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Autore: Sofia s writing    20/12/2014    0 recensioni
Una via di mezzo tra azione e thriller.
Una grande tragedia ha unito più che mai Suzanne e James.
Un'avvenimento che sembrava quasi insignificante ha cambiato per sempre le loro vite e non li lascerà mai tornare alla normalità.
Genere: Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Nota dell'autore:
Una storia che può risultare molto violenta agli occhi dei lettori facilmente impressionabili, prometto di avvisarvi di contenuti forti, (se ci saranno), a inizio capitolo.
Particolarità del capitolo: le frasi tra virgolette e scritte in corsivo sono dei pensieri. (
es. ''perchè...'')
Un grande abbraccio e grazie per aver letto.

Capitolo 1.
''Cambiare è naturale''  Questa frase continuava a rigirarsi tra i pensieri di Suzanne. ''Semplice, è semplice.'' un'altra pausa. ''Se non si cambia, non si sopravvive.''. La ragazza si sedette sul letto. Continuava a ripensare alle ultime parole di Mary. ''Naturale, è naturale.''. Buttò il suo corpo all'indietro. I tanti cuscini sparsi vicino al bordo di legno la salvarono da un grave trauma cranico. Si rigirò sulla pancia e soffocò un grido nella coperta. Stringeva forte nei pugni due lati del piumone e le dita erano ormai bianche sulle nocche. ''Naturale. Naturale!'' Riuscì a calmarsi e a ricominciare a respirare normalmente solo dopo qualche minuto. Si rigirò di nuovo e ricominciò a fissare il soffitto.
- James! - Questa volta l'urlo le uscì dalla gola perfetto, unico nel suo genere, veloce e acuto. La sua voce continuò a disperdersi tra le pareti del lungo corridoio per qualche secondo. Poi la porta si spalancò ferocemente e un giovane ragazzo fece la sua entrata nella stanza. - James.- ripete la ragazza squadrando l'amico pur continuando a rimanere sdraiata. James si avvicinò mentre quella si alzava. - Credevo volevi stare sola. - la voce del ragazzo risuonò dolce e tenera. Suzanne non esitò ad abbracciarlo - é naturale. Perchè è così naturale? - riuscì a pronunciare prima di scoppiare in singhiozzi. Sentiva il leggero ma deciso tocco di James sostenerla per la vita ad accarezzarle con cautela le scapole. Il ragazzo rimaneva in silenzio. Rimasero così, ad abbracciarsi immobili, finchè la ragazza non lasciò per prima cadere le braccia. James abbassò gli occhi su di lei. - Sfogati. Ti farà solo bene. - riuscì a pronunciare prima che Suzanne riprendesse a chiudersi nel suo mondo, lasciando tutto il resto fuori. La ragazza tornò a sdraiarsi sul letto a viso in giù. Pronunciò qualche parola attraverso il tessuto del cuscino color lavanda e anche se James non comprese tutto, sapeva bene che cosa voleva Suzanne. Si alzò, lasciando la porta dietro di lui aperta, sapendo che a breve, quando l'amica si sarebbe ripresa, sarebbe scesa giù in salotto. E non si sbagliava. James passò una ventina di minuti a leggere seduto sulla poltrona verde vicino al camino. Poi il leggero suono di passi riempì il silenzio. Il ragazzo non si volse subito verso le scale. Decise di aspettare finchè non avrebbe ritrovato la figura della ragazza seduta esitante davanti a lui ma questo non accadde. Suzanne entrò in cucina e guardò rapidamente l'orologio. Tornò da James in salotto con il viso rigato da lacrime cristalline che continuavano a scenderle lungo le guance. Non muoveva nessun muscolo del viso ma continuava lo stesso a piangere. In modo silenzioso, impercettibile, se non alla vista. 
- Prendi le chiavi della macchina. - disse con appena un filo di voce. Come quando si sussurra un segreto a qualcuno. Suzanne non lasciò a James il tempo di reagire alle sue parole. Cominciava già a risalire le scale quando si volto e pronunciò un'ultima frase: - Tra venti minuti. In garage. - e quando una come Suzanne, in piena crisi isterica, ti dice cosa fare, tu non esiti. Semplicemente lo fai. 
Appena entrata in camera sua cominciò a buttare all'aria tutto ciò che le capitava sotto mano. Continuava a guardare ovunque con un solo scopo.  Stava cercando un vecchio blocco degli appunti. D'un tratto lo vide sul comodino, vicino al letto. Si precipitò in quella direzione afferrandolo velocemente. Non ebbe bisogno nemmeno di leggere una parola da esso per rendersi conto che un giorno per il viaggio che voleva intraprendere non sarebbe bastato. Irruppe nella camera di James senza bussare mentre lui si stava mettendo una maglietta verde scuro. - Prepara la borsa. Ci vorranno forse 16, 18 giorni... prendi un po' di roba. - e detto questo, tornò di nuovo in camera sua. James si rassegnò all'idea che Suzanne stesse semplicemente avendo un attacco isterico  e preparò la borsa. 
Scendendo dopo poco in garage trovò l'amica in piedi davanti all'auto, i capelli neri raccolti in qualcosa di simile ad una coda di cavallo e gli occhi azzurri intenti ad osservarlo. Aveva in mano una cartina geografica degli Stati Uniti ripiegata più volte e ai piedi una grande borsa che di solito si usa per andare in palestra. La ragazza aspettava esigente mentre lui apriva il bagagliaio e metteva dentro prima la sua borsa, e poi quella dell'amica. Suzanne aspettò vicino a lui finche chiudesse il bagagliaio e poi si voltò di scatto. - Le chiavi. - disse mostrando la mano dal palmo aperto che aspettava di ricevere il controllo sulle loro vite. James soffocò un mezzo sorriso. - Vuoi scherzare spero. Non sei in grado di metterti alla guida. Io voglio ancora vivere. Ho un futuro davanti. Non te lo lascerò frantumare in un incidente. Guido io. - il suo tono andava via via abbassandosi. - Tanto non sai dove dobbiamo andare. - fù la risposta di Suzanne, probabilmente l'aveva preparata prima. - Già... forse è ora che me lo dici, così posso smetterla di preoccuparmi e possiamo partire. - La ragazza fece cenno di no con la testa. - Allora posso restare qui. - Continuò il ragazzo.
- Mi servi. Che ti piaccia o no, tu vieni con me. - l'amica si zitti. 
- Non sei in grado di metterti alla guida.- ripetè James esausto dalla discussione. 
Con un movimento agile della mano Suzanne s'impadronì delle chiavi. Si voltò un'ultima volta verso James, prima di salire in macchina. - Guardami. 
Probabilmente se non fossero saliti in macchina quel giorno, adesso non sarebbero come sono e le loro vite avrebbero preso strade diverse. Forse dopo la fine del college non si sarebbero più rivisti. Forse James avrebbe fatto l'avvocato e Suzanne sarebbe diventata giornalista. Ma ci salirono. E la misero in moto. E partirono. Loro cambiarono il loro destino, senza rendersene conto.
Decisero di cadere, dove potevano tranquillamente volare.
   
 
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