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Autore: Vitya    20/12/2014    6 recensioni
Quando Sasuke aprì gli occhi capì subito di essere in ospedale. Era circondato dalle persone a lui più care: sua madre, suo padre e suo fratello. Ma c'era anche la sua nuova, inseparabile compagna di vita: la sedia a rotelle.
-Tu ti nascondi sempre dietro la tua solita indifferenza. Ho capito perché lo fai e ho capito anche che cosa provi. Smettila di nasconderti, con me non lo puoi fare, ormai ti conosco. Anche se so che non lo vuoi ammettere, tu con me sei quello che sei veramente.
Spero di avervi incuriosito almeno un po' :) SasuNaru (ovviamente XD) altre coppie: ItachixNagato, che spero di farvi amare, poi KonanxYahiko e le altre si aggiungeranno via via :D
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Naruto Uzumaki, Sasuke Uchiha, Un po' tutti | Coppie: Naruto/Sasuke
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Due ore e mezza di revisione e il capitolo fa schifo: c'è qualcosa che non va in me. 
Buon pomeriggio splendori, la vostra autrice è ancora viva ed è qui con l'aggiornamento. Ecco un altro capitolo dannatamente lungo, e non ho messo neanche tutto quello che avevo in testa! Ho dovuto tagliare una parte che dovrò aggiungere al prossimo, che probabilmente sarà un papiro infinito (il solo pensiero mi fa venire i brividi). La buona notizia è che oggi sono ufficialmente iniziate le vacanze, quindi potrò dedicarmi alla scrittura senza altri pensieri. Dopo i primi giorni di riposo, infatti, inizierò subito a scrivere, così potrò finire il capitolo prima di tornare a scuola e gli dedicherò tutte le attenzioni del caso. Ma vi rendete conto che sarà l'epilogo? ç_ç Non voglio pensarci, sono già troppo emotivamente provata. 
Ho appena letto le vostre recensioni, e sono una gioia per il mio cuoricino <3 Risponderò a tutti domanttina, perdonatemi :*
Buone vacanze e buone feste a tutti :**
Cap 52: I problemi del troppo amare

Sasuke fissò la porta chiusa davanti a sé, prendendo un respiro profondo. Aveva preferito rimandare il discorso sull’operazione di un paio di giorni: Itachi era troppo sconvolto per la scoperta della sua relazione con Naruto per accettare anche questa notizia. Come avrebbe iniziato? Quali sarebbero state le parole migliori? E lui come avrebbe reagito? Alzò le spalle, convinto che sarebbe stato inutile prepararsi un discorso, e si decise ad affrontare le cose a testa alta così come aveva sempre fatto. Bussò e, ottenendo un “avanti” in risposta, scostò la porta fino a vedere la figura snella del fratello maggiore, comodamente sdraiato sul letto mentre leggeva un libro.
-Sas’ke – lo chiamò, fermando le pagine del romanzo con l’indice – Che c’è? –
-Io … devo parlarti – esordì, chiudendosi la porta alle spalle.
Vide un insolito velo di imbarazzo sul viso dell’altro, il che era probabilmente dovuto al fatto che usciva col cugino del suo fidanzato.
-C’entra Naruto, per caso? – azzardò infatti, confermando i suoi sospetti.
Il più piccolo fu molto tentato di fargli qualche domanda a sfondo sessuale, giusto per godersi la sua reazione, ma abbandonò l’idea subito dopo: lui stesso avrebbe voluto evitare di affrontare certi argomenti col fratello.
-No – rispose, intuendo i suoi pensieri – è una cosa completamente diversa. –
Il giovane nascose un sospiro di sollievo che non sfuggì all’occhio del ragazzo in carrozzina, il quale fece finta di niente. Aveva la stessa espressione del fratello maggiore, il che lo fece sentire come se si stesse guardando in uno specchio mentre osservava un’immagine non troppo diversa dalla propria. Solo in quel momento si rese conto di quanto sarebbe stato difficile far accettare al moro la sua decisione, lui che si era sempre preso cura di lui molto più di quanto avrebbe dovuto fare.
