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Autore: Imbranata09    18/12/2014    8 recensioni
Che dirvi? Una Isabella ed un Edward lontani dal solito. Lei un peperino che la vita ha cercato di spezzare senza riuscirci. Lui un ragazzo arrogante che la vita ha fatto crescere troppo in fretta.
Si scontreranno, si ritroveranno, si prenderanno, si lasceranno, ....
Genere: Avventura, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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ov Bella

 
Arrivo presto a casa di Rachel. Vive in un monolocale nei pressi del campus. È una bella zona in cui vi è una prevalenza di piccole palazzine. Mi spiega che la maggior parte sono abitate da studenti che non sono riusciti ad avere un alloggio all’interno del campus. Mi accoglie in casa sorridendo e noto che  sta ancora cucinando. E la aiuto nel preparare la tavola. Da piccole, quando veniva a Rimini, passavamo molto tempo in hotel e ad ora di cena ed a pranzo aiutavamo a preparare i tavoli.
Proprio mentre ho questo pensiero, mi racconta che lavora part time in una tavola calda. Ma il ragazzo è contrario perché vorrebbe che si dedicasse solo agli studi.
- Ho preparato una lasagne. Sei italiana e l’ho fatta in tuo onore. Spero solo che ti piaccia – la ringrazio del pensiero e ricordo che la vera Rachel andava pazza per quella bianca con funghi e prosciutto cotto. E provo …
- Grazie! La mangio in tutte le maniere. Pensa che una mia amica me l’ha fatta assaggiare bianca … - e non mi fa finire di parlare che mi interrompe.
- .. con funghi e prosciutto cotto! Io ne vado pazza. Diciamo che la preferisco bianca.  Ma stasera l’ho fatta rossa, perché Justin la mangia solo rossa. E, visto che ha avuto un turno di 24 ore in ospedale, ho voluto farlo felice. Sai, lui non ama i funghi. Ha sempre paura di essere avvelenato! – e scoppiamo a ridere.
- Sarà deformazione professionale. Magari in ospedale è arrivato qualche paziente con i sintomi da avvelenamento da funghi! Ma è da molto che vivete insieme? – mi guarda quasi imbarazzata.
- Praticamente da che ho memoria! – la guardo senza capire e allora sospira e si siede vicino a me al tavola della cucina. Prima prende un paio di coca dal frigo e me ne offre una.
- Ci siamo conosciuti alla casa famiglia dove abbiamo vissuto. Justin ha 3 anni più di me. Lui è orfano dall’età di tredici anni. I suoi genitori sono morti in un incidente stradale e non aveva altri parenti. Io non so nulla della mia famiglia. Mi hanno ritrovata sul ciglio della strada più morta che viva. E ho passato molti mesi in coma. Al risveglio non ricordavo nulla della mia vita e mi hanno trasferita nella stessa casa famiglia in cui viveva Justin. E ci siamo innamorati da subito. Di me ricordo solo la data di nascita 16 febbraio 1995. Tra qualche mese compirò 20 anni! Quando lui ha raggiunto la maggiore età è rimasto, pagando la retta e trovandosi un lavoro, finchè anche io non ho raggiunto i diciotto anni. È da allora che viviamo qui, in questo monolocale. – e il mio cuore si ferma. Perché adesso ho la sicurezza che è la mia Rachel.  Mi riprendo quando mi arriva un sms di Alec. Sicuramente ha seguito anche lui la conversazione. E avrà capito anche lui che abbiamo ritrovato Rachel!
Stai calma!  Facile a dirsi.
- È il tuo ragazzo? – Rachel si riferisce a chi mi ha inviato il messaggio.
- No è un nostro caro amico che mi augura buona serata. Il mio ragazzo starà sicuramente ancora lavorando – e le sorrido.
- Raccontami qualcosa di lui e di voi. – e mi guarda attentamente. È proprio curiosa di avere mie notizie.
- Allora ci siamo conosciuti un anno fa, circa. Le nostre famiglie si conoscono da sempre ma noi non ci eravamo mai visti. Lui si occupa di analisi dei mercati finanziari ed io ho la stessa passione. Insomma, un po’ come voi. Abbiamo la stessa passione. Solo che non ambiamo a salvare vite umane!!! Anzi, io ho paura del sangue e delle punture! – e scoppiamo a ridere. Proprio in quel momento arriva il famoso Justin e me lo presenta subito. E, devo ammettere, che mi fa una buona impressione. È un bel ragazzo sempre sorridente.
