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Autore: parabatouis    22/12/2014    2 recensioni
Le parole correvano veloci dalla mente di Michael al foglio. L’inchiostro macchiava con precisione e delicatezza il quaderno delle canzoni del ragazzo che, alla ricerca d’ispirazione, aveva lasciato che i pensieri volassero senza freni. E non potevano non fermarsi al ricordo del suo primo viaggio a Londra con gli amici, non potevano non fermarsi su quel volto. Quel volto così bello, dai lineamenti morbidi e perfetti, di un ragazzo che Michael ricordava ancora benissimo, Calum Hood.
[Malum.]
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Calum Hood, Michael Clifford
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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English Love Affair 

Le parole correvano veloci dalla mente di Michael al foglio. L’inchiostro macchiava con precisione e delicatezza il quaderno delle canzoni del ragazzo che, alla ricerca d’ispirazione, aveva lasciato che i pensieri volassero senza freni. E non potevano non fermarsi al ricordo del suo primo viaggio a Londra con gli amici, non potevano non fermarsi su quel volto. Quel volto così bello, dai lineamenti morbidi e perfetti, di un ragazzo che Michael ricordava ancora benissimo, Calum Hood.
 
It started on a weekend in May,
I was looking for attention,
needed intervention.
Felt somebody looking at me,
with a powder white complexion,
feeling the connection.


C’erano poche cose che Michael amava: amava giocare a Fifa, stare con gli amici, bere. Viaggiare.  Avrebbe dato qualsiasi cosa per visitare un paese nuovo ogni giorno, avrebbe persino venduto la sua Play Station per ricavare i soldi – e credetemi, è tutto dire.
Perciò, quando i suoi due migliori amici Ashton e Luke gli fecero una proposta last minute di partire per Londra con loro, non ci pensò due volte.
Quattordici giorni, un appartamento, tre ragazzi, nessun adulto, nessuna regola.

Dopo poco più di settantadue ore la comitiva era pronta per partire per il Regno Unito.
Erano passate cinque ore dall’alba, l’aeroporto era semi-deserto e gli amici erano semplicemente troppo stanchi per parlare. L’unico rumore che riecheggiò nel silenzio spaventoso fu la voce che annunciava che l’aereo che avrebbe dovuto volare da Sydney a Londra stava cominciando ad imbarcare i passeggeri.
I tre ragazzi si alzarono e si scambiarono qualche muto cenno, dirigendosi verso il loro gate. Il tempo di fare il check-in e sistemarsi nei loro posti sull’aereo che i due biondi, Ashton e Luke, tornarono a dedicarsi alla loro attività preferita: dormire.
Solo Mike rimase sveglio, intento a guardare curiosamente dal finestrino il paesaggio che cambiava sotto di lui. I suoi occhi verdi scivolavano velocemente dai tetti delle case alle strade che cominciavano a riempirsi di macchine.
Si sentiva stranamente leggero quando volava, come una piuma. Si eccitava terribilmente ogni volta che prendeva l’aereo, come un bambino che apre i regali alla Vigilia di Natale. Agli altri poteva sembrare ridicolo, ma lui era così, non poteva farci niente, se amava qualcosa continuava a guardarla con gli stessi occhi innamorati e rapiti anche dopo mesi, anni, anche dopo averla scoperta e studiata a fondo.

La vacanza a Londra procedette per il meglio, i ragazzi si divertirono, spensierati e contenti. Ma quella sera, quel 15 Maggio, l’ultimo giorno  prima della partenza, Michael voleva di più, voleva divertirsi davvero.
Così i tre si ritrovarono chiusi in un buco – decisamente troppo piccolo per essere chiamato night club - della periferia della capitale inglese.
The way she looked was so ridiculous,
every single step had me waiting for the next.

