Anime & Manga > Sailor Moon
Segui la storia  |       
Autore: ellephedre    19/12/2014    9 recensioni
1. Minako al settimo giorno di vita del suo bambino.
2. Ami al secondo mese di vita del suo bambino.
3. Ami e Rei (prima della nascita). Una chiacchierata a quattro con Usagi e Makoto.
4. Minako al settimo mese di gravidanza. È un pochino giù, ma sa come consolarsi.
5. Usagi e Mamoru, al sesto mese di Chibiusa, a Natale.
6. Yuichiro e Rei (alla nascita di Iria).
....
18. Gen babysitter (con Adam, 1 anno, e Iria, 8 mesi)
19 - Profetessa (Iria, 7 mesi)
20 - Nato per essere padre (Iria, 2 mesi)
21 - Rei e l'istinto materno (7 mesi)
22 - Halloween (Adam, 1 mese - Rei incinta di otto mesi)
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ami/Amy, Minako/Marta, Rei/Rea
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la fine
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Maternità 4

 

Maternità

 

Autore: ellephedre

 

Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e della Toei Animation. 

 

 


  

4 - Minako (durante la gravidanza, settimo mese)

 

  

Minako osservò la linea del proprio corpo allo specchio. Sollevò le braccia e si girò di lato, valutando la rotondità voluminosa del proprio ventre.

Niente da fare, era sempre più bella - e vanitosa - anche incinta di sette mesi. Si sentiva da dio: non aveva nessuno fastidio, non le mancavano le energie, mangiava come le pareva e l'aumento di peso si concentrava solo al livello della pancia. Era stata graziata dalla fortuna.

Udì una risatina infantile che proveniva dal salotto.

«Mi-chan! È finito il tuo cartone?» gridò.

«Sìì!!»

Lo aveva intuito dal suono dei suoi salti sul tappeto. «Arrivo!»

Arimi - tre anni e mezzo - le venne incontro rimbalzando per il corridoio, tutta guance rosa e codine nere. «Voliamo!»

La storia di fatine la esaltava tutte le sere. Conoscendo la sua passione, Minako si era ingegnata per farle una sorpresa. «Ho un regalo per te, sai?»

Nel vederla Arimi spalancò la bocca. «Adesso la tua pancia è più enorme!»

«Furbetta!» La acchiappò prima che potesse scappare. La tormentò col solletico, beandosi delle sue risatine. «Certo che la mia pancia è grande, dentro c'è un bebé! Ohi.» Un calcio la colpì dall'interno del ventre. Si piegò sulle ginocchia, lasciando andare Arimi. «Ecco che si muove.»

La bambina era ignara, stava toccando il tessuto del suo abito. «Che bello!»

«Grazie.» Aveva comprato l'abito premaman bianco e blu solo quel pomeriggio, assieme a un'altra decina di modelli - uno più carino dell'altro. Pur di consolarsi non si era risparmiata. «Per te ho un abito ancora più fantastico, vedrai.» Si massaggiò la schiena. «Ti ricordi che ti ho promesso di renderti una fata?»

Arimi sgranò gli occhioni. Annuì con reverenza.

«Hai rimesso a posto la tua poltroncina in salotto?» La spinse ad andare in quella direzione per controllare. «Dobbiamo liberare il campo, poi cominciamo.»

«Il 'campo'?»

«Lo spazio, dobbiamo fare spazio! Prima che arrivi il tuo papà!»

«Okay!»

Anche il loro prossimo erede era entusiasta, non smetteva di muoversi e calciarla al fianco. «Ahi-ahi.»

«Stai male?» Arimi tornò indietro.

«Non preoccuparti. Senti qua.» Provò a metterle la mano dove colpiva il bambino, ma lui smise di colpire in quel momento. «Che dispettoso!»

«L'ho sentito!» gridò Arimi e anche se era improbabile, Minako si intenerì nel vederla appoggiare l'orecchio al suo stomaco.

«Si trasforma in femmina!»

Ridere fu naturale. Stavano cercando di spiegare ad Arimi che doveva rassegnarsi ad avere un fratello. «È un maschietto, Mi-chan. Tu sarai una fata e lui un maghetto che ti aiuterà. Su, è l'ora del tuo costume.»

«Lo voglio, lo voglio!»

