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Autore: Chrystal_93    20/12/2014    3 recensioni
Avrei potuto anche intitolarlo "Le avventure da genitori di Belle e Rumple tra pannolini, urla e sorrisi", tanto per rendere meglio l'idea sul contento di questa raccolta.
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#12 cap: “Hai visto quanto muschio, Rose?” chiese Belle. [...] “E pensa che ogni albero col muschio può essere la dimora di un tipo molto speciale di fate.” Rose girò di scatto la testa per guardare il padre.[...] "Quando passano gli umani, si nascondono. Vengono fuori soltanto se una bella e buona fanciulla, in particolar modo amante degli animali, sta vagando per la foresta. Se il suo cuore è puro, la proteggeranno da ogni male. [...] Si dice che tessano sul fuso e sull'arcolaio. E inoltre hanno il potere di trasformare le foglie in oro.” “In oro?!” esclamò la figlia.” “Sì. È per questo che, in autunno, le chiome di alcuni alberi risplendono nelle ore del tramonto.”
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle, Signor Gold/Tremotino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Vita da genitori

 
"It was a brief flicker of light amidst an ocean of darkness."
(OUAT, 'A land without magic' 1x22)


 
Luci
 

“Belle?” urlò Gold, cercando di farsi sentire dalla moglie.

“Belle, vieni a vedere!” ormai la scala ondeggiava e il gelo si stava infiltrando sotto la pelle. Era da una buona mezz'ora appeso sul tetto per sistemare le luci, soltanto per far piacere a Belle.

Certo, da quando si erano sposati avevano dovuto passarne talmente tante che le decorazioni di Natale erano passate in secondo piano e, prima di allora, lui non aveva mai sentito il bisogno di fornire illuminazione gratis notturna per probabili scocciatori.

Quell'anno però era speciale, e lui avrebbe fatto di tutto per Belle. Era per questo che quel fine settimana aveva fatto una pericolosa inversione a u, rischiando di mettere sotto Marco che stava attraversando la strada.

“Rumple, fermati! Gira la macchina, dobbiamo assolutamente andare lì!”

“Ma Belle, ti prego, abbiamo già tutto quanto ci serve per Natale ed è da tutta la mattina che siamo fuori per compere...”

Lei lo aveva incenerito con lo sguardo e poi si era chinata in avanti per una -finta- fitta a livello dello stomaco.

Lui era impazzito ed era stato un miracolo che, prodigandosi verso la moglie e trascurando il volante, non avesse invaso completamente l'altra corsia di marcia.

Così alla fine aveva fatto dietro-front e, magicamente, il malore di Belle era cessato, sostituito da un sorriso sornione e soddisfatto dipinto in volto.

“Mi farai impazzire un giorno o l'altro.” aveva bofonchiato lui.

Lei, che non era per niente sorda, aveva aggiunto prontamente: “E ancora non hai visto di cosa sono capace.”

Gold a quel punto aveva alzato gli occhi al cielo, sorridendo e pensando che stesse bluffando, che la sua dose di shopping compulsivo natalizio l'avesse già assaggiata.

Tuttavia, non appena entrarono nel negozio, dovette ricredersi.

Belle aveva finito per estorcergli -con sorrisi e occhiate quasi maliziose- più di trenta metri di luci per il tetto, altrettante per i davanzali e le ringhiere esterne e aveva ordinato, per di più, alcune statue natalizie.

Rumple aveva sistemato queste ultime per prime e, guardando il tizio vestito di rosso, sorridente e con un grande pancione, aveva borbottato: “Sei messo peggio di Merlino.” Aveva quasi riso, pensando che lui non si sarebbe mai conciato in quel modo, ovvero con una lunga barba bianca e uno strano pigiama rosso.

I suoi borbottii erano cessati alla seconda renna, dal momento che Belle era uscita a osservarlo, avvolta come un pulcino in una coperta blu e con una tazza fumante di tè.

Lui si era avvicinato, sperando in una dolce distrazione, e invece la moglie l'aveva subito rispedito al mittente, senza nemmeno concedergli una pausa tè.

“Ma Belle! Fuori si gela.”

“Mi sembra ieri quando tu stesso mi hai detto che non ti saresti mai messo addosso un piumino, visto che il Signore Oscuro non ha mai avuto freddo in vita sua. E ora ti lamenti del freddo?”

“E' che sono stanco. Se potessi fare una pausa, tesoro... potremmo prendere del tè sul divano.”

Belle però aveva scosso la testa. “Le luci non si monteranno da sole.”

“Le monterò domani, Belle. Non scappano via, non sono incantate.”

“Se le monti domani sarà troppo tardi, e so già che te ne dimenticherai. Ti prego, Rumple, è importante.” le aveva detto lei, appoggiandogli una mano su una guancia.