Il ragazzo dai capelli tinti era poggiato al bancone, visibilmente annoiato. Luke e Ashton erano scomparsi tra la folla e l’avevano lasciato solo. Anzi, non era solo del tutto. Un’ ombra dagli occhi di un particolare color nocciola lo stava osservando dal fondo della stanza.
Michael posò l’ennesimo boccale di birra vuoto sul bancone e si girò verso la folla. Questa volta la vide.
Una figura rapì la sua attenzione, due iridi incrociarono il suo sguardo. Il corpo era nascosto dal buio eppure gli occhi erano illuminati da una fioca macchia di luce, abbastanza da lasciar notare le loro caratteristiche ammalianti. L’ombra avanzò lentamente verso di lui e alla luce acquisì la forma di un ragazzo mediamente alto, più o meno quanto lui, dalla carnagione ambrata. La prima cosa che Michael notò sul viso del ragazzo furono le tenere fossette che si formarono agli angoli della sua bocca quando le labbra si curvarono in un sorriso.
“Hey”
La voce del ragazzo era calda, le parole uscivano quasi sussurrate ma Michael potè subito avvertire nell’aria un odore misto di menta, alcol e fumo.
“Io sono Calum”  
“Piacere, Michael”
L’australiano si mosse automaticamente e strinse la mano all’altro ragazzo, chissà come, troppo rapito dai suoi occhi e dalle sue labbra per comandare a dovere il proprio corpo. 
“Sei solo?”
Le parole fluivano lentamente e in maniera sensuale dalle due collinette rosee del ragazzo sconosciuto. L’altro ci mise un bel po’ ad annuire in risposta, impegnato a studiare a fondo ogni dettaglio del ragazzo.
Riflessi dorati, perfettamente abbinati al ciuffo tinto, decoravano lo sguardo dell’inglese. Quelle due gemme erano così pure da sembrare davvero specchi dell’anima e a Michael parve quasi di vedere il verde dei suoi occhi annegare nel marroncino, come se le loro anime si stessero mescolando tra loro.

“Posso offrirti qualcosa, tesoro?”
Quel nomignolo, in ogni altro caso, avrebbe fatto rimettere a Clifford il pranzo, ma pronunciato da lui suonava così assurdamente sexy.
In Calum c’era qualcosa di nuovo, qualcosa di speciale.
E, in meno di dieci minuti, Michael si accorse di bramare terribilmente ogni parte del ragazzo.
Annuì di nuovo, non riuscendo a parlare.
Il moro pagò due vodka, porse all’altro la sua e, vedendolo sussultare come se fosse stato svegliato da un sogno ad occhi aperti, scoppiò in una delicata risata.
Fanculo, pensò il turista. Non tanto perché un ragazzo appena conosciuto stava ridendo di lui ma perché quella risata suonava alle sue orecchie come musica, come una dolce melodia prodotta da un pianista allegro, come quando sei felice e strimpelli corde a caso della chitarra alla ricerca della sequenza di note giuste. Ecco, la sua risata era il suono delle note perfette.

Calum stava provocando qualcosa in Michael che nemmeno lui sapeva cosa fosse. Ma una cosa era sicura: non lo aveva mai provato per nessun altro.
Before I knew it, it was serious,
dragged me out the bar to the backseat of a car.

 
Il ragazzo dal piercing sul sopracciglio destro non ebbe nemmeno il tempo di pensare ad una risposta a quella risata che le labbra dell’altro, tanto desiderate, si premettero con prepotenza sulle sue.
Si trovò con la schiena premuta contro il bancone e le mani a perdersi tra i capelli morbidi dell’altro ragazzo che invece gli teneva la guancia con una mano.
Sentendosi di troppo, sotto gli sguardi curiosi degli altri clienti poggiati al bancone, i due ragazzi si allontanarono e Michael finì su una poltrona, in un angolo sperduto nel buio, con Calum seduto sulle sue gambe e ancora attaccato alle sue labbra, intento ad assaporarle lentamente.
Quest ultimo si staccò finalmente e, dopo aver regalato un sorriso mozzafiato che lasciava trasparire le sue intenzioni poco caste, cominciò a baciare un lembo della pelle del collo del ragazzo.
Entrambi sapevano che non sarebbe finita lì ma la velocità con cui il ragazzo dalla pelle ambrata smise di lambire il suo collo e prese la sua mano tirandolo fuori dal locale lasciò il rossiccio senza parole.
Ora era catapultato in un’avventura che chissà dove l’avrebbe portato. Era in un taxi, in una città sconosciuta, con un ragazzo sconosciuto. Ma quel ragazzo era Calum Hood e, beh, Michael lo sapeva già, avrebbe fatto di tutto per lui.
Next thing we were back at her place,
hideaway in Mayfair,
all the great and good there.
Drinking all the way to third base,
princes getting naked,
falling on their faces.

