Libri > Hunger Games
Ricorda la storia  |      
Autore: Kary91    19/12/2014    6 recensioni
[Haley&Rowan (bimbi) Mellark + daddy!Peeta|One-Shot|Fluff|Slice of Life]
I bimbi di casa Mellark alle prese con i cupcakes di babbo Peeta e le regole del nascondino.
“Hai visto Rowan?” chiese in un bisbiglio la bambina, afferrando la mano del padre. “Stiamo giocando a nascondino e tocca a lui a contare, ma è sparito.”.
“Forse pensava di doversi nascondere e si è andato a rifugiare sotto qualche tavolo” suggerì Peeta, facendole una carezza sulla testa. “Hai già guardato in cucina?”
“Sì ma papà, che pizza!” sbottò a quel punto la ragazzina, dimenticandosi tutto a un tratto di dover parlare a bassa voce. “Prima doveva nascondersi lui e non lo faceva. Adesso che dovevo nascondermi io l’ha fatto lui. Non ci si può giocare con quello lì!”
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bimba Mellark, Bimbo Mellark, Peeta Mellark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Di biscotti, favole e pennelli.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa storia è stata scritta per l’iniziativa “Caro Babbo Sirenetto” indetta dal gruppo facebook “The Capitol”. Il prompt è: “Bimbo Mellark/Bimba Mellark: impariamo il nascondino” [con avvertimento: genere comico, fluff].

La storia partecipa anche alla challenge “30 Modi di Amare, più Qualche Delizia” indetta da Eireen_23 con il prompt “Cupcake” e alla challenge di Fan Fiction Challengers II con il prompt "Hunger Games - Gioco". Haley e Rowan sono i due bimbi di Katniss e Peeta.
 

Preso!

pee

   

“Otto… Nove… Dieci! Pronto o no, vengo a cercarti!”

Haley Mellark aprì gli occhi e saltellò fino alla porta della cucina. Avrebbe potuto contare fino a venti – in fondo era ormai grande, con i suoi cinque anni– ma il suo fratellino ne aveva solo due e non conosceva i numeri troppo estesi. In effetti, la bambina non era nemmeno sicura che Rowan sapesse contare, piccolo com’era, ma si annoiava e aveva deciso di insegnargli a giocare a nascondino. Si stava impegnando molto per fargli capire quali fossero le regole, ma le sue spiegazioni non avevano ancora dato frutti. Nel corso dell’ultima mezzora aveva già provato a contare cinque o sei volte, ma Rowan non si era mai nascosto. Lo trovava sempre al solito posto: in cucina, intento a sbirciare il vassoio di cupcakes che il padre aveva appena sfornato.

Anche in quell’occasione il più piccolo di casa Mellark non si smentì. Quando Haley tornò in cucina notò che il fratellino non si era mosso nemmeno di una virgola.

“Oh, ma uffa!” sbottò spazientita, prendendo il bambino per mano e guidandolo verso il soggiorno. “Ti ho detto che contavo fino a dieci e che intanto tu dovevi nasconderti! È così che si gioca a nascondino. Te l’ho già spiegato, no?”

Il bambino annuì, sorridendo allegro alla sorella maggiore. Haley sospirò e si sedette sul pavimento, facendo cenno al fratellino di imitarla.

“Te lo spiego ancora una volta” si arrese, armandosi di pazienza. “Allora, io adesso conto fino a dieci e tu ti nascondi: non-in-cucina!” scandì ammonitoria, scuotendo l’indice. Rowan fece cenno di no con la testa, per mostrarle che aveva capito.

“Quando ho finito di contare ti vengo a cercare” proseguì con la spiegazione la ragazzina, parlando più lentamente per assicurarsi che il piccolo riuscisse a seguirla. “E quando ti trovo devo correre qui, toccare l’armadio e dire: preso!”

“Preso!” ripeté il bambino, sollevando le manine.

“Esatto!” confermò Haley, contenta del fatto che Rowan sembrasse aver compreso quell’ultima parte. “Senti, vuoi contare tu?” propose a quel punto, con una smorfia poco convinta “Ma sai almeno contare?”

“Sì!” rispose allegro il bimbo, annuendo deciso.

“Dai, fammi vedere, allora!” lo esortò la sorella maggiore.

“Uno!” esclamò a quel punto il bambino, sollevando il pollice.

La bambina si mise a braccia conserte e lo fissò scettica.

“E poi?”

“Preso!” concluse Rowan, correndo goffamente fino all’armadio per toccarlo.

Haley sbuffò.

“Ma non puoi contare solo fino a uno!” replicò, spazientita. “Io mi devo nascondere!”

“Sì” confermò il fratellino, sfregandosi i riccioli biondi con una manina: sembrava un po’ confuso.

“Vabbè…” si arrese infine la maggiore dei due, dando una scrollata di spalle. “Conta fino a uno. Chiudi gli occhi, però!”

Rowan annuì serio e strizzò gli occhi. Haley scattò verso le scale per correre a nascondersi, prima ancora che il fratellino avesse il tempo di dire “Uno”.

