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Autore: Vanexius    21/12/2014    1 recensioni
''Le sue mani erano macchiate di un indelebile rosso, macchiata per sempre dai suoi immensi peccati.''
Genere: Thriller, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altro personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte inglobava l'intera città di Kamakura, nella prefettura di Kanagawa. 
Il nero si mescolava con tutti i colori presenti, perfino con il bianco della pella di una bambina. Era inginocchiata, accanto a un freddo bidone della spazzatura. Aveva gli occhi chiusi e la fronte china sulle ginocchia appoggiate al petto. 
Pareva una semplice orfana, buttata là come se fosse anche lei un sacco della spazzatura. 
Ma lei era speciale. 
Lievemente della luce fioca usciva dalla finestra del piano davanti, illuminando il viso della giovane. Bianco come il latte, zigomi ben evidenti e solcatura nella parte delle guance. 
Lunghi capelli rosa e un cappello mal ridotto di lana viola che le copriva la parte superiore del cranio a proteggere il paio di corna. 
Esattamente, corna. Ella era una Diclonius. Non una di quelle che odiava profondamente tutti gli umani, come Lucy, ma lei aveva incominciato a nutrire sentimenti umani. Sentimenti umani che prima aveva cancellato. 
Aveva incontrato una ragazza umana di nome Rosey, capelli castani e grandi occhioni neri che ora stava dormendo accanto a lei.
Aveva ucciso i suoi genitori in un impeto di gelosia, senza ascoltare quello che stavano dicendo, li aveva squarciati velocemente. 
Le sue mani si tinsero di un indelebile rosso. 
L'impeto di gelosia nei confronti di una felice famiglia. 
Ma Akane, il nome della Diclonius, non aveva fatto i conti con una graziosa bambina. Ella la guardava con misericordia, allungando le sue piccoli mani contro la ragazza. Gli occhi erano lucidi, grandi e neri, come la notte che circondava quella tragedia. 
Qualunque cosa provasse a dire Akane, la ragazza rispondeva sempre: ''Onee-chan.'' 
Un senso di calore avvolse il suo cuore, che sembrava avesse smesso di battere per alcuni secondi. 
L'idea di avere come sorella una perfetta sconosciuta la turbava assai ma allo stesso tempo né era felice. Un sacco di emozioni si mescolarono nella sua animo fino a farla cadere calde lacrime dai quei suoi occhi impuri. Quella bambina, che non era nemmeno la metà della sua taglia, le aveva insegnato che le lacrime possono scorrere anche dagli occhi rossi.*
''Vattene via, marmocchia!''  urlò tra le lacrime ma la ragazza la guardava con uno sguardo dolce. 
''Mi hai salvato, come faccio ad andarmene via?'' rispose in tutta tranquillità la giovane. 
...Mi hai salvato... 
Che stava succedendo?
Si portò le mani sulla testa, bloccando quella stramaledetta voce ''del suo DNA'' (così la definiva).

               ''Uccidila, avanti, fallo.''  - ''Devi farlo, è la tua natura. Non puoi dire di ''no'' a questa forza.'' 

La guardò per un ultimo momento e corse via, maledicendo la ragazza, quella famiglia e il mondo intero. 
Sperava di non rivedere mai quei occhi neri che riuscirono a scavarla nell'animo. Davanti a lei la sua anima si metteva a nudo. Così diverse e uguali allo stesso tempo. 
Dei piccoli passi di scarpette rosse facevano passi delicati sul pavimento bagnato. 
''Onee-chan io ti capisco. Tu non ne hai colpa e-'' 
''Che vuoi?!'' 
''Voglio soltanto che mi porti con te!'' Corse ad abbracciarla. Fu così rapido il movimento che non riuscì a schivarla, tanto meno ucciderla, e si ritrovò abbracciata a quella ragazza. 
''Mi vuoi spiegare il motivo?!?''  
''Loro facevano strani esperimenti su della bambine! Bambine dai capelli rosa e occhi dell'altrettanto colore. Io li odiavo. Perchè facevono del genere a delle innocenti bambine? Ogni volta che mi chiedevano se quelli erano i miei genitori, io dicevo di no. Non volevo dei mostri come genitori.''
Sgranò gli occhi. Si sentiva addosso i sensi di colpa nonostante tutto un senso di calore avvolse il suo cuore. Vendetta, urlò quella voce fastidiosa nella sua testa.
''Ma-'' fu interrotta dalla strinta maggiore della ragazza, si aggrappò a lei saldamente.
''Io posso comprendere... '' Disse la ragazza in lacrime. Perchè stava piangendo? Perchè stava piangendo dopo quell'affermazione?
La Diclonius non disse nulla, soffocando nel suo stesso silenzio. 
Non voleva chiederle nient'altro o si sarebbe davvero pentita di tutto quello, trascinandosi per sempre nei sensi di colpa. 
Non voleva andare avanti anche perchè capì che quella ragazza non sarebbe riuscita a sostenere tanto shock. 
Si era macchiata l'anima, segnata a vita.
La storia di un demone che imparò ad amare e di una bambina che imparò a capire.
Ora quelle due ragazze divennero ''sorelle'', attraverso un patto che resterà vivo per anni, anche dopo la morte. 
Ora avrebbero potuto andare avanti insieme, perchè si sarebbero aggrappate le une alle altre. Avrebbero unito la loro forza per vincere.  
Aveva capito che non tutti erano malvagi e quella creatura pura ne era la prova vivente. Davvero sono le Diclonius quelle pericolose?
In effetti nemmeno loro alla colpa. Tutto girava sulla stupidità umana. Per via del loro egocentrismo.

''Rosey, tu, oltre a ''loro'', avevi una famiglia?''
''No...'' scosse la testa. ''Perchè?''
''Perchè volevo sapere com'è avere una famiglia... ''



------- Note:
* E' una citazione di Teresa del Sorriso dall'anime di Claymore. Ovviamente modificato per l'occorrenza. 
   
 
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