Dopo circa venti minuti il taxi lasciò i due ragazzi davanti ad un palazzo abbastanza recente. Probabilmente abitato solamente da ragazzi, a giudicare dalla forte musica che proveniva dal piano terra.
Il proprietario di casa fece amichevolmente strada all’altro su per le scale, fino al terzo piano.
Entrarono in casa e Michael non ebbe nemmeno il tempo di chiudere la porta che Calum lo prese e lo spinse contro di essa, baciandolo con foga.
Dopo qualche secondo Calum si staccò dalle labbra dell’altro ragazzo e si allontanò, sotto il suo sguardo confuso. Entrò in cucina e ne uscì con una bottiglia di vodka alla pesca.
Un sorriso furbo si formò immediatamente sul viso del ragazzo dai capelli rossi.

E Michael, in realtà, non lo ricorda nemmeno cosa successe dopo.
Ricorda solo di aver assaporato a lungo le labbra di Calum e ricorda un forte gusto di pesca e menta.
Ricorda solo i vestiti che cadevano sul pavimento e non ci volle tanto prima che entrambi si ritrovarono nudi.
Il resto fu solo un misto di gemiti, urla, parole sussurrate e bestemmie soffocate.
Baci rubati, baci veloci e baci più lenti.
Occhi che si cercavano, sorrisetti quasi nascosti, dita intrecciate e lingue che esploravano e assaporavano.

E non fu tanto quello che rese speciale quella notte, ma quello che successe dopo. Non era mai capitato a Michael di trascorrere una notte con qualcuno e rimanere alzati, dopo, a parlare.
Eppure quella notte i due ragazzi parlarono tanto.
Impararono piano a conoscersi, pur sapendo in partenza di doversi presto dire addio.
Calum rideva e il cuore di Michael saltava un battito.
Michael arrossiva e il cuore di Calum batteva inspiegabilmente più velocemente del normale.

Si dissero tutto e niente. Si scambiarono i numeri, i contatti facebook.
Si coccolarono dolcemente, illuminati dalla sola luce fioca della luna.
E non dormirono tanto. Si goderono ogni secondo perché entrambi lo sapevano, ed entrambi non volevano, si sarebbero lasciati.

Michael era stretto tra le braccia di Calum, con la testa poggiata al suo petto e non aveva alcuna voglia di muoversi. Notò, però, che stava per spuntare il sole e solo allora si accorse che aveva un volo che partita tra poche ore. E che lo stava perdendo.
Saltò e si mise seduto sul letto.
“Cal?”
Mosse un po’ la spalla del ragazzo cercando di svegliarlo. Lui emise un mugugno e si voltò verso di lui.
“Si?”
“Emh, p-potresti darmi un passaggio in aeroporto?”
“In aeroporto? Eh?!”
Calum sobbalzò, guardandolo sgranando gli occhi.
“Si, scusami..”
Michael diventò all’improvviso tutto rosso in volto e abbassò lo sguardo. Odiava essere d’impiccio o causare problemi alle persone.
Calum sorrise guardandogli le guance colorate e gli diede un bacio sulla fronte.
“Non c’è problema, tesoro

Il cuore di Michael saltò un battito.

