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Autore: Dayne    19/12/2014    1 recensioni
Qui abbiamo, come protagonisti, i due fratelli Carrows. Ho immaginato il loro primo Halloween nella scuola di magia come insegnanti. Poiché nei libri non vengono date molte notizie su questi Mangiamorte, mi sono divertita un po' con la fantasia, pur cercando di rimanere in contest.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alecto Carrow, Amycus Carrow, Severus Piton
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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UN HALLOWEEN A … SORPRESA

L’ufficio di Alecto Carrows era sicuramente quello in cui nessun alunno di Hogwarts sarebbe mai voluto entrare.
Le pareti, tinteggiate di viola, erano ricoperte da quadri che avevano l’intenzione di dimostrare quanto i babbani fossero crudeli, sadici e odiosi.
In molti dipinti era rappresentato un frate, sempre lo stesso, con abiti scuri e un libro in mano, mentre assisteva, in varie segrete di castelli, a scene di tortura.
Le vittime erano in maggioranza giovani donne, ma a volte comparivano anche delle vecchie e degli uomini. I volti dei torturatori erano la quintessenza dell’ignoranza, della volgarità e della stupidità.
In alto, sulla parete centrale dell’ufficio, spiccava un’enorme scritta in nero: “Nessuna di queste vittime era una strega o uno stregone. I BABBANI SONO DEGLI IDIOTI!”
A rendere ancora più angosciante il tutto, contribuiva il fatto che i quadri erano animati, per cui si sentivano chiaramente lo scoppiettare del fuoco, lo sfrigolare dell’olio bollente, i lamenti dei torturati, le imprecazioni dei torturatori.
Alecto camminava avanti e indietro per la stanza, avvolta nel suo svolazzante mantello nero, i biondi capelli raccolti in una severa crocchia sulla nuca e le labbra sottili serrate. Nervosamente picchiettava la sua bacchetta magica sul palmo della mano sinistra. Una spalla era leggermente più bassa dell’altra e la donna tendeva a portarla un po’ più avanti, cosa, questa, che rendeva la sua figura piuttosto ingobbita.
Seduto su una poltrona di cuoio rosso scuro, stava suo fratello Amycus; il volto solcato da rughe precoci, le guance cascanti e un inizio di calvizie sulle tempie.
L’uomo seguiva la sorella con sguardo preoccupato, in attesa che lei si decidesse a parlare.
Improvvisamente la donna si fermò davanti alla scrivania, si girò di scatto e, fissando il fratello, disse:
- Fra una settimana è Halloween!-
- E allora?-
-E allora dobbiamo organizzare la festa!-
-Beh, non dovrebbe essere difficile,- rispose lui con un sorriso sollevato –basterà procurarsi delle zucche per la Sala Grande e ordinare a quegli stupidi elfi il solito menù.-
-Lo vedi che sei un idiota!-Ringhiò lei guardandolo furibonda – Le zucche erano una prerogativa di quel mezzo gigante di Hagrid! Io non voglio una festa simile a quelle del filobabbano Silente! Voglio qualcosa di eccezionale, d’indimenticabile! Invece tutto rema contro!-
Amycus assunse un’espressione vagamente perplessa.
-Chi è che rema?-
-Guarda!- Urlò lei, tendendogli un foglio preso dalla scrivania. –Avevo chiesto al complesso delle Sorelle Stravagarie di partecipare allo spettacolo e mi rispondono che sono impegnate!-
Si avvicino, come una furia, alla poltrona e girò, con aria seccata, il foglio che Amycus stava scrutando perplesso.
-Imbecille! Lo stai tenendo alla rovescia!-
- Ah, sì certo … No, no, no! Non va assolutamente bene!Lo diremo al nostro Signore! Sono anche loro delle traditore … -
-Traditrici! Impara a parlare, almeno!-
Alecto tornò alla scrivania, prese un altro foglio e lo mise con forza tra le mani del fratello.
-Qui c’è un elenco di quello che ci serve. Potremo fare a meno di quelle stupide Stravagarie, ma voglio che tutto il resto sia rispettato alla lettera! Sarai capace di fare questo entro cinque giorni, spero?!-
Amycus fissò il foglio strizzando gli occhi.
-Anche la torta gigante con pipistrelli vivi che cala dal soffitto?-
Alecto sbuffò.
