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Autore: fra_atlas    19/12/2014    5 recensioni
[everlark♥] [post-mockingjay]
Era da molto tempo, moltissimo tempo che non ti sentivo ridere. E di te, Peeta, mi è mancato anche il sorriso. Quel sorriso che m’inonda e mi culla, che rimane impresso nella mia testa e mi scalda le membra.
Ora è la sua voce roca e decisa a riportarmi indietro e... ho paura.
-Tu mi ami. Vero o falso?-
-Vero.- dico senza riflettere neppure un secondo, senza un attimo pensarci.
Butto fuori quella parola, una sola parola che racchiude tutto. Racchiude tutte le lacrime che ho versato quando lui non era accanto a me, racchiude i baci che ogni notte mettevano a tacere i miei incubi, le nostre parole sussurrate tra le lenzuola sfatte, tutto quello che abbiamo condiviso e che credo sia amore.
Perché se amare significa soffrire tanto per la lontananza di qualcuno, non poterne fare a meno; se significa sentirsi parte di quella persona, sentire che il suo sorriso è anche il tuo e i suoi occhi vedono come i tuoi... allora credo di averlo provato. E ora ne sono sicura, Peeta è amore.
Genere: Drammatico, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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Small grain



Katniss POV


Eden la danza di un mondo perfetto. 
Eden se il tuo sguardo dice ti aspetto. 
Oggi che ogni gesto ritrova il suo senso. 
Poi Eden è un passo sui bordi del tempo. 
Eden, il riscatto, il sogno protetto. 
Eden, nella luce di un giorno perfetto. 
E se alla fine riusciremo a credere 
Nelle nostre promesse 
Avremo pace, le risposte incognite 
Da sempre le stesse 
Per diventare adulti come nuovi Dei, 
Di un vecchio universo. 
Per imparare ad affrontare il tempo noi, 
In un mondo diverso. 
E dare un domicilio alle distanze e poi, 
In un giorno perfetto. 

(Eden, Subsonica)

Camminiamo velocemente verso casa. Forse addirittura corriamo. Non riesco a rendermi conto di quello che accade attorno a me. Sento l’aria fresca di ottobre sulle guance, la treccia disfatta che ritmicamente mi colpisce la spalla. E Peeta, proprio qui, accanto a me. Mi tiene stretta a lui e ci muoviamo su questa strada, bagnata di pioggia col suo profumo umido, acre e dolce al tempo stesso, come se fossimo uno stesso essere. Le nostre braccia unite, un appiglio per entrambi, quell’ancora che se non ci fosse sarebbe soltanto oblio intorno a noi. Ci inzuppiamo i piedi, i pantaloni fradici mentre camminiamo senza preoccuparci delle pozzanghere. Nulla ci importa mentre la pioggia ci investe, incessante e tiepida. Quasi mi viene da ridere, è tutto così assurdamente folle ma allo stesso tempo al posto giusto. Come se camminare sotto un ombrello fosse sconosciuto, qualcosa di un altro pianeta. E ridiamo, ridiamo moltissimo mentre la gente con sorrisi comprensivi ci passa accanto. Guardo i suoi occhi e come se non potessi farne a meno scoppio di felicità, sento il petto pieno di qualcosa che non so cos’è. E credo siamo pazzi, instabili, ma non m’importa se siamo io e lui. E lo bacio, assaporo il gusto della pioggia sulle sue labbra perfette, mi nutro di quella morbidezza che non potrà mai saziarmi. E ci stacchiamo per riprendere fiato giusto per qualche secondo poi le nostre lingue ricominciano a danzare. Ma è soprattutto un gioco di labbra, di morsi delicati su quelle dell’altro, di incastri sempre nuovi, dolcemente umidi. Continuiamo a sfiorarci mentre Peeta apre la porta di casa nostra con una mano, l’altra è dietro la mia testa delicatamente avvinghiata ai miei capelli; continuiamo a scontrare le nostre labbra mentre saliamo le scale, innaturalmente incastrati ed i nostri respiri si mischiano ancora mentre siamo seduti l’uno sull’altra al centro del nostro letto.

Essere arrivati a tutto questo è assurdo. La imperturbabile, fredda Katniss Everdeen che fa l’amore con un uomo. Un giovane ragazzo che le ha rubato tutto; il cuore, la ragione, ogni cosa. Ora anche quella convinzione che aveva sempre avuto e che non avrebbe mai pensato di sradicare dalla sua testa. Vuole diventare madre, dare al ragazzo dagli occhi color cielo un figlio.

Sento Peeta spostarsi nel buio, lo sente aprire il cassetto del suo comodino. E come spinta da un istinto, un desiderio profondo che non pensavo sapessi mostrare, gli blocco il polso prima che possa afferrare la scatolina. Le nostre labbra ancora unite, poi le sue, ansimanti, si spostano sul mio orecchio sinistro e sento un brivido, parte dalla schiena e mi avvolge, il fiato per un attimo mi manca.

