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Autore: EmilyJackson    20/12/2014    0 recensioni
Comunque, anche se non me lo aveva mai detto, sapevo che tutta la gente che doveva sopportare le sue grida e io, eravamo solo un pretesto per urlare tutto il suo disprezzo contro Dio, anche se lui, a Dio, non ci credeva.
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Era sempre così incazzato, se la prendeva con chiunque per qualunque cosa, ogni scusa era buona per urlare, sbraitare, esprimere il suo disprezzo per tutto ciò che lo circondava;  molte volte finiva per urlare anche con me, mi diceva che ero una stupida, che aveva ragione lui, all'inizio mi offendevo, ma poi ci passavo su e iniziavo a urlare anche io. Non me la prendevo mai con lui, e non so se questo dipendesse dal fatto che sapevo che in fondo non ce l'aveva con me, che non riusciva ad arrabbiarmi sul serio quando c'era lui di mezzo o dal fatto che sapevo che urlargli contro come risposta era quello che voleva lui: una reazione, qualcuno che gli dimostrasse che lo stava ascoltando. Comunque, anche se non me lo aveva mai detto, sapevo che tutta la gente che doveva sopportare le sue grida e io, eravamo solo un pretesto per urlare tutto il suo disprezzo contro Dio, anche se lui, a Dio, non ci credeva.
E, anche se la maggior parte del tempo finivi per odiarlo, per tutta quella sua arroganza, strafottenza, per la sua testardaggine e ostinazione, alla fine nessuno aveva il coraggio di dirgli nulla, tutti avevamo imparato a conoscerlo e accettare quegli scatti che erano la normalità; ormai tutti avevamo imparato a volergli bene, perché lui se lo meritava, lo meritava davvero. E tu lo vedevi, quando urlava, il volto si colorava di rosso, la voce usciva prepotentemente dalla sua bocca, gli occhi diventavano più intensi e si scaldavano, riusciva a percepire quella scintilla che si portava dentro, dai suoi occhi. E lo guardavi, ed era così pieno di vita, così bello, e non potevi fermarlo, solo restare a guardare e sperare che non se ne accorgesse. Ma alla fine anche lui, come tutti si è arreso. Così, dsa un giorno all'altro, senza motivo. Si era svegliato e non aveva più tutta quella voglia di urlare, di incazzarsi, all'inizio ero felice, finalmente un po di pace, mi dicevo, ero convinta che poi sarebbe tornato come prima, ma non successe. Se ne stava tutto il tempo a casa, guardava dalla finestra, con la musica sempre accesa, se lo andavo a trovare non parlava, faceva come finta che non ci fossi. A volte mi incazzavo, se gli dicevo di alzarsi e fare qualcosa, lui mi ignorava,  se io gli chiedevo perché si comportasse in quel modo, lui rispondeva che non ha senso urlare contro qualcuno o qualcosa, non sapendo mai se questo ti ascolterà, ma essendo comunque certo che non risponderà mai, e se io provavo a dirgli che avrebbe potuto pregare, che in quel modo Dio avrebbe ascoltato, lui mi rispondeva che tanto Dio non esiste, e che perdevo solo il mio tempo con lui. Io  mi arrabbiavo, mi arrabbiavo sul serio con lui, e non mi piaceva. Lo mandavo a quel paese, gli lanciavo i cuscini logori del suo minuscolo divano e gli urlavo che doveva darmi ascolto una buona volta e che doveva uscire con me, gli urlavo che era solo un idiota, ogni volta spervo che reagisse, ogni volta speravo, ma lui si limitava a girarsi verso di me, piegava la testa da un lato e mi fissava, mi fissava in un modo strano che non riuscivo a capire, e mi sorrideva, e io non riuscivo a capire nemmeno quello.
Che diavolo aveva da sorridere? La sua vita stava andando in pezzi!
La risposta era davanti a me e io riuscivo proprio a vederla, perché quando passi tutta la vita a urlare cercando di cambiare le cose, cercando disperatamente di cambiare le persone, anche se proprio queste persone ti prendono per pazzo, allora vuol dire che ci credi veramente, credi veramente che le cose possano migliorare. Hai ancora fede. Ma non in dio, o no, lui non centrava nulla. Hai fiducia nella gente e nel fatto che forse, facendogli capire cosa non va, allora cambieranno, piano piano. Hai fiducia che la vita possa migliorare per tutti. E quando passi tutta la vita così e poi ti accorgi che le persone non sono altro che un guscio vuoto, e freddo, che non può essere colmato da nulla, che urlare contro di loro è peggio che farlo contro Dio, perché se a dio non ci credi allora è ovvio che qualcosa a cui ti rifiuti di credere non sia obbligato a darti delle risposte. Ma le persone, loro le vedi, camminano spedite per le strade, avvolte nei loro cappotti per cercare di riscaldare il vuoto che hanno dentro, tu le vedi, e loro vedono te. Non hanno nessuna scusa, ti vedono e passano oltre, ti ignorano, ascoltano e fanno finta che non sia successo. E quando passi tutta la vita a cercare di farti sentire, ma capisci che qualunque cosa tu stia facendo nessuno ascolterà, passi tutta la vita cercando di salvare qualcuno che non conosci, ma ti rendi conto che nessuno vuole essere salvato, la prima cosa che lentamente svanisce dentro di te è la speranza. La fiducia. E tu ti svuoti, lentamente. E inizi a chiederti che senso ha vivere così, e se questo era realmente vivere. Ma non serve che qualcuno risponda, questa volta, puoi farlo da solo.
Per questo sorrideva, aveva imparato la lezione ed era stufo, così aveva iniziato a prendere per il culo la vita, invece che farsi fregare continuamente da lei.
Se fosse qui ora gli direi che aveva ragione: Dio non esiste.
Lo urlerei, e lui sorriderebbe, mi guardarebbe in quel modo strano e mi stringerebbe forte. "Dio non centra" sussurrerebbe se fosse qui.
Io lo spingerei via e gli direi che si,  è colpa di Dio perché è lui che li ha creati, gli uomini, e lui continuerebbe a sorridere, perché lo sa che in fondo io, a Dio, ci credo. E continuerebbe a stringermi, perché saprebbe che ne avrei bisogno, bisogno per non trasformarmi in quello che era lui, per non iniziare a provare tutta quella rabbia che bruciava costantemente dentro di lui, tutta quella rabbia che piano piano mi consumerebbe, trasformandomi in polvere. E si sa che se c'è un po di vento, la polvere vola via.
Ma lui ormai non c'è più e non potrà stringermi, ne sorridermi, ne guardarmi in quel modo strano che faceva sorridere anche me; e, ormai, io non posso più fermare il veleno che si sta diffondendo nelle mie vene, che mi é entrato dentro e che si é mischiato con il sangue. E so che poi, quando il veleno si sarà consumato, diventerò un fantasma, come lui; e sorriderò spesso, perché quando hai perso tutto, non puoi che sorridere. Ma mi va bene così. Aspetterò di consumarmi, attenderò il momento in cui diventerò nient'altro che polvere. Ci incontreremo all'inferno, io e lui, lo raggiungerò e lui mi dirà che gli sono mancata; poi potrà stringermi per sempre.
  
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