Anime & Manga > Inuyasha
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Autore: Arukochan    02/02/2005    8 recensioni
Konichi-wa a tutti!!! io sono Aruko, ma potete benissimo chiamarmi Aru-can o Acchan ( che adoro !OP) cmq cercate di non essere troppo cattivi, è la mia prima fic perciò cercate di essere comprensivi! questo è tutto, buona lettura Acchan "Non amerò mai nessuno nella mia vita... l'amore è una cosa così stupida, sol o i debli provando un sentimento capace di rintontirti così... poi una stolta nigen, non se ne parla nemmeno... però i suoi occhi... i suoi occhi sono così belli... così fragili..."
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Cap. 1 Solo un sogno…











Kagome camminava lentamente sull’erba umida di pioggia dopo il temporale che si era appena concluso, canticchiando fra sé e sé.
I suoi passi si trascinavano lentamente sul prato bagnato emettendo deboli rumori, mentre le sue braccia erano incrociate dietro la schiena.
Le iridi color ametista fissarono lo sguardo sul cielo ora terso e limpido oltre la cima degli alberi e i suoi pensieri volarono lontano assieme alle nuvole che il vento rapidamente stava portando via, diretti tutti verso la medesima immagine.
Improvvisamente un’ombra a lei familiare sbucò dal bosco raggiungendola velocemente.
-Inuyasha…
Mormorò sforzando un dolce sorriso.
-Come mai sei qui da sola?
-Niente in particolare… volevo solo starmene un po’ per conto mio…
Liquidando l’ hanyou con quelle parole prive di emozioni, la ragazza continuò a camminare assente lungo il perimetro della piccola radura.
Il mezzo spettro, non credendo ad una sola sillaba di ciò che gli aveva detto, le si avvicinò e cominciò a passeggiarle accanto.
Il cuore di Kagome cominciò a battere più forte: la sola presenza di Inuyasha bastava per mandarle in tilt il cervello e tutto il resto.
Sentiva brividi caldi lungo tutto il corpo ed il respiro diventava improvvisamente irregolare.
Cercò di isolare la sua mente da tutto ciò che le stava attorno, hanyou compreso, tentando di concentrare i suoi pensieri sulle parole della canzone.
Ma, nonostante tutti i suoi sforzi, non riusciva ad ignorare la sua presenza e, anche se aveva portato i suoi pensieri lontano da quel luogo, il mezzo demone era sempre lì accanto a lei, in qualunque posto si trovasse.
La sua voce continuava a cantare, seguendo le note della musica che le risuonavano in testa, mentre gli occhi erano fissi al suolo, quasi temendo un’incontro con quelli meravigliosi di lui.
Inuyasha non parlava, limitandosi ad ascoltarla.
La voce soave di Kagome gli risuonavano dolcemente nelle sensibili orecchie ma, anche se non comprendeva il significato di quelle parole quanto erano in una lingua a lui sconosciuta, gli sembrava che avessero un qualcosa di triste.
Difatti l’espressione di lei era tutt’altro che allegra e Kagome non riusciva a capire con quale forza riuscisse ancora a trattenere le lacrime.
-But you’ll never love me me…I know…
La sua voce si spense e la ragazza chinò il capo.
L’ hanyou si fermò e le andò vicino.
-Che cosa c’è? Stai male?
A quell’ipotesi il cuore del mezzo demone mancò un battito: la sola idea che Kagome, la SUA Kagome potesse stare male lo mandava in paranoia, quasi fino a farlo impazzire.
Lei si limitò a scuotere lievemente il capo.
-Sai Inuyasha…
Cominciò con un fil di voce.
-Questa canzone mi fa pensare a noi tutte le volte che la sento o la canto…
Lentamente alzò il viso, rivelando i grossi lucciconi che le avevano ormai invaso gli occhi.
Il mezzo demone si sentì morire: odiava vederla piangere!
Per lui era come se la sua anima andasse in mille frantumi, che si dissolvevano uno ad uno ad ogni lacrima della ragazza.
-Kagome io…
Lei gli posò l’indice sulle labbra, che risultarono al suo tocco calde e morbide; quanto avrebbe voluto poterle baciare almeno una volta!
Scacciò in fretta quel pensiero dalla mente: Tanto tu non potrai mai baciarlo… lo sai…
-Le parole di questa canzone significano: Ma tu non mi amerai mai… lo so… ed è proprio come noi due…
L’ultima sillaba morì in un sofferto singhiozzo mentre Kagome si accasciava sull’erba nascondendo il volto fra le mani.
Inuyasha le si sedette accanto, rimanendo in silenzio.
Cosa mai avrebbe potuto dire?!? Lui non faceva altro che tentennare fra lei e Kikyo, era normale che si sentisse triste.
Però il pensiero di essere proprio lui la causa della sua tristezza lo faceva talmente arrabbiare che avrebbe volentieri preso a testate un grosso masso!!!
-I… know…
-BASTA!!!
Le afferrò le mani e le strinse fra le sue.
-Smettila di farti del male!
Kagome lo guardò con occhi sbalorditi; il mezzo demone si addolcì ed avvicinò il proprio viso a quello della ragazza.
-Ti prego… se ti fai del male ne fai anche a me…
Lei lo fissò incredula: nemmeno nei suoi sogni aveva sentito Inuyasha dire certe cose… e, soprattutto, dirle rivolte a lei!
I grandi occhi d’ambra del ragazzo le osservarono teneramente il viso, per poi soffermarsi su quelli viola di lei, riflettendosi al loro interno.
-Kagome…
Le sussurrò all’orecchio.
Che bel suono che aveva il suo nome proferito dalla voce di Inuyasha… quanto avrebbe voluto che quella voce che avesse pronunciato il suo nome nei sogni al posto di quello di Kikyo …quanto avrebbe voluto che fosse solo per lei … quanto avrebbe voluto che il suo cuore fosse solo per lei…
A risvegliarla da quegli amari pensieri fu il loro stesso soggetto: difatti l’ hanyou aveva annullato la breve distanza che si trovava fra i loro visi e ora le loro bocche erano una sopra l’altra, unite in un dolcissimo bacio……………

