Note:
sono tornata! Dopo anni di
assenza da EFP, sono cresciuta e si spera migliorata un po', lol. Ritorno
con questa storia
liberamente ispirata a me stessa nelle descrizioni delle situazioni in
cui si trova la protagonista.
E' una flashfic che ho scritto principalmente per scaricare la tensione, ma che
spero chiunque si ritroverà a leggerla
riuscirà a trovare piacevole. No, in
realtà non so nemmeno perché l'ho pubblicata,
giuro che non volevo farlo, ma la mia mano si è mossa da sola.
Sarah
Sarah guarda fuori della finestra. Il verde delle sue iridi
non rispecchia più il colore della natura ora dipinta di
giallo e ruggine, travestita
d’autunno.
Sarah vuole bere il caffè, ma non ha voglia di alzarsi dalla
sedia del
computer; è pigra, e pensa che poi dovrà lavare
la caffettiera. Dopo la
caffettiera, dovrà asciugare con la spugna le gocce
d’acqua schizzate sul
bancone della cucina. Dopo aver asciugato le gocce
d’acqua,sposterà lo sguardo
e noterà che il gatto ha usato la lettiera. In
realtà, questo lo sa già da
prima perché lo aveva sentito scavare, ma in quel momento
sarà in piedi e non
potrà sottrarsi all’obbligo di pulire i servizi
igienici dell’animale.
Passa il tempo, e quando sua madre rincasa, gli escrementi del
felino sono
ancora lì dentro.
Sarah sta uscendo dal lavoro. Prende il cellulare per leggere
l’ora e sorride
quando vede l’icona della chat apparire nella parte alta
sinistra dello
schermo.
Pensa: “Tina mi ha mandato un ‘ti voglio
bene’ e ‘mi manchi’, quindi vuol dire che
tiene a me.”
Scrivono e si inviano faccine colorate, discutono di frivolezze tipiche
della
giovane età.
Tina le parla del fidanzato e di come siano belle le sue nuove scarpe,
poi le
manda una foto per avere conferma. Sarah è un po’
puntigliosa, e non si limita
a rispondere a monosillabi: ritaglia addirittura un minuto buono per
buttare
giù un
suo pensiero.
E’ quando, successivamente, lei scrive a sua volta
raccontandole di un episodio
personale di cui va orgogliosa, che il messaggio viene letto, ma non
troverà
mai risposta.
Sarah è in camera e ha appena fatto la doccia. Non vorrebbe
togliersi
l’accappatoio per non rinunciare alla sensazione di calore,
ma sa anche che più
passa il tempo e meno sarà piacevole lo sbalzo di
temperatura.
Realizza presto che i suoi capricci sono imperdonabili; le sue sciocche
lamentele non sono rispettose verso chi non ha un posto al caldo in cui
tornare. Ecco, se si fosse concentrata su questo concetto, forse il
distacco
dalla veste umida sarebbe stato meno traumatico.
Ma non è così, per Sarah. Il freddo è
pur sempre freddo.
Esce dalla camera, vestita della sua anonima tuta grigiastra da casa, e
si
stupisce di come sua sorella cammini disinibita in slip e
reggiseno.