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Autore: Giuls_breath    20/12/2014    1 recensioni
Sospirò e si trovò a compiangere la vita umana e poi rise di sé, gli mancava sì, ma era nella sua natura spezzarla...
Genere: Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Damon Salvatore, Elena Gilbert
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A reason to stay...


 
La nebbia sembrava quasi rotolare dalle montagne alla piana piena di abitazioni. Tutto sembrava fermo. Solo lui si muoveva. 
Camminava lentamente, come a voler rammentare in qualche modo com'era l'andatura umana e la trovò irritante.
Eppure un pizzico di nostalgia attraversò quell'animo dannato, una velata e malcelata espressione corrucciata comparve sul suo volto immortale, sulla sua fronte si formò una piccola ruga che rese di una bellezza mortale solo per un istante il suo viso.
Sospirò e si trovò a compiangere la vita umana e poi rise di sé, gli mancava sì, ma era nella sua natura spezzarla... per un momento si sentì come quell'ipocrita di suo fratello, cosa che lo disgustò enormemente; non sarebbe mai stato come lui. 
Mai.
Gli passò accanto una giovane che faceva jogging e in quel momento il destino sembrò ricordargli chi fosse, sembrava ricordargli che il suo tempo da umano era finito e che la sua natura umana era finita, non esisteva più. Si fermò di colpo e chiuse gli occhi, sentì il cuore battere forte, notò le vene pulsare sotto la pelle chiara e sentì l'odore del sangue, la brama di nutrirsi e di spezzare quel legame con la vita umana ebbero la meglio: con uno scatto la raggiunse e prima che la ragazza potesse anche solo di pensare di urlare, le tranciò la giugulare bevendo forsennatamente il suo sangue, bevendo fino all'ultima goccia la vita, la linfa vitale della giovane ormai immobile e completamente abbandonato tra le sue braccia, la testa penzolava in avanti e le braccia avevano assunto un ruolo innaturale. La sollevò tra le braccia e corse nel bosco, doveva nascondere - per il momento - il corpo. L'avrebbe posto nei pressi del cimitero, dove nessuno l'avrebbe notato né lui né il corpo della giovane prima di una certa ora.
Prima di lasciare sotto uno dei tanti cipressi quel corpo, vide la carta d'identità della giovane, si chiamava Jessica e viveva a Mystic Falls. 
Quel nome evocava tanti ricordi in lui, ma prima che la sua mente potesse correre e raggiungere e perdersi in quelli, un altro profumo lo colpì. Non ebbe fame o brama di uccidere, ma - se si poteva definire così - curiosità. Curiosità di rivedere la giovane identica al suo unico vero amore.
Lasciò così la giovane e si avvicinò a quell'odore quanto più poteva, non voleva avvicinarsi per farle del male. Non credeva sarebbe riuscito a berne il sangue, a farle del male.
Non sapeva come fosse possibile, ma lei - Elena era il suo nome - era identica a Katherine.
L'odore divenne via via più forte e prepotente, fino a che non riuscì a sentirne il respiro regolare e leggero. Si nascose dietro un albero e la vide posate lungo un piccolo monumento funebre intenta ad osservare una lapide, la sua espressione era velata da quella che sembrava essere tristezza e malinconica.
Cosa poteva renderla tanto triste?
Mentre si chiedeva questo si trasformò in corvo e la raggiunse, si posò sulla lapide che prima lei stava osservando e la vide intenta a scrivere su quello che sembrava essere un diario.
Voleva che lo vedesse, lo guardasse. 
Gracchiò.
Lei sollevò il capo confusa alla vista del corvo nero posato sulla lapide dei suoi genitori, lo salutò «Ciao, pennuto».  
Avrebbe sorriso se avesse potuto, ma si limitò a gracchiare di nuovo, «molto inquietante» commentò.
La nebbia avanzò, più velocemente del normale, spinta dal potere soprannaturale del vampiro. Gracchiò di nuovo e questa volta Elena vedendo il corvo, notando la nebbia fitta che sembrava volesse inghiottirla si spaventò così, lasciato il diario per terra, scacciò l'uccello, ma lui non si sarebbe arreso. Si posò così alle sue spalle sul piccolo monumento, quando la ragazza si volto e lo rivide sobbalzò, prese la borsa e corse via dimenticando il diario lì sull'erba.
Il corvo velocemente volò via e si nascose dietro un enorme angelo in pietra approfittando della nebbia. Si sporse come a voler controllare che lei non si fosse resa conto della trasformazione, in quel preciso istante lei si voltò e lui si nascose, non sapeva se lo aveva visto, ma si promise che l'avrebbe rivista.
«Ci vediamo presto, Elena» con queste parole sussurrate a mo' di sfida con sé stesso, Damon si allontanò non sapendo quanto presto e in che modo si sarebbero incontrati di nuovo...
  
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