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Autore: CallMeSana    20/12/2014    2 recensioni
"Posso indossarlo, vero?"
Harry era quasi sul punto di piangere, ma aveva frenato le lacrime quando si era perso ad ammirare il corpo seminudo di Louis Tomlinson davanti a lui.
Era commosso, emozionato, ma anche un po' triste, perché lui non avrebbe mai avuto un corpo del genere, e non avrebbe nemmeno mai potuto toccarlo senza ferirlo.
"Cos'hai, Harry? Mi sta così male?"
[per il Christmas Contest "Mutande rosse sotto l'albero" 2014/One Direction]
Larry ispirata a Edward Mani di Forbice ~ Edward!Harry Kim!Louis
Genere: Fluff, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Il Natale si sta di nuovo avvicinando, e Harry, da quando il suo padrone è morto, lo passerà ancora una volta da solo.
Non ha idea di quanti anni abbia, non ha mai capito come scandire questo tempo, perché nessuno gliel'ha spiegato ma, soprattutto, perché lui non è come gli altri.

Harry, infatti, è un essere artificiale, creato da uno scienziato pazzo che era morto di infarto prima di poterlo completare. Quindi si era ritrovato solo, senza mani e con la tristezza nel cuore, perché quello, oh sì, quello glielo aveva dato.
Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma sicuramente era stato troppo, e quando c'era stato il funerale del suo povero padrone, i parrocchiani gli avevano regalato qualcosa che non assomigliava nemmeno lontanamente ad un paio di mano, ma per lo meno gli avrebbero permesso di avere una parvenza di vita normale.

Quando le vide, Harry pensò che quelle persone dovevano essere molto più fuori di testa del suo padrone, perché come potevano pensare di avergli concesso un'esistenza normale se con quelle forbici non avrebbe mai potuto toccare nessuno senza ferirlo?
Era per colpa loro se, ormai, se ne stava rinchiuso in quella capanna, tutto solo, senza vedere quasi mai la luce del sole, da chissà quanto tempo. Era colpa loro se i suoi vicini si erano tutti trasferiti perché una volta una bambina lo aveva visto e s'era messa ad urlare di terrore.
Era colpa loro se era rimasto solo.

Harry sperava davvero che, un giorno, le sue lacrime potessero esaurirsi, perché non ne poteva più di sentire il brusio della gente che passava davanti alla sua capanna e non si fermava mai, non ne poteva più di sentire le macchine sfrecciare, nè quello stramaledetto carretto che ogni sacrosanto Natale passava e gli faceva sentire Santa Claus is Coming to Town. Non ne poteva più perché sicuramente era venuto per qualcun altro, chiunque, ma non per lui, che nessuno voleva vedere, che nessuno voleva aiutare.

Si dice che a Natale sono tutti più buoni, ma lui ormai non ci credeva più da tempo, quindi gli fu molto difficile cambiare idea quando, un paio di settimane prima della vigilia, sentì del trambusto provenire dalla casa di fronte alla sua logora capanna.
Qualcuno era appena arrivato, non riusciva a riconoscere nessuno, perché erano anni da quando quella casa era stata aperta l'ultima volta, e gli scappò un leggero sorriso quando vide un esercito di bambini uscire dalla familiare grigio metallizzata e, infine, un ragazzo decisamente più grande.
Era una famiglia numerosa, notò subito Harry, che adorava i bambini e continuava ad avere incubi su quella piccola biondina riccioluta che aveva spaventato a morte anni prima. Ma il sorriso gli svanì subito dal viso quando si rese conto che, se quei bimbi l'avessero visto, probabilmente avrebbero reagito proprio come lei, e non voleva rovinare il Natale a nessuno.

Era sera tardi, quando Harry, affascinato dalla neve che cadeva fitta a ricoprire le strade, decise di uscire dal suo rifugio, nonostante il freddo pungente, per poter avere finalmente il suo momento privato di libertà.
Nonostante le forbici che gli appesantivano le braccia e che si congelavano al contatto con quella temperatura glaciale, il ragazzo era affascinato da quello spettacolo, alzava gli occhi al cielo e, incurante di poter finire in mezzo alla strada o scivolare, cominciò a danzare e volteggiare su se stesso, quasi a volersi convincere che tutto andasse bene e la sua vita non facesse poi così schifo.