Dopo dieci minuti entrambi erano pronti e dopo quaranta erano davanti all’aeroporto.
Michael si voltò verso Calum, voleva dirgli addio, ma non sapeva come fare.
Calum spezzò il silenzio, dopo qualche minuto.
“Quindi è un addio”
Era un’affermazione, ma suonò quasi come una domanda.
No, avrebbe voluto rispondere Michael.
Ci rivedremo presto, avrebbe voluto aggiungere poi.
Ma riuscì solo a sospirare, guardando l’altro ragazzo dritto negli occhi.
“Michael io-” sospirò “Buon viaggio.”
La sua voce era così fredda quando arrivò alle orecchie dell’australiano da sembrare un colpo di coltello sferrato dritto in petto, senza pietà.
“Scusami” fu tutto quello che il ragazzo dai capelli rossi riuscì a dire, mentre guardava le goccioline di pioggia scorrere lentamente sui vetri della macchina.
“E grazie per il passaggio” sussurrò, aprendo lo sportello e lasciandosi bagnare dall’acqua andò verso l’aeroporto.
“Michael, aspetta!”
Calum scese dalla macchina e gli corse incontro, catturando le sue labbra in un bacio. Un bacio lungo, romantico. Un bacio sotto la pioggia che urlava silenziosamente “Mi mancherai”. Un bacio disperato, ma che nessuno dei due ragazzi avrebbe mai voluto terminare.

Al bacio seguì un abbraccio, poi fu il momento dei saluti.
Il cuore di Calum sembrò smettere di battere, quello di Michael si spezzò in mille pezzi.
 
When I got out I knew
that nobody I knew would be believing me,
I look back now and know
that nobody could ever take the memory.
 
Calum non aveva fermato la macchina così lontano dall’aeroporto eppure quel tragitto sembrò interminabile.
Michael non riusciva a pensare ad altro se non a Calum, al ragazzo che stava lasciando. E ad ogni passo, poteva sentire il suo cuore scricchiolare e spezzarsi, con un rumore simile a quello di cocci rotti nelle orecchie.
All’entrata incontrò Ashton e Luke, che subito lo riempirono di domande.
“Sono stato con una ragazza, ah, niente di che” mentì subito.
Non sapeva esattamente perché l’aveva fatto ma vedeva Calum come un segreto. Il suo segreto.
E in quel momento gli sembrava buffo usare “suo”, perché non era suo. Per niente.
E lo immaginava a baciare altre labbra, ad accarezzare altri capelli, a sorridere ad altri occhi.
Sospirò e scosse la testa, scacciando quei pensieri.
Non voleva dirlo ai ragazzi perché era stupido. Era immensamente stupido pensare così tanto a quel ragazzo. E sapeva che gli amici non lo avrebbero mai creduto se avesse confessato loro di provare amore per un ragazzo appena conosciuto, con cui aveva trascorso una sola notte. Amore. Avrebbero riso come matti.

Mentre era in fila per salire sull’aereo, Michael non poteva fare a meno di fissare il telefono.
Aspettava. Forse un messaggio, forse una chiamata.
Poi si decise e lo fece, sbloccò il telefono e aprì i messaggi.

A: Cal
Avrei voluto stare di più con te stanotte, avrei voluto che non finisse mai.

Da: Cal
Ma quanto sei dolce?  Anche io.

A: Cal
Intendo…
Non volevo dirtelo attraverso un fottuto sms ma credo di amarti.
Cioè non credo, ti amo.
Ed è presto, è stupido, lo so. Ma tu mi hai fatto qualcosa, tu sei apparso all’improvviso e te ne sei andato con altrettanta velocità, portandoti via un pezzo di me.

Da: Cal
Porca puttana, ti amo anche io.

Michael scoppiò a ridere per quel “porca puttana” totalmente inappropriato e inutile e bloccò di nuovo il telefono. 
Chiuse gli occhi sorridendo e cercò di recuperare il sonno perduto.
When the lights go out,
she’s all I ever think about.
The picture burning in my brain,
kissing in the rain.
I can’t forget my English love affair.
Today,
I’m seven thousand miles away.
The movie playing in my head
of her king size bed,
means I can’t forget my English love affair.