-Perdonami, Itachi – pensò mentre stringeva i pugni chiusi adagiati sulle cosce.
-È successo qualcosa di grave? – gli chiese l’altro, iniziando a preoccuparsi di fronte alla sua serietà.
-Io … -
-Se non lo dico subito non lo dirò mai – commentò fra sé, rafforzando la presa delle dita fino a far diventare le nocche bianche.
-Ho deciso di sottopormi all’intervento che avevamo scartato tre anni fa – soffiò in un colpo, vedendo un repentino mutamento sul viso del fratello.
Questi spalancò i grandi occhi profondi e sollevò le sopracciglia sottili, aprendo leggermente la bocca. Quella posa durò circa tre secondi, dopo i quali il giovane riprese fiato e colorito.
-Che cosa? – sbottò, alzando il tono di voce per lo stupore.
Il più piccolo gli lasciò il tempo di metabolizzare la notizia, rendendosi conto che non era qualcosa che si potesse accettare su due piedi. D’altronde, Itachi sapeva bene cosa significasse affrontare un simile intervento; c’era anche lui quando il medico che gli aveva esposto rischi e le condizioni per l’operazione.
-Che diamine …- mormorò confuso - Perché? – gli chiese, non trovando neanche le giuste domande da porgli –Perché? Perché così d’un tratto? -
-È da diverso tempo che ci penso su. Ho preferito non parlarne con nessuno finché non ne fossi sicuro – ammise, abbassando lo sguardo sulle gambe immobili - Probabilmente non ho mai smesso di pensarci, ma per un periodo l’ho semplicemente messo da parte –.
-“Ne sei sicuro”? – chiese conferma il maggiore, sempre più sconvolto – Sai che cosa significa? Hai idea di quanto sia pericoloso?! – tentò di dissuaderlo, mentre le sue guance si tingevano di rosso per la rabbia e, probabilmente, anche per la paura.
-Non sono un dottore ma non sono neanche un idiota – ribatté il ragazzo, cercando di non far tremare la voce.
-E vuoi farlo lo stesso? – continuò, esasperato, ottenendo un muto cenno affermativo in risposta.
Itachi si alzò in piedi, portando le mani fra i lunghi capelli sciolti, iniziando a camminare avanti e indietro per la stanza. Si fermò di fronte al fratellino e prese un respiro molto profondo per calmarsi. Dopo aver inspirato ed espirato diverse volte abbassò le mani, riportando le braccia lungo i fianchi. Rassicurato dalla sua espressione apparentemente più tranquilla, Sasuke continuò a parlare.
-Io lo devo fare – riprese, sempre più convinto.
-Non è scritto da nessuna parte che tu debba farlo –  lo fermò di colpo. A quel punto, tutta la sua preoccupazione esplose- Rischi di morire sotto i ferri. PERCHÉ DIAVOLO DEVI ANDARE INCONTRO AD UNA POSSIBILE MORTE?! –
Il più giovane, che mal sopportava chi gli urlava contro, rispose con lo stesso tono di voce misto alla solita dose di sarcasmo. Aggrottò le sopracciglia, incrociò le braccia e squadrò l’altro irritato come se lo stesse guardando dall’alto in basso, anche se in realtà era il contrario.
-Certo che per essere un dottore hai davvero grande fiducia nella scienza, i miei complimenti! –
Il loro amorevole “scambio di opinioni” fu bruscamente interrotto dall’arrivo di  Mikoto e Fugaku, attirati dalle urla poco abituali in quella casa tanto silenziosa. Il padre non si fece scrupoli ad aprire la porta senza permesso, trovando davanti a sé una scena che gli apparve surreale: non avrebbe mai immaginato che Itachi potesse alzare la voce contro suo fratello minore. Tuttavia, non si stupiva nel vedere l’altro tenergli testa, consapevole che forse era proprio Sasuke il più orgoglioso della famiglia.