La cena passa velocemente. Forse anche troppo. Osservo Rachel mangiare e ricordo le sue vecchie abitudini: mangiare quando è ancora bollente e, di seguito, bere acqua frizzante. Ridiamo e scherziamo. Mi raccontano la vita all’interno alla UCLA e mi ritrovo a concordare con loro che non è molto differente dalla NYU.  Mi fa piacere vedere la mia amica con lui. Si capisce lontano un miglio l’amore che c’è tra loro. Osservo che si sfiorano spesso. E si prendono per mano. Loro non ci fanno neanche caso. È un gesto istintivo che entrambi compiono. L’uno verso l’altro. Proprio come i nostri amici dicono che facciamo Edward ed io. Mi raccontano che gli piacerebbe vedere New York d’inverno con la neve e li invito per il periodo natalizio. Gli offro già ospitalità. Gli spiego che abbiamo una stanza in più. In realtà, potrei dirgli che Edward ha qualche casa in più! Ma voglio evitare di dare troppe informazioni sulla famiglia Cullen.
Ho imparato a conoscere la clinica Mayo a causa di Pierre, per convincerlo ad accettare l’offerta. Mi sono documentata bene. E scopro che queste conoscenze mi tornano utile questa sera.
- Sai che la clinica Mayo sta cercando giovani specializzandi da inserire nella propria struttura. Ogni anno ricevono parecchi fondi per la sperimentazione di nuove cure. Perché non fai domanda? Dal primo novembre anche un mio fratello lavorerà per loro. E’ uno psicologo. Per questo ne sono a conoscenza. Per diversi mesi ho vagliato con lui i pro e i contro di questa struttura e, alla fine, abbiamo dovuto ammettere che non ha termini di paragone con nessuna altra struttura privata e pubblica – e gli parlo così bene della clinica che penso che in serata stessa invierà il suo curriculum! E, per sicurezza, parlo bene anche della NYU, dei bellissimi corsi di medicina che fa la mia amica Beverly, a cui mancano pochi mesi per la laurea. Dei fantastici professori con cui lavoriamo e delle numerose cliniche e ospedali collegati con l’università!
Insomma,  oggi vendo New York!
Il gelato è rigorosamente al cioccolato. Tutti e tre ne andiamo matti.  Mi arriva un altro sms di Alec.
Ce la fai a prendere un suo capello?
È più facile del previsto. Ne ha alcuni sulla canotta che indossa!
È veramente tardi quando vado via. Insistono per accompagnarmi in auto. Ma gentilmente declino e dico loro che un mio amico è in zona e mi ha chiesto di inviare un sms quando volevo andare via. In realtà chiamo Marcus e, quando arriva, vado via. Ci diamo appuntamento per il giorno successivo. Faremo colazione insieme, Rachel ed io, in un bar che conosce nella zona del campus. Invece, con Justin ci diciamo arrivederci a New York.   
Ho mandato diversi sms ad Edward durante la serata;  ha voluto sapere perché ancora rientrato. E l’ho tranquillizzato dicendo che ero solo in ottima compagnia! Se solo sapesse. ..
Sono in hotel quando squilla di nuovo il telefono. Edward è proprio curioso! Ma io ho altro da chiedergli.
- Ho conosciuto una ragazza che mi è stata proprio simpatica fin da subito. E mi ha invitato a casa sua per farmi conoscere il ragazzo. E pensa non mi hanno neanche riconosciuto dai giornali! – sono agitata ma cerco di non darlo a vedere.
- Davvero? Chi sono? – adesso l’ho incuriosito. Mi ascolta tranquillo e mi dice che è già a letto. È proprio stanco.
- Lei è studentessa alla UCLA, facoltà di medicina. Lui è già laureato e sta facendo la specializzazione in pediatria. Edward ti devo chiedere un favore.  Però non devi farmi domande perché devo dirti una cosa importante e voglio farla di persona – lo sento irrigidirsi.
