I titani hanno distrutto ogni cosa. 
Alberi in fiamme,macerie,nuvoloni di fumo che sembrano non voler andar via per non mostrare alla gente quello che è rimasto. 
Niente è rimasto. 
Una sagoma si alza,si scrolla la polvere di dosso,lentamente cerca di avanzare,con le poche forze e la gamba buona che ha. 
Si guarda intorno una,due,cento volte cercando a terra,muovendosi a fatica e versando lacrime sui corpi degli amici,oramai senza vita,esposti totalmente al tempo,che deciderà cosa fare al posto loro. 
Avanza,avanza,avanza. 
La sagoma si blocca.
Il continuo scoppiettare di quello che non è altro che fuoco,che confonde, consuma, impaurisce,non è altro che il sottofondo di un urlo terrorizzato,esasperato,dalla voce rotta dal pianto trapela tutta la paura che sia finita per sempre,la paura di essere costretti a rassegnarsi,la paura che ormai,non ci sia più nulla da fare. 
"Levi"  urla la sagoma,con lo sguardo rivolto ad un corpo appoggiato ad un tronco di albero in orizzontale,vittima del fuoco anch'esso.  
"Levi" ripete ancora,ormai privo di ogni speranza di una risposta dell'altro.
Lo strattona,con più forza di quanta vorrebbe metterci,le gambe cedono,il respiro diventa affannato,la vista si appanna. 
Le ginocchia sono irrimediabilmente attratte dal terreno,si inginocchia, la sagoma,mentre con le sue stesse lacrime lava con la massima delicatezza possibile il viso dell'altro,lo guarda,con la straziante consapevolezza che sarà l'ultima volta.