«Ci vuole la cerimonia giusta.» Aiutò Arimi a rimettere a posto la poltroncina su cui si sistemava per vedere i cartoni animati. Il salotto - valutò - era scenograficamente sgombro. Per abbellire l'atmosfera decise di abbassare l'intensità delle luci. «È tempo di magie!» annunciò, posizionandosi al centro della stanza. «Signorina Arimi, io ti chiamo! Mettiti qui al centro!»

A bocca aperta la bambina seguì le sue istruzioni.

Minako allargò le braccia. «Questa settimana hai compiuto il tuo dovere? Sei stata buona con Agatha?»

Arimi annuì in silenzio.

«Il tuo papà dice che hai imparato a mettere le scarpe.»

«È vero!»

«È una cosa magica, da bambine grandi! Ti sei meritata un premio! Solleva in alto le braccia!»

Arimi si allungò come un elastico.

«Ora chiudi gli occhi!»

Appena lei strinse forte le palpebre, Minako le applicò una rapida magia: il vestitino che aveva disegnato nel tempo libero ricadde sul suo piccolo corpo di bambina in tante onde. «Fatto!»

Arimi aprì gli occhi. Impazzì di gioia. «Sono una fata!»

Vederla correre in giro per il salotto fu il vero regalo per Minako. «Guardati allo specchio!»

Arimi non si fece pregare. «Ho le ali!»

«Complimenti!»

«Voglio volare!»

Meglio di no. In teoria avrebbe potuto accontentarla, ma far galleggiare in aria una bambina di quell'età non era una buona idea, a meno di non volere poi mille tipi di incidenti diversi in sua assenza. «Vola con la fantasia, Mi-chan. Stai molto bene!»

Arimi si osservò allo specchio con occhio critico. Minako non ne capì la ragione finché non la vide correre verso la sua stanza. Arimi tornò indietro, sventolando una delle sue bambole in una mano. «Sono più bella io ora!»

Minako ridacchiò. La vanità era una caratteristica di famiglia. «Su, è ora di cenare!»

«Noo, io voglio giocare!»

«Non hai fame? Mangiamo, su.»

Testarda, Arimi scosse la testa e scappò. Minako la seguì finché non fu certa che fosse al sicuro nella sua stanzetta. Non discusse oltre: aveva sbagliato a trasformare Arimi prima di cena, era ovvio che l'avesse distratta. D'altronde c'era ancora da riscaldare il cibo.

Mentre si dirigeva in cucina, le venne l'acquolina in bocca. Quella mattina aveva ordinato piatti divini nel suo ristorante di fiducia e aveva passato la giornata a fantasticare sul loro gusto. Nel pomeriggio un pezzo di torta - o due - a stento l'avevano saziata.

Mise le portate a scaldare nel forno e nel microonde. Aspettò davanti allo specchio dell'ingresso, accarezzandosi la pancia.

«Come chiamarti, Yama-chan? Oggi sentivo il nome Rafael. Rafi.»

Il suo piccolo non ne fu impressionato, rimase immobile.

«Lo so, ci vuole qualcosa di più alto. Un nome da principe.» Vagliò per l'ennesima volta una lista infinita di nomi di cui aveva già consultato il significato, provandone di nuovo il suono sulla lingua. Niente, nessuno le sembrava giusto.

Sapeva solo che il suo bambino doveva nascere felice, perciò era giunto il momento di dare un taglio agli impegni ufficiali. Quel giorno - durante il dibattito pubblico - essere presa di mira le aveva fatto salire la rabbia dal centro dello stomaco fino al cervello. Non potersi sfogare a dovere non l'aveva aiutata.

Sentì girare la serratura e trovò un motivo per sorridere. «Arimi! Guarda chi è arrivato!»

Shun entrò in casa. Nel vederla si sorprese. «Ehi.»

Minako cercò di dargli un bacio, ma Arimi arrivò per prima. «Papà!»

Osservarli insieme era una gioia. La piccola si arrampicava, cercava baci, abbracci, rideva. La sua felicità di bambina era così bella che a Minako venne da piangere. Si diresse verso la cucina.

«Minako?»

Quei cavoli di ormoni! «Ho deciso di tornare a casa prima.» Controllò il singhiozzo nella voce.

«Agatha è già andata via?»

«Sì, le ho detto di non venire domani. Ha bisogno di riposare, la stiamo sfruttando.»

Shun smise di seguirla, rimanendo in corridoio. «Che cos'è questo costume?» Il commento era rivolto ad Arimi.

«Me lo ha regalato Mi- La mamma.»

