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Autore: NebulaChain    20/12/2014    1 recensioni
Brevissima storia in tre mini-parti che vuole, senza cattiveria alcuna, screditare giocosamente l’essere umano mostrandone alcuni lati astrusi e demoralizzanti; "Sarah" è il soggetto fantasioso sfruttato per raggiungere tale intento.
(Impiegherete più tempo voi a leggere la fanfiction di quanto io ne abbia impiegato per stenderla!)
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note: sono tornata! Dopo anni di assenza da EFP, sono cresciuta e si spera migliorata un po', lol. Ritorno con questa storia liberamente ispirata a me stessa nelle descrizioni delle situazioni in cui si trova la protagonista. 
E' una flashfic che ho scritto principalmente per scaricare la tensione, ma che spero chiunque si ritroverà a leggerla riuscirà a trovare piacevole. No, in realtà non so nemmeno perché l'ho pubblicata, giuro che non volevo farlo, ma la mia mano si è mossa da sola.



Sarah


Sarah guarda fuori della finestra. Il verde delle sue iridi non rispecchia più il colore della natura ora dipinta di giallo e ruggine, travestita d’autunno.
Sarah vuole bere il caffè, ma non ha voglia di alzarsi dalla sedia del computer; è pigra, e pensa che poi dovrà lavare la caffettiera. Dopo la caffettiera, dovrà asciugare con la spugna le gocce d’acqua schizzate sul bancone della cucina. Dopo aver asciugato le gocce d’acqua,sposterà lo sguardo e noterà che il gatto ha usato la lettiera. In realtà, questo lo sa già da prima perché lo aveva sentito scavare, ma in quel momento sarà in piedi e non potrà sottrarsi all’obbligo di pulire i servizi igienici dell’animale.
Passa il tempo, e quando sua madre rincasa, gli escrementi del felino sono ancora lì dentro.


Sarah sta uscendo dal lavoro. Prende il cellulare per leggere l’ora e sorride quando vede l’icona della chat apparire nella parte alta sinistra dello schermo.
Pensa: “Tina mi ha mandato un ‘ti voglio bene’ e ‘mi manchi’, quindi vuol dire che tiene a me.”
Scrivono e si inviano faccine colorate, discutono di frivolezze tipiche della giovane età.
Tina le parla del fidanzato e di come siano belle le sue nuove scarpe, poi le manda una foto per avere conferma. Sarah è un po’ puntigliosa, e non si limita a rispondere a monosillabi: ritaglia addirittura un minuto buono per buttare giù un suo pensiero.
E’ quando, successivamente, lei scrive a sua volta raccontandole di un episodio personale di cui va orgogliosa, che il messaggio viene letto, ma non troverà mai risposta.


Sarah è in camera e ha appena fatto la doccia. Non vorrebbe togliersi l’accappatoio per non rinunciare alla sensazione di calore, ma sa anche che più passa il tempo e meno sarà piacevole lo sbalzo di temperatura.
Realizza presto che i suoi capricci sono imperdonabili; le sue sciocche lamentele non sono rispettose verso chi non ha un posto al caldo in cui tornare. Ecco, se si fosse concentrata su questo concetto, forse il distacco dalla veste umida sarebbe stato meno traumatico.
Ma non è così, per Sarah. Il freddo è pur sempre freddo.
Esce dalla camera, vestita della sua anonima tuta grigiastra da casa, e si stupisce di come sua sorella cammini disinibita in slip e reggiseno.

  
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