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Autore: SwanFangirl    19/12/2014    5 recensioni
Cosa accadrebbe se Henry decidesse di dare un lieto fine alle sue mamme mettendo in piedi una nuova operazione, più complicata e difficile delle precedenti?
Dal primo capitolo:
“Scusa, Emma.” disse Regina.
Emma proprio non se l’aspettava. In effetti erano le due parole più inaspettate che Regina potesse pronunciare.
Perché Regina non chiedeva mai scusa.
Perché Regina non la chiamava mai per nome.
Perché Regina non le dava mai del ‘tu’.
Perché Regina non le avrebbe mai chiesto scusa dandole del ‘tu’ e chiamandola ‘Emma’!
Genere: Avventura, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Emma Swan, Regina Mills, Un po' tutti
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Lo strano caso della famiglia Swan Mills.'
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“Regina, si può sapere che ti prende?” chiese con rabbia Cora, avendo notato il comportamento scostante e sofferente della figlia negli ultimi giorni.

“Niente, madre.” disse, mentre le sarte le cucivano il vestito delle nozze addosso.

“Sei ingrassata.” constatò la donna, vedendo che lo stavano allargando.

A quel punto Regina cominciò a tremare dalla paura, perché lei sapeva che prima o poi Cora l’avrebbe scoperto. Proprio come aveva scoperto dell’uomo che amava, e che proprio sua madre aveva ucciso qualche mese fa.

“Uscite subito!” ringhiò Cora alle sarte, che non se lo fecero ripetere due volte e scapparono via dalla stanza all’istante. “Sei incinta?”

“I-io…”

“Sei incinta di quel lurido stalliere?!” urlò, spingendola contro il muro con la magia.

“M-madre, siate ragionevole… Ho un bambino in grembo.” balbettò Regina, facendosi piccola per lo spavento.

“Non per molto.” asserì Cora.

Subito prese uno dei suoi libri di magia e cominciò a consultarlo, sfogliando le pagine in modo veloce e nervoso. Regina era così spaventata da cosa potesse farle, specialmente perché anche questa volta non si trattava solo di lei, ma ferendo lei Cora avrebbe potuto fare del male anche al suo piccolo… al figlio che Daniel le aveva donato, forse per farle ricordare sempre che lui era ancora nel suo cuore.

“Trovato…” mormorò la donna. “Non ribellarti, o il bambino potrebbe anche morire. E noi non vogliamo questo, vero?”

Regina scosse la testa in segno di diniego, e poi si sentì attraversare da una scossa che le percorse tutto il corpo, concentrandosi poi sul suo grembo. Urlò. Poi vide qualcosa, un’anima che passava da lei a Cora, e solo allora capì cosa stesse facendo: si stava prendendo il suo bambino.

“No!” gridò, divincolandosi, ma non servì a nulla, perché era tutto finito. “Non… non potete portarmelo via, non potete!”

Cora sorrise e si avvicinò a lei, accarezzandole i capelli. Dopo disse, guardandola negli occhi: “Sto solo cercando di renderti felice. Ecco perché non ricorderai nulla di questo bambino.”

Fece un gesto di fronte al suo viso e tutto scomparì.
 

“Come è possibile che Regina abbia una figlia e non ce l’abbia detto?!” esclamò Snow, letteralmente scioccata da quella notizia.

Ma non quanto Henry, che continuava a fissare il libro con sguardo vacuo. E pensava a cosa potesse essere successo realmente, a come Regina avesse perso una figlia… o magari l’aveva abbandonata, come Cora aveva fatto con Zelena. Ma poi si disse che sua madre non avrebbe mai abbandonato un figlio; o almeno, con lui non l’avrebbe mai fatto.

“Henry, lo so che è uno shock scoprire di avere una sorella…” cominciò cautamente Charming.

“Quella non è mia sorella!” rispose acidamente il ragazzo. “E’ solo una cattiva persona, che ha fatto del male alle mie mamme, e che io odio con tutto il cuore!”

Dette queste parole, scappò via. James fece per seguirlo, ma la moglie lo fermò, bloccando il suo braccio nella propria stretta.

“Ha bisogno di stare da solo.” spiegò. “E noi abbiamo bisogno di capire come sia possibile tutto questo. Dobbiamo riflettere, e dobbiamo… beh, noi dobbiamo cercare di-“

“Non possiamo fare proprio nulla, Snow.” le disse con gentilezza l’uomo, accogliendola nel proprio abbraccio. “Adesso tocca a loro decidere di fare la cosa giusta. E la cosa giusta è fermare quella ragazza, prima che faccia di peggio.”
 