-Che fai, amore?- la sua voce è roca, mi vibra dentro.

Ora come ora non posso che dire la verità. Egoisticamente dire quello che voglio. Perché è così che faccio, desidero e prendo. E Peeta resta lì, in balia del mio stupido egoismo. La paura che avevo sembra sepolta, e lui che non l’ha mai provata ha potuto vivere soltanto dei miei timori. Mentre io, con i miei tempi, dopo tanto tempo, sono riuscita a pensare al suo stesso modo e a capire che le loro morti non sono state vane. Posso ricordarli, ricordare Prim in una nuovo nascita.

-Io... non lo so...- rispondo titubante.

Non riesco a parlare, nonostante ormai sappia che cosa desideri, le parole mi restano conficcate in gola come macigni e non riesco a spiegarne il motivo. Forse è vergogna, paura di apparire debole e volubile di fronte a qualcosa che non avrei mai voluto affrontare.

-Hey... se non usiamo una protezione potresti rischiare di...- afferro il suo viso spostando le sue labbra dal mio orecchio alle mie accogliendole, seppur con una titubanza che avrà sicuramente percepito. Sento ancora la sua voce dolce come il miele accarezzarmi l’orecchio, cercava di tranquillizzarmi e nel contempo di spingermi a parlare. So benissimo cosa comporterebbe il non usare una protezione. Ma Peeta sa come farmi parlare, sa come prendermi, sa capirmi come nessun’altro.

Inizio ad accarezzargli il petto, sento la sua fronte aggrottarsi, sembra non capire cosa stia accadendo mentre le mie labbra continuano a catturare le sue; forse per ostacolarlo a parlare oltre al fatto che staccarmi da lui è un dolore quasi fisico ogni volta. Ad un tratto mi sento sbilanciata dal suo peso indietro e mi ritrovo sdraiata con il suo petto ansante a contatto con il mio. Mi blocca dolcemente i polsi ai lati della testa e poi con tutta la forza possibile si stacca dalle mie labbra ed io involontariamente gemo di disappunto alzando la testa verso la sua per tentare di catturarle nuovamente. Cerco di lottare ancora un po’ con la parte di me che non vuole separarsi completamente da quel pensiero che da sempre condividevo.

Gli Hunger Games non esistono più, Katniss. Me lo ripeto più volte mentre piano piano il tremolio del mio corpo cessa sotto lo sguardo preoccupato di Peeta. Nessuno morirà più. E anche di questo devo convincermi, perché accade ancora troppo spesso che durante la giornata, senza Peeta accanto, io cominci ad urlare o piangere senza sosta dentro un armadio; cercando di liberarmi da un masso pesantissimo che solo in quel modo, oltre che dalla presenza del mio ragazzo del pane può scomparire. Haymitch viene spesso, mi parla e cerca di tranquillizzarmi ma nulla al pari di quelle pozze blu può ipnotizzarmi e riportarmi in superficie.

-Basta Kat...- dice con voce dolce, le labbra incollate al mio orecchio, -non devi fare nulla per compiacere me, te l’ho già detto... va bene così- e vedo nei suoi occhi il dolore per la mancanza di qualcosa di immensamente vitale che soffre nel non poter avere ma che camuffa con finte parole colme di decisione e sorrisi pieni di finta sicurezza.

-Menti...- dico senza pensarci e un sorriso amaro coglie  il suo volto.

-Può essere... ma tu sai che il mio desiderio più grande sei tu, tutto il resto non ha importanza.- e qui non mente, lo vedo nei suoi occhi; quegli specchi infiniti che riflettono la sua anima.

Sento salire dal profondo un sentimento di rabbia, di frustrazione e so che la colpa non è di Peeta. E’ sempre stato così, lui voleva la mia felicità ed io per quanto volessi la sua, per quanto lo volessi vivo e accanto a me in ogni istante non l’ho mai reso felice fino in fondo. Inizio a versare lacrime amare e tento di trattenerle perdendo così di vista colui che preoccupato mi osserva. Lo vedo completamente diverso, come sommerso da una pozza di acqua scura leggermente illuminata da un’atmosfera aranciata. Quel tramonto alle nostre spalle che giunge dalla grande finestra a vetri che Peeta ha fatto installare soltanto per me, perché possa sempre vedere tutto il verde dei boschi e il mio distretto che pian piano risorge. Mi bacia le palpebre e le mie lacrime bagnano le sue labbra. Tanta paura, ecco cosa mi spinge ad essere così debole. La paura di non potercela fare. Peeta mi sussurra parole dolci alle orecchie e sento le sue lacrime bagnarmi le guance.