-Ragazzi, va tutto bene? – chiese preoccupata Mikoto, appoggiando la mano allo stipite della porta.
-Esigo sapere che diavolo sta succedendo– esordì il marito, molto più diretto.
-Sas’ke ha dato di matto – rispose il moro, esasperato, col viso ormai paonazzo e la voce semi strozzata per le grida.
-Quello lo stai facendo tu – commentò l’interessato.
-Vuole operarsi alla spina dorsale – sbottò questi, facendo impallidire i genitori - Vuole provarci anche se sa benissimo quanto sia rischioso. –
-Sasu …  – sussurrò la madre, rimasta senza parole – Dici sul serio? -
-Sì, mamma – annuì il ragazzo - Avrei voluto dirvelo in un’altra occasione però Itachi è in preda a una crisi isterica. –
-Avete sentito anche voi le parole del chirurgo! – lo ignorò il fratello, rivolgendosi direttamente ai due adulti – Non vuole ragionare! –
-Tesoro … - mormorò Mikoto, rivolgendo un’occhiata carica d’affetto e apprensione al figlio in carrozzina.
Avrebbe voluto fermarlo; avrebbe voluto gridargli che era una follia. Però leggeva nel suo sguardo ciò che Itachi, in preda all’ansia, non era riuscito a vedere: un ferreo desiderio misto alla speranza. Si sentì in colpa, rendendosi conto di quanto fosse egoista, ma non poté negare che volesse persuaderlo da quella decisione. Sapeva che anche i suoi bambini un giorno l’avrebbero lasciata, e che prima o poi sarebbe stato per sempre, ma non riusciva neppure a pensare che sarebbe potuto succedere tanto presto. Non sarebbe riuscita a sopportare un dolore così grande, non voleva perderlo un’altra volta …
-Smettila Itachi – intervenne Fugaku, riscuotendo l’attenzione di tutti.
La donna fissò sconvolta il marito, così come i due ragazzi, vedendogli un’espressione decisa e al tempo stesso addolorata.
-Noi non siamo nessuno per decidere al posto di Sasuke. – 
-Che cazzo stai dicendo? – ribatté il moro, scandendo ogni parola con occhi infuocati – Non vorrai lascarglielo fare? –
-Non sappiamo quanto sia doloroso per lui-
-Non lo sappiamo?! – l’interruppe bruscamente, non riuscendo a sopportare quegli opprimenti ricordi che, a distanza di anni, facevano ancora tanto male – Quindi tutto quello che abbiamo passato cos’era per te? –
Un nota di rancore si mescolò al dolore e alla tristezza nella bella voce del giovane, il quale era uscito da quel periodo pieno di incubi e cicatrici ancora sanguinanti. Lui aveva aiutato Sasuke quando non riusciva nemmeno a vestirsi da solo; sempre lui, l’aveva sentito piangere notte dopo notte dopo che l’aveva messo a dormire. Dov’era suo padre in tutto quello? Che stava facendo quando loro stavano crollando e non sapevano a cosa aggrapparsi per andare avanti?
-Capisco quello che provi nei miei confronti, Itachi – riprese a parlare il capofamiglia, sentendosi colpevole davanti a quegli occhi gelidi e inquisitori.
Aveva temuto che prima o poi suo figlio gli avrebbe sbattuto in faccia la verità, gridandogli contro quanto aveva sofferto per la sua incapacità. Purtroppo era anche abbastanza intelligente da sapere che, prima o poi, quel timore si sarebbe avverato, ed era ciò che stava accadendo proprio in quel pomeriggio di fine primavera.
