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Autore: Octoberlalal    19/12/2014    2 recensioni
"Non c'era molto da dire, io ero io, e lui era lui.
Lui era l'opposto di me, distrutto dentro, con un orribile passato alle spalle.
E io, beh, io ero semplicemente io. Io volevo essere Lei.
Volevo essere la persona che l'avrebbe salvato.
Non avevo intenzione di lasciarlo sprofondare nell'oscurità.
Semplicemente lo amavo."
Genere: Drammatico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Era un noiosissimo Lunedì mattina. Mi alzai da letto e andai a fare colazione, come al solito, insieme alla mia migliore amica Thea. Vivevamo insieme, entrambe sedici anni. Lei però era più grande di un mese.
Eravamo pronte ad uscire, ma lei, da brava migliore amica - e cretina - che è, decise di farmi aspettare, rinchiudendosi in quello che lei chiama rifugio, ovvero il bagno.
Decisi di aspettarla all'ingresso, in un religioso silenzio, che fu rovinato bruscamente dalla suoneria del mio telefono.
Risposi, e una voce acuta e allo stesso tempo dolce mi accolse all'altra linea.
«Hey, ciao!»
«Ciao, Sara.»
Sara è una delle mie migliori amiche. Capelli castani contornano il suo volto, illuminato graziosamente da due occhietti verdi. Ha una figura molto slanciata, è aggrazziata e ogni volta che la guardo l'invidia, mia acerrima nemica, si fa avanti.
«Volevo chiederti se oggi venivi a scuola. Ho saputo che sei stata poco bene.» Preoccupazione nella sua voce.
«Ah, sì, oggi vengo, anche se sono ancora un po' debole.»
Sorrisi, consapevole del fatto che lei non poteva vedermi.
«Ci vediamo al cancello?» Continuai io.
«D'accordo, a dopo» 
«A dopo.» E riattaccai. 
Infilai il telefono nella tasca dei jeans, e buttai uno sguardo all'orologio appeso al muro.
Erano le 8:02. Panico si fece avanti, e cominciai a girarmi fra le mani il ciondolo che portavo al collo. Non potevo fare tardi.
Ah, ma non mi sono ancora presentata. Mi chiamo Grace, Grace Ellis.
«ANDIAMO, THEA» Gridai io.
«ECCOMI, ASPETTA» 
Sbuffai, e mi posizionai davanti allo specchio, cercando di dare un senso ai miei capelli, anch'essi castani come quelli della mia amica.
«Siamo in ritardo.» 
«Ho capito.» Barbugliò lei, per poi fare la sua comparsa sulla cima delle scale.
Aprii la porta ed uscii, seguita a ruota dalla mia compagna.
Ci avviamo verso quello che ogni persona considera 'inferno', la scuola.
«Sai ci pensavo.» Cominciò, tentando di reprimere un sorriso.
La guardai, attendendo una risposta, che non tardò ad arrivare.
«Scuola significa 'Società Che Uccide Ogni Libero Alunno'.»
«Da dove l'hai tirata fuori questa, eh?» Sorrisi di cuore.
«Da Facebook.»
Mi sorpassò, con un sorriso stampato in faccia. La solita espressione sono-un-dio-non-guardarmi si fece avanti.
«Torna qua, amore.» Sottolineai l'ultima parola, sapendo bene che le desse fastidio.
Mi guardò torvo, per poi scoppiare a ridere, seguita da me.
«Accidenti, ho fame.» Si lamentò.
«Ah, io invece ho sonno.»
«Allora dormi.»
«Allora tu mangia.» Sorrise.
«Che belle chiaccherate che ci facciamo, vero?»
«Sicuro.»
Arrivammo al liceo, e ci immergemmo nella valanga di ragazzi e ragazze che gridavano i fatti propri, giusto per far sapere a tutti quello che pensano.
«Non vedo l'ora di andarmene da qu-» Mi bloccai, per errore ero andata addosso a un ragazzo. Anzi, 'Il Ragazzo', come lo chiamano tutti. Quello 'Figo' e popolare.
«Scusami.» Mi limitai a dire, usando uno dei miei toni più freddi. Continuai a camminare, finchè non fui fermata con la forza da un braccio.
«Non si saluta, Ellis?» Un sorriso strafottente aleggiava sulla sua faccia.
«Scusami, Matthews. Ciao.» Feci per andarmene, ma non voleva proprio lasciarmi andare.
«Dai, resta con noi, non isolarti con quelle là.» Indicò con un cenno del capo Sara e Thea.
Era difficile sopprimere la rabbia.
«Intanto, 'quelle là' hanno un nome. E poi, perchè mai dovrei stare con una persona tanto sgradevole?» Lanciai un sorriso di sfida.
Lo odiavo a morte. Lo detestavo, perchè é il tipico puttaniere che fa soffrire tutte, di cui non ci si può fidare. Ha fatto stare malissimo Thea, che nonostante tutti i miei avvertimenti, c'era cascata. Crede di poter fare lo stesso con me? Cosa sono, la sua prossima vittima? Che vada a farsi fottere.
«Sgradevole? Io? E allora tu?» Sputò lui, con tanto di sguardo gelido.
Strattonai il braccio per farmi lasciare, e me ne andai, senza dignarlo di una risposta. Raggiunsi le mie amiche, e feci in tempo solo a salutare Sara, che poi la campanella suonò, annunciando l'inizio delle lezioni.
Sbuffai, e mi avviai all'interno dell'istituto. 
Una lunga giornata stava per travolgermi, me lo sentivo.


