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Autore: Cecily Jean Lovegood    21/12/2014    3 recensioni
La mia storia parla della fondazione di Hogwarts. Ho voluto approfondire questo aspetto su cui la storia di Harry Potter non si dilunga molto provando ad immaginare come sia avvenuta la nascita di questa leggendaria scuola di magia e qualche vicenda personale riguardante i quattro mitici fondatori.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Tassorosso, Tosca Tassorosso
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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QUATTORDICESIMO CAPITOLO
AMORE E MORTE
 
Nei tempi che seguirono la fuga di Helena, Godric e Tosca cercarono di aiutare Priscilla come potevano cercando Helena ovunque, ma senza successo. Helena sembrava essere scomparsa e Priscilla non si riprese da quest’ultimo, lacerante dolore. Cominciò a deperire sempre di più, mangiava poco,trascorreva il suo tempo chiusa nella sua stanza e non parlava più con nessuno. Quell’anno non riprese a insegnare, perché ad un tratto si ammalò. Una mattina non volle alzarsi dal letto e continuò ostinatamente a rifiutare gli inviti di Godric e Tosca a mangiare e a cercare di reagire. Finchè ad un certo punto capì di essere giunta alla fine dei suoi giorni. Avvertiva un dolore al petto che non la abbandonava mai. Era cominciato quella fatidica mattina in cui non aveva più trovato Helena, ma ultimamente si era fatto più forte, quasi insopportabile. Allora decise che non poteva finire così, non poteva andarsene senza prima aver rivisto Helena. Così una mattina mandò a chiamare una sua vecchia conoscenza, il Barone Sir Patrick Jervis. Costui era il figlio del Barone Sir Richard Jervis, amico della famiglia Ravenclaw da tempo immemorabile. Da giovane, Priscilla era stata molto amica di Sir Richard, mentre Helena aveva frequentato Hogwarts insieme a Patrick e i due avevano stretto un bel rapporto di amicizia. Erano stati inseparabili fino al termine dell’ultimo anno di scuola, quando Patrick aveva commesso l’errore di innamorarsi di Helena. Aveva cominciato a corteggiarla e lei inizialmente aveva preso le avances del giovane come un gioco, credendo che lui stesse solo scherzando, ma quando un giorno le chiese di sposarlo lei fu costretta a rifiutarlo, dal momento che non lo considerava niente di più che un buon amico. Ma egli aveva preso il rifiuto di Helena come un affronto personale e da quel momento non le aveva più rivolto la parola. Era un uomo di bell’aspetto e di buone maniere, ma assai irascibile e se qualcuno gli rivolgeva un affronto o se veniva ferito nell’orgoglio, la sua ira diventava incontrollabile ed era assai poco probabile che l’avversario uscisse indenne da un duello con lui. Tuttavia Priscilla sapeva che il Barone era un uomo dotato di buon cuore e non aveva mai smesso di amare Helena, dunque era certa che avrebbe fatto qualsiasi cosa per lei. Sir Patrick arrivò a Hogwarts e corse da Priscilla. Si dolse molto nel vederla a letto, magra e con un colorito simile a quello di un fantasma.
“Priscilla! Mia cara, cosa vi è successo? Non siete più voi.”
“Una brutta malattia mi ha colpito caro Patrick, una sofferenza peggiore del dolore fisico, mi è stata provocata dalla fuga di Helena Patrick, mia figlia è fuggita con il diadema della mia famiglia e da allora non siamo riusciti a trovarla.”
A quelle parole Patrick sbiancò: “Come, Helena non è più qui? E’ fuggita? Ma perché?”
“Per quanto mi sia sforzata di capirlo, caro Patrick, non ci sono riuscita. Ora la Morte mi sta chiamando a sé, ma non posso andarmene senza prima averla rivista, averle parlato e aver cercato di capire le ragioni del suo gesto.” Disse queste parole con un’insolita determinazione nella voce, un tono deciso che da tanto tempo non si sentiva nella sua voce, dettato dal desiderio bruciante di una madre di rivedere la figlia.