 – Non ho scusanti – esordì, consapevole - è stata solo colpa mia, ho scaricato tutto sulle tue spalle e non immagini nemmeno quanto mi dispiace. Però non possiamo capire cosa prova tuo fratello, per il semplice fatto che adesso ne stiamo discutendo in piedi. –
-Papà … - sussurrò Sasuke, che mai si sarebbe aspettato tanta comprensione proprio da suo padre.
Calò un silenzio di tomba fra i quattro membri della famiglia. Fugaku non aveva più nulla da dire, mentre la moglie e il figlio minore avevano capito che era non interferire in quel momento. Neanche Itachi parlava, era completamente assorto nei suoi pensieri e rifletteva sulle parole dell’uomo con gli occhi socchiusi e il cuore stretto in una morsa di vecchi rancori. Il suo sguardo, scuro come la notte più profonda, divenne duro e freddo come un blocco di marmo, accompagnato da un commento forse ancora più distaccato che bastò a ferire il padre più di una coltellata.
-Certo che per te è facile non prendersi le responsabilità per la vita degli altri. –
 
***
 
Nagato fissò perplesso il giovane sdraiato sul suo divano, cercando una spiegazione a quell’improvvisa comparsa. Non trovando nessuna motivazione sensata, fece spallucce ed entrò nel soggiorno tenendo fra le mani due tazzine di caffè. Ormai si era abituato ai comportamenti poco logici degli Uchiha, ma dovette ammettere che diventavano sempre più strani e questo lo preoccupava parecchio.
-Mi spieghi cos’è successo? – gli chiese, posando una tazzina sul tavolino di fronte il divano – Le tue visite sono sempre gradite, anche se non penso che tu sia qui solo per farmi compagnia. –
-Ho litigato con i miei genitori – mormorò Itachi, mettendosi a sedere.
–E perché? –
-Perché … -  sospirò il moro, avvilito - Sasuke vuole operarsi alla spina dorsale sperando di poter ritornare a camminare – mormorò, allungando la mano sinistra per prendere il caffè ancora fumante.
-Oh cazzo – sbottò l’Uzumaki, sconcertato – Ha subito un danno nervoso? –
L’Uchiha annuì, sentendo il primo sorso del liquido scuro risvegliargli le pupille gustative mentre scendeva giù in gola.
-È un intervento molto rischioso – aggiunse, sospirando.
Il padrone di casa prese posto accanto al fidanzato, osservando il fondo sporco del pezzo di ceramica.
-Quali sono le percentuali? – domandò, rendendosi   conto di come fosse improvvisamente cambiata l’atmosfera fra loro.
In condizioni normali sarebbero stati solo due innamorati che si godevano un po’ di tempo insieme sul divano. In quel momento, invece, erano due colleghi che discutevano sui pro e i contro di un operazione tutt’altro che facile.
-Sono di più le possibilità che esca dalla sala operatoria peggio di come è entrato – ammise il moro, bevendo l’ultimo goccio rimasto.
Nagato fissò i suoi occhi color lavanda in quelli dell’altro, capendo quanto dolore fosse nascosto da quello sguardo gelido. Gli prese la mano destra tra le proprie e la strinse delicatamente, sorridendo al pensiero che ormai il braccio di Itachi fosse guarito quasi del tutto. Quella magra consolazione, però, durò molto poco.
-Hai paura, non è vero? – gli chiese, intuendo quale fosse il suo stato d’animo.
Il moro fu rassicurato da quel contatto e, sentendosi al sicuro, appoggiò il capo sulla spalla dell’Uzumaki. Era bello sapere di potersi mostrare per quello che era, nel pieno della sua imperfezione e in tutta la fragilità.
-Tanta – confessò, avvilito – Potrebbe restare paralitico. Cosa farebbe Sasuke se perdesse anche l’uso delle mani e non potesse più suonare il piano? – sospirò, mentre la mano libera dell’altro andò ad accarezzargli i capelli – Oppure lui … -
-Oppure potrebbe morire – pensò ad alta voce l’Uzumaki, mordendosi la lingua subito dopo aver completato la frase – Scusa, non avrei dovuto dirlo. –
-Hai solo detto le cose come stanno – commentò l’Uchiha, continuando a bearsi del tocco di quelle dita sottili fra i suoi capelli scuri come l’ebano.
