Crossover
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Autore: Bookmaker    21/12/2014    3 recensioni
– Lo so, – disse improvvisamente, anticipando una notizia che sapeva gli sarebbe stata riferita di lì a breve. – Il ragazzo laggiù si è svegliato, ed è appena entrato nella fase di sintesi, giusto?
– Il ragazzo? Di che cosa stai parlando?
Si girò con una certa sorpresa scoprendo di non essere solo, nel mare lunare macchiato di un sangue troppo antico per essere ricordato: un altro essere lo stava fissando.
Non era certamente umano: sembrava un gatto col pelo bianchissimo, con grandi ciuffi che sbucavano dalle orecchie e un anello sospeso attorno ad ognuno di essi.
Genere: Drammatico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shoujo-ai
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Improvviso #1: New lethal disease
 
– Sayaka?
La voce di Madoka prese Sayaka alla sprovvista, facendola sobbalzare. La ragazza si voltò, continuando a tenersi alla ringhiera del balcone dell’appartamento di Misato. – Cosa c’è, Madoka? Qualche problema?
La ragazza con i capelli rosa fissò con preoccupazione la buia notte priva di stelle che si estendeva dietro l’amica, senza muoversi dalla piccola stanza antistante al balcone. – Rientra, ti prego! Potrebbe essere pericoloso!
Sayaka tornò a guardare verso il cielo notturno, cercando di distinguere qualcosa. Le luci dei grattacieli erano a malapena sufficienti per farle discernere i contorni dei palazzi più lontani, ma si udivano degli strani rumori meccanici provenienti da qualche chilometro di distanza.
– Non preoccuparti, Madoka, – disse, sporgendosi un po’ per provare a vedere meglio. – Non hanno ritirato gli edifici e non hanno nemmeno proclamato lo stato di allerta. Misato ci ha detto che erano questi i segnali di attacco imminente, no?
– Sayaka ha ragione, – intervenne Kyuubey. L’alieno era rimasto in disparte fino a quel momento, accoccolato in un angolo vicino al frigorifero con la coda a fargli da cuscino, e solo ora si era alzato sulle quattro zampe per raggiungere Madoka. – Non credo che ci siano pericoli immediati.
Madoka si portò una mano al volto, stringendo con l’altra l’orlo della corta gonna bianca. Sembrava molto preoccupata. – Lo so… ma ho una brutta sensazione. Non so spiegarvelo, so solo che non sono per niente tranquilla. Per favore, Sayaka, torna dentro.
– Okay, okay, – la rassicurò l’altra ritraendosi e facendo qualche passo all’indietro. – Dammi solo qualche altro minuto. Vorrei vedere gli Evangelion in azione, almeno una volta.
Una pioggia fitta e finissima cominciò a cadere sulla città di Neo-Tokyo 3, portando Sayaka ad alzare lo sguardo verso il cielo. La sensazione della pioggia sul suo volto era molto piacevole, specialmente per via del forte caldo che attanagliava la città nonostante l’ora tarda.
Un fulmine illuminò intensamente il cielo sopra l’edificio, mostrando uno spesso strato di nuvole nere. – Ma guarda… – mormorò Sayaka scostandosi un ciuffo di capelli dal volto, mentre un potente tuono faceva seguito al fulmine. – Si è rannuvolato tutto!
– Sayaka, rientra! – ripeté Madoka. La tensione nella sua voce era palpabile.
– Oh, Madoka, sei sempre la solita fifona! – esclamò la ragazza con una risata. Dopodiché la pioggia cessò, e lei sollevò entrambe le braccia per assicurarsi che nessuna goccia stesse più cadendo. – Ecco, lo vedi? Ha anche smesso di piovere.
Un nuovo fulmine rischiarò la notte, seguito da un tuono di poco più forte del precedente. Nel breve istante di luce, Sayaka riuscì a intravedere la grande sagoma di un Evangelion rosso muoversi lentamente fra i palazzi corazzati in lontananza. – È lo zero-due! – esclamò con un lieve salto. – Quella è Asuka! Oh, che rabbia, vorrei tanto essere lì e…
– Sayaka!
