viso. Ma l’uomo non ci badava nemmeno talmente immerso nei suoi pensieri. D’un tratto si fermò improvvisamente per la strada e si tastò le tasche: aveva in fatti dimenticato qualcosa nella sua macchina. Infastidito tornò indietro. Rientrato nel parcheggio vide Cathal in lontananza con qualcosa di ambiguo in mano ed incuriosito si avvicinò il più silenziosamente possibile. Vide il ragazzo chino su sè stesso ad inniettarsi qualcosa, probabilmente droga, nella vena del suo piede. Si fermò come pietrificato. Si sentì svuotato. Si sentì.. tradito. Fred si era fidato di lui, gli aveva offerto il suo aiuto, ed il ragazzo gli aveva chiuso la porta in faccia con quel gesto. Silenziosamente, iniziò a retrocedere ed andar via sperando di non essere visto. La rabbia iniziò a farsi viva dentro di lui. Domande cominciarono ad affollare la sua mente dal ‘perchè lo ha fatto?’ al ‘chi si crede di essere?’ al ‘chi è veramente?’ ma nessun pensiero riusciva a calmare la rabbia che sentiva dentro. Più pensava al fatto di essersi fidato - si era anche aperto un po’ con lui, dannazione! - più provava l’istinto di prenderlo a pugni. ‘Come fa ad essere così egoista!” fu il suo ultimo pensiero prima di sentirsi chiamare. Dapprima il suo istinto gli disse di mettersi a correre e mai più vederlo, ma poi la ragione vinse. Si voltò e gli urlò contro tutta la sua rabbia: “Io non innietto, Fred” disse usando le stesse parole che un tempo l’amico gli aveva detto. “Come hai potuto? Io mi sono fidato di te!” riprese, si voltò e andò via, non sentendo la preghiera d’aiuto nella voce di Cathal al suo ultimo richiamo; non vedendo la richiesta d’aiuto che si trovava nei profondi occhi blu del ragazzo. “Fred..” disse debolmente, vedendo le spalle dell’amico scomparire. Il ragazzo si sentì perso e debolmente raggiunse la macchina per finire il lavoro iniziato.
Una volta chiusosi in macchina, prese la siringa piena di eroina. ‘Qual’era il motivo di tutto questo?’ si chiedeva, mentre rigirava l’oggetto tra le mani incantato. La sua mente iniziò ad affollarsi di pensieri. Quella siringa era tutto ciò che gli restava; l’unica cura che lui vedeva per il suo cuore. ‘Oh, se solo tu fossi qui’ pensò debolmente. ‘Ti farei visitare dei posti meravigliosi. Ti farei leggere libri che parlano solo di te, soltanto per far aumentare il tuo ego.’ Ma lui non era lì e la sua mente iniziò a riempirsi di altri pensieri. ‘Non ha senso continuare a vivere, se tu non sei con me’. Si sentì solo, perduto. L’unico amico rimasto, era andato via. Fred aveva deciso di abbandonarlo e Cathal incolpava solo sè stesso. “E’ tutta colpa mia” si disse. “io non sono riuscito a mantenere una promessa” continuò, come se qualcuno potesse sentirlo. Come se quella persona fosse stata lì ad ascoltarlo. ‘Io non sono riuscito a mantenere tante promesse. Non sono riuscito a proteggervi o a morire con te’ continuò nella sua mente.
Gemette, toccandosi il petto, il punto in cui il cuore aveva ancora il coraggio di battere. Riguardò la siringa con occhi pieni di speranza. Con disperazione si inniettò il contenuto. Sorrise per il sollievo, chiuse gli occhi e perse i sensi.
Più tardi, quello stesso giorno, Fred tornando alla sua auto non vide Cathal da nessuna parte. Pentitosi del suo comportamento e preoccupato, prese una foto ed iniziò a cercarlo per tutta la città.
 