-Ma questo cosa c’entra con i tuoi genitori? – mormorò il rosso, non trovando una spiegazione al problema iniziale.
-Mio padre, invece di fermarlo, sta appoggiando Sas’ke in questa pazzia. –
-Tu non vuoi che si operi? –
-No – disse immediatamente, senza pensarci due volte – è orribile da parte mia, però non voglio che vada incontro ad un rischio così alto. –
-Non è orribile – lo corresse Nagato - è solo la prova di quanto tieni a lui. -
-Itachi, certe volte il tuo troppo amare ti copre gli occhi – pensò fra sé il padrone di casa, avventurandosi in una missione piuttosto complicata: non sarebbe stato facile farlo ragionare, ma sapeva anche di essere l’unico in grado di riuscirci.
-Ehi – lo chiamò dolcemente, prendendogli il viso fra le mani - conosci tuo fratello. Sai meglio di me che non è capace di accontentarsi; una vita a metà a lui non può bastare. –
-Perché no? Io ho fatto di tutto per fargliela piacere anche così – chiese il moro, sentendo gli occhi diventare umidi.
-E Sasuke questo lo sa bene - esordì, rassicurandolo -  E tu sai che non puoi impedirgli di cercare di cambiare le cose, in meglio o in peggio che sia – continuò, accarezzandogli la guancia fresca.
L’Uchiha sollevò lo sguardo, scoprendo di trovarsi a pochi centimetri dal volto del suo fidanzato. Gli venne spontaneo unire le loro labbra, anche se per pochi istanti. Le labbra di Nagato non l’avrebbero stancato mai, ma in quel momento era in preda ad una confusione che neanche quelle avrebbero potuto fermare.
-Non so che cosa fare, te lo giuro – ammise mentre una lacrima silenziosa gli solcò lo zigomo.
Il rosso gli regalò il migliore dei suoi sorrisi, sentendo un’improvvisa tenerezza pervaderlo. Non aveva mai visto il suo fidanzato in quello stato, così spaventato e abbandonato. Lo baciò di nuovo, stringendolo a sé, ricordandogli ciò che aveva dimenticato in preda alla preoccupazione.
- Fidati di Sasuke. -
 
***
                                                                                              
“Stasera da me non c’è nessuno, ceniamo insieme? :)”
Sasuke guardò lo schermo del cellulare cercando dentro di sé una forza che dubitava di avere. Forse avrebbe dovuto dire a Naruto che non poteva raggiungerlo, che non si sentiva bene o inventare qualche scusa. Però non voleva mentirgli per coprire la sua vigliaccheria né poteva sprecare una delle poche occasioni in cui potevano stare un po’ da soli, lontani da sguardi indiscreti.
-Come glielo dico? – si chiese, posando il telefono nella tasca dei jeans – Di certo farà di tutto per non farmi andare. –
-Problemi? – gli domandò Itachi, seduto al posto di guida, rompendo il silenzio che regnava in macchina.
C’era una strana atmosfera fra i due: il più piccolo, in particolare, dubitava che l’altro avesse accettato la sua decisione e adesso guardava a lui con la stessa incertezza con cui si guarda il cielo azzurro dopo una tempesta. Dopo essere uscito da casa infuriato come una iena, infatti,  suo fratello il moro era tornato due ore dopo decisamente più tranquillo e rilassato. Sospettava che ci fosse lo zampino del suo fidanzato dietro quel cambiamento, però non ne aveva la certezza.  
-Sai benissimo qual è il mio problema – mormorò in risposta, spostando lo sguardo fuori dal finestrino.