E alla fine, con una sola carezza, quello che una volta era il Signore Oscuro aveva ceduto.

Era per questo che ora era traballante sulla scala, cercando di capire se aveva montato almeno decentemente quelle “stramaledette luci moleste”.

“Belle! Dai, vieni a dirmi se sono dritte o se pendono da qualche parte.” della moglie però non c'era traccia.

Così, sospirando, scese le scale a ritroso. Arrivato all'ultimo gradino, mise il piede a terra, accertandosi di non cadere.

Lasciò la scala al suo posto e si diresse verso le scale davanti alla porta. Non fece in tempo a salire il primo gradino quando mise il piede sopra qualcosa di granulare e, così, finì a terra, sporcandosi tutta la giacca di terra.

“Maledetti fiori!” imprecò.

Con una gran voglia di urlare, entrò in casa, sbattendo la porta.

“Perchè tuo padre doveva mettersi a fare giardinaggio proprio in questi giorni? Non può curarsi del suo di giardino? Non gli basta il suo negozio di fiori? Sapevo che un giorno sarebbe tornato alla carica e avrebbe attentato alla mia vita.”

Appese la giacca alla ringhiera della scala, aspettando la risposta di Belle.

Cominciò a preoccuparsi; probabilmente, con quelle parole, l'aveva fatta infuriare. In quei giorni era eccessivamente nervosa e sapeva che doveva stare attento a cosa dire e a come dirlo.

Infatti, quando andò in salotto, vide la chioma di sua moglie appoggiata allo schienale del divano. Non si voltò nemmeno e quello era un brutto segno che voleva dire soltanto una cosa: c'erano ottime probabilità che quella sera avrebbe dormito sul divano. Forse senza nemmeno il cuscino che sarebbe servito da sostituto per gli abbracci di Belle durante il sonno.

“Belle” disse più calmo. “Non volevo offendere tuo padre, soltanto che... i suoi tentativi di ingerenza cominciano a darmi fastidio. Potrebbe semplicemente venire a pranzo piuttosto che inventare inutile scuse sulla situazione disastrosa del nostro giardino.”

Ma Belle non fece nemmeno una piega.

“Belle, andiamo. Non puoi non parlarmi.” Anche lui ora si stava innervosendo. “Belle, non ho intenzione di dormire sul divano anche stasera!” strillò con una vocetta alquanto stridula.

“Io...” continuò, girando attorno al divano e andando di fronte alla moglie.

La voce però gli morì in gola. Belle non era arrabbiata e nemmeno l'aveva deliberatamente ignorato quando l'aveva chiamata per le luci. Semplicemente si era addormentata, con la bocca mezza aperta e le mani in grembo, leggermente aperte, come se fossero scivolate via dal libro che le stava scivolando sulle gambe.

Gold sentì che tutto il freddo che aveva preso appendendo le luci di Natale ora se ne stava andando via, riscaldato dalla dolce espressione della moglie. Le sfilò via il libro e glielo mise a fianco -sapeva che Belle sprofondava nell'ansia ogni volta che non riusciva a trovare uno dei tanti libri che leggeva-, sul braciolo del divano. La coprì con la coperta in modo che non prendesse freddo.

Poi si chinò su di lei e poggiò sulle labbra mezze aperte della moglie le sue, con molta delicatezza, in modo da non svegliarla.

Sorrise, pensando che quell'espressione, quelle labbra schiuse le conferivano un'aspetto innocente, da bambina; le poggiò una mano sul pancione, sperando che la piccola creatura che stavano aspettando sarebbe assomigliata alla madre anche in quell'espressione nel sonno, che tanto lo faceva impazzire.

 

 

“Eccoti qua!” disse Belle, mollando al marito uno scatolone dalle dimensioni enormi e dal peso altrettanto grave.

“Belle, devo proprio? Anche quest'anno? È una stupida gara!”

“Non è una gara, Rumple. È un modo per sostenere la comunità.”

“Appendendo luci alle case? Morendo di freddo per molestare i miei occhi ogni volta che torno a casa di sera?”

Belle sbuffò e poggiò a terra alcuni cavi. “Se proprio non vuoi, lo farò io.” disse, mettendo una mano sulla scala.

Gold strabuzzò gli occhi e corse a fermare la moglie. “Abbiamo già troppi ricordi con le scale, tesoro. Lascia che faccia io.”

Belle per un attimo aveva alzato gli occhi al cielo, ma poi gli aveva poggiato un leggero bacio sulla guancia.

“Pensa a quanto contenta sarà Rose quando le vedrà! Sai quanto le piacciono le luci e tutte queste cose.”