- Il ragazzo che ho conosciuto stasera si chiama Justin Kavach. È importante che lui e la ragazza decidano di trasferirsi a New York. E allora gli ho parlato molto ma molto della clinica Mayo. E sono quasi cerca che entro poche ore farà domanda. Quello che ti chiedo è che gli diano una possibilità – non mi chiede nulla Edward. Sa che non gli ho mai chiesto niente. Neanche per i miei fratelli. Anzi, anche al conservatorio, dove hanno accettato Matteo, non gli ho mai chiesto di metterci lo zampino. Ben sapendo che ogni anno, fa consistenti donazioni. E se adesso gli sto chiedendo aiuto, evidentemente, è proprio importante. Lui non parla ed aggiungo:
- A casa ti dirò tutto –
- Va bene, domattina mi metto in contatto con il direttore e farò in modo che abbia un lavoro. Devo intervenire anche per la ragazza?–
- Grazie. Lo so che ti sto chiedendo tanto. Ma abbi fiducia in me. E per la ragazza ti farò sapere. Ne parleremo insieme e vedremo come comportarci  – non gli dico il nome di proposito.
- Ho fiducia in te. Il fatto è che non mi hai mai chiesto aiuto. Non mi hai chiesto di intervenire  neanche per te i primi tempi dello stage e so che sono stati duri. E allora mi stai incuriosendo. Perché capisco che è proprio importante. –
- Hai ragione –
- E sono felice che questo tipo sia fidanzato altrimenti penserei che mi vuoi tradire – e scoppio a ridere.
- No, amore mio.  Sei proprio lontano dalla realtà. –
Rimaniamo ancora al telefono e quando chiude squilla di nuovo. È Alec a cui mentre parlavo con Edward ho inviato le mail con le foto di Rachel.
- Allora ho scansionato le foto con il software in uso all’FBI. Purtroppo di Rachel non ho foto. Non ne ho trovate neanche nell’archivio federale. Ed è strano, molto strano. Ho dovuto utilizzare quelle comparse su vecchi articoli di giornali. E la compatibilità è del 90% - rimango senza parole. Ci sono sempre più indizi in nostro favore.
- Bella, ascoltami. Sono dell’idea che Aro abbia sempre saputo che Rachel fosse viva e non so per quale motivo non lo abbia mai detto. Ma ha preferito far credere che sia morta. Il problema è che adesso potrebbe venire a galla tutto molto velocemente. E in questo momento tu e lei siete in forte pericolo. E lei è senza scorta. Vorrei che tu rientrassi subito – ci penso e credo abbia ragione.
- Ok. Domattina dopo la lezione – non voglio saltare l’incontro con Rachel.
- Bella vorrei che partissi subito –
- Fammela almeno salutare. Per me è importante –  e acconsente alla mia richiesta anche se lo sento in pensiero.
Non riesco a chiudere occhio durante la notte e la mattina comunico a Marcus e Sam  la volontà di ripartire immediatamente, dopo la colazione con la mia amica. Mi chiede il motivo e se Edward ne è a conoscenza. Gli spiego che non mi sono sentita granché bene durante la notte e di non avvisare Edward per non farlo preoccupare. Lo avviserò io durante il volo.
- Miss Swan, dobbiamo comunque avvisare Nick. – gli sorrido per far sembrare che non ci sia nulla sotto.
- Va bene, penso sia giusto. Però Edward lo avviserò io prima di partire. Così starà meno in ansia. E non mi farà trovare il medico già in aeroporto. Sapete, sono problemi tipici … femminili … per i quali non sempre è necessario il medico. Ma basterà un paio di giorni di letto!  - e so che in questa maniera li ho messi in imbarazzo e non andranno a raccontare ad Edward che non sto bene. Ed, infatti, ci dirigiamo subito alla macchina!
Chiamo anche Kate per dirle che sto tornando a casa perché non mi sento bene e avviso la professoressa Green .
Al bar trovo subito Rachel e rimaniamo parecchio al tavolo a ridere e scherzare. A lei ho detto che il capo mi rivuole in ufficio in giornata! Quante bugie!!! Mi annuncia che Justin ha inviato il curriculum alla clinica Mayo già ieri sera. E ne sono felice. Insisto parecchio al fatto che quando il fidanzato verrà a New York per il colloquio, dovrà venire anche lei e saranno miei ospiti.
Ci salutiamo calorosamente e mi sto imbarcando in aereo quando mi arriva un sms di Rachel.
Justin è stato contattato dalla clinica Mayo! Colloquio per lunedì prossimo!!! Grazie Bella.