***
Parte II
"Quindi, qual’è il giorno in cui fanno il pasto più buono?" chiese l’uomo con un lungo cappotto scuro e delle converse, mentre prendeva una cucchiaiata di quella strana poltiglia che somigliava a purè di patate. Fece un verso di apprezzamento sentendo il sapore di quella pietanza. "E’ squisito! Devo ricordarmi di mangiare qui più spesso" il barbone di fronte a lui lo guardava con strano interesse, non sapendo se potersi fidare di quell’individuo o meno.
"Se vieni il giovedì fanno le polpette"
“ooh le polpette! Le adoro! Sono tra i miei piatti preferiti che voi umani.." si interruppe accorgendosi dell’errore, che tuttavia non fu notato dal suo interlocutore.  "… che gli uomini fanno" concluse. Ritornò a mangiare. Si trovava ad un centro di aiuto per uomini senza tetto. Quel centro si occupava di dar da mangiare ai barboni almeno tre giorni a settimana. Gli umani, nel bene o nel male, non smettevano mai di affascinarlo. Questo pensava il Dottore, l’ultimo dei Signori del Tempo, prima che il suo pasto venne interrotto da un uomo che irruppe nella sala chiedendo informazioni.
Girava per i tavoli mostrando una foto. Il Dottore l’osservò incuriosito e giudicando dal suo aspetto ben curato, non doveva essere di certo un barbone. L’uomo in questione si avvicinò a lui mostrandogli la foto di un ragazzo con capelli corti neri, occhi blu ed un viso fin troppo familiare. “Mi scusi, ha visto questo ragazzo da qualche parte? Il suo nome è Cathal…” la voce dell’uomo era chiaramente preoccupata. “No, ma lo conosco” rispose il Dottore. Cathal? Come poteva chiamarsi Cathal? Il Dottore conosceva innumerevoli individui e si ricordava il nome di tutti, perchè tutti erano importanti nell’universo. Ma quel ragazzo non lo conosceva come Cathal… ma come Jethro Cane. Lo aveva incontrato in quello shuttle che doveva raggiungere il pianeta Midnight, ma tutto all’epoca andò storto per una presenza sinistra che impossessava i passeggeri. Ma perchè adesso il ragazzo si faceva chiamare Cathal? E perchè il Dottore era finito in quel preciso punto del tempo? Non aveva mai creduto alle coincidenze. Non si accorse di essere rimasto a fissare la foto del ragazzo finchè la voce dell’uomo lo raggiunse, penetrando tra i suoi pensieri. “Chi è lei? Cathal non mi ha mai parlato di nessuno”
 
"Sono il Dottore" rispose e continuò:" cosa è successo?".
 
L’uomo si presentò come Fred e iniziò a raccontare ciò che era accaduto.
 
Alla fine del racconto il Dottore propose di dividersi. Fred sarebbe andato a cercare Cathal a casa del padre e lui ‘avrebbe chiesto in giro’, mentre la sua reale intenzione era quella di dirigersi proprio verso il Tardis. Una volta dentro, infatti, accese la schermata e digito il nome Jethro nella macchina. Apparse subito l’immagine di Cathal che cadeva a terra vicino ad un fuoco acceso, ed un ragazzo che gli gettava addosso una siringa. Non si fermò a guardare altro ed immediatamente avviò il Tardis per andare da lui. Quando uscí, Cathal stava per inniettarsi l’ennesima dose, questa volta nel braccio. “NO” urlò il Dottore, precipitandosi da lui. Gli strappò la siringa tra le mani e la gettò nel fuoco accanto. Le fiamme avamparono leggermente al tocco di quella sostanza. Il ragazzo lo guardò senza vederlo, poi, sussurrò il nome “Arthur” e perse i sensi. Il Dottore controllò il battito cardiaco piuttosto irregolare e lo porto subito nel Tardis.
Lo posò delicatamente a terra e prese la Siringa AspiraTutto. Quella siringa era ingegnosa, permetteva di estrarre ogni tipo di sostanza, soltanto una alla volta, dalle vene di qualcuno. Potevi attivare ‘globuli rossi’ o ‘ferro’ o ‘eroina’ come in questo caso. La quantità di droga presente nel suo corpo era incredibile.Iil Dottore si chiese come il ragazzo fosse deceduto prima. Posò la Siringa AspiraTutto e si annotò mentalmente di ringraziare quegli scienziati del pianeta che aveva visitato al scorsa settimana. Aspettò che il suo cuore si regolarizzasse e sorvegliò il suo sonno. Mentre aspettava il suo risveglio, il Dottore studiava il suo viso. Sembrava tranquillo, ma ogni tanto dalla sua bocca uscivano le parole “Arthur” e “m… ispiace” sussurrate appena. Ed il Signore del Tempo si poneva sempre più domande.
 