Madoka uscì di corsa dalla stanza, afferrando Sayaka per un braccio e tirandola dentro a forza. La ragazza inciampò e cadde supina sul pavimento, mancando di poco la coda di Kyuubey, e Madoka ne approfittò per chiudere la porta alle sue spalle.
– Madoka, ma che ti salta in testa? – protestò la ragazza dai capelli azzurri massaggiandosi la testa nel punto in cui aveva sbattuto. – Mi hai fatto male!
Madoka non rispose, e si accasciò in ginocchio respirando affannosamente. Sayaka si spaventò, e corse da lei per sorreggerla. – Madoka! Che ti prende!
– Lì fuori… – mormorò la ragazza, pallidissima. – È lì fuori.
Sayaka la fissò per qualche momento, senza capire cosa volesse dire. Un terzo lampo esplose a vari chilometri da lì, e poi un altro. Il terzo, però, ebbe qualcosa di strano.
Cadde in maniera bizzarra, proiettando un cono d’ombra sul condominio della signorina Misato ma illuminando la città entro un ampio raggio, e in quel momento Sayaka capì. Guardò fuori dalla finestra, aspettando il fulmine successivo con un nodo alla gola. Madoka l’aveva tirata dentro dopo che il secondo fulmine aveva illuminato la città. Sayaka aveva visto gli Evangelion in quel momento, mentre Madoka…
Una scarica di elettricità precipitò sul parafulmini di un alto edificio poco lontano, illuminando distintamente l’enorme massa sferica che levitava sul palazzo della signorina Misato.
***
– Obiettivo localizzato, – mormorò Asuka con un sorriso soddisfatto. – Stupi-Shinji, dove sei?
– Dietro di te.
Asuka si voltò, riuscendo a distinguere la sagoma dell’Evangelion zero-uno. L’enorme macchina era a qualche centinaio di metri da lei, e stringeva fra le mani quello che sembrava un fucile d’assalto. – Ho trovato un pallet gun.
– Lo vedo, – sorrise Asuka. Sollevò un braccio, subito imitata dallo zero-due, e l’enorme machine gun si sollevò di qualche decina di metri recidendo tralicci e cavi telefonici. – Io invece ho trovato questa.
Shinji rimase in silenzio, e la Second si dilettò a immaginare la sua faccia stupita. – La cocca del comandante è lì, – disse alla fine indicando con un cenno del capo l’edificio dietro al quale si era riparato lo zero-zero. – Tu vai dall’altro lato, mi farete da copertura mentre ingaggio il bersaglio.
– Che?
Asuka sbuffò, esasperata. – Io faccio fuori il bastardo, voi impedite al bastardo di far fuori me. Ora è più chiaro?
Shinji accennò con la testa, portandosi poi verso l’edificio tattico indicato da Asuka. La Second si riportò in posizione, controllando che Ayanami fosse ancora al suo posto. – Cocca del comandante, sei pronta?
– Sì.
– Loquace come al solito… – commentò Asuka. Lei stessa, però, si accorse che la voce di Ayanami aveva qualcosa di strano. Era monocorde come al solito, ma non era quella di una bambola meccanica: era una persona pensierosa e triste, la proprietaria di quella voce.
Asuka scosse la testa, scacciando via quei pensieri inutili. Ora doveva concentrarsi sullo scontro imminente.
Controllò nuovamente i dati del modulo di scansione terrestre, assicurandosi che l’obiettivo fosse davanti a lei. Stando a quanto aveva detto Misato, erano state apportate delle correzioni. Un fulmine illuminò le strade, facendo alzare lo sguardo ad Asuka. Il cielo era diventato plumbeo, e aveva anche preso a piovere. Per di più, l’oscurità notturna aveva ridotto la visibilità praticamente a zero. Perfino le luci degli Evangelion non riuscivano a rischiarare l’ambiente.