"Ehi tu, stai attento!" sentì, però, ad un tratto e, ovviamente scivolò e si accorse di aver punto un po' troppo violentemente qualcuno sul viso.
"Non volevo, oh dio, scusa, non volevo!"
Stava indietreggiando, si stava rendendo conto che nemmeno di notte poteva stare tranquillo e stava cercando la via per tornare alla sua capanna. Non era proprio in grado di non fare del male agli altri, facevano bene ad evitarlo.
"E' solo un taglietto, non ti preoccupare, ma cosa fai, piuttosto, con delle forbici in mano?"
Poi lo riconobbe. Era il tipo arrivato nel pomeriggio, con quell'esercito di graziosi bambini, dunque non lo conosceva.
"Ehm, io veramente..." e non riuscì a continuare, gli mostrò le sue "mani" con vergogna e tentò di scappare.
"Aspetta! Perché stai scappando? Non mi hai fatto niente, e non lo dirò a nessuno. Vieni con me, dai, che qui fa freddo!"

Harry non aveva avuto modo di replicare, perché il ragazzo lo aveva portato di volata a casa sua spingendolo per le spalle, quasi come se volesse evitare spontaneamente il contatto con le sue "mani". Si era sentito ferito ma, allo stesso tempo, stava bene. Quelle forbici erano il suo fardello, e avrebbe dovuto conviverci per sempre.

"Louis! E' questa l'ora di tornare a casa?" sentì urlare da parte di una donna alquanto altezzosa intenta a fumare una sigaretta "e quello chi... che cos'è?"
BUM! Ecco ciò che Harry non aveva proprio bisogno di sentire. Ma sorrise e cercò di dire che se ne sarebbe andato subito.
"Che cosa hai fatto al viso, Louis? E'stato... quello lì?"
"Questo qui, mamma, è un mio amico, ma non preoccuparti, non si fermerà a dormire! Dove abiti...?"
"Harry, mi chiamo Harry."
"Ok, dove abiti Harry?"
"Qui di fronte, posso andare, adesso?"
E Louis, capendo l'imbarazzante posizione in cui lo aveva messo, aveva acconsentito e l'aveva lasciato andare.

"Che cosa diavolo era quella cosa, Louis? Hai visto cos'aveva al posto delle mani?"
"E allora?"
"E allora credo proprio che tu debba venire qui e ascoltarmi, anche se speravo di non doverti mai raccontare questa storia."

Quello che la signora Tomlinson raccontò a Louis non stava nè in cielo nè in terra: da quando il padrone di Harry era morto, il ragazzo non si era mai mosso da dove stava, non aveva mai avvicinato nessuno, e men che meno era stato arrestato per aggressione. 
Louis annuiva, ma conosceva bene sua madre, e sapeva che stava mentendo.

Era ormai da una settimana che i due ragazzi continuavano a passare i pomeriggi insieme, sotto gli occhi un po' impauriti della gente e infastiditi dei genitori di Louis, nonché della sua ragazza.
Sì perché, a rincarare la dose, c'era anche una fidanzata gelosa e possessiva, che Louis era stato troppo stupido da invitare per le feste.

"Non mi piace quel... coso, lì, per caso ti fa pena? Non vedi che per colpa sua anche i tuoi vecchi amici hanno iniziato ad ignorarti?"
"Se è davvero per colpa sua, non possono essere miei amici, e poi a te che importa se passo del tempo con Harry?"
"Ah, dunque quel... coso ha anche un nome..."
"Non è un fottuto coso, Eleanor, è una persona, e se non la smetti con questo atteggiamento puoi anche andare ad organizzare queste feste con quella sottospecie di amici che mi ritrovo!"

Che stupido che era stato ad invitarla, ormai le cose tra loro andavano male da un bel pezzo, perché aveva deciso di farsi rovinare anche il Natale da lei?
"Louis, ma..."
"Vattene, per favore."
Stupido. Stupido. Stupido.

I giorni passavano, le signore erano tutte agitate, tra chi doveva preparare mega cenoni di famiglia e chi doveva farsi bella per il nuovo compagno conosciuto da poco.
Louis aveva trovato un modo per dare a Harry degli amici, un modo dolcissimo e che, sicuramente, il ragazzo non avrebbe dimenticato.

"Queste forbici potrebbero rivelarsi molto utili, se usate bene" gli aveva detto, mentre si trovava nella capanna del povero ragazzo senza mani. E, quando gli aveva spiegato le sue intenzioni, aveva iniziato a ridere, come non faceva da tanto.
Harry era diventato, in quei giorni di grande fermento, il parrucchiere e giardiniere migliore di tutto il quartiere: era bravissimo, nonché velocissimo, nel soddisfare tutti i desideri delle sue clienti ma, nonostante questo, i genitori di Louis continuavano a non vedere di buon occhio il suo rapporto col figlio.

"Eleanor ci ha detto che non la chiami da giorni, che cos'è questa storia?"
"Mamma, ma cosa fai, adesso, mi controlli? Diciamo che non si sta comportando bene con una persona a cui tengo e sto aspettando venga a chiedergli scusa."
E aveva commesso questo errore.
Perché Eleanor proprio non voleva saperne di chiedere scusa a nessuno, quindi Louis fece una bella cazzata: portò Harry a casa sua.