“Eccoti qua.” disse la donna, prendendo in braccio con fare riluttante la bimba appena data alla luce. “Ti ho dovuto tenere in grembo per mesi al posto di mia figlia, e ti ho dovuta partorire, capisci cosa voglia dire?... Ma certo che no. Beh, comunque sia, un giorno mi ripagherai.”

La bambina, con gli occhi ancora chiusi ed i pochi capelli scombinati sulla testolina piccola, emise un piccolo lamento, per poi mettersi a piangere.

“Oh Dio, adesso ti metti pure a frignare?! Le vere principesse non piangono, piccola cosa.”

Poi però si mise a cullarla, come aveva spesso fatto con Regina. La guardò, e non era poi così male. Forse non le sarebbe dispiaciuto poi tanto averla intorno… Ma solo se non avesse pianto e sofferto come stava facendo in quel momento, per la mancanza della vera madre.

Poggiò con delicatezza la mano sul petto del minuscolo essere che aveva tra le braccia. Sentì il suo cuore battere lievemente, e glielo prese. Lo teneva tra le mani, piccolo e lucente per la purezza e l’innocenza. Lo strinse un po’, tentata… ma non poteva fare una cosa del genere. Era sempre sua nipote ed era una bambina. Così lo tenne semplicemente in una mano, osservando come la bambina avesse smesso di piangere.

Un giorno, si disse, l’avrebbe ringraziata. Perché avere un cuore comportava provare amore, e provare amore comportava sofferenza.

“Andrà tutto bene. Lo so che siamo esiliate in uno stupido mondo colorato, ma riusciremo ad andarcene da qui, a tornare nella Foresta Incantata. Intanto tu diventerai la mia unica e migliore apprendista… Diventerai più potente di tua madre, e un giorno l’affronterai. Vedrai, sarà divertente.”
 

Regina scagliò la ragazza contro il muro opposto, la mascella contratta e gli occhi spalancati, fissi su di lei.

“Tu menti!” urlò, tremante.

“Lei ti ha rubato i ricordi, ma tu nel profondo sai di avermi avuto. Accarezzavi il tuo ventre, pensando a cosa avresti potuto fare per proteggermi, e hai tessuto quella copertina per me, nonostante non avessi la certezza che sarei veramente potuta essere tua figlia! Sapevi che lei non te l’avrebbe permesso!” disse Dim, con gli occhi lucidi. “E lei… lei mi ha dato questo nome orribile. Mi ha insegnato cose orribili. Mi ha fatto diventare una persona orribile.”

Allora tirò fuori una strana bolla viola, tanto piccola che stava racchiusa nel palmo della sua mano. Gliela porse, col braccio teso verso di lei. Ma Regina aveva paura; sapeva cosa fosse, ma non voleva prendere quei ricordi… Non voleva, perché sapeva che, se avesse ricordato di essere stata incinta di Daniel, tutto sarebbe stato diverso. Innanzitutto anziché odiare quella giovane donna tanto ostinata quanto malvagia, l’avrebbe amata per essere il frutto dell’amore che lei e Daniel avevano provato l’una per l’altro.

“Prendili. Non mi appartengono; sono tuoi, io non posso tenerli più... L’ho fatto per troppo tempo.”

Non appena le dita di Regina toccarono quella sostanza magica, tutto riaffiorò nella sua mente: ogni momento passato a chiedersi se davvero aspettasse un bambino, ogni giorno speso nel tentare di nascondere i sintomi della gravidanza, il momento in cui aveva cominciato a sperare che lei e il suo bambino potessero avere un Lieto Fine, e poi il momento in cui aveva capito che non ce ne sarebbe stato nessuno, quando Cora le aveva preso sua figlia.

“E’ per questo che, da quel momento, hai sempre desiderato un figlio. E’ per questo che avevi tanto bisogno di Henry. Perché non potevi avere me.” continuò Dim, una volta che lei ebbe ricordato tutto. “Ma adesso sono qui. E, anche se so di essere imperdonabile per ciò che ho fatto, spero ancora che io e te potremmo essere una famiglia un giorno.”

Regina crollò sulle proprie ginocchia, piangendo lacrime amare, che vennero prontamente spazzate via dalle dita delicate della figlia che aveva appena ritrovato. L’abbracciò, titubante, mentre Dim chiudeva gli occhi. Si stava perdendo nella sensazione di poter finalmente stringere la propria mamma, la donna che aveva cercato per tutta la vita.

Emma era immobile a fissarle, il viso tramutato in un’espressione di pura sorpresa. Si avvicinò lentamente, non volendo interrompere per alcun motivo quel momento tra madre e figlia, quella ricongiunzione di qualcosa che era stato rotto ingiustamente.