Minako si commosse di nuovo. Era Shun a spingere Arimi a chiamarla in quel modo; per parte sua Minako la considerava già come una figlia, ma si sentiva ancora strana a farsi chiamare mamma. 'Mina' le era sembrato tanto tenero, già sufficiente. Tuttavia, con la nascita del nuovo piccolo, era giusto che Arimi non percepisse una differenza tra loro due.

«Ho immaginato quel vestito per Arimi mentre tornavo a casa!» disse ad alta voce.

Udì Shun. «Su, tra poco ceniamo. Va' a rimettere a posto i tuoi giocattoli.»

«No, io voglio giocare!»

Dai passetti veloci di Arimi, Minako seppe che si era ripetuta la fuga di prima.

Le era venuta voglia di dolce, perciò ricevette Shun con un barattolo di gelato in mano.

Fermò la risata di lui sul nascere. «Non puoi dire a una donna incinta che mangia troppo.»

Shun si strinse le spalle, innocente. «Non una sola parola è uscita dalla mia bocca.»

«Bene.» Provò a fare la sostenuta, ma appena sentì le labbra di lui sulla fronte, tutta la tensione della giornata si accumulò nella sua gola, minacciando di farla scoppiare. Nascose le lacrime nel petto di lui.

«No, shh.»

«Hai visto?» singhiozzò.

«Sì. Che bastardo.»

Esatto! Quel politico americano era una delle persone più infide che avesse mai incontrato. «È stato più convincente lui!»

«Non è vero. E poi volevo applaudirti quando ti sei trasformata.»

«Non avrei dovuto farlo.» Lo scopo di quelle loro apparizioni pubbliche era proprio quello di mostrarsi come un'autorità amichevole, che non avrebbe imposto nulla. Lei che spaventava la gente comune era una sconfitta.

Shun la prese piano per le spalle. «Ehi. Guarda che ti ha offeso. Hai fatto bene a fargli sentire il tuo giudizio divino.»

Le sfuggì una risata. Il dibattito per il divieto di reintroduzione delle armi da fuoco in territorio statunitense era importante - nel giro di tre settimane ci sarebbe stata una votazione che poteva influenzare anche l'opinione pubblica di altri paesi. Era evidente al mondo intero che una presa di posizione contraria a quella che volevano loro - il circolo del protettorato di Serenity - sarebbe stata una sorta di sfida, ma Usagi aveva promesso. "Siamo qui per proteggere, non per imporre."

Usagi veniva contraddetta da azioni che aveva commesso in prima persona, pur senza farlo apposta. Far sparire tutte le armi da fuoco dalla faccia del pianeta - ad eccezione di quelle in dotazione agli eserciti - era stata una delle molte mosse che l'avevano resa immediatamente temibile e divina agli occhi delle persone.

Minako si era offerta di partecipare al posto suo nel più importante dibattito televisivo che si sarebbe tenuto sulla questione in suolo americano.

Negli Stati Uniti la politica era spettacolarizzata, intensa e spietata e forse solo in Giappone la popolarità di Minako era alta quanto negli Stati Uniti. Lei aveva pensato che potesse essere un fattore utile. Si era ripromessa di presenziare e dire solo poche parole finali - per ricordare a tutti che avrebbero rispettato le loro scelte democratiche, ma che al contempo era importante tenere a mente i fatti: quanto era calato il loro tasso di criminalità, per cominciare.

Era stata tirata in ballo prima che venisse il suo turno.

Il deputato Matheson l'aveva indicata come l'origine di tutti i mali - lei e le Serenity del mondo, che scendevano sulla Terra dall'alto della loro superiorità facendo sparire tutte le armi dal sacro suolo americano

"Con quale diritto! Come possiamo fidarci? Che esperienza hanno queste persone per parlare, o anche solo per essere qui? Ecco chi ci hanno mandato oggi, un'attricetta che crede che la fama sia un endorsement politico!"

Minako era scattata in piedi, avvampando di potere davanti agli occhi di tutti. Su di lei erano calati abiti nuovi, principeschi, e le persone vicine si erano ritratte. Il deputato era sbiancato.

"Vi hanno mandato Venere, signore. Ora che lo ricorda, può continuare a parlare.»