Il ragazzo era visibilmente imbarazzato e, durante il tragitto, aveva continuato a ripetere a Louis che non voleva andare lì, che lei sicuramente non sarebbe stata contenta, ma Louis era talmente risoluto che non era riuscito ad averla vinta.
In fondo, Harry non era abituato alle discussioni, erano anni che non aveva discussioni con qualcuno, quindi non era proprio in grado di imporsi. Avrebbe fatto contento il suo amico, il suo unico amico.

Arrivarono davanti alla porta della casa di Eleanor, Louis bussò ma nessuno venne ad aprire.
"Forse non c'è nessuno, Lou..." aveva detto Harry, sperando di essersi evitato una scena che non voleva proprio vivere, ma Louis era irremovibile.
"No, deve essere per forza in casa, conosco tutte  le sue abitudini."
Ok, si era detto Harry, se proprio non voleva rassegnarsi, avrebbe provato lui a fare qualcosa, del resto era con lui che ce l'aveva quella ragazza.

"Che cosa diavolo hai fatto alle mie aiuole?" aveva urlato lei, apparendo dal vialetto cinque minuti dopo e buttando un occhio infastidito sull'aiuola che Harry aveva trasformato in un enorme cuore.
"Da dove arrivi?" aveva chiesto, invece, Louis, ignorando la sua domanda.
"Questo coso mi ha rovinato il giardino, e adesso cosa mi invento con mamma e papà?" aveva iniziato ad urlare lei, prendendo Harry per un braccio e strattonandolo.
"Smettila, gli fai male!" le andava contro Louis, ormai esasperato dall'isteria di quella ragazza per la quale non provava più nulla.
Harry era terrorizzato, si sentiva accusato, dilaniato, rifiutato, e fece la cosa più sbagliata che avrebbe potuto fare uno come lui: puntò le braccia in avanti, ferendo, così, la ragazza in pieno viso.

Le urla di dolore, forse un po' esagerate, di Eleanor vennero sentite dai vicini, che accorsero a videro la scena poco piacevole dei tagli sanguinanti che le ricoprivano metà guance.
Doveva essere portata di corsa in ospedale, ma a Louis non importava minimamente, rimase con Harry, nel momento in cui, grazie a quell'isterica, era diventato in un attimo quello che era stato per anni: un mostro.

Louis era contento che i genitori di Eleanor non fossero in città, altrimenti suo padre, molto probabilmente, avrebbe smontato Harry in mille pezzi, noncurante del fatto che provasse dei sentimenti, anche se a nessuno sembrava possibile.
Era contento perché, almeno, l'uomo che lo aveva preso e gli aveva legato le forbici insieme per impedirgli di usarle, lo aveva semplicemente portato di peso nella sua capanna.

Harry era di nuovo al punto di partenza, era di nuovo solo, sperava di non aver perso anche Louis, sperava di non avergli compromesso l'esistenza con la sua presenza. Sperava che Eleanor la smettesse di urlare e che il suo amico tornasse ad essere allegro come lo aveva visto il giorno in cui era arrivato.

"Hai intenzione di restare chiuso qui dentro ancora a lungo?" aveva sentito ad un tratto, nel buio della sua capanna sempre più fatiscente.
Era Louis, e teneva in mano una grande scatola. Non riusciva ad immaginare cosa ci fosse dentro finché non glielo mostrò: era una stoffa rossa e Harry, per un attimo, sentì il bisogno di piangere. 
Erano secoli, ormai, che immaginava come sarebbe stato bello partecipare alla festa di Natale, e quell'anno c'era andato ad un passo, e aveva rovinato tutto.
"Non piangere, Harry, è Natale, e Babbo Natale sta arrivando anche per te. Ora, mi aiuteresti a cucire un bel vestito con questa stoffa?"
Harry lo aveva guardato mentre gli sorrideva, e aveva cominciato a chiedersi che cosa avesse fatto per meritare una persona così.
Aveva detto di sì con la testa e, in un'oretta scarsa, aveva confezionato, sotto gli occhi sbalorditi del suo amico, un costume da Babbo Natale perfetto.

Louis era entusiasta, Harry poteva giurare che, in quel momento, non dimostrasse più di cinque anni, mentre teneva il vestito appena confezionato tra le mani e saltellava tutto sorridente.
"Hai visto, Harry? Se sei capace di fare cose del genere, non puoi proprio essere una cattiva persona, ed è un peccato che la tua scultura migliore sia proprio nel giardino della mia ex ragazza."