E le rispondo immediatamente: preparo SUBITO la vostra camera. E ti farò girare New York!!! Bacii
E in volo avviso Alec che è parecchio agitato. Cerco di non farmi sentire dai miei accompagnatori e ci riesco con la scusa che mi allungo un po’ sul letto perché non mi sento bene. Mi conferma che a breve avrà un incontro con Nick al quale anticiperà la notizia. E ha già contattato un medico suo amico per fare già in serata il test del dna.
Ed, infine, avviso Edward.
- Ciao piccola. Sono in riunione. Ti richiamo – sta per chiudere quando lo blocco.
- Non serve. Sto tornando a casa. Torna appena puoi – lo sento che dice ai suoi interlocutori che deve allontanarsi un attimo.
- Bella che succede? – respiro e l’ansia mi attanaglia lo stomaco.
- Edward atterriamo a New York tra tre ore. Torna a casa appena possibile perché devo parlarti. –
- Mi stai facendo preoccupare. Disdico subito gli incontri. Nick sa del cambio di programma? –
-  L’ho deciso in mattinata e Marcus e Sam lo hanno contattato. Gli ho detto di non dirti nulla perché lo avrei fatto io. Non volevo che pensassi chissà che. Ufficialmente non mi sento bene. ma non è vero. –
- Però ti sento ansiosa – decido di interrompere la telefonata.
- Ci vediamo a casa –
Atterriamo a New York in perfetto orario. Sulla pista c’è già una macchina ad attendere e, appena, mi affaccio sulla scaletta, dalla macchina esce Edward con un viso scuro. Appena lo vedo, malgrado i tacchi, corro verso di lui e scoppio a piangere. Ed è così che mi deve riportare a casa. Perché non riesco a calmarmi. Sento l’ansia anche in Nick. Lui già sa tutto e malgrado Edward mi chieda se voglio andare in ospedale, lui si dirige verso casa.  Già in ascensore gli chiedo di mandare via Maria. E mi rivolgo a Nick chiedendogli di contattare Alec e di farlo venire con urgenza. Edward si allarma ancora di più.
Mi dirigo verso la camera mentre lui manda via Maria che vedo preoccupata. Probabilmente ho spaventato anche lei.
Mi spoglio e mi allungo sul letto ed è qui che mi raggiunge Edward. Si toglie le scarpe, svuota le tasche e spegne il telefonino. Sta per sedersi accanto a me quando gli chiedo di prendere il mio notebook.
- Adesso parla perché mi stai facendo preoccupare – ed è ora di dire tutto ad Edward.
- Promettimi solo di farmi parlare e di non intervenire. – e acconsente con la testa. Siamo seduti, entrambi a gambe incrociate, uno di fronte l’altro. E lo guardo fisso negli occhi. Dai miei escono lacrime che lui prontamente asciuga. Mi  fa un sorriso timido che mi scalda il cuore. E comincio a parlare.
- Ieri, alla UCLA ho conosciuto una ragazza. Come l’ho vista sono rimasta impietrita. Non riuscivo a parlare né a muovermi. Era tutto surreale. Lei mi guarda, ma non dice nulla. Mi presenta il gruppo di lavoro dove entrambe siamo iscritte e poi si presenta – respiro profondamente e dico il suo nome.
- Si chiama Rachel Biel – Edward sbianca a sentire il suo nome. E comincia a sudare. Non parla.
- È identica a te. Il tuo colore dei capelli. I tuoi stessi occhi. Anche lo stesso sorriso – parlo a bassa voce.
- Bella che stai cercando di dirmi … - lo interrompo.
- Fammi finire. Durante la prima lezione siamo capitate vicine. Addirittura il suo odore era il suo. Mi sono ricordata del suo odore, Edward … - adesso riprendo a piangere.
- Bella è morta. Che vuoi dirmi? Che hai trovato la sua sosia? – scuoto la testa e riprendo a parlare. Lui si sta agitando.
- Ho avuto un inizio di crisi di panico e sono corsa in bagno. Ma lei mi ha seguita ed è stata lei ad evitare che svenissi. Mi ha abbracciato e sostenuto finché non mi sono calmata. Poi, siamo andate al bar dell’università e abbiamo passato diverse ore li dentro. Edward, mi sembrava di essere tornata indietro nel tempo. Stessi gesti nel toccare i capelli. – Edward ha uno sguardo duro.
- Bella, ti ripeto, è morta. Se vuoi ti porto sulla sua tomba così ti togli queste idee dalla testa –
- Fammi finire – la mia è una preghiera.