Mi trovavo nei corridoi, mi fermai davanti al mio armadietto a prendere il libro d'inglese. Lo presi e richiusi velocemente, traiettoria classe. Occhi persi nel nulla, camminavo, finchè non mi accorsi che ero andata a sbattere contro qualcuno - di nuovo - e che avevo fatto cadere tutti i libri. Barbugliai qualcosa, mi chinai a prendere ciò che era mio e chiesi scusa.
Alzai piano lo sguardo, e sbiancai.
«Ciao, Ellis.» Sfoggiò uno dei suoi migliori sorrisi. 
Il mio cuore mancò un battito, e mi accigliai. Mi toccai il petto: il battito non era regolare. Mille domande si fecero avanti, ma furono subito scacciate dalla voce provocante del ragazzo davanti a me.
«Volevo scusarmi per prima, mi perdoni?»
Sbuffai, e con un cenno indicai la mia classe.
«Mi fai passare, Matthews?»
«Ah, ma allora non ti hanno mangiato la lingua, bene, mi preoccupavo.» Rise.
Arrossii, ma poi ricordai chi avevo davanti e ritornai del mio colore naturale.
«Spostati.» Ordinai.
«Dai ordini, Ellis?»
Non risposi.
«Me la dai una possibilità?»
Non capivo a cosa si riferiva, quindi feci finta di pensare. Una scintilla, per qualche secondo, passò nei suoi occhi.
«No.» Dissi, per poi superarlo e raggiungere finalmente la mia meta.
Mi sedetti al terzo banco della fila centrale, e notai che - purtroppo - la mia compagna Jessica mancava. Sospirai, e cominciai a massaggiarmi le tempie.
«Tutto okay?» Chiese Thea, che si trovava davanti a me.
«Sì, sto solo cercando di reprimere la rabbia.»
«Cosa è successo?» Preoccupazione nella sua voce.
«Matthews.»
Bastò quel nome per farla zittire. Non le piaceva parlare di lui. Bene, un'altra cose in comune fra noi. Non smetti mai di conoscere le persone.

Quando sentii la porta della classe chiudersi, capii che il professore era entrato, così aprii gli occhi e mi alzai.
Fece cenno di sederci, per poi cominciare a spiegare. Cose che abbiamo già fatto, almeno sedici volte, ma che gli altri continuano a non capire. Se non si studia, è chiaro che non si capisce, non basta ascoltare.
Mi perdo fra i miei pensieri, e mi acciglio quando la sua faccia compare nella mia testa.
Mi tiro qualche ciocca di capelli, per punirmi. Faccio così: quando faccio qualcosa di sbagliato, mi tiro una ciocca di capelli.
Sospiro e torno nel mio mondo segreto.

Il tempo passa, e l'ora finisce.
Approfitto per parlare con Sara e Thea del più e del meno, fino all'entrata della professoressa di Inglese.
Ragazzi di un anno più grande entrano nell'aula. Capisco subito che sono dei divisi.
Maledisco mentalmente Jessica per la sua assenza. Guardo i ragazzi, e tra loro noto anche Matthews, che mi saluta in modo buffo con la mano. La prof li fa sedere in fondo all'aula, in modo che così non diano fastidio. 
'Prof, se non voleva che ci dessero fastidio, faceva prima a cacciarli'. Mi lamentai nella mia testa. Ritornai sulla terra quando quella donna che fino a qualche secondo fa mi stava simpatica gridò una frase - che per lo più ha determinò anche la mia distruzione.
«Matthews, si metta vicino a Ellis, così evitiamo di richiamarla ogni minuto!»

Una giornata orribile, me lo sento.








Salve, che bello scrivere qua, ahw.
Penso che pubblicherò un capitolo ogni Venerdì.
Sarei felicissima di sapere cosa ne pensate, quindi, per favore, commentate.
Scusate eventuali errori di ortografia, ma sto scrivendo molto tardi (l'ispirazione ha colto ora, non posso farci nulla) quindi sono abbastanza assonnata.
Al prossimo capitolo. c:
  
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