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Autore: red queen    09/11/2008    6 recensioni
Storiellina breve e senza pretese...Nè una vera trama ^^' Solo un momento di tenerezza tra Ace e Smoker. Ma nel loro stile!
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Portuguese D. Ace, Smoker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa volta mi risparmierò i soliti avvertimenti antiyaoi, per sostituirli con quelli antiraffreddore :P

Eh si, è sabato sera e la sottoscritta è costretta in casa, circondata dai fazzoletti. Meno male che ci sono questi due ragazzacci a tenermi compagnia :P Però al momento sto così rinco che non ho il pieno controllo delle mie facoltà mentali. Ho cercato di raggiungere comunque i livelli della decenza, spero di esserci riuscita e che troviate questa storiellina almeno leggibile ^^’

Perdonate eventuali strafalcioni, e abbiate pietà di una povera ammalata ;)

 

Oh, il titolo è rubato ad una canzone di Bon Jovi, che in effetti c’entra poco con la storia ^^

°°°°°°°°

 

Seguendo un pattern ormai diventato abituale, Ace si avvicinò il più silenziosamente possibile alla cabina di Smoker. Il commodoro sembrava aver sviluppato un certo sesto senso, quando si trattava di avvertire la presenza del giovane pirata.

Il quale trovava la cosa romantica ed eccitante al tempo stesso. D’altra parte, le cose troppo facili non avevano gusto.

 

Quella volta però, notò che la luce che brillava sempre verso quell’ ora nella cabina di Smoker, era spenta. E pure non era così tardi. Impossibile pensare che quell’ orso del suo amante fosse andato a divertirsi da qualche parte insieme ai suoi uomini. Non c’era stato neppure nessun allarme.

Ace, nonostante quella fastidiosa abitudine di addormentarsi nei posti e nei momenti più improbabili, era sempre all’erta, e l’avrebbe saputo, se fosse successo qualcosa.

 

Con l’abilità che gli derivava dalla pratica, il ragazzo riuscì ad aprire l’oblò della cabina del commodoro e, col massimo silenzio, entrò.

Non appena i suoi occhi si furono abituati all’oscurità, notò che nel letto c’era qualcuno, sepolto sotto una coperta che sembrava molto pesante. La sera era fredda ed umida, ma non fino a quel punto.

 

Si avvicinò con cautela, incuriosito da quello spettacolo insolito. Quando era sulla sua nave, se Smoker non era sul ponte a dare ordini, era alla sua scrivania a lavorare.

 

E si sarebbe sicuramente infuriato se avesse notato che il giovane pirata conosceva così bene le sue abitudini. Ace decise che avrebbe dovuto giocarsi quella carta al più presto. Far infuriare Smoker portava sempre i suoi frutti.

 

Si era intanto avvicinato abbastanza al letto, da poter allungare una mano per scostare un po’ le coperte e vedere chi nascondessero, ma non fece in tempo. Da sotto quell’ammasso di lana informe, partì un cuscino che lo colpì in pieno viso, costringendolo ad indietreggiare di qualche passo, seguito da un

 

“vai al diavolo, Portgas” forte e chiaro abbastanza, anche se attutito dalle coperte.

 

La voce sembrava troppo cupa e cavernosa anche per appartenere ad uno Smoker di umore peggiore del solito, ma lo stile era inconfondibile.

 

Ace, abbracciando il cuscino come se potesse fargli da scudo, si avvicinò di nuovo al letto, con più circospezione di prima, ma incapace di reprimere il sorriso che gli stava affiorando sulle labbra. Cominciava a capire il perché di quella anomalia.

 

Si mise a sedere sul bordo del letto, con una gamba piegata sotto di sé, ed il cuscino sempre pronto in posizione di difesa. Non che potesse servirgli a molto, contro un uomo come quello, ma se la sua ipotesi era esatta, in quel momento Smoker non doveva costituire una grande minaccia. Tuttavia si guardò attorno per verificare che l’arma di pietra marina fosse a distanza di sicurezza.

Il commodoro rimaneva sempre un uomo imprevedibile, uno dei motivi per cui gli piaceva. Uno dei tanti…

 

L’arma era comunque appoggiata nell’angolo opposto della cabina, così Ace si azzardò ad appoggiare una mano su quello che doveva essere un fianco dell’uomo che giaceva sotto le coperte, e lo scosse appena un po’.

 

Nulla. Forse Smoker sperava che se l’avesse ignorato, sarebbe andato via da solo.

 

Ace invece ritentò imperterrito, provando anche a parlargli

 

“Hei, vecch…Mpf!”