“Emma, lei… lei deve venire con noi.” balbettò Regina, alzandosi in piedi aiutata da Dim. “Lo so che ha fatto delle cose bruttissime, ma è mia figlia e- e non posso abbandonarla. Non di nuovo.”

La bionda annuì, comprensiva, ma poi un pensiero fulmineo le balenò in mente. Un pensiero che, probabilmente, non era passato per la testa di Regina solo perché era ancora sotto shock –e come biasimarla.

Solo due possono passare.” mormorò.

La compagna la guardò, stranita, per poi borbottare: “Ancora con quella frase, Emma? Che cosa-?”

“Solo due possono passare, Regina. Adesso ho capito.” disse Emma. “Il cappello… Se due persone entrano, due persone escono. Noi non… non potremo tornare tutte e tre a Storybrooke.”
 


“Hai fatto un buon lavoro, Dim.” si complimentò la donna, atterrata su una strada poco lontana dal castello della figlia. “Ma dobbiamo andar via di qui, credo che Regina non sarebbe tanto felice di vederci adesso. Sai, non è più la ragazzina innocente che conoscevo.”

Non sentendo risposta, Cora si voltò. Spalancò gli occhi, urlando: “Dim! Dim, torna subito qui! Non puoi scappare, non puoi scappare da me!”

Ma la bambina stava già correndo via, sfuggendo alla donna che l’aveva tenuta prigioniera per i primi anni della sua vita. Avrebbe trovato un posto dove nascondersi, e lei non sarebbe più stata un problema… o almeno questo è ciò che sperava. Sì, Cora aveva il suo cuore, ma non pensava che l’avrebbe usato contro di lei. Certo, anche questa era solo una speranza, si disse.

“Bah, chi se ne importa… Tanto quella stupida non è tanto stupida da correre da Regina. Fa così paura adesso.” rise da sola, avviandosi verso un posto più sicuro.

Intanto Dim si era rintanata in una piccola caverna, aveva messo i suoi ultimi due fagioli magici al sicuro e stava usando la magia. Sua nonna gliel’aveva insegnato, come rendere un oggetto più di ciò che sembrava. Così fece un incantesimo sul libro che aveva portato con sé e lo rese speciale. Poi cominciò a scrivere: “C’era una volta…”
 

“Emma ha ragione, Regina.” confermò. “…Ma la mia missione è compiuta: adesso sai tutto, adesso sai che esisto. Volevo solo questo.”

La ragazza, poi, si morse il labbro inferiore, come se fosse sul punto di dire altro ma ne avesse paura. Comunque si decise e corresse ciò che aveva detto: “Oddio, in realtà speravo che avresti scelto me alla famiglia che hai adesso, ma era un pensiero stupido. So quanto loro siano importanti per te. Quindi adesso dovete andare… Vi stanno aspettando.”

Regina, continuando a piangere come una bambina, si lasciò stringere dalle braccia confortanti –anche se non abbastanza- della bionda, che, all’improvviso, si distaccò da lei. Dopodiché disse, titubante: “Forse c’è una soluzione…”

Gli occhi della sua mora si illuminarono, mentre quelli di Dim si scurirono ancora di più.

“Non farlo, Emma. Non ne vale la pena.” l’avvertì, ma solo loro due si capirono.

“Lasciatemi qui.” disse comunque lo Sceriffo, senza ascoltare la figlia della compagna.

“Cosa?!” esclamò Regina, spingendo Emma indietro. “Sei pazza, Emma? Io non ti lascerei mai qui!”

“Ma lei è tua figlia, Regina.” pronunciò con difficoltà Emma, lo sguardo appannato dalle lacrime e il tono incerto. “Io so come ci senta a vivere senza qualcuno che ti voglia bene… senza qualcuno a cui importi di come ti senti, di come stai, della tua esistenza. Dim non ha avuto nessuno per tutta la vita. Lasciami fare questo gesto, lascia che io la salvi.”

La bruna cominciò ad arretrare lentamente senza nemmeno sapere dove si stesse dirigendo. Infatti Dim l’afferrò da dietro, stringendola tra le braccia forti –era perfino più alta di lei ed aveva delle spalle larghe, di qualcuno che poteva abbracciare tante persone insieme, ma che non aveva mai abbracciato qualcuno.

“Sei stata la prima persona che abbia mai abbracciato nella mia vita.” ammise infatti. “E sono contenta di averlo potuto fare. Ma adesso è tardi per noi… per voi però no.”

Regina boccheggiò, mentre il pianto e la sofferenza di quel momento la lasciavano priva anche della forza di parlare senza balbettare.

“Non posso… Io non posso!” urlò, portandosi le mani ai capelli con fare disperato. “Non posso lasciarti qui, non posso lasciare nessuna delle due qui! Non posso andarmene, ma non posso restare!”