“Parto subito.” Disse il Barone: “Non temete Priscilla, la troverò e la riporterò qui, ovunque ella sia.”
Detto questo, partì immediatamente. Decise di perlustrare prima la Scozia, la terra natia di Priscilla, dove magari Helena aveva voluto rifugiarsi per cercare le sue origini. Andò al castello dei Ravenclaw, visitò moltissimi villaggi, ma di Helena nessuna traccia. Poi una sera, mentre sedeva solo al tavolo di una locanda, Patrick stava rivivendo i momenti più belli della sua giovinezza trascorsi insieme a Helena, quando ad un tratto gli sopraggiunse il ricordo di una conversazione tra lui ed Helena risalente a qualche anno prima. Era una domenica soleggiata e loro due erano seduti sotto un grande platano e parlavano di luoghi magici. Helena aveva detto di voler visitare l’Albania, un Paese impregnato di magia per le sue foreste popolate da fate, elfi e creature magiche di ogni genere. Patrick le aveva promesso che un giorno ci sarebbe andato con lei. “Ecco dov’è andata!” Si disse Patrick. Quella che era solo un’ipotesi, in breve tempo divenne una certezza e la mattina seguente, Patrick si svegliò risoluto a partire per l’Albania.
Vi arrivò dopo un viaggio di alcuni giorni, ma una volta che vi fu giunto si presentò un problema non irrilevante, poiché l’Albania non era certo piccola e Patrick non aveva nessun indizio sul luogo da cui cominciare.
Si addentrò alla cieca in una foresta e vi vagò per alcuni giorni. Era un luogo molto bello, popolato da fate e unicorni, ma anche a creature dalle quali bisognava guardarsi, come centauri, avvincini e kappa. Per una settimana girò la foresta in lungo e in largo senza mai incontrare un essere umano, finchè un giorno vide qualcosa di strano. Vide alberi dalle forme particolari e pieni di arance, ma quella non era certo stagione di arance. Capì che quelli erano segni lasciati dalla magia di un uomo, perché, per quanto ne sapeva, fate e unicorni non si curavano di abbellire gli alberi o di far spuntare le arance quando non era stagione. Si addentrò nel tratto di bosco più bello e più fiorito, dove gli alberi erano carichi contemporaneamente di fiori e di frutti. Dopo un breve cammino giunse ad una piccola casa, adorna di edera e di fiori. Rimase a guardarla per un attimo, mentre un sorriso gli si apriva sul viso. Helena. Non poteva che essere lei, aveva sempre adorato questo tipo di magia così decorativo. Fece un respiro e si avviò verso la porta della casa. Bussò e dall’interno venne la voce tanto amata, che sebbene fosse spaventata Patrick fu molto lieto di sentire. “Chi è?’” disse Helena da dentro.
“Helena, apri, sono io, Patrick.”
Helena rimase senza parole, com’era possibile che lui l’avesse trovata? Tuttavia fu così lieta di sentire la sua voce amica, che corse ad aprire la porta e, non appena lo vide, si gettò tra le sue braccia. “Come mi hai trovato?” disse Helena con la voce rotta per l’emozione.
“Ti ho cercata per tutto il Regno Unito, ma poi mi sono ricordato di quando avevamo parlato dell’Albania e ti avevo promesso che un giorno ti ci avrei portata, così ho deciso che se anche non sono stato io a portarti qui, almeno avremo potuto trascorrere un po’ di tempo insieme in questo luogo incantevole.”
“Ma come hai capito che ero proprio qui?”
“Ho seguito le arance. Sai, in questa stagione non crescono da sole. Ho riconosciuto il tuo stile.”  Helena tacque reprimendo un sorrisetto. Patrick la conosceva troppo bene.