Gold, arrampicandosi sulla scala, con le luci arrotolate sulla spalla, disse: “Lo so, lo ha preso da te.”

Belle aveva gonfiato il petto per l'orgoglio ed era rimasta a vegliare sul marito, ai piedi della scala.

Di tanto in tanto Gold sbirciava in basso, catturato dalla scintilla che animava gli occhi della moglie.

Quando finalmente lei lo scoprì arrossì tutta, come se l'avesse guardata per la prima volta e come se non fossero marito e moglie.

“Be', che fai? Hai paura che cada?” aveva detto lui, schernendola scherzosamente.

Belle stava per ribattere quando sopraggiunse una piccolo terremoto corso via dalla presa di Maurice, saltellando attorno alla madre e osservando i mille fili con cui il padre stava 'confezionando' la casa.

“Be-o!” strillava, battendo le mani.

“Rose!” Belle la prese in braccio, baciandola sulla guancia.

Maurice intanto era accorso, tutto accaldato.

“Scusami, Belle, mi è scappata. Non so come abbia fatta, un attimo era buona e tranquilla e quello dopo mi è sfuggita...”

Belle guardò Rose con rimprovero. “Non fa niente, papà. Rose tende a scomparire di tanto in tanto. Ma alla fine sa che deve sempre aspettare e farsi trovare.”

Rose gonfiò le guance, sorridendo con gli occhi. A quel gesto Belle scoppiò a ridere e la mise giù, lasciandola scorrazzare attorno alla statua di Babbo Natale.

“Papà ma tu sei tutto sudato. Sicuro di star bene?”

“Sì... sarà stata la corsa. Rose è veloce. E io non sono più giovane e scattante come una volta. Sarà l'età.”
“O la pancia...” scappò a Gold.

“Cosa hai detto, Rumple?” chiese Belle, guardando in alto.

“Niente! Ho voglia di succo d'arancia.” Belle alzò un sopracciglio.

“Adesso porto dentro mio padre, per un succo d'arancia, così si riposa.”

Gold, a quelle parole, scese le scale, contento di poter rincasare anche lui.

Rose gli corse subito incontro e, nonostante i due anni e mezzo, gli saltò subito addosso, come una scimmietta.

“Oh no, dove credi di andare?”

“Dentro, per il succo di arancia.” disse Gold, guardando Moe varcare la soglia della loro casa.

“Il succo è per mio padre. Tu devi ancora finire di mettere le luci.”
“Ma Belle, sta scendendo il buio.”
“E' una cosa un po' strana detta dal Signore Oscuro.”

Gold strinse le labbra. “E poi se non le monti stasera Mary Margareth non le considererà per il concorso. Ti prego, Rumple.”

Gold inspirò a fondo, pronto a controbattere e a difendersi dallo sguardo amorevole e da cucciolo di sua moglie.

“Ti prego, papà.” questo fu il colpo di grazia.

“E va bene.” disse lui, rassegnato al fatto che l'uomo una volta più temuto di tutta Storybrooke ora doveva passare metà giornata ad addobbare l'esterno della propria casa.

Le urla di gioia di Rose però lo ripagarono di tutto e anche il bacio -un po' troppo frettoloso per i suoi gusti- di Belle fu un ottimo incentivo per finire quel lavoro stressante.

Portò Rose vicino alla statua di Babbo Natale e la posizionò a cavalcioni di una renna, sicuro che di lì non si sarebbe mossa.

“Papà?” lo chiamò lei, prima di salire di nuovo sulla scala. “Nonno ha il pancione come Babbo Natale.”

Gold si voltò e sorrise. “Hai ragione, dearie! E dovevi vederlo con i vestiti nel mondo della favole. Faceva un baffo a quegli strani vestiti di Babbo Natale! Ma non dirlo a mamma, però.”

Rose rise, battendo le gambe sui fianchi delle renne, come per dargli l'ordine di partire.

Gold si arrampicò di nuovo sulla scala e cercò in tutti i modi di sistemare delle luci che non ne volevano sapere di aderire all'area prefissata del tetto.

Scese di nuovo, sconsolato e consapevole che quella perfettina di Mary Margareth non avrebbe potuto non notarlo e avrebbe tolto loro punti. Cosa che avrebbe intristito Belle.

Quando stava per rimettere a posto tutti gli attrezzi, sentì le braccia della moglie circondarlo.

“Belle, scusami io non sono riuscito a fissarlo. Magari non si nota tanto.” mentì spudoratamente.

“E' bellissimo, Rumple.” disse lei, senza starlo a sentire.

Gold si girò e rimase a bocca aperta. L'errore, che prima si notava eccome, ora sembrava sparito.

