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Autore: Ino chan    20/12/2014    3 recensioni
-Non hai nemmeno un desiderio?-
John sorride -Ne avevo uno, ma non si è avverato. - si chiude nelle spalle, sorridendo di sé stesso e del suo infantilismo - Forse perché l’ho detto ad alta voce o forse perché non era proprio un desiderio…-
[3x01] [Alternativo] [John/Sherlock pre-slash]
Genere: Angst, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Non c’è nulla di male nell’essere tristi.
Nonostante la stizza che gli ha fatto rompere con i denti il nastro argentato che avvolgeva il  pacchetto, John Watson non riesce a trattenere un sorriso. I titoli dei manuali di aiuto-aiuto sono pessimi. Negli ultimi tre anni Molly glie ne ha fatti trovare un infinità nella cassetta delle lettere e ognuno di essi era un trionfo del banale, una serenata ai luoghi comuni.

Sono passati tre anni dalla morte di Sherlock e la cura a base di Alprazolam e Stilnox(*) è servita solo a fargli prendere otto chilogrammi. Gli incubi sono ancora lì, dietro le palpebre, in attesa di uscire fuori e ricordargli cosa ha fatto.
Ha lasciato che Sherlock si uccidesse. Non l’ha salvato. Proprio come  non ha salvato quella donna. 
Donna, Dio che parola grossa. Glie l’hanno presentata come tale, quando nel suo letto di ospedale cercava di venire a patti con la vita e con il mondo aldilà dei suoi cari libri, ma aveva solo diciotto anni e un viso ancora tondo e infantile. Se chiude gli occhi John può ancora vederla mentre gli punta contro quel fucile più grande di lei  e cerca di farsi forza e sparare mordendosi le labbra.
Voglio aiutarti, voglio solo aiutarti. Metti giù il fucile tesoro, sono un dottore. Sono state le ultime parole di John a quella bambina nata in un modo all’incontrario, prima che il sangue diventasse tutto e la sua vita mutasse in una lunga sequenza di tic più o meno nascosti.

 

Londra a Natale sembra una puttana pronta per una notte di lavoro.
Troppe luci, troppi sorrisi, troppo trucco a coprire le ferite e gli sguardi stanchi.  Fra i pacchetti e  le coccarde,  John scorge il marcio che c’è sotto. Un marcio ignorato, volutamente o chissà, per quasi quarant’anni. Che gli fa male, che gli rivolta lo stomaco e gli fa sentire il sapore della bile in bocca.
Vede anche se non vorrebbe quell’uomo onesto e per bene, quello che tutte vorrebbero come marito, che si fa incartare due capi identici di lingerie e poi, come se niente fosse,  lascia cadere l’occhio nella scollatura della commessa che ha l’età per essere sua figlia. Vede l’espressione spenta di quella donna che risale la via carica di buste della spesa, il suo stringere i denti per non crollare, completamente dimentica di quando, un tempo, amava cucinare per la famiglia e sentirsi importante e al centro dell’attenzione per il bel lavoro fatto.

John sa che Mary vorrebbe qualcosa di più da lui, che non le  basta più passare qualche notte assieme e quei baci rubati a lavoro.  Più di una volta, durante le pause fra un turno e l’altro, l’ha sorpresa a sbirciare con sguardo sognante abiti da sposa su internet e ogni volta che passano di fronte ad una gioielleria, sono gli anelli di fidanzamento gli unici gioielli che ammira.
John vorrebbe accontentala, chiudere l’affare per così dire e darsi una vita tranquilla e lontana dalle ombre, ma non riesce a chiudere completamente con quel passato che ogni notte torna a salutarlo.
Non riesce a chiudere con quella razza con gli occhi spalancati sul niente e con la sagoma lontana di Sherlock contro quel cielo assurdamente azzurro.
Sarebbe come metterci una pietra sopra e su entrambi, ha già messo un pugno della terra e un mazzo di fiori.

 

-Cosa vorresti per Natale?-
John è infastidito. Distoglie dopo diversi secondi lo sguardo dal televisore infondo al pub e quasi nascosto dagli altri clienti, per lanciare un occhiata a Greg Lestrade seduto accanto a lui al bancone. Greg dovrebbe sapere ormai che il Natale non fa più per lui. Dovrebbe averlo accettato e invece, come Molly, continua ad insistere.
-Nulla, grazie.-
La mano di John si chiude a scatto accanto al boccale di birra e Lastrade la osserva per alcuni secondi. Il movimento si ripete, ancora, nonostante John sia tornato a guardare la partita e sembri tornato tranquillo.
-Non hai nemmeno un desiderio?-
John sorride -Ne avevo uno, ma non si è avverato. - si chiude nelle spalle, sorridendo di sé stesso e del suo infantilismo - Forse perché l’ho detto ad alta voce o forse perché non era proprio un desiderio…-