“Condizioni pessime. Meglio così,” pensò Asuka con un sorriso beffardo. “Sarà più divertente del previsto.”
– Voi due, pronti al mio segnale!
– Sì!
– Roger.
Asuka prese un profondo respiro, gustandosi la meravigliosa tensione che permeava l’aria. Quel momento di inquietudine che precedeva la battaglia l’aveva sempre inebriata, sin da quando era un pilota di caccia dell’aviazione tedesca. Era fantastico sentire il suo cuore accelerare, i muscoli intorpidirsi, il respiro farsi più profondo. La faceva sentire invincibile.
– Ora!
L’Evangelion zero-due scattò agilmente alla destra dell’edificio corazzato, e Asuka avviò la rotazione delle canne del gatling preparandosi a fare fuoco. Nuovamente, però, non vide nulla.
“Non mi puoi sfuggire di nuovo.”
– Io mi muovo, – disse. – Seguitemi restando al riparo.
Asuka avanzò lentamente lungo la strada buia. In sottofondo si udiva solo il monotono ronzio della mitragliatrice. “Possibile che tutte le luci siano saltate?” pensò. Il suo sguardo continuava a spostarsi nervosamente da un punto all’altro, senza riuscire a distinguere nulla. Il modulo di scansione indicava che l’Angelo era lì, ma se la creatura poteva interferire con le apparecchiature elettroniche quei dati forse erano sbagliati.
Un’idea balenò nella mente di Asuka. “Interferisce con ciò che è elettrico…”
– Cocca del comandante! – esclamò. – Spara in cielo, davanti a me!
Una raffica di proiettili volò rapidamente verso il cielo nero, ma non lo raggiunse. Quasi tutti i colpi si infissero in un oggetto sospeso a un centinaio di metri da terra, perfettamente mimetizzato con il manto nuvoloso che sovrastava la città.
– Ti ho beccato!
La machine gun ruggì in maniera assordante. Decine di bossoli grandi come automobili saltarono via dal tamburo dell’arma, e un’esplosione di liquido rosso imbrattò le strade e i palazzi di Neo-Tokyo 3. Asuka smise di sparare immediatamente, arretrando e osservando il movimento della strana sfera sanguinante.
– Asuka! – esclamò Shinji con aria trionfante. – L’hai preso!
– Stai indietro! – urlò la ragazza. – Non è ancora finita!
La massa nera descrisse una strana forma chiusa, disegnando due grandi cerchi e demolendo interi palazzi al suo passaggio. Dopodiché, si contrasse violentemente e scomparve nel nulla. – Misato, l’hai visto?
– Più o meno, – rispose il maggiore. Sembrava tremendamente preoccupata. – Non mi piace.
– Dove sei?
– Sono tornata al ponte di comando. Qui c’è un bel casino, lo sai?
– La dottoressa Akagi è lì con te?
La voce di Ritsuko rispose al posto di Misato. – Eccomi, Asuka.
– Che cos’è successo?
– Non lo sappiamo con certezza. Il contatto con l’Angelo si è interrotto, ma solo nel punto in cui l’hai abbattuto.
– Insomma, era solo un’esca?
– Temo che sia più complesso di così. Stai attenta.
– Ricevuto.
Asuka chiuse la comunicazione con uno schiocco stizzito della lingua. Sperava di ricevere qualche informazione utile, ma a quanto pareva la stessa Nerv brancolava nel buio. Sarebbe toccato a lei risolvere la situazione, come sempre.
– Avanziamo, – disse rivolgendosi agli altri piloti. – Il prossimo contatto è indicato a seicento metri da qui.
– Asuka! – urlò Shinji. – C’è qualcosa, sopra di te!
La Second sentì il suo sangue congelarsi nei suoi polsi. Alzò rapidamente la testa, scorgendo un secondo oggetto identico al primo, esattamente nel punto in cui l’Angelo era stato distrutto.
– Merda!