Il fratello maggiore parcheggiò accanto al marciapiede, di fronte casa Uzumaki, e rivolse un’occhiata eloquente al ragazzo. Era il momento di parlare senza giri di parole, doveva dire delle cose troppo importanti e non poteva permettere al suo orgoglio di interferire.
-Lui deve sapere cosa provo – pensò Itachi – Non posso lasciarlo andare senza lo sappia. -
- Io continuo a non condividere la tua scelta – esordì, rafforzando la presa sul volante –Però io ti starò accanto comunque – continuò, ricordando le parole di Nagato: quello era il suo fratellino, l’aveva visto crescere e affrontare una vita bastarda rialzandosi dopo ogni caduta, doveva avere fiducia in lui.
- Non importa cosa farai d’ora in avanti, io ti vorrò sempre bene – ammise a mezza voce, senza nemmeno rendersi conto di star sorridendo.
Sasuke lo guardò incredulo, stupito da quel comportamento. Sapeva che Itachi gli voleva bene e lo stesso valeva per lui, ma non gliel’aveva mai detto in modo così palese. Suo fratello era stato il suo primo amico, il sostituto di un padre spesso assente e aveva sempre cercato di proteggerlo da tutto e da tutti. Persino adesso che stava rischiando di perderlo aveva comunque deciso di restare al suo fianco.
“Io ti vorrò sempre bene”, quelle parole se le sarebbe ricordate anche se fossero passati mille anni. Era talmente sconvolto da non accorgersi di una lacrima silenziosa che era scesa dai suoi occhi, seguita da alcune altre mentre le braccia del più grande si stringevano attorno alle sue spalle. Rimasero zitti in quell’abbraccio per qualche secondo, anche se a loro parve un tempo infinito, ognuno intento ad ascoltare i propri incasinati sentimenti.
-Scommetto che per Naruto non sarà facile – commentò il moro, lasciandolo andare – Ma se non vuole che tu parta, è solo perché ti ama. –
Il ragazzo annuì in risposta, asciugandosi le guance. Prima di scendere dalla macchina, però, si ricordò di una cosa molto importante che doveva far sapere al suo fratellone:
-Ti voglio bene, Itachi. –
 
***
 
-Mi sei mancato – mormorò il biondo, sdraiato su di lui, posando il mento nell’incavo fra la spalla e il collo dell’Uchiha.
-Ci vediamo tutti i giorni a scuola – ribatté questi, portando una mano fra i suoi capelli spettinati, sentendoli morbidi sotto i polpastrelli.
-Però a scuola non possiamo scambiarci effusioni – piagnucolò l’Uzumaki, lasciando qualche lieve bacio sulla pelle candida del suo amante, scostando le lenzuola candide che gli coprivano la schiena.
-Pervertito – l’apostrofò scherzosamente l’altro.
-Neanche tu sei un angioletto sotto questo aspetto. –
Il ragazzo dagli occhi azzurri si sollevò sui gomiti per poterlo guardare dritto in volto, beandosi di quel viso spesso indifferente che a lui riservava i sorrisi migliori.
Era incredibile quanto Sasuke potesse essere segretamente espressivo; ogni volta che lo guardava scopriva qualche minimo dettaglio, che però gli permetteva di conoscere ciò che provava in realtà. C’era un intero mondo dietro a quei piccoli gesti, al modo in cui incurvava le labbra o a quello in cui sollevava le sopracciglia o aggrottava la fronte, ma quasi nessuno se ne accorgeva.
-Io ti sono mancato almeno un po’? – gli chiese Naruto, iniziando ad accarezzargli una guancia.
-Sì – ammise il ragazzo, portando le mani sulle sue spalle per tirarlo a sé.