 ***
 
Il Dottore era immerso nella lettura di un libro che narrava di due amanti intrappolati in un hotel minacciato da dei Gargoyle. Tornò alla realtà quando sentí un gemito proveniente dalla sua destra: Jethro si stava svegliando. Il ragazzo si toccò la testa, gemendo ancora di dolore. Aprí appena gli occhi e chiese: “dove mi trovo?”
 “Nel mio Tardis!” Rispose il Dottore, sorridendo sornione. Finalmente avrebbe ottenuto delle risposte.
Cathal spalancó gli occhi. Quella voce…! La conosceva…! Non poteva di certo scordarla facilmente.
Il Dottore si alzò di scatto ed iniziò a parlare mentre camminava avanti e indietro. ” Ciao! Sono il Dottore!” Esclamò. Ma poi tornò subito serio e tornando a fissarlo negli occhi chiese” ma tu mi conosci vero?”
Cathal non rispose.
Avvicinandosi senza perdere il contatto visivo, il Dottore domandò:” Chi sei tu Cathal? O dovrei forse dire…Jethro Cane?” Il Signore del Tempo distolse lo sguardo e iniziò a camminare di nuovo avanti e indietro, riprendendo a parlare. Evidentemente non si aspettava una risposta. “Mi ricordo di te. Eravamo nello shuttle.. molto tempo fa, in partenza per il Pianeta Midnight, quando le cose andarono diversamente. Ti eri presentato con il nome Jethro Cane, ma adesso porti il nome di Cathal D’Oreagan.” Fece una pausa e tornò a guardarlo. “Chi sei?” Scandí le ultime parole molto lentamente.
Cathal distolse lo sguardo, incapace di mantenere il contatto visivo. Quegli occhi castani erano capaci di scavare l’anima di qualcuno. Si sentí nudo, si sentí con le barriere abbassate ed ebbe quasi paura. Stava per contemplare l’idea di dir la verità, quando Il Dottore iniziò a parlare di nuovo. “Arthur!” Quella parola colpí il cuore del ragazzo come se fosse stata una pugnalata. Il suono di una parola che aveva cercato di dimenticare per troppo tempo. Ignaro di tutto ciò il Dottore continuò " hai fatto il nome 'Arthur' più di una volta mentre eri svenuto. Chi é? A quale Arthur della storia ti riferisci? A quale pianeta..."
" Arthur Pendragon" sussurrò Cathal, interrompendo il Dottore, il quale si bloccò.
Fu come ricollegare il tassello mancante di un puzzle. Il Signore del Tempo tornò a guardare il ragazzo negli occhi facendo tutti i collegamenti. "Quindi tu...? Lui... tu... tu sei Merlin." Riuscí a dire infine.
Merlin annuí. Si sentí un po' più leggero ora che qualcuno sapeva la sua vera identità. Cosí, dopo secoli, il mago raccontò per la prima volta la sua vera storia a qualcuno. Il Dottore, affascinato, memorizzò ogni singolo dettaglio. " Dopo la sua morte decisi di iniziare a viaggiare per cercare un modo per portarlo indietro. So che Kilgarrah - il mio Drago- aveva detto che Arthur sarebbe tornato. Ed ho sperato fosse cosí per diversi secoli, finché io stesso iniziai a perdere le speranze, esattamente come le gesta di Arthur iniziarono ad essere dimenticate. Lasciando Camelot all'immaginazione. Ho cambiato diverse identità per stare al passo con i tempi e con i cambiamenti che questo mondo portava. Non é stato difficile con la mia magia. E quindi diventai un ragazzo di campagna di un'isola, un ragazzo sognatore, per certi versi, uguale al me di un tempo. Calum mi chiamai allora. Ho partecipato alla Grande Guerra, Victor era il mio nome. Volevo visitare il pianeta Midnight per cercare indizi e possibile metodi alternativi per far rivivere qualcuno, ma come sai le cose andarono male. Ero Jethro, all'epoca, come sai e come mi hai conosciuto. Una volta stetti a casa di una signora ed ebbi persino una relazione con un ragazzo... ero John in quel periodo. Ma ovviamente la relazione duró pochissimo. E poi divenni Tom, un detective. Speravo di andare in alto, lavorare con i 'potenti' per cercare di scoprire qualcosa. Ma nulla. Zero indizi. Sembra che la profezia non sia destinata ad avverarsi. Cosí iniziai a perdere le speranze. Divenni Cathal e mi inventai una storia: una madre morte, un padre cattivo. E mi estraniai dal mondo, finché non conobbi Fred e decisi di aiutarlo. Ma... beh. Ora ce l'ha a morte con me e posso ben capirlo."
Il Dottore era completamente deliziato da quel racconto. " Ma questo é fantastico! Tu sei fantastico! Non ho mai sentito una storia simile!" Esclamò entusiasta. "Ma c'é una cosa che non capisco, perché non hai detto nulla la prima volta che mi hai visto?"
Merlin sorrise "Senza offesa, ma non sapevo quanto potessi fidarmi di te. Un uomo che viaggia in una cabina blu? Il mio istinto mi teneva alla larga ed a differenza di Arthur, io mi sono sempre fidato del mio istinto."
"Sembra una risposta sensata"
"Dottore..." la voce del mago era spezzata. "Ti prego..."
Il Signore del tempo capí subito cosa passava per la mente del ragazzo. "Non posso, mi dispiace, é un punto fisso del tempo che non posso cambiare..."Merlin chiuse gli occhi come se avesse ricevuto un altro corpo al cuore.
Ci fu un momento di silenzio in cui il Dottore lo osservò incuriosito. "Perché lo hai fatto?"
"Fatto cosa?" Chiese il Mago senza guardarlo. Si era nel frattempo raccolto le ginocchia al petto, e pose il mento sopra di esse, fissando il vuoto davanti a lui.
"Provare ad ucciderti"
"Non stavo cercando di uccidermi"
"Ed a cosa stavi pensando allora?"
"Volevo..." Merlin inghiottí a vuoto e provo a dir la verità. " Volevo smettere di soffrire. Sette secoli non ti sembrano abbastanza? Volevo... raggiungerlo. Per dirgli..."
"Per dirgli cosa?"
"Quanto l'ho amato" fu solo un sussurrò. Ma bastò per distruggere ogni convinzione del Dottore. Si girò, cercando di ascoltare il buon senso, ma ancora una volta seppe che non lo avrebbe ascoltato.
"Per favore Dottore, portami indietro nel tempo. Ho bisogno di vederlo. Ho bisogno di sentirlo, di sentire la sua voce, di sentirlo chiamarmi ‘idiota’ ancora una volta. Portami indietro nel tempo. Salvalo. So che puoi farlo. Non é la prima volta che cambi un punto fisso, se non mi sbaglio."
Il Dottore lo fissò negli occhi. Quegli occhi blu erano pieni di determinazione. Poteva aspettarsi lacrime di disperazione, ma vi era solo un oceano di dolore cosi profondo e lacerante che non aveva visto in nessun uomo.. soltanto nel suo stesso riflesso. Con le mani in tasca e l’espressione seria e fissa sul volto angelico ma sofferente di quel povero ragazzo, annuí semplicemente.
Nella sua testa una canzone.
 