Asuka sollevò la mitragliatrice più che poté, crivellando il corpo dell’essere con un tempesta di proiettili, e nuovi schizzi rossi si sparsero al suolo. Un fiotto di liquido si riversò sulla testa dello zero-due, e Asuka si allontanò in fretta mentre l’Angelo replicava la stessa danza di prima.
– Che diavolo sta succedendo? – esclamò Asuka. – Shinji, Rei, arretrate!
– Asuka!
La voce di Shinji costrinse la ragazza a voltarsi in direzione dello zero-uno, e subito il suo cuore accelerò. Un terzo Angelo era comparso davanti all’Evangelion di Shinji, e un quarto fronteggiava Ayanami. Lo zero-zero reagì prontamente alla minaccia, trafiggendo l’Angelo con la baionetta a lama vibratile innestata sul pallet gun, mentre lo zero-uno rimase immobile, preda del panico del suo pilota.
– Idiota, levati di lì!
Shinji sollevò impacciatamente il pallet gun, sparando qualche colpo e colpendo di striscio la grande sfera nera. In quel momento, tuttavia, l’Angelo schizzò via davanti a lui. Fino a quel momento le sfere erano sempre state immobili, ma ora la creatura colpita da Shinji si stava muovendo a grande velocità, puntando contro quella appena attaccata da Rei.
La First estrasse la baionetta dal corpo dell’Angelo, indietreggiando ma continuando a tenerlo sotto tiro.
– Ayanami! – esclamò Shinji, terrorizzato. – Scappa!
Il resto avvenne molto rapidamente. I due corpi dell’Angelo si scontrarono con uno schiocco assordante, assumendo uno strano disegno a strie bianche e irregolari. Un attimo dopo, un’enorme esplosione spazzò via gli edifici nel raggio di almeno cento metri, scavando una profonda voragine nel terreno. Rei e lo zero-zero si trovavano proprio nell’epicentro della deflagrazione, nel punto in cui adesso si ergeva un’alta croce di luce violacea.
– Ayanami!
Shinji si lanciò nel punto della detonazione, trovando lo zero-zero riverso al suolo. Non sembravano esserci danni gravi, ma la macchina non si muoveva più. – Tutto bene?
– Stupido! – gridò Asuka. – È pericoloso!
Rei rispose con voce stentata, mentre lo zero-zero si rialzava lentamente. – Sì… posso ancora… combattere.
– Allontanati, Shinji!
– Asuka, Rei è ferita! – protestò Shinji aiutando lo zero-zero a rimanere in piedi. – Non possiamo lasciarla qui!
Ci fu un lieve ronzio. Tre sfere ricomparvero laddove i corpi degli Angeli si trovavano prima, seguite da altre sei a diverse altezze e a distanza irregolare. Asuka riprese a sparare, riuscendo a colpirne solo due. Le altre cominciarono a vibrare, facendo tremare l’aria intorno a loro come un immenso diapason.
– Sei proprio uno stupido!
La Second gettò via il gatling, lanciandosi sullo zero-uno e strattonandolo via. La mitragliatrice descrisse una parabola distorta, demolendo un palazzo e facendolo crollare al suolo con un boato. L’Evangelion zero-uno teneva ancora lo zero-zero per un braccio, e Asuka dovette fare un enorme sforzo per trainarli entrambi lontano dal cratere. – Almeno muoviti per conto tuo!
Shinji fece appena in tempo ad accorgersi del movimento dell’Angelo. Sollevò lo zero-zero, aiutato da Asuka, ed entrambi corsero via sorreggendo Ayanami.
Pochi istanti dopo, i sette Angeli rimasti si abbassarono tutti alla stessa altezza, poco al di sopra del manto stradale disastrato. L’asfalto sotto di loro sembrò in procinto di fondere, e gli oggetti si mossero all’unisono nel punto in cui fino a poco prima si trovava lo zero-uno. Gli Evangelion stavano ancora correndo, quando i corpi dell’Angelo impattarono l’uno contro l’altro.
***
Il soffitto della cella fu attraversato da un tremito, e i led produssero un debole sfarfallio. Homura si ridestò dal sonno nervoso in cui si era lasciata scivolare, spostando lentamente lo sguardo sulla porta ancora chiusa. – Dottoressa Akagi?