E’ in questi momenti che ci mostriamo in tutta la nostra fragilità. E piangiamo uno sulla pelle dell’altra; ci bagniamo delle nostre paure, di quelle lacrime che rilasciano ogni preoccupazione e ansia. Succede spesso. L’uno nelle braccia dell’altro piangiamo e ci spogliamo del controllo che durante il giorno ci ha vestito. E non c’è vergogna o imbarazzo, tutto questo non ci rende, né ci fa sentire fragili ma ci porta ad essere stranamente simili come mai durante il resto dei momenti che condividiamo. Neppure mentre facciamo l’amore siamo così simili ed uniti; è in questo istante che io mi sento davvero parte di lui e non riesco più a distinguere il mio corpo dal suo e la sua anima dalla mia. I singhiozzi anche ora ci squarciano il petto e forse neppure sappiamo il perché del nostro pianto, ma vogliamo unirci in questo modo. E nessuno chiede all’altro il motivo di tutta questa disperazione perché ormai ci conviviamo, io conosco le sue paure e lui conosce le mie e tutto questo è qualcosa che condividiamo da più di due anni ormai e che ormai convive appieno con noi. Non ci facciamo alcuna domanda perché in tutta la sua tragicità sappiamo che la nostra vita, per quanto felice e luminosa sia, ha nella sua colonna sonora note gravi e a tratti addolorate. Per quanto potrebbe sembrare triste, questo momento che io reputo tanto intimo è a mio parere realmente il più intenso. Non c’è paura di nulla, solo voglia di mostrarsi in tutta la propria pienezza e fragilità, condividendo le paure e lo strazio. E’ un segno evidente della nostra instabilità.

Sento le labbra di Peeta sfiorarmi l’orecchio mentre rilascia timidi singhiozzi, e le sue mani mi toccano con dolcezza, sfiorano le mie labbra e i miei occhi, sfiorano la mia treccia.

-Non va bene così...- dico dopo che i nostri singhiozzi si sono ormai messi a tacere.

-Che ti succede, Katniss? Cos’è che cerchi in tutti i modi di negarti?-

Non sono sorpresa del fatto che lui abbia capito, perché lui ha quel potere che ancora non comprendo appieno di leggermi dentro. In tutta risposta cerco di alzargli la maglietta sperando che in un qualche modo riesca a tradurre ciò che sto facendo. Ciò che è un timore ma allo stesso tempo un desiderio silenzioso.   Mi blocca i polsi e scende nuovamente a lambirmi le labbra che trova subito pronte ad accoglierlo. Sento le sue mani e le sue braccia forti contrapporsi tra il lenzuolo color verde mare e la mia maglia che lentamente si alza scoprendo la mia pelle bollente ed affamata di lui. Mi alza a sedere sulle sue gambe e noto che ha ancora la protesi. Premo il mio bacino al suo e sento la sua eccitazione. Geme a quel contatto. Siamo un incastro di braccia, abiti che pian piano scivolano via, sorrisi e sguardi persi. E in tutto quello, in quel caos, c’è il nostro equilibrio, un incastro perfetto.

-Parlami...- dice con voce roca al mio orecchio e continua a supplicarmi ancora e ancora.

-Facciamo l’amore... come mai prima.- dico titubante.

Lo sento stringermi forte mentre le sue labbra toccano la pelle della mia spalla, la sua testa si incastra perfettamente tra il mio collo e la clavicola, le sue mani iniziano a disfare la mia treccia. Quei piccoli gesti mi distruggono pian piano e la corazza che porto addosso si sgretola sotto di noi. Sento la mia spalla bagnarsi di un calore tiepido e sento il sorriso di Peeta a contatto con la mia pelle. Accarezzo i suoi capelli biondi e intuisco che ormai le mie intenzioni siano chiare anche a lui. Lui che mi conosce così bene, da una piccola parola o da un mio piccolo gesto riesce a leggere dentro di me.

-Lo vuoi davvero?- la sua voce è emozione pura ed il suo sorriso è indescrivibile. Sento il suo cuore battere forte e capisco che non c’è cosa che desiderava più di tutto questo. E mi maledico per essere arrivata a tutto questo soltanto adesso. Quanti sorrisi così belli avrei già potuto vedere?

-Io... voglio vederti sorridere così per sempre...- balbetto mentre con le mani mi sfiora i seni ormai scoperti. Poi si blocca, storce la bocca in una pernacchia buffa e allo stesso tempo triste.