Sands of time.
Take me back
when everything gone wrong,
when love was but all but a song.
Sands of time, take me back
 
Da quale dei tanti ricordi usciva fuori quella melodia? Il Dottore avviò il tardis con quelle parole che rigiravano nella sua mente.
E Merlin dietro di lui chiuse gli occhi assaporando il suono della cabina telefonica blu che compiva l’ennesimo viaggio nel tempo. Il mago sorrise.
‘Sto tornando’ pensò. ‘Sto tornado idiota’ e forse, quella che scivolò dal suo occhio destro era davvero una lacrima. Una scia salata rimase sulla sua guancia, un sapore che lui assaporò, o per meglio dire, un sapore che aveva assaggiato per tutta la vita.
Il tardis si fermò. Il Dottore e Merlin si guardarono ancora una volta l’un l’altro. Quello che stavano per fare era estremamente pericoloso. “ Sai le regole del Tempo” Merlin annuí. Non dovevano farsi vedere dal Merlin di quel tempo. Uscirono dal Tardis e si ritrovarono nel mezzo della foresta di Camelot.
Era notte e Merlin, sicuro, percorse i sentieri che li avrebbero condotti al Lago di Avalon. Lí, si nascosero, aspettando i vecchi Merlin e Arthur. Non mancò molto che videro arrivare i due.
Un Merlin disperato reggeva un Arthur quasi privo di sensi.
Il cuore di Merlin si spezzò nuovamente a quella scena. ‘Questa volta sarà diverso’ pensò.
 