-Vai, e vedi di non deludermi. Mi aspetto i complimenti del Preside … e tu sai quanto il caro Piton sia legato al Signore Oscuro, vero?-
Amycus colse perfettamente la velata minaccia. Si alzò dalla poltrona e raggiunse più rapidamente possibile la porta.
-Non ti deluderò!- Afferrò la maniglia e uscì.

Lo sguardo gelido di Piton passò velocemente dalle enormi ragnatele  d’argento, che scendevano dal soffitto della Sala Grande, al tavolo gremito dei Serpeverde. Poi si soffermò su quelli semivuoti di Grifondoro, Corvonero e Tassorosso. Dopo aver emesso quello che sembrava uno sbuffo di disapprovazione, il Preside si girò verso i colleghi, che parevano molto interessati a fissare l’orlo dei piatti.
La professoressa  McGranitt decise che quello era proprio il momento adatto per darsi una specchiatina  nel dorso della forchetta.
La voce di Piton sibilò nell’aria  come un refolo di freddo vento polare.
-Carrows, DOVE-SONO-GLI-STUDENTI?-
Poiché non era chiaro a quale Carrows si riferisse, i due risposero contemporaneamente.
-In infermeria!-
-Non ne ho la minima idea!-
-In infermeria, Amycus? Nemmeno durante l’epidemia di peste nera abbiamo avuto così tanti ammalati!
Alecto! Che significa che non ne hai la minima idea? E chi dovrebbe averla, di grazia?-
Alecto sembrava uno dei personaggi dei suoi quadri appena adagiato sulla graticola.
-Severus, ho avuto molti impegni: la festa da preparare, le punizioni agli alunni, le lezioni, le punizioni agli alunni, l’ufficio da riorganizzare, le punizioni agli alunni … Insomma, non ho certo il tempo di correre dietro agli studenti!-
Un muscolo della mascella di Piton cominciò a contrarsi pericolosamente.
Sdeng!
La forchetta di Minerva McGranitt era finita a terra e, prontamente, il professor Vitius rotolò giù dalla sedia per recuperarla.
Intanto Piton, con l’espressione disgustata di chi ha appena ricevuto un getto di vomito sulle scarpe, si voltò verso i tavoli “decimati” degli studenti.
-Naturalmente!- La sua mano scarna fece un gesto molto ampio –Hai dovuto organizzare la festa! Ma non hai risposto alla mia domanda.-
Alecto cercò di recuperare la propria dignità e, con voce altezzosa, replicò:
-Tocca a Gazza controllare gli studenti!-
La professoressa Sinister pensò che la spilla che chiudeva il suo mantello dovesse assolutamente essere raddrizzata, mentre il professor Lumacorno, posando lo sguardo sull’anello di diamanti che gli ornava l’indice destro, convenne, tra sé e sé, che non brillava abbastanza. Quindi, preso un angolo della tovaglia, si mise a strofinarlo con cura.
Gli occhi di Piton si ridussero a due fessure e il volto divenne più pallido del solito.
-Gazza?!-
Amycus colse la palla al balzo e, prima che qualcuno potesse fermarlo, scattò in piedi gridando:
-Vado subito a chiamarlo … - e si allontanò di corsa sotto gli occhi sbalorditi di tutti i presenti.
Per dieci lunghissimi minuti nessuno osò fiatare.
Piton era ancora in piedi, al posto centrale del Preside. Le sue mani erano serrate al bordo del tavolo e Alecto, col respiro corto e il volto paonazzo, ebbe l’orrenda sensazione che l’uomo gliele avrebbe volentieri strette attorno al collo.
Poi la porta di quercia si aprì e un Gazza confuso ed agitato venne avanti, spinto da Amycus che cercava di mostrarsi sprezzante e pieno di sé.
-Eccolo qui il “magonò” che non sa fare il suo mestiere! Quello che si fa scappare gli studenti sotto il naso!-
Gazza guardò spaventato il tavolo degli insegnanti, poi si profuse in un inchino esagerato davanti a Severus.
-Professor Piton, signore, perdonatemi, ma non è colpa mia.-
La voce di Piton scivolò nell’aria con un tono pacato e minaccioso allo stesso tempo.
-Chissà perché la cosa non mi sorprende …-
-Cioè, scusate signore, è Halloween …-
-Davvero, Gazza?! Pensavo fosse Natale!-
Alecto cominciava a riprendere un colorito più normale; Amycus scoppiò in una risata sarcastica quanto falsa
-Ahahah! Buona questa, Severus! Natale! Buona dav …-
Lo sguardo di Piton lo fulminò all’istante ed Amycus ricadde sulla sua sedia, a capo chino.