" Per favore, c'è un ultima cosa. Un ultimo miracolo Sherlock, per me. Non essere morto. Puoi farlo? Solo per me." (**)

 

 

La vigilia di Natale John la passa da solo. Mary ha provato a convincerlo in tutti i modi che i suoi amici sono persone socievoli e che sarebbero state felicissime di conoscerlo finalmente, ma non ha voluto sentire ragioni. Il Natale lo odia, ma pensa ancora che sia ancora un momento da passare con chi si ama, e non con un tappabuchi e con una manica di sconosciuti.
Si reca quindi al cimitero e come negli ultimi tre anni, posa un pacchetto sulla lapide di Sherlock. Non ha idea di che fine abbiano fatto gli altri due regali che gli ha fatto, probabilmente qualcuno li ha visti passando e se li è presi, o qualche giornalista si è fatto quattro risate alle sue spalle.
-Buon Natale, Sherlock.-

John è a metà strada fra il vialetto che conduce all’uscita e la tomba di pietra nera alle sue spalle che  un rumore di carta che viene strappata lo sorprende e lo fa trasalire. John si volta di scatto, è buio e qualche fiocco di neve scende su di lui, bagnandogli il naso e gli zigomi.
Sherlock è accanto alla sua lapide e sta scartando a testa bassa il pacchetto che ha lasciato per lui - Lo Hobbit.- esclama -Nonostante io sia inglese non l’ho mai letto.-

John si sente come Ebenezer Scrooge di fronte al fantasma del Natale Passato, ma Sherlock non è un fantasma. E’  fottutamente vero .  E’ fiato condensato quella nuvoletta bianca che sfugge dalle sue labbra ad ogni respiro e le sue mani tremano leggermente per il freddo mentre appallottola la carta da regalo e se la infila in tasca.

-Questo perché non sei mai stato una persona normale, nemmeno da piccolo.-
-La normalità è noiosa.-
- Lo Hobbit fa parte della cultura nazionale. Tutti lo hanno letto almeno una volta.-
-Da piccolo avevo di meglio da fare che leggere di ometti paffutelli con i piedi pelosi.-
John sa benissimo che non è per un libro che sente la rabbia montare, però non riesce a trattenersi e ad indirizzarla verso il giusto binario -Sei mai stato un bambino vero o ti hanno creato da un pezzo di legno?-
-Ho sempre pensato che sia assurdo raccontare  favole ai bambini. Sono solo contenitori per metafore sessuali. Dovresti proprio leggerlo quel saggio sui fratelli Grimm  che ti ho regalato per il compleanno.-

John lo carica a testa bassa e Sherlock non fa nulla per difendersi. Piombano assieme  sull’erba rinsecchita e prima di poter collegare braccio e cervello, John ha già piantato un pugno sulla mascella di Sherlock.
Il dolore alla mano è forte, ma John è quasi folle per la rabbia che sente pulsare nella testa come un tamburo da guerra, da percepirlo solo come un lontano fastidio.  Tira di nuovo indietro il braccio e Sherlock sputa un grumo di sangue sul suo giaccone bianco.
John segue quel rivolo rosso  sulla tela cerata e come per magia si calma. Allenta la stretta del pugno, lascia cadere il braccio. Si sgonfia come un palloncino sotto lo sguardo di Sherlock che si pulisce la bocca sporca di sangue con il dorso di una mano.

-Buon Natale a te, John.-
John si arriccia sul petto del consulente investigativo che gli accarezza delicatamente i capelli con le dita gelate, la fronte contro la sua spalla e inspira ed espira profondamente il suo odore.
Natale, la festa del consumismo.
Natale, la festa dove tutti sono più buoni.
Natale, la festa in cui si festeggia una nascita.

John alza la testa osservando Sherlock sdraiato sotto di lui. Questa notte per lui non rinasce come una benedizione il Santo Bambino , ma la vita che aveva lasciato in stand-bay nell’appartamento deserto del 221b di Baker Street -Andiamo a casa Sherlock.-

 






 

Nella speranza che questa piccola one shot sia di vostro gradimento, vi faccio tantissimi auguri di Natale.
Ino chan.

 

(*)[Farmaci per la cura dell’insonnia cronica]
(**) [Citazione tratta dall’ultimo episodio della seconda stagione]

(***) Ci sono tantissime fan art che ritraggono incontri di John e Sherlock sulla tomba di quest’ultimo o di John che lascia regali sulla sua lapide. Non posso citarle tutte purtroppo.

   
 
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