La donna era in un conflitto interiore –persino peggiore di quello che per anni l’aveva tormentata, portandola a chiedersi se lei fosse solo la Regina Cattiva oppure potesse anche essere anche una buona persona- che la struggeva come mai. Cosa doveva fare?

“Ti prego, Regina, lasciami qui ed io troverò un modo per ritrovarti… Ma lei, lei potresti non rivederla mai più.” le assicurò Emma, con una sicurezza che solo suo padre aveva posseduto nell’amore per sua madre, e lei provava quella sicurezza riguardo i propri sentimenti proprio perché consapevole della purezza di essi.

“Ma, Emma… Tu mi hai fatto una promessa. Hai promesso che non mi avresti mai lasciata per alcun motivo al mondo. Non puoi rompere una promessa del genere, non puoi farlo!” protestò l’altra donna, scuotendo la testa velocemente.

Dim sbuffò, interrompendo quel tragico momento tra le due, e prese da un cassetto della scrivania, un libro. Era identico a quello che aveva Henry, solo che il titolo non era Once Upon a Time, bensì Danielle.

Regina ed Emma aggrottarono le sopracciglia, confuse.

“Avrei voluto che fosse questo il mio nome…” spiegò lei. “In questo libro c’è scritto praticamente tutto sulla mia infanzia. Leggetelo e ricordatevi di me in qualche modo. Ah, e cercate di non farmi apparire così tanto crudele con gli altri come sono realmente stata con voi, okay? Non vorrei che Snow mi odiasse di più di quanto già non faccia…” continuò, vaga, causando ulteriore perplessità in Emma e Regina.

Poi una porta simile a quella dalla quale erano entrate nella Foresta Incantata –tranne che per un globo disegnato su di essa-, comparì di fronte a loro. Dim la indicò, dicendo loro: “Questo è il portale per il vostro mondo. Portate con voi questo libro e questo libro…” e diede loro la copia originale di Once Upon a Time “… Che, tra l’altro, dovrete distruggere; e poi… vorrei che andassi nella tua cripta e prendessi lo scrigno che contiene il mio cuore. Tienilo con te, al sicuro, ma non ti consiglio di aprirlo, a meno che non voglia farti del male da sola.”

Parlava alla madre, e la guardava negli occhi con lo sguardo di chi non rivedrà mai più la persona a cui tiene di più. Ed era proprio questo ciò che stava accadendo.

“Mi dispiace, ma è meglio così.” disse, per poi abbracciare un’ultima volta la donna che, anche se per soli pochi mesi, l’aveva portata in grembo.

L’ultima cosa che Regina sentì, prima di venire spinta nel portale, fu un debole: “Ti voglio bene, mamma.”, poi ci fu il buio per qualche secondo.

Emma era lì, a guardare Dim piangere finalmente per la prima volta, e si stupì che riuscisse a provare dolore nonostante il suo cuore non fosse nel petto.

“Sei ancora in tempo. Puoi andare tu ed io resterò qui.” disse anche a lei.

Ma Dim scosse la testa in segno di diniego, e, inaspettatamente, abbracciò anche lei di slancio. Mormorò, tra le piccole lacrime: “Saremmo andate d’accordo io e te.”

Emma sorrise.

“Sicuramente, ragazzina.”

A quella parola pronunciata dalla bionda, il volto di Dim si illuminò per un attimo, prima di tornare alla precaria tristezza che risiedeva in esso da sempre. L’ultima cosa che sentì Emma prima di venire scagliata nella grande porta fu, invece: “Prenditi cura di lei, Emma.”

Ed Emma, mentre viaggiava tra i due mondi, annuì a sé stessa.

Ma certo che si sarebbe presa cura di Regina. L’avrebbe fatto. In fondo, lei l’aveva promesso.







Rieccomi con un altro capitolo sul passato di Dim... Fatemi sapere se vi è piaciuto e se avete capito finalmente perché Regina non ricorda di avere avuto la figlia di Daniel.
In particolare, proprio sulla vicenda di Cora che prende la bambina di Regina dal suo grembo, vorrei farvi notare che una cosa del genere è accaduta anche nel famosissimo telefilm Charmed (o Streghe, in italiano), ma giuro che non lo sapevo fino a quando non ho fatto leggere questo capitolo ad un mio amico e lui mi ha raccontato... Comunque sono contenta di non essere stata l'unica folle a pensare una cosa del genere xD
Ringrazio tutti perché leggete, seguite e recensite questa storia con affetto e mi dimostrate sempre di apprezzare ciò che scrivo.
Ci vediamo al prossimo aggiornamento, in cui si parlerà di una seconda promessa, che è già stata mantenuta. Bye!

 
  
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