Si era zittita a forza durante il resto del discorso. Era cascata in una sorta di trappola - quell'uomo aveva voluto provocarla apposta, per far pensare a tutti che di fatto lei e le altre stessero imponendo il loro punto di vista con la forza. In quel modo lui legava la propria posizione a una sorta di lotta per la libertà, contrapposta alla 'dittatura di Serenity'. Ci era mancato poco che lo dicesse a chiare lettere. Minako non gli aveva dato il piacere di confermare le sue assurdità: aveva incassato il resto delle accuse in silenzio, dimostrando di saper sopportare argomentazioni ragionate che non fossero offensive. Almeno, lui non era più scaduto nella maleducazione.

Il discorso finale che aveva fatto lei era stato accorato e semplice, ma non riusciva a valutarlo in maniera oggettiva. Era ancora troppo arrabbiata e non voleva più pensare a quella storia.

Shun le accarezzò i capelli. «Avevi preparato quell'abito?»

«No. Mi sono trasformata senza pensare. Sono stata fortunata che non sia saltato fuori il costume Sailor.»

Ridendo, Shun le accarezzò il ventre. «Con questa pancia... Come sta lui oggi?»

«Era immobile mentre stavo seduta su quella sedia, fumando di rabbia. Credo che sia arrivato il momento di fermarmi, Shun.»

«Se è questo che vuoi. Ma-» Li interruppe il suono del microonde, che segnalava il termine della cottura. Shun spense l'apparecchio e la portò alle sedie più vicine. «Mina, credimi. Oggi non hai sbagliato. Quel tizio sembrava una specie di bullo che se la prendeva con una povera donna incinta.»

Ma non era quella l'immagine che lei aveva voluto dare. «Così è come mi vedi tu.»

«Io volevo spaccargli la faccia, ma, oggettivamente, tu avevi un atteggiamento sereno e pacifico finché lui non ha cominciato ad attaccarti. Poi, da vera lady, gli hai ricordato di abbassare il tono e sei stata in silenzio rispettando la sacralità del dibattito.»

Davvero era andata così? «Hanno già tirato fuori dei sondaggi, vero?»

Shun annuì. «Il dibattito ha influito poco. Le persone la pensano ancora come prima. Quell'uomo era disperato, per questo ti ha attaccato.»

Minako sospirò. «A volte mi chiedo se la gente capisca che abbiamo ragione, oppure abbiano solo paura di quello che faremmo se non ci dessero ragione.»

Lui le massaggiò le spalle. «Lo scopriremo presto, con tutto quello che si sta decidendo quest'anno. Per ora non pensiamoci.»

Lei iniziò a mugolare. «Le tue mani sono divine. Premi di più lì...»

«Ma guarda che frasi interessanti.»

«Se mi massaggi ancora ne sentirai altre. Ne avevo proprio bisogno.» Gli offrì la schiena. Il modo in cui le dita di lui andarono a snodarle i nervi la fece sciogliere da capo a piedi. «Hmm...»

Shun sorrideva. «Portare Yama-chan pesa, eh?»

«Dobbiamo trovargli un nome.»

«Ovvio. Sarà Shun II.»

Minako lo colpì su un ginocchio.

«Basta che non lo chiami Cupido» rise Shun.

«Eh?»

«Oggi al laboratorio mi dicevano che era il figlio della dea dell'amore Venere.»

Ah, sì? «Quel nome no, ma... Magari potrei cominciare a guardare tra nomi antichi. Un nome divino sarebbe adatto a lui, non trovi?»

«Megalomane. Arimi!» Shun alzò la voce. «Cosa stai facendo?»

«Gioco con le bambole!»

Controllare la bambina era una necessità periodica.

Suonò il timer del forno.

Shun non credette alle sue orecchie. «Quanta roba stai preparando?»

«Tutta quella che mi serve. Io sono una meravigliosissima donna incinta che deve nutrire il suo primogenito.»

Shun si era già alzato a controllare le due portate. «Roba leggera.»

«Non criticare il mio cibo. Piuttosto, servilo.»

«Schiavo!» aggiunse lui, e Minako rise.

«Hai capito la tua posizione.» Si sollevò dalla sedia prima che Shun potesse raggiungerla. «Dunque, servo, cosa pensi dei nuovi abiti della tua padrona?»

«Sono adeguati, mia signora.»

«Non calarti troppo nella parte.»

«Torno allo stato di pari?»

«Basta che mi fai dei complimenti.»

Lui si divertì. «Mi piace come sei diventata pretenziosa.»

Non la capiva! «Sto da ore davanti a te con questo vestito e non hai fatto un solo commento su quanto è carino!»