Gazza boccheggiò alla ricerca d’aria, poi riprese: -Intendevo, signore, che ad Halloween i fantasmi hanno … come dire… una maggiore libertà.-
-Grazie, Gazza! Avevamo tutti bisogno che tu ce lo spiegassi.-
-Signore,- continuò il poveretto con voce quasi disperata –oggi festeggiano il Complemorte di Nick Quasi-Senza-Testa, volevo dire, Sir Nicholas …”
Piton stava per perdere definitivamente la pazienza.
-E allora?!-
-Ecco, molti ragazzi avevano promesso di parteciparvi e, come voi benissimo sapete, una promessa fatta ad un fantasma, nel giorno di Halloween…-
-Sì, sì, lo so: non si può rimangiare! Però mi rifiuto di credere che decine di ragazzi preferiscano assistere, digiunando, ad un Complemorte piuttosto che alla fantastica cena che la nostra Alecto ed il nostro Amycus hanno organizzato!-
Alecto finse di non cogliere l’ironia nella voce di Piton e, con tono disgustato, si rivolse a Gazza.
-Appunto! Sono convinta che sia una scusa! Di sicuro si sono nascosti per combinare qualche guaio. La dimostrazione è che i nostri alunni migliori …- ed indicò il tavolo dei Serpeverde, fra cui spiccavano, con un’aria più ebete del solito, Tiger e Goyle –sono tutti presenti!-
-Ehm signore e… signora, io credo che Nick Quasi-Senza-Testa, cioè Sir Nicholas…- L’espressione di Piton convinse Gazza che era meglio andare subito al cuore della questione –Sì, insomma, abbia un po’ modificato l’organizzazione. Meglio se venite a vedere voi stessi.-
Il tavolo degl’insegnanti si animò improvvisamente e tutti sembrarono ansiosissimi di scoprire quale segreto potesse celarsi dietro alle parole di Gazza.
Poiché anche qualche alunno cominciava ad alzarsi, Piton, prima di uscire dalla Sala Grande, si girò e disse:
-Nessuno si muova dal posto, o farà i conti con me personalmente!-
La porta di quercia cigolò sui cardini, poi si richiuse alle spalle degli insegnanti. Il gruppo, con in testa Gazza e Piton, cominciò a percorrere velocemente i corridoi della scuola.
Dopo varie deviazioni, scale in movimento ed apparizioni improvvise di fantasmi, quanto mai ridanciani, giunsero nei sotterranei.
A parte la temperatura, piuttosto freddina, sembrava di essere in una discoteca. Candele multicolori illuminavano l’ingresso dell’enorme sala della festa. Una forte musica rock rimbalzava sulle pareti, risate e grida allegre provenivano da ogni parte.
Piton si bloccò di scatto; Amycus Carrows non riuscì a fermarsi in tempo e gli franò contro la schiena.
Severus si spostò come se fosse stato toccato da qualche essere particolarmente disgustoso, poi, giratosi verso Gazza, chiese perplesso:
-Ma chi suona, non sono …-
-Le Sorelle Stravagarie, sì, signore, sono proprio loro. Ma non è tutto …-
Oltrepassarono la porta, riccamente ornata da un panneggio in velluto nero e arancio.
Sotto gl’occhi stupiti e increduli degli insegnanti di Hogwarts apparve una scena straordinaria.
Giovani studenti e fantasmi ballavano, insieme, in una sala illuminata a giorno da un sontuoso lampadario che emanava luci di mille colori. Pix, il poltergeist, si esibiva sul palco in numeri acrobatici al ritmo della musica.
Due tavoli erano appoggiati ai muri laterali. Dietro al primo si trovava Nick Quasi-Senza-Testa che, radioso, trapassava, con le proprie, le mani dei fantasmi e offriva a loro, per un’annusatina, piatti colmi di formaggio ammuffito e pesce marcio.
Sul lato opposto v’era l’altro tavolo. Era ricco di cibi raffinatissimi e il fantasma sorridente del frate Grasso additava, ad un’affascinante Dama Grigia, i ragazzi che s’assiepavano al buffet.
Il professor Lumacorno giurò, in seguito, di aver sentito un’insolitamente giuliva Mirtilla Malcontenta dire, ammiccando, al Barone Sanguinario:
-Non mi divertivo così da quella volta che sono cascata nella vasca da bagno con Potter nudo!-

 

  
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