Ripresero a baciarsi, mai sazi delle labbra dell’altro, e Sasuke non si stupì di non essere riuscito a dirgli dell’intervento. Quando erano insieme era tutto sereno, non importava quanto fosse stata problematica la giornata, ogni cosa tornava al suo posto appena le loro mani si sfioravano. Come poteva interrompe quel momento magico iniziando a parlare di come sarebbe potuto morire sotto i ferri? Non voleva dirglielo, ma questo pensiero gli impediva di godersi appieno quelle carezze che lingua di Naruto stava gentilmente regalando alla sua. Una volta sciolto quell’intricato abbraccio fra le loro labbra, il moro si protese nuovamente verso di lui ma il biondo era già sceso a stuzzicargli il collo, baciandolo e mordendolo, per continuare il suo tragitto sul petto liscio delicato. Un’infinita serie di sensazioni scosse i nervi dell’altro, per il quale queste attenzioni erano ancora nuove e travolgenti. Fu proprio in quel momento, in cui già iniziava a pregustare il piacere che presto sarebbe arrivato, che la sua coscienza si fece sentire con la forza di un tuono.
-E pensare che questa potrebbe essere una delle ultime volte che facciamo l’amore. –
Quella considerazione gli fece gelare il sangue nelle vene, immobilizzando per un secondo. Non riuscì a trattenere un sospiro rassegnato, scuotendo il capo cercando di cacciare quel pensiero il più lontano possibile.
-Sas’ke, va tutto bene? – domandò l’Uzumaki, preoccupato.
-Sì, è tutto okay, sta tranquillo – ripose subito il moro, ma la sua inquietudine non sfuggì allo sguardo celeste che lo fissava apprensivo.
-Non ti va di farlo? – ipotizzò il biondo, rialzandosi fino al suo viso.
-Certo che voglio farlo, che domanda idiota – commentò Sasuke.
-Allora cosa c’è che non va? –
-Sono riuscito a rovinare tutto e non gli ho nemmeno detto nulla, sono davvero un coglione – s’insultò l’Uchiha, cercando un modo per nascondere il suo turbamento a quegli occhi che non si staccavano dai suoi.
Era inutile fingere con lui, lo sapeva bene; Naruto aveva imparato a leggere le sue reazioni e non avrebbe potuto fare nulla per convincerlo del contrario. Sentì il cuore iniziare a battere più forte, schiacciato dalla consapevolezza di essere spacciato; che doveva fare? L’Uzumaki avrebbe scatenato l’Inferno appena gli avrebbe detto che aveva intenzioni di operarsi e non era pronto ad affrontare un altro rifiuto e un altro litigio, non con lui. Che confusione tremenda che aveva in testa, che caos di emozioni e pareri contrastanti che si affollavano e si mischiavano senza farlo ragionare. Si morse le labbra e chiuse gli occhi per un istante, fermando quel traffico di sentimenti; era il momento di dimostrare quanto fosse profonda la sua decisione.
-Forse se gli spiego come stanno le cose capirà – pensò, sollevando le palpebre, sentendo le parole di Itachi rimbombargli nella mente – Naruto mi ama. -
-Naru, devo dirti una cosa che probabilmente non ti piacerà – esordì, vedendo crescere la preoccupazione sul volto dell’altro.
-Che succede? – chiese immediatamente.
-Dopo gli esami partirò; starò via circa una settimana … -
-E qual è il problema? – domandò schietto, aggrottando le sopracciglia chiare.
-Ecco … starò via perché … - raccolse tutta la determinazione che aveva in corpo, credendo per un attimo che non sarebbe bastata.
-Invece basterà – si convinse, mordendosi il labbro inferiore – Lui capirà come mi sento.-
-Ho deciso di farmi operare al midollo spinale – continuò, deciso– è l’unica possibilità che ho di poter tornare a camminare. –
-Wow … - mormorò sorpreso l’altro– Ma è fantastico Sasu, potrai davvero camminare di nuovo? –domandò entusiasta, interdetto dall’espressione seria dell’Uchiha – Perché quella faccia scura? È una cosa bellissima. –
-Perché è un intervento delicato e … - si fermò un istante, in preda ai sensi di colpa per aver rovinato la sua felicità – c’è un alto rischio che io possa morire in sala operatoria. –
Il biondo si pietrificò, sentendo quelle parole rimbombare nella sua testa. Sasuke si preoccupò di quell’apparente paralisi; poi, proprio come Itachi, esplose tutto in un colpo.