Aveva ancora la bocca aperta quando Belle lo baciò appassionatamente, stringendolo a sé.

“Hai fatto un lavoro bellissimo, grazie. E scusami per averti fatto tutte quelle pressioni sulla gara. Voglio solo che ogni Natale con te e Rose sia speciale. E le luci mi ricordano che anche nei momenti più bui hai accettato di accendere una piccola scintilla, una piccola possibilità per noi due. Anzi, noi tre.” disse, guardando Rose che era ancora sulla renna, dondolante per farle prendere il volo.

Gold sorrise, inebetito da quel gesto d'affetto. “Ora venite dentro, avrai preso un sacco di freddo. Ho preparato del tè caldo. E papà sta guardando la partita, quindi possiamo stare da soli in cucina.”

L'uomo sorrise e, mentre Belle tornava in casa, accorse a prendere la figlia che però non sembrava troppo intenzionata a scendere.

“Eddai, Rose. Ti prenderai qualcosa proprio la vigilia di Natale!”

Rose arricciò le labbra, come la madre, ma si lasciò prendere in braccio. Prima di rientrare però battè le manine e, subito dopo, si sentì un tonfo. Gold si girò di scatto e vide che una renna si era incrinata andando a cozzare contro l'altra che aveva al fianco.

Guardò la bambina con la bocca aperta, mentre lei, tutta contenta, rideva. Poi, alzò lo sguardo, verso le luci, proprio verso quel punto che gli aveva dato tanto filo da torcere e che, magicamente, si era sistemato da solo.

Sorridendo, diede un bacio sulla fronte alla figlia e, prima di varcare la porta di casa, le sussurrò: “E questo lo hai preso da me.”

 

Belle e Gold rimboccarono le coperte della figlia già addormenta con le labbra schiuse, proprio come la madre. Facendo attenzione a non fare troppo rumore, chiusero la porta della cameretta e si diressero verso la loro camera da letto.

Gold abbracciò per dietro la moglie, cercando di renderle molto difficile mettetersi il pesante pigiama di pile.

“Mmm” mugugnò lui, con la faccia immersa nell'incavo del collo della moglie.

Belle rise. “Rumple!” lo rimproverò.

Lui sorrise tra i capelli di lei. “Ma tesoro, ho fatto un buon lavoro là fuori. Mi merito un po' di riconoscimento e di calore, dopo tutto il freddo che ho preso.”

Belle si voltò, con uno sguardo malizioso, avvolgendogli il collo con le braccia. Si passò la lingua sulle labbra in maniera talmente sensuale e lenta che Gold aprì la bocca, pendendo letteralmente dalle labbra della moglie.

Belle si avvicinò e, quando tutti e due poterono sentire i rispettivi respiri confondersi, si bloccò.

Gold cercò di annullare le distanze sporgendosi, ma Belle lo fermò, poggiandogli una mano sulla bocca.

“Prima devi fare una cosa.” si staccò dal marito e andò nei pressi dell'armadio, dove riemerse con in un mano una busta gigante.

Gold la prese e la aprì, tirando fuori un costume da Babbo Natale.

“Ma questo è...”

Belle annuì, contenta. “E ricordati di mangiare i biscotti e bere il latte.” disse, spingendolo verso la porta.

“Ma non poteva metterlo tuo padre?”

Belle, stranamente, gli sorrise e, sistemandogli la cinghia dorata della cintura, la strinse bene.

“No, mio padre è più tipo da vestiti molto più stravaganti rispetto a Babbo Natale.”

Gold impallidì, ricordandosi di ciò che aveva detto riguardo agli abiti -ridicoli- che indossava il suocere nel mondo delle favole.

“Belle, ecco, io...”

“E cerca di non mangiare troppi biscotti. La pancia deve essere solo quella di Babbo Natale, non di mio marito.” poi, baciandolo divertita sul naso, lo spinse fuori dalla camera.





Note dell'Autrice
Dopo Halloween non potevo trascurare i momenti prima di Natale, momenti che credo tutti noi vorremmo vedere coi Rumbelle, nonostante tutto.Nel capitolo ci sono vari riferimenti che -ovviamente- non ho esplicitato, ma confido che qualunque rumbeller li noti senza il minimo sforzo. Ho un po' maltrattato Rumple, ma è stato tutto -inconsciamente- voluto. E poi ho un gran bisogno di fluff con questi due. 
Vorrei ringraziare Elema, Emma_blue, Ariki, Euridice100 e ValeDowney per aver recensito il capitolo scorso. Spero che anche questo vi sia piaciuto.
Un grazie inoltre a tutti coloro che seguono, ricordano e preferiscono (si può dire così?) questa raccolta. E infine un ringrarziamento va anche a tutti i lettori silenziosi
  
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