Non ci fu alcuna risposta. La ragazza si rigirò nel letto, guardandosi intorno con occhi colmi di ansia. Possibile che fosse già il momento?
Si alzò dal letto, dirigendosi verso la parete sgombra dal mobilio e tastandola con delicatezza. Picchiettò su di essa con un dito, appoggiandovi l’orecchio e ascoltando attentamente il suono prodotto. Non sembrava esserci nessuna cavità nascosta, ma…
– Tup.
La differenza del suono fu quasi impercettibile, ma Homura la sentì. Si spostò di qualche centimetro e batté sul muro, quindi tornò sullo stesso punto più volte verificando che lì la parete sembrava essere più densa. Si mosse lungo tutto il muro, ripetendo l’operazione e scoprendo altri punti di maggiore densità. Pensò al fatto che l’intera stanza era ammobiliata e illuminata a giorno, ma che non c’erano telecamere, luci o mobili su quell’intera parete, e ad un tratto capì ogni cosa.
– È sempre una cella, dopotutto, – mormorò, materializzando i suoi abiti da maga e il piccolo scudo tondo fissato al braccio. – Nessuno dovrebbe uscirne vivo.
Homura ribaltò il letto di lato, per poi spostare anche il piccolo comodino, il tavolo e le due sedie della cella in modo da formare una barricata, dopodiché estrasse dallo scudo una piccola boccetta di liquido. Al suo interno c’erano due fluidi distinti, separati da una sottile membrana di vetro. Il liquido in basso, semplice acqua, presentava un piccolo sedimento salino depositato sul fondo della provetta.
– Speriamo che funzioni, – disse Homura, per poi lanciare con un ampio movimento del gomito il contenitore e accovacciarsi dietro il riparo appena ammassato.
Non appena la boccetta colpì la parete, la membrana di vetro si ruppe. La miscela di trementina e nitrobenzolo si mescolò con l’acqua, raggiungendo il deposito di clorato e permanganato potassico. Una fiammata investì la parete, surriscaldando l’esplosivo nascosto nel cemento. Homura si sentì fischiare le orecchie, e chiuse gli occhi pregando che il soffitto non le crollasse in testa.
***
– Danni rilevati alle strutture esterne! Il Geo Front è esposto!
L’annuncio di Shigeru Aoba gettò nel panico il personale del ponte di comando. Di tutti gli operatori, solo lui, Maya Ibuki e Makoto Hyuga erano ancora al loro posto ai terminali di controllo.
– Quali sono le condizioni degli Eva? – esclamò Misato, le braccia conserte per mascherare l’agitazione.
Maya sollevò lo sguardo dal suo monitor. – Lo zero-zero ha subito danni ingenti, ma le connessioni neurali rispondono ancora. Lo zero-uno e lo zero-due hanno riportato solo danni superficiali.
– Meno male. Contatti con i piloti?
– Negativo, maggiore, – rispose Makoto scuotendo la testa. – La connessione con i sistemi di comunicazione sembra esserci ancora, ma nessuno di loro li ha azionati.
Misato fece schioccare la lingua contro il palato, serrando la presa sui suoi gomiti. – Ritsuko, che cos’è successo?
La dottoressa Akagi stava osservando i rapporti scorrere sul suo computer portatile. Nei suoi occhi c’era un misto di stupore e paura, come se il suo essere scienziata si sentisse attratto dal terrificante spettacolo svoltosi in superficie. – Non lo so, ­– mormorò la donna. – Per ora i dati sono insufficienti per un’analisi dettagliata. Tuttavia, c’è stato un rilascio massivo di onde elettromagnetiche ad alta frequenza.
– Ma io cosa dovrei dire ai piloti? – protestò Misato, rivolgendo all’amica uno sguardo torvo. – Come possono vincere, se non conoscono nemmeno il loro avversario?