 

 Non riuscì ad arrivare neppure alla seconda parola, perché da sotto la coperta uscì una spira di fumo che gli strappò il cuscino dalle mani e glielo stampò in faccia, ottenendo il notevole risultato di zittirlo, almeno per qualche istante.

 

Il tempo necessario perché finalmente Smoker riemergesse dalla sua tana, si mettesse a sedere di scatto in mezzo al letto e gli rivolgesse una delle sue solite frasi di benvenuto

 

“Stupido ragazzino, perché non fai mai quello che ti si dice?”

 

Ace non rispose, ma rimase a fissare l’altro uomo per qualche secondo, godendosi lo spettacolo del torace nudo del suo amante…Prima di scoppiare finalmente a ridere.

 

L’espressione di Smoker si fece ancora più minacciosa; date le circostanze, la sua pazienza era persino inferiore al solito. Questa volta il pirata sarebbe finito in mare, e se fosse affogato, tanto meglio. Un problema di meno.

 

Ma Ace che orami era diventato espertissimo nell’interpretare gli umori dell’altro uomo, anche perché la gamma tra l’irritabile, l’irritato e l’infuriato a morte, non era poi così ampia, decise anche che non aveva nessuna voglia di farsi un bagno nell’acqua gelida.

 

Optò allora per un rapido diversivo.

 

Tenendo sotto controllo la voglia di ridere, disse

“allora persino il Cacciatore Bianco può prendere l’influenza”

e senza che l’altro potesse replicare, appoggiò le labbra sulla sua fronte. Troppo calda, in effetti.

 

Ma prima che potesse approfondire la diagnosi, Smoker l’aveva già scaraventato giù dal letto e si era infilato di nuovo sotto le coperte, salutandolo con un minaccioso “Sparisci!”

 

Ace, seduto sul pavimento, scosse la testa sorridendo

 

 “che paziente difficile” disse “dovevo aspettarmelo”

 

 poi si alzò ed uscì dalla cabina, dalla porta stavolta, senza aggiungere altro.

 

Smoker rimase immobile dov’era, sforzandosi di non pensare ai disastri che quel ragazzino poteva causare, andandosene in giro sulla sua nave come se niente fosse.

 

Era venuto a trovarlo ormai così tante volte, che Tashigi si era abituata alla sua presenza, e anche se non avrebbe osato ammetterlo, era evidente che lo trovava simpatico, o peggio ancora, che trovasse tutta la situazione molto romantica. Era un sergente della marina, uno dei migliori e dei più affidabili, ma era pur sempre una giovane donna. Smoker aveva dovuto abituarcisi già da tempo.

 

Quanto al resto della ciurma, non avrebbero mai tradito il loro Capitano, e se la presenza di un pirata a bordo stava bene a lui, allora non se ne sarebbero lamentati.

 

Intanto Ace era diretto alle cucine della nave, che ormai conosceva fin troppo bene. Poco dopo essere uscito dalla cabina, incontrò sui suoi passi proprio Tashigi, che camminava con aria rassegnata, così sovrappensiero,  che andò a sbattere diritta contro Ace.

 

“Buona sera Tashigi chan” la salutò Ace, sollevandosi appena il cappello con uno di quei sorrisi che immancabilmente facevano arrossire la povera ragazza.

 

“Oh, Ace san…” riuscì solo a dire lei, stupefatta per l’incontro.

 

“Su con la vita” disse Ace, indovinando subito il motivo del malumore della ragazza “è solo un po’ di febbre, non è niente di grave”

 

“Certo” rispose la ragazza “volevo solo ricordare al Commodoro di prendere le medicine” finì lei, con l’aria di chi si avviava al patibolo.

 

Di nuovo Ace scoppiò a ridere, povera ragazza! Dover fare i conti tutti i giorni con un uomo difficile come Smoker. Non doveva essere facile normalmente, peggio ancora quando l’uomo in questione era reso ancora più intrattabile da una condizione di disagio e vulnerabilità a cui non era abituato.

 

Ace non era certo il tipo da lasciare una fanciulla in difficoltà.

 

 Le appoggiò le mani sulle spalle, facendola trasalire per quel contatto inatteso,

 

“Senti adesso che facciamo” le disse, con uno di quei suoi sorrisi affascinanti a cui nessuno riusciva a dire di no “adesso tu vai a riposarti, e lasci il paziente a me.”

 

Stranamente la ragazza non se lo fece ripetere due volte, ma cambiò completamente espressione, come se le avessero appena detto che il Natale sarebbe arrivato in anticipo.

 

Annuì con convinzione “grazie mille Ace san” disse con un inchino, e si allontanò di fretta, forse temendo che il ragazzo potesse ritrattare l’offerta.