«Prima dovevo consolarti. Se mi concentravo su come l'abito cadeva su questa deliziosa pancia...» La strinse tra le braccia e giocò a fingere di darle un bacio sulla bocca, solo per imprimerglienene uno sulla guancia, sul mento... Si inginocchiò. «Figlio, sapessi quanto sono stato intelligente. Non potevo sceglierti geni materni migliori. Quando sarai grande, anche tu sarai un dio di bellezza.»

Minako rise.

Shun continuò la sua conversazione col bambino. «Farai strage tra donne e mi dovrai ringraziare. Ho fatto tutto solo per te.»

«Nel suo esclusivo interesse» sottolineò Minako.

«Certo. Già che ci sei, piccolo, nascondi per bene lì dentro le tue molto future sorelle. Io ne ho già una cui fuori dietro cui impazzire tra qualche anno.»

«Le insegnerò a truccarsi» dichiarò Minako. «A vestirsi bene, a valorizzarsi...»

«L'ultima cosa soprattutto, se significa che le farai capire che vale quanto mille uomini.»

«Che fate?!» Arimi era sbucata alle loro spalle. «Anche io parlo al bimbo, anche io! Bimboo!»

Minako cercò di non far tremare la pancia dalle risate mentre Arimi ci appoggiava sopra la faccia. Shun accarezzava la piccola testa di lei.

«Esci presto, bimbo! Non esce mai!»

Per le sue lamentele fu travolta da un abbraccio congiunto. «Sei troppo tenera!» Minako la inondò di baci.

Arimi si divincolò dal suo abbraccio. «No, no! Io ho fame!»

«Ah, hai sentito l'odore dello sformato. Mi-chan, ne mangeremo a volontà! Io e te non ingrassiamo, cresciamo!»

«E io?» indagò Shun.

«Con tutto questo cibo tu diventerai un pallone di ciccia. Ma ti vorrò bene lo stesso.»

Lui rise. «Certo che sì. Farò di te la mia moglie trofeo, non lo sai? Sto per diventare ricco.»

Minako si illuminò. «Ci siete quasi?»

«Sì, si passa ai collaudi finali. Presto diventerò papà anche di un'invenzione.»

Il teletrasporto! «Sei un genio, tutti quanti lo siete!» Rise e si gettò tra le sue braccia. Avevano lavorato tanto a quel progetto! «Sarò con piacere la vostra moglie-trofeo!»

«Ehi, io non condivido.»

Lei si portò una mano alla fronte. «La mia bellezza è troppa per essere sopportata da un unico uomo.»

«Arimi, queste cose non ascoltarle.»

«Io ho fame!»

«La voce della ragione» sorrise Shun. Sospinse Minako verso il tavolo, facendola accomodare su una sedia. «Signore dee, mettetevi a vostro agio.» Sistemò anche Arimi al suo posto. «Questa sera sarò il vostro maître.»

Minako lo seguì con gli occhi mentre andava a prendere il cibo.

Aveva una persona meravigliosa che la amava e la consolava, una bambina bellissima che le riempiva le giornate, un altro piccolo in arrivo... Cominciò a singhiozzare di felicità.

Ridendo Shun tornò vicino a lei, scostandole la frangia. «Ehi, shh. Sei davvero troppo incinta.»

«Non è colpa mia!»

«Lo so, è mia. Una di quelle soddisfazioni...»

Minako uccise le lacrime con le risate.

Seduta all'altro capo del tavolo, Arimi era in apprensione. «Piangi, mamma?»

«Di gioia!» esclamò lei, prima di struggersi di commozione anche per l'appellativo usato da Arimi. «È tempo di felicità!»

Smettendo di fare la sciocca, si concesse una serata di tranquillità con la sua famiglia.

 

FINE

   


 

NdA: Sto sorridendo a trentadue denti, perché questa storia non voleva proprio saperne di uscirne fuori dalla mia penna virtuale, ma appena ho superato l'ostacolo della spiegazione su cosa aveva scocciato Minako, il resto della fanfic mi è uscito dalle mani senza colpo ferire. Ringrazio Elisa 'Ecate', che mi ha sostenuta durante la stesura coi suoi consigli :)
Come al solito, questo è solo uno spaccato del futuro di Minako, ma avevo davvero bisogno di scriverne.

  

Elle

 

  

P.S. Per chi non lo conosce, ecco il gruppo facebook dedicato alle mie storie: Sailor Moon, Verso l'alba e oltre...

  

 

   
 
Leggi le 9 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Sailor Moon / Vai alla pagina dell'autore: ellephedre