– Ehilà, Misato…
Il comunicatore collegato con il Geo Front risuonò della voce di Kyoko. – Credo che questo sia il momento in cui tu ci dici “andate e fate il culo a quell’affare”.
Misato fissò le immagini trasmesse dalle telecamere del Geo Front. Un’enorme voragine si era aperta nella volta della cavità sotterranea, e la strana ombra che si estendeva al di sotto delle fondamenta degli edifici aveva preso a riversarsi sul bosco poco lontano dal lago.
– Kyoko, Mami, – esclamò Misato. – Non fate sciocchezze! Non abbiamo informazioni sufficienti!
– I Soggetti Devianti possono combattere.
Misato si voltò, incredula. Il comandante Ikari era ancora immobile, le mani intrecciate davanti al volto, ma le parole che aveva appena udito erano certamente le sue. – Ma, signore…
– Gli Evangelion devono rimanere in superficie, – replicò Ikari, lapidario. – E l’Angelo sta penetrando nel Geo Front. Dobbiamo schierare sul campo tutte le nostre forze, se vogliamo impedirgli di arrivare al Terminal Dogma.
Il maggiore Katsuragi si morse le labbra. Voleva protestare, dire al comandante che mandare Shinji, Asuka e le altre contro un nemico di cui si sapeva così poco sarebbe stato un azzardo. Ma non lo fece, e deglutì dolorosamente girandosi nuovamente verso i monitor.
– Ascolta, Kyoko, – mormorò. – Il comandante ha acconsentito al vostro intervento…
– Grande!
– … ma fate attenzione. Questo Angelo… è forte. Molto forte, e non sappiamo niente di lui.
– Stia tranquilla, signorina Misato, – la rassicurò Mami con la sua dolce voce di sempre. – Kyoko, Shinji, Rei e Asuka sono miei kouhai. Li proteggerò io.
Misato si lasciò sfuggire un sorriso. – Grazie, Mami, – disse, la mano stretta sul suo pendente. – Conto su di te.
***
Asuka riaprì gli occhi, scoprendo che l’Evangelion zero-due era stato quasi del tutto sommerso dai detriti di un palazzo franato a causa dell’esplosione. Si guardò intorno, ma non riuscì a vedere nulla: c’era solo un’enorme mole di macerie, e i pochi spiragli lasciavano passare solo la tenue luce della luna.
“Maledizione…”
I muscoli delle sue braccia si erano intorpiditi a causa dell’immobilità prolungata. Si sforzò di sollevare le macerie, ma il rumore di un crollo sopra di lei le suggerì che forse non era un’idea tanto buona.
– Okay, ora basta! – esclamò. Chiuse gli occhi, concentrandosi sul movimento dell’LCL intorno a lei. Le onde generate dal liquido entrarono in risonanza con il suo pensiero, e la pressione sul suo corpo sembrò ridursi. Dopo pochi secondi, i suoi occhi si spalancarono quasi in automatico. – A.T. Field, estensione!
***
L’ammasso di macerie fu scosso da un tremito. L’Evangelion zero-uno si voltò di scatto, temendo che l’Angelo stesse attaccando nuovamente. Sotto gli occhi sconvolti di Shinji, i palazzi crollati addosso ad Asuka si frantumarono sgretolandosi al suolo. Lo zero-due emerse dal mucchio, scaraventando in aria gli edifici senza nemmeno toccarli.
Il Third Child rimase senza parole. Sapeva dell’A.T. Field, il campo di forza che gli Angeli e gli Evangelion potevano generare intorno a sé, ma non aveva idea che una persona fosse capace di produrne uno così potente.
– Ehi, voi due! – urlò Asuka. La sua voce era evidentemente provata dalla fatica, ma conservava il suo tono combattivo. – Non è che verreste a darmi una mano?
Shinji corse in aiuto della ragazza, seguito a ruota da Rei. La First sembrava essersi ripresa, e anche l’Evangelion zero-zero aveva cominciato a muoversi meglio.
– Resisti, Asuka, – esclamò Shinji sorreggendo quello che doveva essere stato un enorme edificio corazzato. – Cerco di aprirti un varco!