………………Improvvisamente Kagome aprì gli occhi.
Era nella sua stanza ed era ancora giorno: aveva sognato tutto!!!
Un’enorme malinconia le invase il cuore e lacrime copiose cominciarono a scenderle lungo le guance.
-Un sogno…tutto un sogno…
Gemette contraendo le labbra in una smorfia di dolore.
-È STATO TUTTO SOLO UN DANNATISSIMO SOGNO!!!!
Queste ultime parole le aveva urlate.
Perché doveva essersi innamorata di lui?! Perché non di Kouga o di Hojo, che erano da sempre interessati a lei?!
Affondò la testa nel cuscino e pianse a lungo, macchiando il tessuto rosa pastello di lacrime.
Lacrime che si sovrapposero ad altre che ormai avevano formato una grande chiazza più scura sulla stoffa…
…altre lacrime che aveva pianto prima di quel momento… altre lacrime che aveva pianto a causa sua… a causa di Inuyasha…

Sango e Miroku erano seduti all’interno della capanna della vecchia Kaede assieme al piccolo Shippo, che giocava con Kirara.
La ragazza si lasciò sfuggire un tenero sorriso in direzione del piccolo: chissà se quando avrebbe avuto dei bambini sarebbero stati così adorabili.
Quasi a leggerle nel pensiero, il monaco disse:
-Sono sicuro che sarai un ottima madre.
Lei arrossì leggermente.
-Come fai a dirlo?
Rispose in tono quasi ironico.
-Diciamo che è un mio presentimento.
La guardò intensamente negli occhi e le sorrise.
Sango sentì le guance prenderle fuoco: adorava quel sorriso, anzi, a dirla tutta, adorava ogni cosa di quel ragazzo.
Persino il suo vizio di allungare le mani nei momenti meno opportuni passava in secondo piano quando Miroku sorrideva in quel modo.
-Hai caldo?
La ragazza cadde dalle nuvole e si guardò attorno un po’ spaesata suscitando le risate di lui.
-Perché dovrei averne?
-Hai il viso tutto rosso…
Nel sentire la voce del monaco, il demone volpe si voltò verso di lei e le squadrò attentamente il volto, dopodiché ridacchiò divertito posando lo sguardo prima sulla ragazza e poi su Miroku.
-Ha ragione!!! Hai lo stesso colore della brodaglia che prepara la vecchia Kaede quando deve curare le ferite di Inuyasha!!!
A quel paragone, la tajiya assunse un colorito simile a quello dell’haori del mezzo demone.
Il piccolo youkai volpe cominciò a ridere.
-Sei proprio buffa!!!
Esclamò prendendo in braccio Kirara.
-I…io esco…
Così dicendo oltrepassò la tendina che fungeva da porta e si allontanò di qualche passo dalla capanna.
“Oddio… che figure…” Pensò ancora rossa in viso.
“Certo che Shippo poteva anche evitare… però com’è bello Miroku quando sorride…”
Abbassò leggermente il viso e un dolce sorriso le comparve sulle labbra.
“Soprattutto quando quel sorriso è per me…”
Cominciò a camminare verso il bosco, pensando se esistesse una felicità più grande di quella che provava in quel momento.

 

  
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