Primo esperimento di crack pairing... siate clementi! XD
- Personaggi: Deidara, Kakuzu [ Kakuzu/Deidara ]
- Genere: introspettivo
- Rating: giallo
- Avvertimenti: yaoi, one shot
- NdA: primo esperimento di crack pairing, che si svolge nel momento in cui Kakuzu, grazie alle sue speciali doti, riattacca gli arti di Deidara, dopo le ferite riportate durante gli scontri con Gaara e Kakashi.
Mi sono ispirata all'aforisma posto sopra al titolo per scrivere l'intera storia, che inizialmente sarebbe dovuta essere una drabble ma poi, come si suol dire, mi sono lasciata prendere la mano. Il titolo è in latino, e tradotto letteralmente significa 'soddisfazione'; avrei potuto lasciarlo anche in italiano, ma trovo che così l'impatto visivo sia completamente diverso, a mio parere è più 'd'effetto'.
Riguardo il rating ero indecisa fra il giallo e l'arancione, ma rileggendola ho pensato fosse preferibile il giallo, dati i riferimenti ad un rapporto sessuale decisamente molto impliciti. Sinceramente, sono stata indecisa anche sul genere, alla fine ho realizzato che l'introspettivo era a mio parere il più giusto. Mi sono divertita a scrivere su questo insolito pairing ( devo ammettere che avevo in mente una cosa del genere già da un po', ma non mi decidevo a metterla per iscritto ), e per quanto io non sia propriamente un'amante delle coppie crack, devo dire che sono soddisfatta del lavoro svolto.
Ad ogni uomo spettano di diritto soddisfazioni intense come i suoi dolori.
Rex Stout
Satisfāctio
Anche mentre col fiato corto correvo alla ricerca di ciò che mancava, non un lamento, non una lacrima a rigarmi il volto.
Mi hanno insegnato a sopportare, e a rialzarmi sempre in piedi, in ogni situazione.
Eppure, in questo momento, qualcosa che non ho mai provato prima sta prendendo inesorabilmente il sopravvento.
- Puoi sfogarti, se vuoi. Nessuno ci guarda. - dice lui, con l'abituale tono di voce basso e pacato.
Lo guardo, alquanto sorpreso da quelle parole; e dire che me l'ero immaginato come nient'altro che un criminale sadico ed insensibile.
Forse è questo dolore lancinante che mi sta dando alla testa... oppure, Hidan ha esagerato come suo solito.
- Che c'è, siccome per questo lavoro non guadagni nulla, vuoi almeno avere la soddisfazione di vedermi piangere? Non sia mai. Evidentemente, non mi conosci abbastanza. - ribatto io, mentre stringo gli occhi cercando di resistere.
Ma le braccia bruciano, dannazione, bruciano da impazzire.
Quel che è certo, pero', è che nessuno ha la fortuna che abbiamo noi, ad avere uno come Kakuzu nell'organizzazione; questo, ovviamente, al diretto interessato non lo dirò mai, neanche sotto tortura.
Chi soffre, adesso, sono io; e per questo la soddisfazione non spetta a lui, ma al sottoscritto.
- Ecco fatto. Ora le tue braccia sono come nuove. - sentenzia freddo come sempre, alzandosi dalla sedia.
Io pero' l'afferro per un braccio, avvertendo ancora un po' di bruciore, ma sopportabile; lui si volta e mi guarda incuriosito, mentre sento qualcosa di caldo percorrermi le guance, spegnendosi sulle mie labbra.
...cazzo.
- Ehi, ti ho fatto così male? Lasciatelo dire, Deidara, sei
veramente una femminuccia. - mi schernisce, abbandonandosi ad una
risata decisamente inusuale, per lui.
Non rispondo. Sfogo la mia rabbia testando le mie braccia tornate
finalmente al loro posto, strappandogli via quell'odiosa maschera che
indossa ventiquattr'ore su ventiquattro. E lui non ha neanche il
tempo di fiatare, dato che mi avvento famelico sulle sue labbra,
mordendole quasi a sangue, accarezzandole a tratti con la lingua,
sensualmente.
- Sei proprio strano, tu... - commenta, quando mi stacco dalla sua
bocca per riprendere fiato. Nonostante ciò, non sembra
dispiaciuto dalla situazione che si è venuta a creare tra di
noi.
- Beh? Mi prendo quel che mi spetta. - ghigno.
E allo stesso tempo mi maledico per l'idea malsana che mi è
balenata in mente, dato che non so quanto potrà essere
costruttivo, fare certe cose con lui.
Ma alla fine, cosa importa?
Vivere giorno per giorno, ognuno come se fosse l'ultimo, è
questa la mia filosofia. Noi ninja siamo esposti alla morte ogni
minuto che passa; e dunque, perché non bearsi di un piacere
che per quanto effimero possa essere, può cancellare o per
lo
meno lenire un dolore come quello che ho appena provato per
interminabili secondi?
Lui non dice nulla, si limita a sciogliere i miei biondi capelli
dalla costrizione dell'elastico, lasciandoli ricadere sulle mie
spalle nude.
Ed io sorrido, divertito dal suo comportamento; non me l'aspettavo
così stranamente dolce.
Ma siamo uomini, in fondo.
Certo, un po' “ strani ”; ma pur sempre uomini.
Così mi lascio andare, lussurioso all'inverosimile, tanto
che
quasi non mi riconosco; ma non me ne preoccupo.
Perché se davvero ad ogni uomo spettano soddisfazioni
intense
come i suoi dolori, allora sì,
che dopo potrò dire d'aver vissuto.
End