 
 
L’aereo arrivò a Sydney in un batter d’occhio.
Michael uscì dall’aeroporto trascinandosi dietro la valigia pesante. Stava solcando di nuovo terra australiana, era a casa.
Era a casa, eppure quelle strade, che aveva percorso per anni, all’improvviso sembravano sconosciute. Quella cita, dove era nato, cresciuto e diventato maggiorenne, non era più tanto familiare.
Non si sentiva più casa.
Non riusciva a pensare ad altro e il quadro, ricamato e regalato a Michael dalla mamma quando lui si trasferì per andare a vivere da solo, non aiutava di certo.
L’elegante ricamatura in corsivo recitava “Home is where the heart is”.
Casa è dove si trova il cuore. E il cuore di Michael dov’era?
Il ragazzo si pose quella domanda e subito spuntarono nella sua mente delle lenzuola, quelle lenzuola. E degli occhi, quegli occhi.
Quelle iridi ambrate così sconosciute ma così familiari.
Michael ne era sicuro, la sua casa era Calum.
Ma la sua casa era a Londra, la sua casa non l’avrebbe mai più visto, la sua casa l’avrebbe dimenticato.
E chissà, magari Michael si sarebbe trovato a casa in un altro sguardo, si sarebbe sentito protetto da altre braccia.
Ma quella sera, non riusciva a pensare ad altro, non riusciva a non pensare a Calum, non riusciva a convincersi che avrebbe trovato qualcun altro, che quello non era amore. Che non ci si poteva innamorare di qualcuno senza conoscerlo.

Non pensò ad altro per ore, giorni, settimane.
Le immagini nella sua mente erano sempre le stesse, ogni volta che le luci si spegnevano e il ragazzo rimaneva da solo coi suoi pensieri ripensava ad una scena fissa, all’ultimo bacio sotto la pioggia. Poi ricordava le lenzuola, rivedeva il letto e riviveva quella notte, tutte le notti.
Poi risuonava nell’aria quel flebile “Addio” che Calum gli aveva sussurrato il giorno della partenza e rileggeva quegli squallidi e ultimi messaggi che si erano scambiati quello stesso giorno.
Stava diventando pazzo, seriamente pazzo, eppure non riusciva a smettere di riguardare lo stesso film, non riusciva a chiudere il capitolo “Calum Hood” e andare avanti.
Non riusciva, non voleva.

E ogni volta si sentiva peggio, guardando la gigantesca carta geografica appesa sul muro e osservando continuamente quelle tante, troppe, infinite miglia che li separavano.


E si sentì dannatamente folle, quando prese in mano un foglio e una penna e cominciò a buttar giù una canzone su quel ragazzo.
Ed era così concentrato che non sentì il campanello.
Un trillo.
Due trilli.
Tre trilli.

Michael si risvegliò dal suo sogno ad occhi aperti e andò ad aprire la porta.
“Hey”
Michael la riconobbe subito, quella voce. La stessa voce calda che gli aveva parlato quasi un mese prima a Londra.
“C-Calum?!”
Non poteva crederci. Non poteva essere reale. Lui era a Londra, lui non poteva aver viaggiato così tanto per arrivare in Australia solo per rivederlo. Lui non poteva essere lì, sotto la pioggia, bagnato fradicio solo per lui. Non poteva essere vero.
Si era addormentato mentre scriveva la canzone e stava sognando, ne era sicuro.

Il ragazzo inglese lo guardò dritto negli occhi e sorrise ampiamente, fiondandosi poi sulle sue labbra.
Michael ricambiò il bacio uscendo di casa e tirandolo ridendo sotto la pioggia. Non si staccò dalle sue labbra quando la pioggia cominciò a bagnarli entrambi.
Sembrava un ridicolo film senza fondi, ma in quel momento era tutto perfetto.
Era tutto perfetto perché Michael era di nuovo con Calum. E lo stava baciando. E in quel bacio stava riponendo tutto l’amore, la gioia, la sorpresa e l’incredulità che provava in quel momento.

Era tutto perfetto perché Michael era tra le braccia del ragazzo che amava,
perché Michael era di nuovo a casa. 





Ciao!
Per prima cosa, grazie mille per aver letto haha. 
E' la mia prima Malum e boh, ci ho messo tanto lavoro quindi spero che sia venuta almeno carina..
Spero vi sia piaciuta e che lascerete una recensione.
Grazie e alla prossima,
Mars! x
  
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