 

Ace invece proseguì verso le cucine, pensando che stare su quella nave era un’esperienza esilarante, da ripetere più spesso.

 

Nella sua cabina, intanto, Smoker era rimasto da solo il tempo sufficiente per illudersi che per chissà quale regalo del destino, quella sera sarebbe finalmente stato lasciato in pace. Al diavolo le medicine inutili, i sergenti con l’istinto materno e soprattutto, gli stupidi ragazzini che non sanno sentirsi dire di no.

 

Evidentemente, però, il destino non era in vena di regali. Proprio quando aveva cominciato a rilassarsi, il commodoro sentì la porta della cabina aprirsi e richiudersi senza troppe cerimonie.

 

Tashigi non avrebbe osato entrare così, restava una sola opzione. Dannazione…

 

“Coraggio vecchio” disse Ace “ho qualcosa per te”

 

Smoker si voltò per rivolgergli uno sguardo che sperava fosse almeno vagamente minaccioso, ma doveva essere completamente fuori forma. Il ragazzo lo ignorò totalmente, ma tornò a sedersi sul letto nella stessa posizione di prima, tenendosi pronto ad evitare qualunque attacco improvviso del commodoro, per non versare il contenuto del bicchiere che aveva in mano.

 

Ricordandosi che nascondersi dai problemi non serviva a nulla, Smoker decise di affrontare quello che aveva di fronte, nella speranza di riuscire almeno a farla finita in fretta.

 

“Quello che diavolo è?” chiese al pirata, alludendo, evidentemente, al bicchiere che il ragazzo aveva in mano.

 

“Il rimedio della nonna” disse Ace con un sorriso “consideralo la cura per tutti i tuoi mali” e gli porse il bicchiere.

 

Smoker non lo prese, “se permetti ne dubito” rispose, e continuò a guardarlo con sospetto.

 

“Andiamo” disse Ace, per niente scoraggiato “non c’è niente di sinistro, te lo prometto, proviene tutto dalla dispensa della nave”

 

A quel punto nella mente di Smoker passarono mille obiezioni, sul valore della promessa di un pirata e sul fatto che il pirata in questione se ne fosse andato in giro a rubacchiare sulla sua nave. Ma fedele al suo piano di chiudere quell’incontro il più in fretta possibile e tornare sotto le coperte - era così fuori forma da non volere, lì sotto, la compagnia del pirata che in genere gradiva fin troppo- prese il bicchiere e bevve un sorso.

 

Dovette ammettere che qualunque cosa ci fosse in quel miscuglio, non era affatto male; era caldo, aveva un sapore alcolico e vagamente dolce. Smoker ignorò la faccia soddisfatta del pirata e bevve tutto, poi gli restituì il bicchiere e tornò finalmente sotto le coperte, senza aggiungere altro, ma senza aspettarsi davvero che quel ragazzino insopportabile se ne andasse in silenzio e così presto.

 

E infatti…

 

Giusto il tempo di liberarsi del bicchiere e di togliersi gli stivali, che Ace stava già sollevando di nuovo le coperte per infilarcisi sotto.

 

“Che diavolo fai, ragazzino, non sono dell’umore” gli ringhiò contro l’altro, che cominciava a spazientirsi di nuovo sul serio.

 

“Sssshhh” rispose Ace. Per la prima, storica volta, toccava a lui zittire l’altro. Poi il giovane tirò le coperte sopra entrambi, e abbracciò stretto Smoker. La schiena del marine aderiva perfettamente al torace del pirata.

 

Il Commodoro fece un primo tentativo di sottrarsi all’abbraccio, ma fu costretto ad ammettere con sé stesso che il calore del corpo del ragazzo, pelle contro pelle, era una sensazione piacevolissima, dopo ore passate a combattere con i brividi di freddo innaturali, causati dalla febbre. Forse, finalmente, sarebbe riuscito ad addormentarsi.

 

Tutta colpa del frutto del diavolo, pensò. Ma alla fine decise di lasciarlo stare nel suo letto, anche se al pensiero del sorrisetto beato e soddisfatto che il pirata doveva avere in quel momento, stabilì al tempo stesso che la prima cosa che avrebbe fatto non appena fosse stato meglio, sarebbe stata di fargliela pagare.  

 

Ace, tanto, non vedeva l’ora.

°°°°°°°°

 

Grazie 1000 a tutti quelli che hanno letto questa storia, imperfetta com’è.

E grazie soprattutto a chi vorrà lasciare un commento, una critica, un saluto. Per un’insicura cronica come me, sono vitali :P

 

 

 

 

 

 

   
 
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