“Vieni, facciamo una passeggiata insieme” Propose lei. Uscirono dalla casa e cominciarono a passeggiare nel bosco. Sembrava che fossero ritornati indietro di qualche anno, come se dai tempi della scuola nulla fosse cambiato. Il fatto che avevano smesso di parlarsi, che Helena fosse scappata dal castello erano questioni irrilevanti. Ora erano di nuovo insieme. “Dimmi Helena” cominciò Patrick: “Perché te ne sei andata? Non eri felice forse? Tua madre non si dà pace da quando sei scappata via.” A queste parole lei si rabbuiò. “Ah sì? Si preoccupa per me? Io credo piuttosto che ciò che la faccia stare in pena sia la perdita del suo diadema.”
“Perché dici così? Tua madre ti ha sempre amato molto e lo sai. Soffre per la tua assenza. Si è ammalata gravemente e credo che l’unica cosa che potrebbe guarirla sia il tuo ritorno.”
“Io non sono la figlia che avrebbe voluto. Lei desiderava una piccola Priscilla, geniale, intelligente, dotata di poteri straordinari. Io non sono nessuna di queste cose, dunque è maglio che me ne stia qui, dove non posso provocare dispiacere a nessuno.”
“Helena, non dire assurdità! A chi mai hai provocato dispiacere? Di certo non a tua madre! Ti prego, torna con me, io ti amo ancora, in tutto questo tempo non ho mai smesso di pensarti. Non c’è bisogno di avere poteri magici straordinari per essere speciali e tu lo sei così. Torna con me e ci sposeremo.”
“Oh Patrick!” Detto questo Helena reagì d’impulso e lo abbracciò. Lui si voltò verso di lei e osservò quanto fossero belli i suoi occhi con la luce del sole. Poi la baciò, ed Helena inizialmente rispose al bacio. Quando si separarono Helena realizzò ciò che aveva fatto e fu lei a parlare per prima: “Patrick, chiedimi tutto quello che vuoi e lo avrai, ma non di tornare indietro o di sposarti, perché in questo non posso accontentarti.”
“Helena, non posso abbandonarti qui. Primo perché sono innamorato di te, secondo perché ho giurato a tua madre che ti avrei riportato indietro.”
“Non mi importa cosa avevi promesso a mia madre! Io non ti appartengo, sono libera di fare ciò che voglio! Se vorrai restare qui insieme a me ne sarò lieta, ma altrimenti te ne dovrai tornare a Hogwarts senza di me.”
Detto questo Helena si voltò. Questo fece esplodere l’ira del Barone. La prese per le spalle e la voltò con violenza. “Tu osi oltraggiarmi a questo punto? Rifiuti per la seconda volta la richiesta di matrimonio di un gentiluomo del mio rango?”
“Precisamente. Non ti ho mai amato e lo sai, perché dovrei accettarti? Non ho bisogno di protezione, me la cavo benissimo da sola.”
“Se non accetti me, almeno abbi rispetto di tua madre! Non ha detto a nessuno che le avevi rubato il diadema perché voleva coprire il tuo vile tradimento e tu la ricambi così?”
“Adesso basta. Questa è la mia ultima parola. Ora vattene.”
A queste parole il Barone perse ogni genere di contegno. Senza rendersi conto di quello che stava facendo, estrasse il pugnale dalla cintola. Si avventò contro Helena e la colpa cuore. Il pugnale trapassò la pelle giovane e chiara squarciandole il petto. Crollò a terra, mentre il sangue dilagava sul terreno e impregnava la veste della ragazza. A quel punto il Barone recuperò il controllo di sé. Guardò a terra e vide la donna amata riversa sul terreno, i capelli sparsi sull’erba, gli occhi sbarrati e il sangue che le sgorgava dal petto, uccisa dal pugnale dell’uomo che tanto l’aveva amata. Il Barone lanciò un grido terribile, di disperazione. Estrasse il pugnale dal corpo della ragazza e lo rivolse verso il proprio petto. Si trapassò con lo stesso pugnale con cui aveva ucciso la sua amata e cadde disteso vicino a lei, in modo che, se non erano stati uniti in vita, almeno lo sarebbero stati nella morte.
 
   
 
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