Ayanami allungò una mano al di sotto dei detriti, e Asuka la afferrò saldamente. Ci fu una serie di crolli, alle sue spalle, e un palazzo franò rovinosamente sulle spalle dello zero-uno.
Shinji mantenne la presa per miracolo. – Sbrigati, Asuka!
L’Evangelion zero-due schizzò fuori dalle macerie, travolgendo nel suo balzo lo zero-zero e lo zero-uno e facendoli rovinare entrambi al suolo. Pochi istanti dopo, le macerie dell’area urbana si schiantarono al suolo con un boato assordante.
– Agh… – ansimò Asuka districandosi dagli arti degli altri Evangelion. – Per un pelo.
Nuove masse sferiche erano comparse intorno al punto dell’esplosione. Asuka riuscì a contarne una ventina, ma forse ce n’erano altre nascoste dietro ai palazzi più grandi. La ragazza strinse i denti. – Non possiamo continuare così, – mormorò. – Misato, dimmi qualcosa di utile!
***
Mari stava rovistando in un cassetto, quando sentì l’esplosione. Smise istantaneamente di cercare, guardando con curiosità all’esterno della grande vetrata dietro la scrivania, e sgranò gli occhi nel vedere l’enorme voragine apertasi nella volta del Geo Front.
– Ma che diavolo è? – esclamò, osservando la nera cascata di liquido viscoso colare giù e imbrattare le cime degli alberi. – Non l’ho mai visto in questa maniera…
La ragazza rivolse lo sguardo verso il lungo tratto di strada sterrata diretto verso la piramide del quartier generale. Due ragazze, una vestita di rosso, l’altra d’oro, stavano correndo verso il punto in cui il fluido cadeva nel Geo Front. I loro abiti erano molto simili a quelli di Homura Akemi. Dovevano essere delle maghe.
– E quindi, – ridacchiò sistemandosi gli occhiali sul volto con espressione compiaciuta, – il caro Gendo sta ricorrendo a tutte le sue carte.
Grandi pezzi di muro, travi e tralicci dell’alta tensione precipitarono attraverso il baratro, schiantandosi al suolo e sollevando grandi nuvole di polvere. Le due ragazze non si fermarono.
– Sembrano intenzionate a fare del loro meglio… – commentò Mari. – Spero solo che sappiano cosa rischiano.
Si voltò nuovamente, tornando alla scrivania e richiudendo bruscamente il cassetto. Aveva visto dappertutto, eppure non era riuscita a trovare ciò che stava cercando.
– Clac.
Nel richiudersi, il cassetto produsse uno strano rumore. Sembrava che qualcosa avesse colpito una superficie di metallo… ma quello era legno, senza dubbio.
Mari riaprì lentamente il cassetto, estraendolo solo di pochi centimetri e dando un’occhiata attraverso la stretta fessura così ottenuta. “Bingo.”
***
L’angolo dell’autore:
Buongiorno a tutti! Scusatemi per la lunga assenza, ma questo dicembre è stato parecchio impegnativo. In compenso, ho cercato di rimediare con un capitolo ricco di azione, ma soprattutto con una vecchia conoscenza riveduta e corretta. Come infatti alcuni di voi avranno capito, il misterioso Angelo che ha attaccato Neo-Tokyo 3 altri non è se non una versione potenziata e incattivita del buon vecchio Leliel. So che siete affezionati al Top Angeru e alla sua natura di strizzacervelli sovradimensionale, ma non temete: in futuro, le sue vere “doti” verranno alla luce.
Homura torna in azione, liberandosi col botto (letteralmente) dalla cella della Nerv, mentre Mari sembra aver trovato quello che cercava. Chissà cosa sarà…
A parte questo, colgo l’occasione per augurare a tutti voi un buon Natale, e per farvi i miei migliori auguri per un sereno anno nuovo. Fate grandi progetti, e realizzateli!
A presto, come sempre.
 
Bookmaker
   
 
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