- Mi ha invitato a cena per la sera stessa e ci sono andata. E mi ha raccontato la sua storia. Ha perso la memoria. Non ricorda la sua infanzia. È stata in coma per parecchio tempo circa 7 anni fa. L’hanno trovata sul ciglio di una strada e poi portata in una casa famiglia perché non si trovavano i suoi parenti – adesso vedo le lacrime scendere anche dagli occhi di Edward.
- Ho parlato con Alec e lui mi ha fatto fare delle foto. E con un programma dell’FBI ha scansionato le foto che gli ho inviato con immagini apparse sui giornali e dice che … - adesso mi guarda.
- Cosa, Bella? – e lo dico piano adesso.
- C’è una compatibilità del 90% - e Edward crolla. Scoppia a piangere e non posso fare altro che abbracciarlo. Piange per parecchio tempo. E lo tengo stretto per tutto il tempo. Quando si calma accendo il notebook e mi collego sulla mia posta. Gli faccio vedere le foto della cena. Rachel si vede molto bene.
- Edward vuoi vederla? – annuisce ma ci mette tempo ad alzarsi e voltarsi verso il computer. E non gli metto fretta. Quando lo fa sgrana gli occhi. C’è un primo piano dove sorride e sembra la copia di Edward.
- Ti somiglia tanto. È bella come te – mi stringe la mano e riprende a piangere. Proprio in quel momento sento il suono di skype. È Rachel che mi sta contattando.
- È lei – Edward mi fa  segno di accettare la chiamata. Si allontana per non essere ripreso. Ma osserva il monitor. Lo scruta attentamente e piange.
- Ciao Bella. Sei al lavoro? – cerco di sorridere.
- No, sono a casa. Non mi sono sentita granché bene durante il volo. Stavo sistemando le valige – quante bugie!
- Volevo dirti di persona grazie! Justin è stato contattato dalla clinica Mayo e lunedì verremo a new York per il colloquio. –
- Che bello che verrai anche tu.  Sarà bello ospitarvi –
- Bella ma non daremo fastidio al tuo ragazzo? –
- No. Ne sarà felice. Lli ho parlato di voi già ieri sera. È curioso di conoscervi – d'altronde è la verità. Chiudiamo presto perché lei deve tornare al corso. E mi volto verso Edward. Proprio in quel momento arriva Alec. Osserva Edward e lo abbraccia.
- Nick mi ha detto che eravate qui. Come stai? – lui si limita ad alzare le spalle.
- Che ne pensi di questa storia? – ed Alec è sincero.
- Troppe coincidente. Può essere lei. Bella hai preso quello che ti ho chiesto? – mi alzo per prendere dal trolley il fazzoletto arrotolato con i capelli di Rachel. È Alec a spiegare ad Edward.
- C’è un mio amico disposto a fare subito il test del dna. Ma occorre comparare con un familiare. Te la senti? – Edward, come prevedibile, accetta subito.
E meno di un’ora dopo Edward si sottopone al test del dna.
- Un paio d’ore e avrete la risposta – il medico ci lascia nel suo studio. Non ho mai visto Edward così sbattuto. Da quando siamo usciti di casa non ha mai lasciato la mia mano. Ognuno dei due ha bisogno della forza dell’altro. Alec ci raggiunge nello studio del medico, con Nick e in mano due tazze di te. La accetto volentieri. Edward rifiuta. Ma è l’amico che lo fa ragionare.
- Edward, stammi a sentire. Hai tempo finchè il medico non rientra e ci da i risultati per stare in questa maniera. Poi, devi cacciare le palle e tornare lucido. Perché appena avremo la conferma che si tratta di Rachel, dovremo organizzare la sicurezza per lei ed il ragazzo. E dovrai riportarla a New York – Edward sembra svegliarsi da un lungo sogno.
- Il ragazzo è quello per il quale mi hai chiesto di intervenire alla clinica Mayo? – è rivolto a me.
- Si. Mi è venuta sul momento ieri sera. Ho pensato che se lui avesse avuto un lavoro qui, allora anche Rachel si sarebbe trasferita alla NYU –
- Bella, sai che avresti un futuro in FBI? Perché non ci pensi? – Alec cerca di alleggerire l’aria. Edward pare essersi ripreso e chiede a Nick spiegazioni sulla presenza di due macchine per accompagnarci in ospedale.