"Merlin.. stringimi per favore"
Sentirono sussurrare.
Ed il Merlin di quel tempo lo fece. Lo strinse come se fosse la cosa piú preziosa al mondo, lo strinse come non aveva mai stretto nessuno e disperato poggiò la fronte alla sua sussurrando. “State con me”. Ma Arthur aveva perso già i sensi. Merlin non riuscí a trattenere le lacrime e con la vista appannata riuscí a sistemarlo su una barca per concedergli una degna fine.
Il Dottore toccato e distogliendo lo sguardo da quella scena chiese: “Come intendi salvarlo?”
“Ho sentito delle storie lungo i secoli. Ho sentito di una leggenda che narra che il vero amore può distruggere ogni tipo maledizione. Ritengono che sia la più potente della magie. ” si fermò, bloccato da un ricordo. “Ed in effetti me lo disse anche Kilgarrah un tempo.”
“Ma é ferito mortalmente, non sotto qualche tipo di incantesimo.”
A quel punto Il mago estrasse dalla tasca una fiala con del liquido trasparente e lucente.
“Questa é una pozione tratta dalle mie lacrime di dolore. Dovrebbe essere capace di guarire la ferita.”
“Quindi hai sempre saputo cosa fare?” chiese il Signore del Tempo.
Merlin scosse la testa. “No, l’ho scoperto solo quando fu troppo tardi. Uno stregone, di terre lontane, mi riuscì a dare la soluzione. Ma Arthur era già morto e non c’è magia che permetta viaggi nel tempo. Adesso tutto ciò che tu devi fare é distrarre il me di questo tempo.”
” E come si suppone io debba farlo?”
” Non so. Sei un Signore del Tempo. Qualcosa ti saprai inventare.”
Il Dottore sospirò e andò in contro al vecchio Merlin di soppiatto. Prese una pietra lungo la via e colpí il ragazzo dietro la nuca , il quale immerso nel proprio dolore non si accorse di nulla.
Il Dottore si girò verso Merlin che orripilato dalla fine che aveva fatto il lui del suo tempo, lanciò un’occhiataccia al Signore del Tempo. Tuttavia non disse una parola e si precipitò all’imbarcazione. Arthur respirava appena. Merlin carezzò dolcemente la sua fronte e gli sussurrò, “sono venuto a salvarvi” all’orecchio.
Prese la fiala e scoprí la ferita. Le lacrime scesero a coprire i lembi tagliati e violacei e disperato il mago, col cuore colmo di speranza, sfiorò con un bacio lieve le labbra del Re.
La ferita iniziò subito a rimarginarsi, Arthur aprî gli occhi improvvisamente e iniziò a tossire e prendere consistenti boccate d’aria. Merlin sorrise e cercò di Aiutarlo. Quando Arthur riuscí a calmarsi disse “Mi hai salvato”.
“Beh , non é una novità”. Sorrise il mago.
Il Re allora si guardò attorno e notando un Merlin steso per terra ed il Dottore accanto a lui chiese cosa fosse successo.
“Lunga storia” rispose Merlino e scoppiò a ridere. “Lunga secoli” e non potendo piú resistere, si avvicinò al suo Re catturandogli le labbra in un bacio pieno di passione. Arthur gemette e rispose subito al bacio, ponendo una mano dietro la nuca del mago per avvicinarlo più a sé.
Ma lo schiarsi di gola di qualcuno alle spalle di Merlin, ricordò loro che non erano soli.
“Non che voglia interrompere il vostro momento idilliaco, ma dovremo muoverci. Dobbiamo raggiungere il Tardis ed andare via da qui.”
Merlin annuí e guardò Arthur. “Fidati di me” gli disse ed il Re annuî. Merlin fece un incantesimo e la barca con i vestiti di Arthur prese fuoco, allontanadosi dalla riva. Tutto era posto come se la morte di Arthur fosse successa davvero e velocemente si diressero verso il Tardis. Una volta dentro ed essendo al sicuro , il Dottore spiegò: ” vi porterò in un’altra dimensione, dove non potrete ritornare in quest’altra, finché non arriverà il momento in cui Arthur dovrà risorgere per compiere la profezia. Fino ad allora, potrete vivere una vita tranquilla. Quella che avete sempre voluto.”
I due annuirono e si guardarono. Si, era la vita che avevano sempre desiderato. Le loro mani si intrecciarono e si strinsero inconsciamente ed il Mago si rivolse al Signore del Tempo.
“Grazie” disse semplicemente.
Il Dottore annuí, avviando il Tardis per la destinazione successiva.
 
Note finali.
Alcuni arcogimenti. Per chi non fosse a pieno nel fandom di Colin ( e dico Colin e non Merlin ) le sue varie identità non sono altro che ruoli presi da altri suoi progetti. Tutti veri e potete trovarli tutti, eccetto Victor che dobbiamo aspettare Gennaio.
Secondo, nell’ultima parte potete notare elementi di Once Upon a Time come la citazione dell’amore che può distruggere ogni tipo di maledizione e lo stregone da cui ho preso l’idea di Rumple u.u Quindi si, nella mia testa, Merlin ha incontrato Rumple.
Terzo, la fiala con le lacrime. Ispirazione presa ovviamente da Harry Potter, dalla nostra Fanny.
The End. Credo di non aver scordato nulla lol
Nella mia testa c’è l’idea di un epilogo o di un prologo. Non lo so ancora. Dovrei bene sviluppare l’idea e non so quando avrò il tempo. Adesso vi saluto, Buon Natale ^-^
  
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