-CHE COSA?! – sbottò, incredulo.
-Quando si toccano i nervi ci sono molti problemi, però sono sicuro che andrà tutto bene – cercò di rassicurarlo, con scarsi risultati.
-Come fai ad esserne sicuro? – lo fermò l’Uzumaki - È una cosa troppo pericolosa! –
-Lo sapevo – sospirò fra sé il moro, portandosi una mano fra i lunghi capelli – È come con mio fratello. -
-Ascoltami, Naru, è l’unico modo che ho per camminare di nuovo – esordì, tentando di farlo ragionare – In tutta onestà, non ho intenzione di restare sulla sedia a rotelle per tutta la vita. –
- Potresti morire! -
-Potrei morire anche domani, investito da un camion o sbattendo la testa da qualche parte – ribatté il moro.
-Ma … perché devi andare incontro a tutti questi problemi? Sarai sulla sedia a rotelle, però questo non ti impedisce di vivere una vita felice. O almeno, io farei di tutto per renderti felice – spiegò Naruto, cercando di fargli cambiare idea.
Il solo pensiero di perderlo lo paralizzava, lasciando una strana sensazione di freddo sulla pelle e di vuoto dentro il cuore. Aveva imparato a riconoscere il dolore celato dietro quelle iridi nere, scoprendo che lui e quel pianista silenzioso erano molto più vicini di quanto si sarebbe mai immaginato. Si erano innamorati senza neanche rendersene conto, aveva visto quanto fosse bello quel volto pallido illuminato da un sorriso sincero e si erano regalati emozioni e piacere senza alcuna vergogna. Non poteva credere che tutto sarebbe potuto finire così presto; come avrebbe fatto senza di lui?
-Ehi, Naru, non piangere – mormorò l’Uchiha, fermando col pollice una lacrima che bagnava la guancia del ragazzo sopra di lui.
-No … Sasu … non farlo – rispose scuotendo il capo - A me non interessa se sei sulla sedia a rotelle, io ti amo così come sei, non m’importa se-
-Lo devo fare – lo fermò Sasuke, accarezzandogli il volto.
-Perché devi? – sbottò Naruto, non capendo la necessità dell’altro.
-Perché anche se con te sono felice, io proprio non ce la faccio a restare sulla carrozzina. Tu sei la cosa migliore della mia vita e non rischierei di perderti se non fosse per qualcosa di importante. –
-Evidentemente non sono così importante da farti cambiare idea … – mormorò il biondo, cercando di sollevarsi per alzarsi dal letto.
 Voleva rivestirsi e andarsene in un’altra stanza, restando solo per un po’. Il moro diceva di amarlo, però il loro amore non era abbastanza per convincerlo a restare al suo fianco. Era davvero forte come credeva il legame che li univa?
-Sul serio non lo capisci?! – ribatté l’altro, bloccandolo per il polso– Tu sei così importante da farmi rischiare! – rispose, fissandolo dritto negli occhi - Se  non ci fossi stato tu non mi sarebbe importato di vivere una vita di merda come un menomato, restando bloccato sulla sedia a rotelle per il resto dei miei giorni. Però adesso no. Adesso è tutto diverso, ora so quanto c’è di bello ad aspettarmi lì fuori e voglio godermelo appieno. Naruto – lo chiamò, tirandolo a sé – voglio vivere insieme a te, e voglio stare in piedi al tuo fianco. –
-Sas’ke … -
-Shhh – lo zittì il moro, posandogli un dito sulle labbra socchiuse, sollevandosi per raggiungere il suo viso – Facciamo l’amore un’altra volta – gli sussurrò all’orecchio, prima di baciargli il collo.
  
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