 

*

“Diciassette…” mormorò in un soffio la bambina, giocherellando con l’estremità di una delle sue trecce. “Diciotto…”

Sbuffò, interrompendo bruscamente la conta. Aveva già ripetuto i numeri fino a trenta per due volte e Rowan non si era ancora fatto vedere: probabilmente si era nascosta talmente bene che suo fratello non riusciva più a trovarla. In effetti, si trovò a riflettere, Rowan aveva ancora un po’ di difficoltà a salire le scale da solo. Decise dunque di dargli una mano a trovarla e sbucò fuori da sotto il letto. Si guardò attorno cauta e incominciò a scendere lentamente le scale, guadagnandosi un’occhiata interrogativa da parte della madre, alla quale rispose premendosi l’indice sulle labbra. Raggiunse il soggiorno, sicura che avrebbe trovato Rowan seduto nello stesso punto in cui l’aveva lasciato poco prima. Del fratellino, tuttavia, non c’era traccia e l’unica persona in cui s’imbatté mentre gironzolava per cercarlo fu Peeta.

“Hai visto Rowan?” chiese in un bisbiglio la bambina, afferrando la mano del padre. “Stiamo giocando a nascondino e tocca a lui a contare, ma è sparito.”

“Forse pensava di doversi nascondere e si è andato a rifugiare sotto qualche tavolo” suggerì Peeta, facendole una carezza sulla testa. “Hai già guardato in cucina?”

“Sì ma papà, che pizza!” sbottò a quel punto la ragazzina, dimenticandosi tutto a un tratto di dover parlare a bassa voce. “Prima doveva nascondersi lui e non lo faceva. Adesso che dovevo nascondermi io l’ha fatto lui. Non ci si può giocare con quello lì!”

“È ancora piccolo” le ricordò il padre, sorridendo divertito. “Nascondino non è un gioco molto adatto a dei bambini della sua età”.

Haley sospirò, abbandonando la testa contro il fianco del papà.

“Lo so, però…” incominciò, senza tuttavia riuscire a completare la frase. Il rumore di qualcosa che cadeva li sorprese dalla cucina.

Padre e figlia si scoccarono un’occhiata eloquente, prima di raggiungere in fretta l’altra stanza. Trovarono Rowan accovacciato su una sedia, con il volto completamente imbrattato di glassa rosa.

“Rowan!” esclamò attonita la bambina, fissando la mezza dozzina di cupcakes che il bambino aveva fatto cadere a terra; sul pavimento c’era anche il bicchiere preferito del piccolo. Rowan doveva averlo urtato allungandosi sul tavolo per prendere un dolce.

Il bimbo indirizzò al padre e alla sorella un’occhiata preoccupata, ma la sua apprensione svanì nel momento in cui la sua manina si aprì a mostrare un pezzo di cupcake.

“Preso!” esultò allegro a quel punto, esibendo fiero il dolce che era riuscito a procurarsi.

Peeta scoppiò a ridere, fomentato tanto dal vivace entusiasmo del piccolo, quanto dall’espressione incredula dipinta sul volto della sua primogenita.

Haley alzò gli occhi al cielo.

“Ma dovevi prendere me, non i cupcakes!” esclamò, appoggiando esasperata la fronte contro il fianco del papà. 

Rowan le rivolse un’occhiata confusa, prima di inclinare la testa per osservare il disastro che aveva combinato.

“Sei un pasticcione!” commentò bonariamente Peeta, attraversando la cucina per prenderlo in braccio. Haley approfittò dei mucchietti di dolce sparpagliati sul pavimento per improvvisare un’elaborata corsa a ostacoli.

“Un pasticcione!” confermò a quel punto Rowan, mostrando al padre le manine sporche di glassa.

Peeta sorrise, prima di baciargli la fronte. Se lo sistemò fra le braccia e prese posto sulla sedia lasciata vuota dal bambino.

“Che buone, queste mani!” esclamò poi, fingendo di mangiargli le dita. Il piccolo ridacchiò, cercando di spingergli via la bocca per difendersi. Così facendo imbrattò volto del padre di glassa, ma l’uomo ci fece a malapena caso.

“Beh, almeno adesso sappiamo una cosa” osservò a quel punto Haley, scavalcando l’ultimo cupcake per arrampicarsi sulle ginocchia del padre.  “Rowan ha finalmente capito come si gioca a nascondino!”

 

Note Finali.

Questa storia è veramente una sciocchezza, ma sentivo di dover fillare quel prompt, perché  sì. Altrimenti Martina mi tirava il piccone di babbo Joel sr. in testa u_ù Avrei potuto scrivere qualcosa di più a intelligente, ma siccome ultimamente sono in crisi perché non sono più in grado di scrivere cose che non superino le 12-13 pagine, ho deciso di provare a plottare qualcosa di semplicissimo e senza introspezione. Niente, ogni tanto mi viene voglia di andare a coccolare i personaggi con qualche slife of life, perché di angst in questa sezione giustamente ce n’è fin troppo. E niente, Haley e Rowan sono i nomi che ho dato ai bimbi Mellark. Di solito hanno 7 e 4 anni nelle mie storie, quindi mi sono divertita molto a renderli piccini. E niente, Haley è la solita chiacchierina vivace e un po’ rompiscatole – ho sofferto per l’assenza di Gale nella storia e so che lei ha sofferto con me, essendo la sua fan n°1 u_u – mentre Rowan è il solito dolcetto pasticcione. Daddy!Peeta è daddy!Peeta, insomma, più interessato a coccolare i suoi bimbi che non a rimproverarli per i suoi cupcakes-capolavoro sparpagliati per il pavimento :3 Mi sa, però, che toccherà a lui prendere la scopa per ripulire il tutto >.< Niente, non è nulla di che, ma spero lo stesso che sia piaciuta alla persona che l’ha richiesta nella letterina per Babbo Sirenetto!


Un abbraccio e a presto!

Laura

   
 
Leggi le 6 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Hunger Games / Vai alla pagina dell'autore: Kary91