-Ma tu sarai felice, Kat? Perché per me, amore mio non c’è cosa più importante del tuo sorriso...- se anche quello che accadrebbe lo renderebbe l’uomo più felice del mondo questo a lui non importa, ciò che gli importa sono io ed io questo dovrei soltanto capirlo. Perché non so quante volte me l’ha ripetuto e io non so quante volte ho pensato che tutto questo fosse ovvio, che fosse così da sempre e non poteva essere altrimenti, non mi accorgo ancora adesso di quanto sia importante quel ragazzo che ora mi guarda con i suoi occhioni color cielo aspettando una risposta. Peeta mi ha salvata e continua a salvarmi ogni giorno. Nonostante gli incubi, le crisi, i pianti, l’instabilità che mi pervade lui è qui, sempre e devo solo rendermi conto di che importanza tutto questo possa avere. Non era scritto o forse sì, ma la cosa bella è che mi ha scelta ed io ho scelto lui, ed ora scelgo di unirmi a lui e di lasciare un segno di speranza in tutto questo caos.

-Sarò felice...- sorrido accarezzandogli la guancia bagnata di lacrime.

-Sempre?-

-Sempre.-

E cominciamo ad amarci.

Peeta mi sveste completamente ed io faccio lo stesso con lui. Siamo impacciati come la prima volta ma allo stesso tempo consapevoli che questa unione sarà unica, completamente diversa dalle precedenti. Ci sorridiamo e i nostri sguardi rimangono incatenati per attimi infiniti mentre con lentezza ci accarezziamo l’un l’altra. Ormai completamente svestiti ci uniamo in un abbraccio carico di emozione ed i nostri bacini si scontrano facendo gemere e rabbrividire entrambi. E senza avere il minimo controllo del mio corpo inizio a spostarmi su e giù facendo leva sulle spalle larghe di Peeta e i suoi occhi azzurri si illuminano in un attimo.

E così, senza unirci realmente, seduti sul letto ci iniziamo a muovere l’uno sull’altra. Le mie gambe sono intorno al suo bacino, la sua distesa dietro di me. Mi lascio guidare soltanto dal desiderio che ho di lui e struscio la mia intimità contro il suo membro teso. Gemo forte contro il suo petto e lui fa lo stesso mentre mi accarezza con impazienza la schiena. Il mio centro è ormai a contatto diretto con la sua pelle e la fine di questo amplesso a metà è vicina. La sua pelle si tende al mio contatto ed un ondata di calore mi invade, ci invade, Peeta geme gutturalmente e il suo seme schizza sulla nostra pelle.

Quando poco dopo entra gentilmente in me non posso non notare che sentirlo così, senza alcuna protezione a separarci, è qualcosa di intensificato. Ogni cosa intorno a me è amplificata: il suono dei nostri sospiri, i colori del tramonto alle nostre spalle, il contatto dei nostri corpi. Mi muovo con lentezza esagerata su di lui e ad ogni affondo riassaggio le sue labbra socchiuse in sospiri caldi riscoprendo sempre un nuovo sapore su di esse. Ci sfioriamo, niente passione o disperazione. E’ unirci con delicatezza per creare qualcosa di candido, innocente che sarà frutto di qualcosa che è amore. Un atto di pura dolcezza in un unione che non ha nulla di lussurioso ma ritrova la nostra giovinezza distrutta. Mentre per un attimo, in quel vortice di piacere le nostre ferite si risanano, le cicatrici scompaiono ed ogni dolore si rimargina in un crescendo di qualcosa che è piccolo ma già rumoroso dentro noi. Non riesco più a distinguere la mia pelle dalla sua, in questo abbraccio che ci unisce, su di noi si riversa una marea via via più calda ed io non riesco ad avere alcun controllo su di me mentre le mie braccia si fanno le sue ed i miei occhi vedono coi suoi, ci confondiamo e davvero non riesco più a distinguere alcun confine. Stringo i suoi capelli umidi nascondendo il viso nel suo collo. E veniamo, mi contraggo intorno a lui e sento il suo seme scaldarmi il ventre immaginando come dentro di me ora, che un piccolo semino si sia impiantato dando così vita a qualcosa di meraviglioso. Forse avrà i miei capelli scuri ed occhi azzurri che rifletteranno tutte le nostre speranze. E crescerà come un albero dentro me, ci salverà dalle nostre paure e sarà soltanto felicità. 

Siamo riusciti a credere nelle nostre promesse.









*angolo autrice*
Sono qui come sempre per ringraziarvi... (:
Ringrazio tutti coloro che mi hanno sostenuta fin ora :3 
Eden compresa, avrei voluta scrivervela tutta ma mi sono trattenuta, vi consiglio di ascoltarlaaa :')
spero davvero di ricevere tanti pareri, vorrei tanto sapere se questo capitolo vi ha fatto provare qualcosa... perchè il mio intento è quello.. grazie di esserci 

Fra_atlas

 

 

 



 

 

 

 

 

 

 

 

  
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