- Ho rafforzato le misure di sicurezza su lei, i suoi genitori e miss Swan. E mi sono permesso di provvedere anche alla sicurezza di miss Cullen e mister kavach. Abbiamo 6 persone pronte a partire. Sono in aeroporto in attesa dell’ok definitivo. Già fatte tutte le prenotazioni. Ed ho dato incarico a Bayron, l’esperto informatico, di trovare tutte le informazioni su Justin Kavach. Ma, finora, sembra pulito. La sua storia coincide con quella che è stata raccontata a miss Swan –
- Nick, anche tu pensi che sia lei? – è la domanda che Edward sta facendo a tutti.
- Mister Cullen io credo solo all’inconfutabile. Per cui attendiamo il medico – però nel frattempo a predisposto la sicurezza per Rachel!
Passano le ore. Sono le 23.00 passate e del medico ancora nessuna traccia. Edward non mi ha lasciato la mano neanche per un istante.
- Hai mangiato qualcosa oggi? – è il mio fidanzato a chiedermelo.
- Ho fatto colazione con Rachel prima di partire. Poi, più niente. Ho lo stomaco completamente chiuso. E tu?  -
- Ho pranzato. Ti mando a prendere qualcosa al bar? – ci penso ma non riuscirei proprio a mangiare.
- No. Non ci riuscirei –
- Raccontami di lei – e gli dico tutto quello che ci siamo dette a cena e a colazione.
- E lui che tipo è? – ci rifletto, è già nella parte del fratello geloso.
- È simpatico. E si amano parecchio. Traspare da ogni loro gesto –
Sono le 02.00 del mattino quando il medico rientra.
- Scusate. Sono stato chiamato per una urgenza e non sono potuto venire prima. – e porge la cartellina ad Edward. Lui me la passa. Il messaggio è chiaro. Devo aprirla io. Ma il medico si precede.
- Non ci sono dubbi che i due soggetti analizzati siano fratelli – e in quell’istante sono io a crollare.
Mi risveglio parecchio ore dopo. Nel mio letto. Con Edward accanto a me al notebook. Aroon vicino la porta. Faccio per alzarmi e Edward si accorge che sono sveglia.
- Ehi! Come ti senti? – mi guardo intorno. L’ultimo ricordo che ho è l’ospedale.
- Che è successo? – mi sento la bocca impastata e mi alzo per andare in bagno a bere.
- Dove vuoi andare? – mi gira la testa e mi volto verso lui lentamente.
- In bagno. Devo bere – si alza e si reca in bagno. Torna poco dopo con un bicchiere di acqua. Che bevo voracemente.
- Ti ricordi che è successo? – rifletto.
- Si, l’ospedale. Il medico che ti dice che è tua sorella. il vuoto – sorride.
- Breve analisi. Ma esatta – lo osservo. Le occhiaie. Il volto pallido. Guardo l’ora. Sono appena le 9.00.
- Sono solo svenuta. Niente attacco di panico – quasi sorrido.
- Wow! Allora dobbiamo essere contenti – malgrado l’aspetto lo vedo euforico.
- Sei felice? – lo guardo mentre si allunga di nuovo verso di me.
- Non so come mi sento. Ho passato la notte a pensare a mia sorella. Mi fa strano anche solo dire la frase MIA SORELLA. Ho pensato ai miei genitori e non so come dirglielo. Ho pensato che oggi è venerdì. Arriva Pierre. Meno male perché ho bisogno di sfogarmi. E anche tu dovresti! E ho organizzato anche il loro trasferimento a New York. Un paio d’ore fa ho già chiamato il direttore. Era scocciato, ma se vuole mantenere il suo lavoro, è meglio che si attenga ai patti! Oggi dalla clinica contatteranno Justin per dirgli che ha l’aereo prenotato per domattina. Per lui e la fidanzata. E di portare diversi cambi con lui perché lo vorrebbero in prova da subito.  Ho voglia di vederla. Ma, poi, cosa farò quando l’avrò davanti a me? Riuscirò a far finta di non conoscerla? E voglio conoscere anche colui che pare sia mia cognato. Perché ho letto il file su di lui e sembra una brava persona. Ed ha fatto tanto per mia sorella. Vorrei dirgli grazie! –
- Wow! Sei agitato. Ed è giusto. Almeno penso -
Chiude il notebook e si allunga sul letto per stringermi. 
- Ho bisogno di averti vicina. Ho così tanta paura - 
- Edward, sono qui e non vado da nessuna parte - e ci rilassiamo nel nostro letto.
  
 
 
  
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