Ex. Perché Harry aveva sentito uno strano accelerare dei battiti del suo cuore artificiale, quando il suo amico aveva pronunciato quella parola?
"Ti... ti ha lasciato?" aveva chiesto mortificato, con paura di sentire la risposta.
"Ma sei scemo? L'ho lasciata io, non la sopportavo più! Non sarà stato il miglior regalo di Natale del globo, ma chi se ne frega, devo pensare prima a stare bene io, no?"
E Harry poteva giurare, stavolta sul serio, che quello che stava provando dentro di sé era qualcosa che non aveva mai provato per nessuno.

"Posso indossarlo, vero?"
Harry era quasi sul punto di piangere, ma aveva frenato le lacrime quando si era perso ad ammirare il corpo seminudo di Louis Tomlinson davanti a lui.
Era commosso, emozionato, ma anche un po' triste, perché lui non avrebbe mai avuto un corpo del genere, e non avrebbe nemmeno mai potuto toccarlo senza ferirlo.
"Cos'hai, Harry? Mi sta così male?"
Non capiva quella domanda, finché non si era reso conto che le lacrime, che aveva trattenuto a stento fino a quel momento, avevano cominciato a scendere. Si era toccato le guance, e poteva sentirle bagnate leggermente. Si stava sentendo così piccolo, e fragile, che non sapeva dove nascondersi e, soprattutto, cosa rispondere a Louis.
"No, anzi, tutto il contrario..." aveva detto, quasi con un filo di voce.
"Davvero? E allora smettila di piangere, che cosa ti ho detto, prima? E' Natale e... Babbo Natale, ne sono certo, ha un regalo in serbo anche per te nella sua lunga lista. Un po' lo invidio."
"Per cosa?"
"Lui è ovunque, sempre. Vorrei essere lui e vedere quello che fai anche quando sono lontano."

Harry non era certo, a questo punto, se stesse sognando oppure no.
Innanzitutto: Louis non era più un bambino da un pezzo, non poteva di certo credere a Babbo Natale, né tantomeno ci credeva lui che una vera infanzia non l'aveva affatto avuta. 
Quindi?
"Conosci quella canzone?" aveva chiesto, mentre si era avvicinato a Louis, che lo guardava sorpreso, non capendo subito la domanda.
"Santa Claus is coming to town? Non penso esista qualcuno che non la conosca, in questa città!" aveva risposto, facendo sorridere il nostro mani di forbice.

Gli si era avvicinato ancora un po' e, senza chiedere il permesso, gli aveva toccato le labbra con le sue. Così, con delicatezza, senza pretendere troppo, tanta era la paura di venir rifiutato.
Louis, infatti, in un primo momento gli aveva dato questa impressione, dato lo sguardo privo di espressione che gli aveva lanciato, ma poi gli si era avvicinato a sua volta e lo aveva baciato lui, come si deve, stringendosi al suo petto, noncurante delle forbici aguzze che aveva al posto delle mani.
"Non fare così, Lou, io... potrei farti male."
"Sono sicuro di no, Harry."
E si era accoccolato sul suo petto, mentre Harry teneva le braccia larghe per impedirsi di toccarlo con le sue forbici.

Aveva ricominciato a nevicare e Louis l'aveva notato dalla piccola finestrella alle spalle di Harry. Si era staccato dal suo abbraccio e gli aveva intimato di seguirlo fuori. Harry non se l'era fatto ripetere due volte.
Appena misero piede in strada, notarono un enorme cubo di ghiaccio che si era formato di fianco alla capanna, e Harry, preso da un momento di cretività, aveva iniziato a scolpirlo, creando, in men che non si dica, un angelo con le fattezze di Louis.

"Ehi, ma quello sono io!" gli aveva detto entusiasta, mentre gli cingeva la schiena. Harry aveva sempre paura di questi contatti, perché Louis era proprio l'ultima persona che avrebbe voluto ferire, l'aveva già fatto una volta e non voleva si ripetesse. Era straziante, però, non poterlo prendere per mano e, mentre lo pensava, Louis gli prese un braccio e cominciò a cantare

You better watch out 
You better not cry 
Better not pout 
I'm telling you why 
Santa Claus is coming to town 

proprio mentre il solito, familiare, carretto stava passando. I due ragazzi, sorridenti, si diedero un altro bacio e decisero di andargli dietro, continuando a cantare

He's making a list, 
And checking it twice; 
Gonna find out Who's naughty and nice. 
Santa Claus is coming to town 

e, guardando Louis, Harry aveva finalmente realizzato che quello sarebbe stato il miglior Natale della sua vita.



***
Dovrei scrivere delle note finali? Ma no, dai, probabilmente sarà già tanto se arriverete all'ultima riga di questa storia, anche se mi è piaciuto un sacco scriverla. 
Sono sicura che tutti voi conosciate il film "Edward Mani di Forbice" e spero vi sarete, quindi, accorti, che ho preso semplicemente ispirazione, ho romanzato i fatti, insomma, non penso ci sia davvero bisogno di dire altro. Vi auguro buona lettura!


  
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